Come diventare Misericordiosi Studi
P. Aurelio Pérez fam
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La reciprocità e la gratuità dell’amore
C
oncluso da poco il Giubileo straordinario della misericordia, penso sia importante sottolineare un criterio che appare molto evidente nei quattro atteggiamenti indicati da Gesù per imparare ad essere misericordiosi:Non giudicate e non sarete giudicati,
non condannate e non sarete condannati,
perdonate e vi sarà perdonato,
date e vi sarà dato.
Gesù mette in evidenza la cosiddetta "regola d’oro", che lo Spirito di Dio ha sparso nella migliore saggezza di tutte le culture: "E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro" (Lc 6, 31). Anche se, dopo aver enunciato questo criterio di saggezza universale, immediatamente lo supera con un’altra legge, o meglio con la stessa legge portata a compimento, secondo quanto afferma: "non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento" (Mt 5, 17). La versione di Matteo sottolinea questo compimento della regola d’oro: "Tutto quanto volere che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti" (Mt 7, 12). Dall’insieme ci sembra di capire che per Gesù il compimento non è tanto sulla linea della reciprocità, ma su quella della gratuità. Andiamo per passi.
La regola d’oro e la reciprocità
La vita è un’eco o uno specchio:
Ciò che tu doni ti ritorna.
Ciò che semini lo raccogli.
Ciò che dai lo ricevi.
Quello che vedi negli altri, nel bene e nel male, esiste anche in te.
Questa regola d’oro è un valore morale fondamentale che "si riferisce all’equilibrio in un sistema interattivo tale che ciascuna parte ha diritti e doveri; la norma secondaria della complementarità afferma che i diritti di ciascuno sono un dovere per l’altro"1. Essenzialmente si tratta di un codice etico fondamentale in base al quale ciascuno ha diritto a un trattamento giusto e il dovere e la responsabilità di assicurare la giustizia agli altri. Il valore della reciprocità tra individui è il fondamento della dignità, della convivenza pacifica, della giustizia, del rispetto. La reciprocità è anche alla base del moderno concetto dei diritti umani.
Ogni ingiustizia avrebbe origine da qualche precisa violazione del principio di reciprocità tra individui. La reciprocità è l’unica regola universalmente accettata, pur con notevoli varianti.
La saggezza profonda di questa regola universale consiste nel fatto che ci vede coinvolti in prima persona come metro di misura. Perché se il metro è esterno a noi possiamo trovare qualche scappatoia, ma se il metro è in noi stessi non possiamo sfuggire. Se io manifesto aggressività, ostilità, o mancanza di rispetto o paura di fronte a un’altra persona, non preferirei forse che lei reagisse con amore, perdono, fiducia, anziché pagarmi con la stessa moneta?
La regola d’oro ha radici in molte culture diverse. Importanti filosofi e personaggi religiosi l’hanno formulata in modi diversi. Spesso si distingue fra la sua forma positiva ("Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te") e quella negativa ("Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te"), meno esigente e perciò chiamata da qualcuno "regola d’argento". Un elemento chiave della regola è che colui che cerca di vivere in base ad essa dovrebbe trattare con rispetto tutte le persone e non solo i membri della propria comunità di appartenenza o i propri affini, come purtroppo spesso avviene.
La troviamo nell’ebraismo, espressa prevalentemente nella forma negativa2.
Anche la filosofia greca antica la esprime nella stessa forma negativa:
"Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui"3
"Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare"4
"Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri"5
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri"6
La troviamo ugualmente nell’Islam, nell’Induismo, nel Buddismo7, nel Taoismo, nel Zoroastrismo, fino al punto che tale regola è fatta propria dalla "Dichiarazione per un’etica mondiale", firmata inizialmente da 143 leader di diverse religioni e comunità spirituali nel 1993.8
Il "compimento della legge" e la gratuità dell’amore
Abbiamo visto che nei vangeli di Matteo (7,12; 22,36-40) e di Luca (6,31; 10,27) Gesù esorta ripetutamente ad applicare la regola d’oro nella sua formulazione positiva, quella più esigente, come già è presente nel Levitico (19, 18): "Amerai il tuo prossimo come te stesso".
Ma il compimento della Legge, portato da Gesù, appare soprattutto nel vangelo di Luca e in quello di Giovanni. Paolo affermerà che "pieno compimento della legge è l’amore" (Rom 13, 8-10).
