Usare Misericordia"
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Un po’ di tempo fa lessi queste parole su un "articolo": Gli spacciatori uccisi?
Se lo sono meritato. I cittadini onesti non hanno nulla da temere. La giustizia di Dio ha dato loro quello che si meritano".
U
n po’ di tempo fa lessi queste parole su un "articolo" pubblicato sul sito Vatican Insider (La Stampa) in merito alla considerazione se in un paese cattolico si potesse convivere con una politica tesa a ripristinare l’ordine sociale attraverso sistemi di repressione per garantire la pace e la sicurezza. Senza entrare troppo in questioni politiche, che non ci riguardano, mi pare importante però riflettere sul piano dottrinale e pastorale sul significato delle parole riportate in questa riflessione e sulla visione di un Dio – Giustiziere. E’ una questione che ci riguarda da vicino, non solo perché tante volte anche noi ci siamo posti questo problema, ma soprattutto perché tocca in maniera profonda il nostro carisma e la rivelazione stessa dell’Amore Misericordioso. La Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si articola la misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. Ma di quale giustizia si tratta?Mi rendo conto anche che non sia possibile, in poche righe, affrontare una questione così complessa che ha interessato ed interessa da sempre gli studi delle Scritture e ha caratterizzato, per molto secoli, il pensiero di molti filosofi e teologi. Tuttavia credo che anche in poche frasi si possa racchiudere la grande verità che si trova alle basi del cristianesimo e della rivelazione: "Dio è un redentore, è un Salvatore, non un giustiziere." Il problema nasce perché noi abbiamo un concetto della giustizia che è vista come una giustizia commutativa, ossia nella quale si rende l’equivalente di ciò che si riceve, in sostanza uno scambio. Così quando pensiamo alla giustizia nei rapporti sociali tendiamo a far prevalere questa visione di tipo legalistico, piuttosto che fare spazio alla gratuità, al dono.
Non è questa la visione di Dio!
Il perdono non può essere interpretato in analogia con lo scambio, che rimanda al reciproco dare e ricevere, e implica una giustizia pragmaticamente distributiva: "Occhio per occhio, dente per dente." In questa prospettiva non tutto si può scambiare alla pari. La misericordia di Dio è un "dono puro", impossibile ma pensabile, come pura "grazia", gioia del dare: "E a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due1. Al posto del do ut des esiste un’altra espressione: "Dona, perché ti è stato dato". È questa la logica dell’amore, che non può essere ricambiata con giustizia, ma si pone sul livello del gratuito, un perdono incondizionato, non suscitato da una contropartita, ma concesso fin dall’inizio, dall’eternità.
Il perdono, quello vero e quello possibile, non perdona se non ciò che è imperdonabile, perché ciò che è perdonabile non richiede propriamente di essere perdonato: "E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?"2 Una logica retributiva, di scambio e di calcolo, annullerebbe l’essenza più profonda del perdono e quindi della misericordia e dell’amore. La giustizia di Dio, allora, coincide con la misericordia, è l’attuazione del suo disegno di salvezza per mezzo della redenzione operata da Cristo. È la potenza salvifica del sacrificio di Cristo, che giustifica il popolo dai suoi peccati per mezzo del suo sangue, ossia con il dono della sua stessa vita e, in questo modo, redime l’intera storia umana. È così che Dio rivela la sua giustizia e rende giusto, giustifica, colui che crede in Cristo e che per fede accoglie il dono della giustificazione: la giustizia di Dio è dunque misericordia. Per questo Dio è paziente con i peccatori, è paziente con ogni uomo perché abbia il tempo di credere in Cristo e convertirsi; davvero il nome di Dio è misericordia.
Papa Francesco nella "Misericordiae vultus" (n. 21) definisce in modo efficace il rapporto tra la giustizia e la misericordia: "La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere. […] Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza e il perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia. […] Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova."
Il problema è che noi non possiamo ridurre la persona umana soltanto alla ragione; certo la ragione è fondamentale, ma il limite del nostro secolo è stato proprio quello di ridurre tutto al ragionamento. La persona umana è anche cuore, ha bisogno di affetto, di amore, la giustizia è fredda. Se si commette un delitto la giustizia interviene e ristabilisce l’ordine: la famosa "compensazione del diritto", ma questa non basta, la compensazione deve essere umana, degna dell’uomo e questa può avvenire solo se ci trattiamo da fratelli, da figli di Dio: "Se non avrete una giustizia più grande, non entrerete nel regno di Dio"3, per cui la nostra non può essere una giustizia retributiva, ma una giustizia più grande. La misericordia è la giustizia superiore, radicale, che può risanare tutte le situazioni.
