(L’intervento del vescovo di Tortona P. Vittorio Francesco Viola al Giubileo del Cursillo
Collevalenza 14 luglio 2016)
Il significato
della misericordia
S.E. Mons. FRANCESCO VIOLA
Premessa
Mi trovo a svolgere un ruolo che dovrebbe essere di servizio in questo luogo che parla di misericordia anzi dell’Amore Misericordioso. Siamo qui perché abbiamo risposto al Suo desiderio di noi. Il Signore ha sempre desiderio di noi, un desiderio sicuramente più grande di quello che noi abbiamo per Lui e ogni volta che l’abbiamo incontrato è sempre stata esperienza di pace e di gioia profonda…! Un incontro per ascoltare cose importanti: discorsi di Papa Francesco, di San Giovanni Paolo II e la Parola di Dio che prima di tutto illumina questo mistero d’amore. Dopo aver ascoltato questi testi vorrei poi semplicemente provare a contemplare la bellezza e la misericordia di Dio ascoltando quello che ci suggerisce lo Spirito.
Con la sua bolla Misericordiae Vultus
Papa Francesco ci ricorda che abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della Misericordia. È fonte di gioia la misericordia, è pace, è condizione per la nostra salvezza.. •
Misericordia è la parola che rivela il mistero della Santissima Trinità.•
Misericordia è l’atto ultimo e superiore col quale Dio ci viene incontro.•
Misericordia è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi di Dio•
Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.Ricordo che il Papa in
Misericordiae Vultus usa certe espressioni che parlano di contemplazione su ciò che è la misericordia. La misericordia rivela la verità, l’atto col quale Dio ci viene incontro, è la legge tra noi, tra i nostri rapporti. É la via che unisce Dio e l’uomo. É comunione tra Dio e l’uomo. La misericordia è oggetto di questo mirabile documento che noi dovremmo leggere in questo anno giubilare perché ci dà molti motivi di riflessione. Cristo conferisce a tutta la tradizione veterotestamentaria della misericordia divina un significato specifico. Non soltanto parla e spiega con l’uso di similitudini ma, soprattutto, egli stesso la incarna e la personifica. Non è la rivelazione di un attributo di Dio, di come è Dio nei nostri confronti ma il culmine della rivelazione. La Misericordia percorre tutta la storia della Scrittura stessa. Il culmine è una persona, Gesù Cristo. In noi, quindi, la misericordia non crea più un concetto astratto.
Gesù Cristo misericordia incarnata
Gesù Cristo per noi è misericordia incarnata e, quindi, non si tratta di fare un esercizio mentale di come noi possiamo pensare Dio misericordioso.
Il lasciarsi raggiungere dalla Misericordia, entrare in contatto, incontrare la persona di Gesù Cristo, che è la misericordia fatta carne, porta conseguenze. Egli stesso è in un certo senso la misericordia. Gesù è la misericordia per chi la vede in Lui e in Lui la trova. La Misericordia che ci ha dato Gesù Cristo è la possibilità di incontrare il volto del Padre misericordioso.
Parlando della Divina misericordia, San Giovanni Paolo II oltre che definirla come realtà dinamica, parla di movimento, di azione che ha diverse modalità. Ascoltiamo cosa dice:
Il significato vero e proprio della Misericordia non consiste nello sguardo fosse pure il più penetrante è il più compassionevole rivolto verso il male fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo.
È una distinzione profonda. Non è semplicemente la misericordia di Dio il suo sguardo penetrante compassionevole verso la nostra condizione di salute o verso la nostra debolezza ma la misericordia fa delle cose, un’azione in movimento. A partire da questo la misericordia non è semplicemente una coperta che nasconde, come un tappeto che nasconde la polvere.
Misericordia: Dio ci viene incontro
Cosa vuol dire, allora, per noi, lasciarci raggiungere, lasciarci "lavorare" dalla Misericordia che costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione? Essa è capace di esprimere il contenuto fondamentale della fede cristiana ed opera la salvezza. Non è quindi una parola qualsiasi. Praticamente qui c’è tutto: basterebbe fermarsi su questo.
C’è un punto culminante in cui abbiamo visto la misericordia. Questo punto è Gesù sulla croce. É l’amore. É il punto d’arrivo dell’Incarnazione: come dice Papa Francesco, è il modo con cui Dio ci viene incontro perché noi non avremmo mai potuto pensare di colmare la distanza che il nostro peccato aveva messo tra noi e Dio.