Nel vangelo di Luca Gesù chiede di amare i propri nemici (Lc 6,27-38; cf Mt 5,44), e qui siamo di fronte a un compimento e una novità assoluta. La misura dell’amore, ora, non è più soltanto l’uomo (fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te), ma è Dio stesso. Gesù in altre parole ci sta dicendo: non prendere te stesso come metro, anche se preso sul serio è un criterio molto esigente9, ma prendi Dio stesso come criterio di misura: "Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6, 36).
Di solito, il principio della reciprocità viene affermato e accettato senza un tentativo di giustificarlo e di dargli un fondamento; al massimo si mette in evidenza il vantaggio comune, che ricade, di conseguenza, anche su colui che lo pratica.
Gesù, invece, manifesta qual è il fondamento del pieno compimento della legge che è l’amore: è Dio stesso, il Padre celeste, ed è Gesù stesso, che incarnando il volto del Padre può dire: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato, questo è il mio comandamento". In questo modo Gesù stesso si propone come il criterio della misura, e invita chi lo segue ad andare oltre la regola d’oro e ad amare gli altri più di se stessi, non esitando a dare la propria vita per loro come lui ha fatto per noi (cf Gv 15, 9-17). E tale misura dell’amore rivela anche un’altra novità: mentre nell’Antico Testamento l’amore sembrava limitato ai membri del proprio popolo (cf Lev 19, 18), nel Nuovo Testamento si manifesta l’universalità della salvezza e dell’amore (cf At 10, 34-35).
Quindi la gratuità supera il criterio della reciprocità dell’amore e ne fonda l’universalità. In base a che cosa? In base all’amore di Dio stesso, che ha fatto l’uomo, ogni uomo, "a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza" (Gn 1, 26). Questo è un dato creaturale, quindi universale, riguarda tutti gli uomini, precede la scelta del popolo dell’Alleanza e della stessa Chiesa. Ogni uomo è amato da Dio, e in lui si riflette l’immagine e somiglianza di Dio stesso. Ecco perché Gesù afferma di valutare ciò che viene fatto agli altri, anche ai nemici, come se venisse fatto a lui stesso (cf Mt 25, 40).
La dimensione della reciprocità dell’amore, presente nella saggezza universale, non è assolutamente da sottovalutare, tanto è che Gesù stesso la pone come criterio nei quattro atteggiamenti che concretizzano il diventare misericordiosi come il Padre. Con una particolare insistenza sulla reciprocità del perdono, che viene sottolineata oltre che in questo passaggio, anche nell’insegnamento del Padre Nostro (cf Mt 6,14) e nella parabola del servo spietato (cf Mt 18, 35).
Questa esigenza non si può dunque bypassare. Eppure Gesù fa capire che, dopo aver adempiuto a questa reciprocità, la via dell’amore ha un traguardo più alto, proprio per essere "figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi" (Lc 6, 35). Se la reciprocità obbedisce a un criterio di giustizia distributiva, la gratuità, attingendo al cuore stesso di Dio, ci introduce nell’esperienza di quella pienezza di giustizia che finalmente si identifica con la misericordia.
1 234Marc H. Bornstein, Handbook of Parenting, Lawrence Erlbaum Associates, 2002, p. 5, ISBN 978-0-8058-3782-7. Cfr anche: William E. Paden, Interpreting the Sacred: Ways of Viewing Religion, Beacon Press, 2003, pp. 131-132, ISBN 978-0-8070-7705-4.
2 cf Tb 4, 15, lettera d’Aristea, Targum di Lv 19,18, Hillel, Filone di Alessandria, ecc. Di questa regola il rabbino Hillel dice: "questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Va’ e studia." (Talmud Babilonese, Shabbath 31 a).
3 Pittaco, Frammenti 10.3.
4 Diogene Laerzio, "Vite di eminenti filosofi", I,36.
5 Isocrate, "Nicocle", 6.
6 Epitteto, "Enchiridion".
7 È interessante nel Buddismo il legame tra regola d’oro e felicità:
"Colui che mentre cerca la felicità, opprime con la violenza altri esseri che pure desiderano la felicità, non raggiungerà la felicità per questo." (Dhammapada 10. Violence)
"Se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice, pratica la compassione." (Dalai Lama, Quotes from the Dalai Lama, brainyquote.com. URL consultato il 14 ottobre 2007).
8 Towards a Global Ethic (An Initial Declaration) ReligiousTolerance.org. Cf Per un’etica mondiale weltethos.org.
9 S. Kierkegaard afferma, in proposito, che nessun nemico lega così fortemente il suo avversario, come il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso" lega il nostro egoismo naturale: tutto ciò che faresti per te lo devi fare per l’altro.
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ultimo aggiornamento
16 gennaio, 2017