I COMANDAMENTI (2)
Non avrai altro Dio fuori di me

 

Sac. Angelo Spilla

 

 

Nel cuore della vita e della cultura del popolo d’Israele c’è il suo rapporto con "il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe", con il Dio "liberatore dalla schiavitù dell’Egitto", il Dio che accompagna i re, che ispira i profeti e sostiene, fedele, la nazione in ogni suo passaggio storico. Siamo invitati a raccordarci a un filo storico mai interrotto, alle origini della nostra civiltà occidentale; una stella polare che ha guidato la nostra cultura. Per questo è importante conoscere i comandamenti.

Gianfranco Ravasi a proposito delle "Dieci Parole" così le descrive:"Possono essere simbolicamente raffigurate con una croce:una linea verticale (Dio e il monte della Rivelazione) e una orizzontale (il popolo e il deserto) si incrociano nel cuore della religione che è la storia dell’incontro tra due libertà, quella di Dio e quella dell’uomo. Dio si è legato ad un impegno, la liberazione che continuerà ad offrire ad Israele; il popolo reagisce con queste dieci parole, le dieci grandi risposte al Dio alleato e vicino".

Salendo al monte di Dio, facciamoci partecipi della consegna di questi dieci comandamenti e conosciamone il loro contenuto più a fondo, che consideriamo non tanto un elenco di rigide norme da osservare alla lettera, ma piuttosto da viverli come valori fondamentali ed essenziali per noi uomini proposti da Dio, che esprimono il senso autentico e fondamentale dei rapporti che siamo chiamati ad instaurare con Dio, con gli altri, con noi stessi e con la natura.

Qui si rispecchiano i precetti fondamentali della legge naturale. Indicano il cammino per una vita pienamente umana, l’unica base autentica per la vita di ognuno di noi e della società intera. Da queste Dieci Parole dipende il nostro futuro come quello del mondo.

Li rileggiamo dopo tanti secoli scorgendo sempre il mistero di amore di questo Dio che stringe l’alleanza con l’uomo.

Ed eccoci al primo comandamento. Leggendo il testo biblico del Decalogo nelle sue frasi di apertura leggiamo:"Dio pronunciò tutte queste parole: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai alti dèi di fronte a me" (Es 20, 1-3). Le due espressioni "fatto uscire" e "dalla condizione servile" sottolineano da se stesse la gratuità totale della liberazione e la radicale indigenza d’Israele di fronte al suo liberatore. Israele è stato veramente salvato. Di fronte al politeismo che lo circondava, Yahvé vuol essere il Dio unico d’Israele. Rivendica per sé solo il rispetto, la fedeltà, l’amore, senza di condividerlo con nessun altro.

Il primo comandamento è abbastanza chiaro e da questo dipendono tutti i successivi. Una parola data all’uomo di oggi per il suo bene. Leggiamolo non come una pretesa di un tiranno quanto invece la voce di questo nostro Signore che, nonostante la nostra ingratitudine e durezza di cuore, continua ad essere fedele e non si stanca di trattarci da figli:"Io sono il vostro Dio". Ne segue, comunque, che da parte nostra occorre fare scaturire la libera offerta del cuore e non limitarci a un freddo riconoscimento della sua verità.

Il nostro Dio è un Dio geloso ("qanna’"- Dt 4,24), intransigente ed esclusivo. Noi creature umane siamo per lui la sua "eredità" più preziosa e non vuole che passi sotto altri padroni.

Ma proviamo a scoprire il significato di questo primo comandamento, cosa dice a noi, oggi.

Ce lo sintetizza molto bene Gianfranco Ravasi:" Il primo comandamento è un atto di accusa contro le moderne idolatrie i cui feticci si chiamano potere, denaro, lavoro disumano, sesso, sfruttamento. Dio ci ricorda che questi feticci che adoriamo sono vuoto, nulla, cose che durano come la scia di una nave nel mare o come una nuvola che si dissolve al calore del sole. Il primo comandamento è un atto d’accusa contro l’indifferenza in cui vive la società del benessere… un atto di accusa contro le immagini errate di Dio che noi costruiamo. Il primo comandamento è un invito alla conoscenza di Dio. Il "conoscere" nella Bibbia è il verbo dell’amore sponsale: una conoscenza, quindi, fatta di intelligenza, di volontà, di passione, di sentimenti di azione...; un invito alla coerenza spirituale e gioiosa nella vita…; un invito a scoprire dietro l’aspetto fragile e perfino odioso del prossimo il popolo di Dio".

I falsi dèi esistono anche nella società contemporanea. Notiamo come affarismo, ricchezze, potere, successo, divertimento, consumismo e aspetto estetico spesso diventano il punto di riferimento di tutta la vita umana. E l’uomo diventa schiavo di questi ideali che si è autonomamente costruito. Siamo posseduti da ciò che possediamo. Analogamente sono in contraddizione con questo comandamento le svariate forme di superstizione, di divinazione e di magia molto diffuse ancora oggi. Ecco allora il ricorso all’oroscopo, alla chiromanzia, ai medium e ai veggenti."Dio sa che l’opera che l’uomo compie acquista un tale potere su di lui, che egli non riesce più a liberarsene, si aspetta ogni cosa dalla propria opera, così dimentica Dio" (Dietrich Bonhoeffer).

Da che cosa dipende la nostra vita, oggi? Dio è la cosa più importante di tutto, da cui dipendono scelte, pensieri, comportamenti, azioni? Quali sono gli idoli della nostra vita che occupano il posto di Dio?

Molte persone vivono il dubbio della fede in maniera drammatica e coerente, ponendosi in ricerca. Altri si dichiarano atei o non credenti per moda o per pigrizia mentale.

"Io sono il Signore tuo Dio". L’adesione a lui è conseguente alla scoperta della sua meravigliosa azione nei nostri confronti.

Se sappiamo leggere la sua storia dentro di noi, quello che Lui ha fatto ("ti ho fatto uscire dall’Egitto"), allora sapremo scoprire la bellezza di questo nostro Dio e lo seguiremo al meglio delle proprie possibilità.

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ultimo aggiornamento 10 novembre, 2016