Ma allora nella vita si può fare quello che si vuole tanto c’è il perdono? È giusto commettere reati e delitti, tanto saremo comunque perdonati? Una società civile può reggersi sull’Amore?
Domande che abbiamo sentito tante volte, e che ci mettono davvero in crisi e rispondere è davvero difficile. È cosa molto buona che ci sia giustizia nei rapporti sociali, ed è anche giusto che una giustizia, che è la legalità, deve essere osservata da tutti. Certo che chi trascura la legge, sbaglia, ma questa strada però non porta ancora alla vera giustizia, perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. È invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto. Esiste, una giustizia più profonda che va oltre la legge, c’è una giustizia più profonda che è una giustizia "divina", è quella giustizia che si chiama perdono, che non dà a ciascuno il suo, ma che si sente in debito con ognuno di ciò di cui l’altro manca. E’ l’atteggiamento di Dio che ci perdona gratuitamente e ristabilisce comunione dove noi l’abbiamo rotta, si può vivere insieme solo dove ci si perdona, è la nuova giustizia, la giustizia del perdono. È questo il modo di risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni, tra genitori e figli, dove l’offeso "ama" il colpevole e desidera salvare la relazione che lo lega all’altro. Non tagliare quella relazione!
Certo, che è un cammino difficile, ma questa è la radicalità del vangelo!
I Vangeli attestano che sul tema della misericordia Gesù si è scontrato con gli uomini religiosi del suo tempo, con quanti si sentivano irreprensibili: Gesù non stava con gli intransigenti della legge, perché al centro della sua sollecitudine non era la legge ma la salvezza dell’uomo che incontrava. Non era ossessionato dal peccato, che certo pur condannava, ma sentiva come suo compito l’annuncio della buona notizia che l’amore di Dio salva. Il problema è passare dalla logica del debito a quella del credito: Dio mi ama, quindi sono in credito del suo amore infinito. Tutti riconosciamo l’importanza del perdono e la sua necessità in determinati momenti della vita. Il perdono costruisce i ponti più lunghi del mondo, esso è capace di unire sponde lontane, di superare voragini profonde, di mettere in comunicazione persone e luoghi fino allora isolati. Il perdono può davvero cambiare la geografia della nostra vita
Quale, dunque, la giustizia di Dio?
"Non voglio la morte del peccatore, dice il Signore, ma che egli si converta e viva."4 Questa è la sentenza di Dio: "Non voglio che tu muoia, ma che tu viva." Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile, è possibile, con la sua grazia. La "buona notizia", è che Dio ha scelto di intervenire nella storia per salvare l’umanità. Un Dio che è un Padre, che è misericordia, perdono, tenerezza infinita, che addirittura non può essere felice senza i propri figli, che li cerca con amore instancabile. Dio usa misericordia, Dio cerca l’uomo: questa è la "novità" sconvolgente, questo è l’annuncio incredibile racchiuso nel vangelo. E’ la nuova legge scritta con l’incarnazione del Cristo: "Misericordia io voglio e non sacrificio"5, voglio usare misericordia, non condannare. Dio non vuole "sacrificare" la sua creatura, ma salvarla.
L’amore paterno di Dio è fedele anche dinanzi alla risposta negativa dell’uomo, ossia Dio perdona sempre, è misericordioso: "Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nel secoli perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre"; e la tua fedeltà è fondata nei cieli".6 Per caso, ogni volta che usciamo dal confessionale non abbiamo fatto forse questa esperienza di giustizia? Una giustizia di misericordia che ci ha salvato e ci ha restituito alla vita come uomini nuovi nel cuore nonostante il peccato commesso?
L’unica verità che ci dobbiamo riconoscere è che abbiamo bisogno dell’Amore Misericordioso per continuare ancora a credere che costruire una civiltà dell’amore sia davvero possibile. È il messaggio "eterno" che la Madre Speranza ci ha lasciato, ossia che Dio ci cerca con amore instancabile fino ad arrivare paradossalmente a non essere felice senza di noi; Dio ci ama e pur sapendo che possiamo anche rifiutare questo amore non ci abbandona mai, ma ci tiene in vita anche nel momento in cui peccando ci ribelliamo a Lui. La Madre ci ha svelato il volto di Dio che non è quello di un giudice ma di un Padre amorevole, che ha creato l’uomo per farlo partecipe della sua felicità, della sua stessa vita.