Dio, nell’alto dei cieli, ha guardato verso il basso per vedere la nostra condizione. Noi non avremmo avuto le forze per arrivare a Lui e avevamo inevitabilmente perso per sempre l’immagine del Suo volto paterno. Non l’avevamo riconosciuto, o meglio avevamo scelto di non riconoscerlo. Sì, col nostro peccato, ormai avevamo perso per sempre il volto di Dio Padre. Dall’alto dei cieli Lui ci ha richiamati a salire. Noi non avremmo avuto le forze ma loro tre, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, hanno deciso di raggiungerci, di venirci incontro. La misericordia è Dio che si fa incontro all’uomo e già questo dovrebbe sorprenderci molto.
Noi poi ci rivolgiamo alla grandezza dell’amore. Ci sembra quasi scontato che Dio agisca, che decida di farsi uomo ma, non solo non è scontato, è qualcosa che noi non avremmo nemmeno potuto chiedere a Dio. Se ci pensiamo, ci sarebbe sembrata una preghiera blasfema dire a Dio "mettiti un po’ nella nostra condizione, vieni a vedere come si sta in questa valle di lacrime". Sarebbe sembrata una preghiera offensiva, blasfema, appunto. Forse avremmo potuto, in un momento di entusiasmo, chiedere a Lui di diventare come noi. Ma, dire a Lui di venire a sentire come si sta da questa parte, lontano da Lui, è qualcosa che non avremmo potuto sostenere col pensiero. Loro tre, il Padre, il Figlio è lo Spirito ci desiderano da sempre perché questo è l’obiettivo ultimo, il fine ultimo: la comunione con loro tre Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo Dio.
Noi siamo stati pensati per questo, per quella comunione con Lui che è esattamente l’opposto di quello che il tentatore dice. All’orecchio di Adamo e di Eva ha sibilato la madre di tutte le menzogne: "Dio non vuole che voi diventiate come Lui, per questo vi ha dato questo divieto". Questa è davvero la menzogna di tutte le menzogne: il non mangiare dell’albero che sta al centro del giardino era dare all’uomo la possibilità di esercitare la libertà che è condizione necessaria all’amore: tutto è nato per amore, tutto: il sole, il mare, la luna, le stelle, le formiche, le balene, i cammelli, le luci, le lucertole, i fiori … tutto è creato per amore, è tutto frutto di Dio; ma le creature lo sanno quasi in maniera "necessitata". Dio ci ha dato il sole per illuminare e far crescere il seme gettato nella terra. Dio ha voluto che fossimo creature fatte a sua immagine e somiglianza che avessimo, come tratto tipico dell’immagine sua, la libertà di rispondere al suo Amore. Non ci ha imposto una risposta, ma ci ha dato la libertà di rispondere al suo amore. Senza questa libertà non c’è amore. Se noi non fossimo stati creati con la libertà non potremmo rispondere al suo amore. Noi abbiamo preso le distanze dal suo amore e siamo stati ingannati dal tentatore che diceva la madre di tutte le menzogne, il contrario di ciò che Dio veramente desiderava. Egli desidera che fossimo una cosa sola con Lui, in comunione con la Santissima Trinità.
Quella è la casa, qui siamo in viaggio, in cammino, ma la casa è la comunione con la Santissima Trinità.
L’amore di Dio, già qui, sorprende e quindi loro, Padre, Figlio e Spirito Santo pensano pensavano l’opera della salvezza, questa operazione estrema di recupero. Perché? Perché Dio non poteva bastare a se stesso. L’amore non basta a sé stesso. L’amore cerca comunione. Sempre ce ne accorgiamo, anche dai nostri piccoli amori.
Tu trovi normalmente una distanza tra due persone che si amano. Se si amano veramente, la distanza accende la passione, il desiderio.
Dio, che è "amore per sempre" quanto doveva ardere! Quanto arde in Lui il desiderio di noi per la distanza che noi abbiamo posto col peccato tra noi e Lui. E questo viene prima del nostro esame di coscienza. Viene prima perché è più stabile, perché è più certo, perché è Lui, perché Lui è così, perché Lui è l’amore e non ti dà nemmeno il tempo di parlare, perché ciò che viene prima è il Suo amore.
