pastorale familiare Marina Berardi
"…un cammino dalla terra al Cielo"
P
robabilmente Tonino e Paola non si sarebbero aspettati che, di lì a poco, la vita li avrebbe chiamati ad entrare in campo per un "ultimo tempo", destinato a chiudere - almeno umanamente - la partita terrena della loro storia d’amore. Una partita che ha coinvolto anche tutti noi, in un’esperienza che ci descrive Carla, a nome degli amici di Selvarelle: "La perdita di una persona cara lascia in genere un grande vuoto; la sensazione che si prova è come il ‘vuoto’, poiché si tratta di una sensazione nuova, unica, in cui ci si sente assolutamente impotenti e vulnerabili. All’apparenza sembra che improvvisamente qualcosa manchi, che si sia liberato un posto che nessun altro potrà occupare… Eppure, un bel ricordo non è la fine ma è sempre l’inizio di qualcosa".In effetti, fin da subito, questo grande dolore ha dato vita a qualcosa di nuovo e di speciale: l’amore condiviso che, nello spezzarsi, si moltiplica e "rimane" per sempre! Direi che oggi più di ieri, ci è chiesto di cercare la presenza di Tonino dentro di noi e in quella comunione dei beni spirituali e dei santi che la fede ci assicura. In una sua catechesi, Papa Francesco ci ha detto che attraverso l’amore "possiamo impedire alla morte di prendersi tutto, […] di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio" (17.6.2015).
È vero, c’è un vuoto che può trasformarsi in abisso, ma c’è anche un vuoto che ci spinge a cercare oltre, che attende di essere riempito. A questo proposito ricordo che, ripensando all’esempio di Madre Speranza, qualche tempo fa Paola ebbe a dire: "Il ruolo della Madre, in un certo senso, è proprio quello di farci sentire svuotati dentro, ma non svuotati di un vuoto che non si colma, inutili. È come se ci dicesse: svuotatevi dei vostri egoismi, dei vostri piccoli interessi giornalieri, che non hanno così tanto senso, e riempitevi invece di una cosa che è veramente importante: il Signore, l’Amore Misericordioso".
E quando la vita ci svuota non solo del superfluo ma anche dell’essenziale? Quando siamo provati fino all’inverosimile e negli affetti più cari? Come a Giobbe - incontrato in questi giorni nella liturgia -, anche a noi è chiesto di scegliere tra accampare diritti o imprecare e accogliere la vita come gratuito dono, sempre e comunque, fino alla fine del nostro peregrinare: «Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!» (Gb 1,21). Solo l’Amore ci riempie, solo l’Amore ci riveste, solo nel Signore scopriamo il senso e la pienezza dell’umano dolore, trasformato in una rinnovata opportunità di amare senza misura, finalmente rivestiti dell’abito nuziale, della veste di Gloria.
Nell’Amoris Laetitia, parlando del lutto in famiglia, il Papa ci ricorda: "La presenza fisica [della persona cara] non è più possibile, ma, se la morte è qualcosa di potente, «forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6). L’amore possiede un’intuizione che gli permette di ascoltare senza suoni e di vedere nell’invisibile. Questo non è immaginare la persona cara così com’era, bensì poterla accettare trasformata, come è ora. Gesù risorto, quando la sua amica Maria volle abbracciarlo con forza, le chiese di non toccarlo (cfr Gv 20,17), per condurla a un incontro differente" (AL 255).
Il giorno delle esequie, pur non comprendendo fino in fondo, anche a noi è stato chiesto di guardare oltre nell’accompagnare Tonino all’importante appuntamento e all’ultimo "Incontro". Ha presieduto la celebrazione eucaristica il parroco di Acquasparta, Don Alessandro Fortunati, che ci ha invitato a raggiungere la Cripta passando dall’interno, dopo aver attraversato la Porta Santa. Ci siamo lasciati prendere per mano da Maria Mediatrice, invocata con la recita del Santo Rosario e, in qualche modo, da Tonino stesso che sembrava farci strada in quel Passaggio che tutti, come lui, saremo chiamati a compiere. In fondo, in quel momento ci ha avvicinato "alla porta del cuore misericordioso di Gesù: è Lui infatti la vera Porta che conduce alla salvezza e ci restituisce a una vita nuova" (Udienza, 10.8.2016), che ci dona la Vita Eterna.
