Attualità |
P. Aurelio Pérez fam |
“Gesù Cristo
è il volto
della misericordia
del Padre” (MV 1)
Noi siamo chiamati ad essere segno e strumento del suo amore con i tratti del volto del buon Gesù
SEGNO E STRUMENTO DEL TUO AMORE NEL MONDO
Incontro internazionale dell’ALAM - Collevalenza 11.05.2018
B
envenuti carissimi fratelli e sorelle Laici dell’Amore Misericordioso. Vi saluto con gioia all’inizio di questo nostro incontro.Il titolo del nostro Congresso è "Segno e Strumento del tuo Amore nel mondo". Un titolo molto bello e anche impegnativo. Impegnativo perché sapete che queste due parole "segno" e "strumento" sono quelle che definiscono l’essenza dei sacramenti nella Chiesa. Essere segno e strumento vuol dire, quindi essere "sacramento".
"Segno"
fa riferimento a qualcosa che si vede, si percepisce. Anche se nella vita ci sentiamo piccoli e un po’ nascosti nel quotidiano, Gesù ci dice che non dobbiamo nascondere la luce del Vangelo: "Voi siete la luce del mondo… non si mette una lampada sotto il tavolo, ma in alto, perché faccia luce a quelli che sono nella casa"."Strumento"
dice qualcosa che agisce, opera. Il Signore ci ha dato una missione grande: "Voi siete il sale della terra… se il sale perde il sapore.È ovvio che per essere sacramento di questo Amore occorre che tale amore abiti in noi, occorre averlo incontrato, gustato, assimilato. Abbiamo ricevuto un dono meraviglioso, un carisma unico, all’interno della Chiesa. Non vorrei, in questo incontro, fare una lezione teorica su cose che conoscete e avete ascoltato molte volte, ma fermarmi con voi a fare due passi: un primo passo è contemplare il volto di Gesù con i suoi lineamenti, quello che Papa Francesco chiama "il volto della misericordia del Padre" (MV 1), e un secondo passo è contemplare il nostro volto, e vedere come siamo chiamati a essere segno e strumento di quel volto di misericordia. Nello specchiare il nostro volto su quello misericordioso di Gesù, farò riferimento in particolare all’ultima Lettera apostolica di Papa Francesco sulla "chiamata alla santità nel mondo contemporaneo".
Il volto di Gesù lo avete sicuramente contemplato molte volte nell’immagine per eccellenza della nostra Famiglia carismatica, il Crocifisso dell’Amore Misericordioso: lo avete contemplato non solo qui nel Santuario dell’AM, ma dovunque vi trovate, lo avete visto nell’esperienza e negli scritti della nostra Madre…
Ma io chiedo a voi e a me stesso: abbiamo forse finito di conoscere il mistero di questo volto? Un giorno Filippo chiese a Gesù: "Signore, mostraci il Padre e ci basta!". Chissà quale desiderio ardente c’era in lui e negli altri apostoli per fare questa richiesta. Conosciamo la risposta di Gesù: "Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre!". Se guardiamo a Gesù, se lo conosciamo, conosciamo il mistero di Dio che è Amore misericordioso. (cf M.V., n. 1)
Come conosceremo questo volto? Vorrei dire, anzitutto, che per conoscerlo e amarlo, accorre desiderarlo ardentemente. Possiamo farlo solo se Lui ci attira.
I Salmi della Bibbia riflettono questo desiderio struggente, definito come "sete", che diventa preghiera.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente,
quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal 41,2)
Il tuo volto, Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto!" (Sal 27,8).
Queste preghiere accorate riflettono l’anelito più profondo di ogni vero credente. Anche Mosé aveva questo struggente desiderio, ma gli fu concesso solo di vedere Dio "di spalle". Ebbe però la grazia di ascoltare la rivelazione del Nome di "Dio misericordioso e pietoso" (Cf Es 33,18-23; 34,5-6).
Questo volto di Dio che nessuno ha visto né può vedere, "il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Gv 1,18). Un volto, quello di Gesù, che non si può tanto descrivere quanto contemplare. Non tanto frutto di ricerca quanto di grazia e di rivelazione dall’alto. Gesù stesso ce lo fa capire. (Cf Mt 11, 25-27).
