Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te
Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlare della preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dio o come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghiera è dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostra collaborazione, proveremo a
imparare a pregare alla scuola di Madre SperanzaPREGHIERA AFFETTIVA
P
er indicare il grado di amore a Dio che possiede una creatura umana giunta a questo livello di fede e di sensibilità, Madre Speranza parla di amore come "unione con Lui". Con questa espressione semplice e descrittiva dobbiamo comprendere che nell’amore unitivo l’Autore principale è solo Dio. Nessuna creatura potrebbe tentare di unirsi a Lui, se Egli stesso, per sua grande misericordia, non l’attirasse e si lasciasse raggiungere (cfr Gv 6,44 "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre").Una tale possibilità ci viene offerta e non imposta e attende una risposta. Pertanto a motivo della nostra libertà e della nostra fragile natura umana, ci sarà una gradualità dell’unione verso la pienezza, in rapporto alla generosità e alla perseveranza della nostra risposta a questa offerta. Madre Speranza ci insegna che si progredisce nell’amore e unione con Dio nella misura in cui si è disposti alla rinuncia di sé per il Bene amato.
"L’unione perfetta comporta che non ci sia in noi nulla contrario alla volontà di Dio, né alcun attaccamento volontario alle creature o a noi stessi".(El pan 9, 145)
Il cammino di preghiera, richiede quindi il progressivo distaccarsi da sé e dalle creature in modo attivo attraverso la pratica dell’umiltà e della mortificazione e in modo passivo accettando le piccole e grandi tribolazioni quotidiane della vita e le piccole e grandi offese ed umiliazioni che, consapevolmente o no, ci giungono dagli altri.
"Coltiviamo l’umiltà sincera fondata sia sulla grandezza e santità del buon Gesù, che sulla consapevolezza della nostra povertà e miseria. Tale disposizione ci spoglia dall’egoismo, dalla superbia e presunzione. Poiché solo nel vuoto di sé si realizza l’unione con Dio. Quanto più ci svuotiamo di noi stessi, tanto meglio disporremo l’anima perché Lui la prenda e la possegga.
Sforziamoci di essere umili, perché l’umiltà si accompagna ad un ardente desiderio di unirsi a Dio nell’Eucaristia. Nell’essere vivamente consapevoli della nostra debolezza e miseria, aneliamo a ricevere l’Unico che può fortificarci e colmare il vuoto del nostro cuore.
Questo desiderio dilata la capacità dell’anima, che si apre totalmente al Signore, che desidera ardentemente donarsi a noi.
Chiedo al buon Gesù di concedere a me, ai figli e alle figlie la grazia di vivere in Lui come Egli vive in noi."
(El pan 9, 2-5)Maria Antonietta Sansone
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ultimo aggiornamento
09 febbraio, 2017