Noi siamo amati da Lui così, così tanto, da studiare un piano di salvataggio: il Figlio, il Verbo eterno si è reso disponibile in quell’obbedienza che è tipica all’interno della Santissima Trinità. È la disponibilità all’obbedienza che è la missione dell’Incarnazione.
Dice Papa Francesco: Misericordia è l’atto ultimo e supremo con cui Dio viene incontro all’uomo e ha assunto la nostra condizione. E’ venuto a vedere come stavamo e ha voluto dirci il suo amore.
Non ha detto "chiedi perdono e poi se ti perdono ci sarà una riconciliazione". No: Lui ha offerto la riconciliazione. Lui è coerente con se stesso. Il nostro peccato, che Dio perdona - mettiamocelo bene in testa - accende il Suo amore.
Abbiamo peccato ma Dio ci ama
Per me è imbarazzante questa cosa. La distanza che io metto tra me e Lui col mio peccato fa venire direttamente al cuore di Dio il desiderio di ricreare la relazione.
Noi facciamo fatica a trattenerlo con la mente perché abbiamo sempre questo schemino: abbiamo peccato e Dio si è offeso. Non mi scusa, non mi perdona. Invece è tutto diverso. Dio ci ama. Abbiamo peccato ma Dio ci ama perché non può rinnegare se stesso. L’amore di Dio è più stabile del nostro peccato. E’ più forte, più vero e ci viene a cercare.
Il dolore più grosso che il cuore di un uomo può sopportare è l’amore tradito.
Il dolore dell’amore tradito entra nel cuore di Dio. Quanto desiderio c’è nel suo cuore nei nostri confronti! Ricordo un ragazzo che mi raccontò la sua storia e come l’aveva vissuta.
Si era sposato e, in pochi mesi dopo il matrimonio, aveva scoperto che sua moglie lo tradiva e che addirittura il tradimento era iniziato prima del matrimonio, una cosa devastante. Una sera, tornato dal lavoro, entra in casa ma la moglie se ne era andata. Mi diceva che era rimasto lì come paralizzato: era rimasto lì seduto sul divano, incapace di muoversi, incapace anche di pensare. Rimase lì a lungo fino a fatta notte fonda, quando, tra le due e le tre di notte, ebbe un’intuizione. Sapeva dove poteva essere andata. Aprì l’armadio, prese l’abito da sposo e così, con l’abito nuziale che aveva indossato pochi mesi prima andò nel cuore della notte a cercare la sua sposa.
L’immagine di questo ragazzo vestito da sposo, che nel cuore della notte va a cercare la sua sposa che lo aveva tradito per ridirle il suo amore mi pare di una bellezza assoluta. E mi pongo una domanda: questo ragazzo aveva amato quella donna il giorno delle nozze o quella notte? Dio ci ama così!
E senti che questa misura d’amore è quasi imbarazzante. Occorre capire che Lui ci cerca, è venuto a cercarci. Ci aveva pensato come sposa e noi lo abbiamo tradito e lui Dio si è fatto pretendente sospirando la sua sposa cioè noi, umanità che lo ha tradito.
Così si è fatto carne perché lui ci cerca, è venuto a cercarci lontano da Lui. E’ la logica dell’amore. Dio che viene a cercarci laddove noi c’eravamo cacciati, cioè Lui viene a sentire nella nostra carne come si sta lontano da lui e assume le estreme conseguenze dell’Incarnazione.
Prima dell’ora della morte in croce di Gesù, a noi è già stato dato di vedere la misericordia fatta carne perché tutte le parole di Gesù, tutti i gesti che lui faceva, gli sguardi, il suo respiro, la Sua Santità, le sue mani, i suoi piedi, tutto in Lui era misericordia. Tutto.
La misericordia diventava scandalo
Questa era una cosa che sorprendeva moltissimi. Per alcuni questa sorpresa diventava scandalo. Pensiamo, per esempio, a tutti coloro che basavano tutto sull’osservanza della legge e ritenevano che conquistando la legge si conquista Dio. Alla fine Dio era un pagamento di ciò che si aveva investito.
E abbiamo ancora oggi questa concezione nella testa!
