Attualità Paolo Damosso
VERSO "LA CASA DI MADRE SPERANZA" (2)
Entriamo in casa
Carissimi,
come promesso desidero proseguire il mio aggiornamento rispetto al progetto "Casa di Madre Speranza". I lavori stanno per entrare nel vivo, focalizzando al meglio gli obiettivi che desideriamo raggiungere con questo nuovo allestimento. Personalmente mi fa piacere comunicare il fatto che sta salendo quella sana tensione emotiva che avverto quando ci si immerge in un progetto. Ho letto, ho ascoltato, ho raccolto materiale da varie fonti su madre Speranza e, piano piano, dentro di me è cresciuto l’entusiasmo anche per la scoperta di una donna che può dire tanto a chi vive la realtà di oggi in cerca di una bussola, di un riferimento per dare un senso alla propria vita.
In questi ultimi giorni ho approfondito ancora di più "la visione" di Madre Speranza, tuffandomi nelle pellicole che la ritraggono a Collevalenza.
Ho guardato e riguardato quelle immagini perché mi sono accorto che mi continuavano a comunicare sensazioni diverse ed importanti per la mia ricerca.
Vederla salutare proprio dalle finestre della casa in cui dobbiamo lavorare è stato per me motivo di grande riflessione. Ho avuto quasi un sussulto perché ho riconosciuto i muri e le finestre che tante volte ho incontrato dal vivo con i miei occhi. Lei era lì, con quella sua espressione, materna e accogliente. Salutava i pellegrini con la semplicità che la contraddistingueva, facendomi toccare con mano che lei occupava proprio quelle stanze in cui sono stato molto tempo a meditare soluzioni, a misurare spazi, a tracciare linee immaginarie.
Lei era lì, sullo schermo del mio computer, che sorrideva e che … mi sorrideva!
Non è semplice provare a descrivere ciò che passa nella mia testa quando dico queste cose perché si mescolano tante sensazioni diverse, tutte belle, tutte importanti che aumentano anche il senso di responsabilità di fronte al progetto. Madre Speranza in queste immagini è lì a sottolineare che quello era il luogo in cui viveva, incontrava, accoglieva e condivideva.
Ora tocca a noi comunicare questo. Senza aggiungere o levare. Lasciando parlare lei e il carisma che ha desiderato trasmettere al mondo. Spesso mi perdo in queste riflessioni, consapevole che quello che sto facendo, per usare un’espressione conosciuta "non è un lavoro come un altro".
Ma vi posso garantire che è proprio così. Questo è un fatto che ho percepito fin dal primo momento in cui ho messo piede in quelle stanze. Ma a che punto stiamo?
Domanda legittima che è giusto fare, perché al di là delle mie riflessioni aeree c’è un mondo di dettagli da risolvere che sono molto più terra terra, come si suole dire. Veniamo al dunque, o meglio, a specificare alcuni aspetti più precisi nel dettaglio. Per prima cosa, la Casa di Madre Speranza è composta da cinque stanze attraverso cui si svilupperà il nostro allestimento. Oltre a queste c’è un corridoio d’ingresso che si compone ad elle e due rampe di scale. Tre stanze infatti sono al piano terra e due al primo piano.
Abbiamo voluto fin dall’inizio che ogni stanza sviluppasse un tema, avesse una mission da svolgere. Per questa ragione dopo l’attraversamento di un corridoio che prevede elementi introduttivi, ci sarà l’ingresso nella prima stanza.
Di seguito provo a dare un breve quadro schematizzato di quanto fino ad ora abbiamo abbozzato.
"Sono Madre Speranza".
È la stanza della conoscenza con la sua storia e la sua vita, senza dare per scontato che tutti i pellegrini la conoscano.
Questo perchè se uno entra in casa di un altro, ha piacere di conoscere qualche cosa della sua storia attraverso parole, oggetti, fotografie, etc
"Incontriamoci".
Potrebbe essere il motto della seconda stanza. Qui la Madre ha incontrato migliaia di persone, una alla volta, nella quotidianità, senza mai stancarsi. Le persone attendevano il proprio turno con pazienza per molto tempo, per ascoltare una parola di conforto, un consiglio, una preghiera.
"La mia comunità".
È il vano più grande dei cinque ed è il luogo in cui Madre Speranza condivideva dei momenti di vita insieme alla sua comunità di suore, in un clima di lavoro molto sereno e fraterno.
cui la Madre ha passato le ore di riposo e di maggiore intimità della sua vita.
Spesso lavorava a realizzare i cingoli per i sacerdoti e ce ne sono ancora alcune matasse realizzate da lei a testimonianza di questo suo impegno personale. Non perdeva tempo e intorno le suore ricamavano o cucivano a loro volta. Ma la cosa bella sta anche nel fatto che spesso si rideva, ci si raccontava aneddoti, cantando filastrocche improvvisate. Anche questo ci dà la misura del clima creato da Madre Speranza.
In queste prime tre stanze cercheremo di sviluppare al meglio i temi che ci vengono suggeriti dalle stesse mura che hanno vissuto tanti episodi e storie che sono testimoniate ancora da molte persone che hanno memoria personale di quanto qui è accaduto.
Salendo le due strette rampe di scale si raggiungono le ultime due stanze.
"Ti confido".
È la sua stanza da letto. Quella nella quale si sono vissuti episodi e manifestazioni mistiche che vogliamo raccontare in un clima di rispetto e che possa anche rappresentare un momento di formazione per i pellegrini che accederanno al luogo in cui la Madre ha passato le ore di riposo e di maggiore intimità della sua vita.
"L’Amore Misericordioso".
In quest’ultima stanza desideriamo comunicare in una forma chiara e suggestiva, il cuore del messaggio che s’irradia da Collevalenza, perché il visitatore possa portare a casa qualcosa che lo possa smuovere, che possa cambiare le sue giornate. Il desiderio forte è quello che le persone entrino in questi luoghi per uscirne diversi.
Non ci interessa stupire o affascinare per l’esteriorità che verrà rappresentata. Al contrario desideriamo arrivare al cuore delle persone, perché veramente questo viaggio possa scavare dentro ognuno e non interrompersi mai.
A me questo è successo ed ancora mi sto interrogando sul significato che ha nella mia vita l’incontro con una Madre.
L’incontro con Madre Speranza.
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
25 ottobre, 2017