Quanta commozione nel vedere esaudito uno degli ultimi desideri di Tonino: recarsi alla tomba di Madre Speranza. Non aveva potuto farlo a causa delle sue precarie condizioni di salute e ora erano lì insieme, nell’intimità della famiglia, lasciando che lei fosse per loro un "paño de lágrimas" (un fazzoletto per asciugare le lacrime, come lei stessa amava dire), affidando a lei il loro silenzioso grido di dolore.
Il De Profundis, un salmo che spesso accompagna la liturgia dei defunti, è anche una composizione che qualcuno ha eseguito con uno strumento tanto caro a Tonino: la fisarmonica! Mara Lacchè, commentando tale esecuzione, ha spiegato che "il glissato e il rumore dello sfiato del mantice" sembra "evocare il lamento e la sofferenza, da cui si ascende verso il registro più luminoso della speranza"1: questa è la testimonianza di Tonino!
Se, come ha detto qualcuno, "la musica è Dio che sorride all’uomo", vogliamo continuare ad immaginare il sorriso di Tonino, al quale la musica sembra aver "insegnato a vedere con l’orecchio e a udire con il cuore" (Kahlil Gibram).Concludo con uno stralcio della lettera che Suor Erika ha scritto a Paola, Filippo ed Emilia, dalla lontana terra delle Filippine: "Sinceramente non mi sono mai chiesta ‘perché’, sono certa che il Signore lo ha chiamato a sé perché non poteva amare più di così!
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Ho un ricordo splendido di lui, di un’amicizia antica che non abbiamo potuto coltivare, ma che c’era sicuramente, e che negli ultimi anni è cresciuta grazie al nostro ritrovarci per le famiglie, al roccolo, con i nostri giovani. Un’amicizia che si è fondata sulla stima reciproca, sui valori che hanno mosso sempre le sue, le tue… le vostre scelte.
Mi piacevano i suoi sogni, ne avevamo molti in comune: quello di organizzare un concerto nella piazza del Santuario l’ultimo giorno dell’anno; quello che prevede di collaborare fra congregazioni e ordini religiosi diversi. A mio parere la sua fede era molto in sintonia con l’idea di una Chiesa in uscita, sulla parola e l’esempio di Papa Francesco.
Sono rimasta così sorpresa dalla vostra decisione di raccogliere offerte per la nostra missione! Mi sono commossa e mi sono detta: mi hanno seguito anche loro… In questi mesi in cui sono stati visitati dalla malattia e da sorella morte corporale hanno avuto il tempo e la forza di pensare a questa missione!
La vostra offerta vuole ‘dare la vita’, dove la vita sembra perduta, dare amore quando l’amore sembra passato. E ogni sorriso di questi bambini, ogni loro risata, d’ora in poi mi ricorderà quel sorriso aperto e franco che faceva di Tonino un uomo capace di amare sul serio, di amare ciascuno concretamente, nei fatti più che nelle parole.
Sono triste ma ho tanta speranza… E continuo a sognare…
Sono certa che ci ritroveremo, in Cielo, a suonare la fisarmonica e il violoncello, a cantare le canzoni di Mina, Mia Martini o Alessandra Amoroso, ad organizzare il raduno o il capodanno delle famiglie, e allora sarà facile vivere la comunione, faccia a faccia con il Dio-Amore!".
Immaginiamo che Tonino continui davvero a comporre, nell’intimità del cuore dei suoi cari, una melodia che solo loro possono ascoltare, così come volle fare nel silenzio di una delle sue ultime notti. É la melodia di un amore eterno. La speranza nasce da una missione che dobbiamo ancora compiere insieme, i nostri cari dal Cielo e noi quaggiù sulla terra, fiduciosi di poterla rendere migliore.
1 http://www.francescodillon.com/pdf/2010-solo-AMADEUS_ARCHIVE.pdf.
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ultimo aggiornamento
18 ottobre, 2016