Dobbiamo disintossicarci da questa idea. I farisei si scandalizzavano ma, per la verità, si scandalizzavano tutti tranne quelli che erano stati toccati dalla sua misericordia.
Ci fu uno che rimase scandalizzato moltissimo da questa sua misericordia, una persona seria impressionato dal suo modo di mostrarsi. Era uno che era stato mandato da Dio per annunciarLo: Giovanni Battista che è profeta in tutto.
È profeta in ogni sua fibra, in ogni sua parola, in ogni suo respiro, in ogni suo battito del cuore. Giovanni Battista è il profeta che, mentre è in carcere, e mentre Gesù ha iniziato il suo ministero, si sente dire dai suoi discepoli che vanno ad incontrarlo nella prigione che Gesù mangia con i pubblicani, accoglie tutti, peccatori e prostitute.
Giovanni, dal carcere, - e questo deve essere stata una cosa difficile per lui - sembra avere un dubbio. Lui che era esperto nel riconoscere il Messia. Aveva cominciato a riconoscerlo da quando stava nel grembo di Elisabetta perché era lui aveva "avvisato" sua madre: "Guarda che sei davanti all’Arca Santa dell’Alleanza". Riconosceva il patto scritto nella carne e aveva cominciato, come Davide davanti all’arca, a danzare. Giovanni Battista danza nel grembo di sua madre Elisabetta davanti all’arca nuova che era il corpo gravido della Vergine Maria. L’aveva riconosciuto "da dentro". Adesso è in carcere mentre Gesù aveva cominciato il suo ministero: i conti non gli tornano. Pensava: "Ma questo… la scure quando la tira fuori…, ma quando comincia a spazzare l’aia ed a bruciare la pula insieme a tutto ciò che deve essere buttato fuori?"
Lui aveva detto "La scure è alla radice". Allora Giovanni fa una cosa – e chissà quanto gli sarà costato. Manda i propri discepoli da Gesù per dirgli: "Senti un po’. Giovanni ti manda a dire ‘Sei tu quello che deve venire? ’ E Gesù risponde: "Andate a dire a Giovanni quello che vedete: i ciechi recuperano la vista, poi è annunziato un tempo di liberazione e dice anche ‘Beato chi non si scandalizza! ’.
Che scandalo è la misericordia incarnata! E’ uno scandalo grosso! Dio ci viene incontro: è scandaloso sia per Giovanni, sia per i farisei.
Questo non vuol dire che il nostro peccato non è cosa seria, non vuol dire che non c’è giustizia. Tutt’altro. Si tratta di andare su un’altra scala di misura e dobbiamo farla nostra perché è la Sua misura.
Tutto nella persona di Gesù è misericordia. Non solo ciò che lui dice è misericordia (vedi per esempio le parabole della Misericordia) ma lo sono i suoi gesti, le sue parole, il suo sguardo, la sua saliva che guarisce, le sue mani che guariscono, il suo corpo dal quale esce una forza che salva tutti, nessuno escluso. Tutti cercavano di toccarlo per poter essere sanati dalla potenza di guarigione che usciva dal suo corpo. Veramente tutto di lui dice Misericordia, non solo luce.
Essa è presente, fruibile. Possiamo toccare la misericordia? Certo. E’ possibile da quando Lui si è si è fatto incontro a noi fino al punto estremo, fino all’atto estremo della sua vicinanza a noi. La Sua non è una conoscenza della nostra condizione da fuori. L’incarnazione è la scelta di Dio della nostra condizione "da dentro". Si è impastato con la nostra condizione assumendo la nostra carne nel peccato. Lui ha preso su di sé le nostre colpe. Questa condivisione della nostra condizione in tutto, eccetto che nel peccato (senza, però, escludere le conseguenze del peccato) il Verbo fatto carne ha voluto sperimentare fino in fondo. Ha voluto sperimentare fisicamente le conseguenze del nostro peccato prendendole nel suo corpo.
"Fa piaga nel Tuo cuore
La somma del dolore
Che va spargendo sulla terra l’uomo; Il Tuo cuore è la sede appassionata Dell’amore non vano",
ha scritto Ungaretti.
(continua)
(Intervento –non rivisto dall’Autore– al Giubileo del Cursillo - Collevalenza 14 luglio 2016)
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ultimo aggiornamento
12 gennaio, 2018