La Madre Speranza ha continuamente annunciato e vissuto questa "caratteristica" di Dio, leggiamo nei suoi scritti: "Impariamo dall’Amore Misericordioso ad usare misericordia con il prossimo. Quanto più un uomo è debole, povero e miserabile, tanta maggiore attrattiva Gesù sente per lui. Cioè, la sua misericordia è più grande, la sua bontà straordinaria; lo vediamo attendere o bussare alla porta di un’anima tiepida o colpevole. Noi dobbiamo fare onore al buon Gesù amando molto i poveri peccatori, pregando per loro, sacrificandoci e facendo quanto possiamo perché tornino a Gesù. Però stando attenti e vigilando per non contagiarci della stessa malattia che vogliamo curare. Nutriamo un forte orrore al peccato. Chiediamo costantemente a Gesù che ci tolga la vita prima di offenderlo e che il nostro cuore rimanga costantemente unito a Lui"7. E ancora così sottolineava: "[…] Il peccato no Gesù mio, ma il peccatore si, perché si converta e ti ami."8 Siamo chiamati alla responsabilità, all’impegno, al rischio, alla vigilanza, ma questa chiamata è la chiamata di un Padre che ci vuole infinitamente bene. Ogni sua richiesta, ogni sua chiamata, ogni suo dono ci è sempre dato unicamente solo e soltanto per cambiare in meglio la nostra vita.
Ci crediamo veramente?
Gesù è la "luce vera"; che continuamente scende e illumina ogni uomo, perché Dio non ha mai smesso, di raggiungere ogni uomo. Egli non si stanca di cercarci e di seguirci, non è un Dio che si fa servire dall’uomo, ma un Dio che si mette al servizio dell’uomo. Un Dio che non chiede di essere servito, ma che è Lui stesso che si mette al servizio nostro, per innalzarci al suo stesso livello di dignità. L’unica verità che dobbiamo continuamente ripeterci è che il Signore non ci ama perché noi siamo buoni, ma ci ama perché Lui è buono. Dio non aspetta che noi andiamo a chiedergli perdono, non aspetta cerimoniali complicati per concederci il suo perdono; Dio ci concede il suo perdono prima ancora che glielo chiediamo noi. Dio è amore e ogni sua manifestazione nei confronti degli uomini non può essere che d’amore.
Allora dobbiamo avere il coraggio una volta per tutte, di cancellare dal nostro cuore e dalla nostra mente, tutte le falsità che abbiamo "appiccicato" addosso a Dio: il Dio che si offende, il Dio che si arrabbia, il Dio, addirittura, che castiga. Dio non si offende, non si arrabbia e non castiga, perché non può, perché la sua essenza è misericordiosa. Essendo Lui soltanto amore, ogni sua manifestazione nei confronti dell’uomo sarà solo e soltanto amore. Dio ha scelto di prendere la sua tenda e di porla in mezzo a noi, Gesù ha manifestato pienamente tutto quello che Dio è, Amore Misericordioso: "Gesù mi dice di ricordarmi che Lui ama molto più le anime che piene di difetti si sforzano e lottano per essere come le vuole, e che l’uomo più malvagio, il più abbandonato e abietto è da Lui amato con immensa tenerezza ed Egli è per lui un padre e una tenera madre e vuole che il mio cuore assomigli al suo"9. È il criterio di Dio quello di "usare misericordia", di intervenire con quell’atteggiamento buono che recupera, e noi, avendo fatto l’esperienza della misericordia di Dio sulla nostra debolezza, diventiamo giusti e lo desideriamo ardentemente, imitando il Padre vivendo quell’atteggiamento di misericordia che è straordinaria, che è frutto della grazia.
No! Non bisogna cercare di capire: è la follia dell’amore!
È la nostra vita, è l’esperienza dell’amore, quando il Signore entra nella vita di qualcuno, quando la sua parola ci colpisce il cuore, allora inizia per noi un lungo viaggio: quello del ritorno a casa. Riconosciamo la nostra debolezza, la nostra povertà, perché la vita è una vocazione, vivere è rispondere all’amore misericordioso di Dio che continuamente viene a visitarci negli spazi tenebrosi del nostro deserto. La logica dell’Amore Misericordioso di Dio non è la nostra, non rispetta i nostri parametri. Ciascuno di noi è prezioso, importante, ognuno di noi merita ricerche ostinate, sollecitudini infinite, attese estenuanti, pazienza interminabile, da parte di Dio, perché Egli non si rassegna a stare senza l’uomo, anzi lo ama ancora prima del suo ravvedimento e del suo pentimento. Dio è così.
L’Amore Misericordioso è così!
Il cuore di Dio ha un unico e grande desiderio: che ogni uomo non si perda e se qualcuno si perdesse la tenacia di Dio è quella di essere sempre e comunque in cerca dei suoi figli. Ognuno di noi dovrebbe veramente avere l’umiltà di riflettere sulla bontà di questo Padre per scoprire la presenza amorosa, paterna e materna di un Dio che non si stancherà mai di rincorrere il figlio in tutti i momenti della sua vita. Come è possibile pensare che Dio abbandoni la sua creatura più cara, che non si curi di lei in ogni momento, anche in quello magari più colpevole?
Dio non abbandona mai nessuno, Egli ama tutti di un amore infinito e in modo particolare coloro che sono lontani da Lui, e che cercherà sempre di ritrovare. Ogni uomo è avvolto dalla misericordia di Dio, un Dio che vuole stare sempre con Lui per condividerne i momenti della vita sia nella gioia, sia nel dolore. Che bello allora dire Amore Misericordioso!
L’amore di Dio non può essere che misericordioso, non può essere altro, un Padre che ci ama in anticipo: "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani!"10 Gesù è venuto sulla nostra terra per rivelare questa verità di misericordia, quella di un Padre che è accoglienza, misericordia, pietà, compassione per tutti coloro che si convertono.
Il peccato può essere perdonato, Dio lo vuole perdonare, perché Lui è la misericordia e il perdono, ma Lui è anche la santità e la grazia. Gesù cerca i peccatori, li accoglie, li perdona, ma non perché restino o continuino a peccare; li cerca per rivestirli, invece, di tutta la grazia e la santità del Padre. Gesù, con la sua incarnazione, ci ha rivelato come Dio agisce ed opera nei confronti dei propri figli. Dio nell’amarci non si comporta come gli uomini che pongono condizioni, il Signore, invece, ama tutti con la stessa intensità e senza alcuna distinzione al punto che anche l’uomo più perverso, il più perduto, il più miserabile, è amato da Lui con profonda tenerezza. Solo alla luce di questo Amore Misericordioso possiamo vedere i tanti "danni" provocati dal peccato nella vita personale e nel rapporto con gli altri e possiamo comprendere la grandezza della vocazione cristiana: quella di essere destinatari del dono della redenzione, eletti da Dio come figli, chiamati a testimoniare verso il nostro prossimo l’ansia di salvezza del Padre. E questo è il cuore di Dio, un cuore di Padre che ama e vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia, e perciò vivano in pienezza e siano felici. Un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati della sua misericordia. Un cuore di Padre che non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
In conclusione fare spazio alla giustizia di Dio significa porre le condizioni anche sociali per la riconciliazione e la pace. Guardare agli altri con gli occhi della misericordia è la strada per costruire vere opere di giustizia. Privilegiare i poveri e gli oppressi e soccorrerli nelle loro necessità è il modo per elevare la giustizia umana al livello di Dio. Vivere la misericordia in senso evangelico presuppone che l’uomo di oggi entri in una nuova dimensione dei rapporti umani: quella della conoscenza della gratuità di Dio e dell’amore disinteressato di Cristo per ognuno di noi, così come siamo. Egli è venuto per farci capire che l’unica strada per costruire rapporti nuovi è usare compassione, è vivere la misericordia.
Una società che professa l’impotenza sociale dell’amore è condannata in sè stessa alla sterilità, all’autodistruzione: la vita comunitaria e sociale, se priva di difese efficaci contro l’egoismo e l’individualismo, si banalizza in una povertà relazionale che rende fragile e superficiale ogni rapporto umano. Non potrebbe essere questo un modo per attirare sul nostro pianeta, dilaniato da mille mali e pericoli, ancora qua e là in preda a guerre e minacciato dall’egoismo degli uomini, la benedizione di Dio? La misura piena della Sua giustizia misericordiosa?
1 Mt. 5, 40-41
2 Mt. 5, 47
3 Mt. 5, 20
4 Ez. 33,11
5 Mt. 9,13
6 Salmo 89,2
7 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)
8 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)
9 Diario (1927-1962) (El Pan 18)
10 Isaia 49,16
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ultimo aggiornamento
26 ottobre, 2017