Chi ama comprende bene quanto sia importante "vedere" il volto della persona amata. Il Signore, che ben conosce questa natura dataci da Lui, non poteva non tenerne conto nell’assumere un volto come il nostro. Bene lo aveva capito S. Giovanni della Croce, unendo altissima esperienza mistica e sublime poesia:
Descubre tu presenciay màteme tu vista y hermosura. Mira que la dolencia de amor que no se curasi no con la presencia y la figura. Manifesta la tua presenza e muoia nel veder la tua bellezza. Perché il dolor d’amor non lo si cura se non con la presenza e la figura. Fin dall’inizio di questo nostro incontro chiediamo al Padre, nello Spirito Santo, la grazia di accogliere la rivelazione del volto del Figlio "pieno di grazia e di verità" (Gv 1, 14).
Chiediamolo qui nel Santuario voluto dal Signore, come tante volte ci ha detto Madre Speranza, per far conoscere a tutti gli uomini questo volto, non un altro, non quello di un giudice severo, ma quello di un Padre buono.
CHIAMATI AD ESSERE SEGNO E STRUMENTO DEL SUO AMORE CON I TRATTI DEL VOLTO DEL BUON GESÙ
La persona di Gesù si può conoscere solo con un’assidua frequentazione. Per questo a quei due primi discepoli che volevano conoscerlo Gesù fece anzitutto una domanda: "Che cercate?" Che cercate oggi cari fratelli e sorelle ALAM? Che cerchiamo in questo preciso momento della nostra vita? Che cerchiamo accogliendo questo carisma di amore e misericordia? Che cerchiamo venendo a questa Assemblea internazionale? Cerchiamo di essere "segno e strumento del tuo amore nel mondo". Quasi niente! Come facciamo, noi piccoli, poveri, ad essere segno e strumento del tuo amore nel mondo? Tu ci chiami a qualcosa di grande, molto superiore alle nostre forze.
Allora la prima cosa è cercare Te. Per essere segno e strumento del tuo amore abbiamo bisogno di guardare a te, stare con te, ascoltarti, far risplendere su di noi la luce del tuo volto. Per fortuna c’è il tuo Vangelo. Nelle Scritture Sante troviamo il Volto Santo del Dio Santo, il tuo volto Signore. Non abbiamo altra fonte attendibile e sicura al di fuori delle Scritture, in particolare i Vangeli e le testimonianze degli Apostoli (cf NMI, 17), coloro che hanno contemplato la tua gloria, vedendo, toccando, ascoltando il Verbo fatto carne. E insieme abbiamo la testimonianza dei santi, nel nostro caso quella di nostra Madre che riflette molto bene i tratti di questo volto di misericordia.
Possiamo tentare un identikit del volto di Gesù, individuando dei tratti inconfondibili, che ci fanno dire: "È Lui!". Proviamo a guardarli un po’ da vicino e misurarci su di essi.
IL VOLTO MITE E UMILE DI GESÙ
Gesù si presenta, anzitutto, come una persona umile e mite. È lo stile che lo ha caratterizzato per ben trent’anni, nel nascondimento (trent’anni nel nascondimento! – attenzione a questo quando ci pesa l’anonimato e il silenzio della vita quotidiana!). L’umiltà è il vestito che ha indossato quando ha preso la nostra carne (Isacco, il Siro). Ed è la definizione che Gesù dà di se stesso quando inizia a proclamare il Vangelo:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 28-30)
Gesù esplicita questo tratto nelle beatitudini, che sono anche un suo autoritratto:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra». (Mt 5, 3.5)È significativo che Papa Francesco, nella sua ultima Lettera Apostolica "Gaudete et exultate", sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, nel capitolo terzo indichi proprio il cammino delle Beatitudini come la strada maestra della santità, perché è quella che ha percorso e ci ha proposto il nostro Maestro.
La nostra mitezza e pazienza
La mitezza è un tratto della misericordia, e avviene per entrambe di essere oggetto, spesso, di una sorta di svalutazione. Sembra che la persona mite, o misericordiosa, sia l’equivalente di una persona debole, remissiva, in balia degli eventi o delle cosiddette personalità forti, che apparentemente fanno girare il mondo.
Una persona mite non è tanto quella che si presenta con un tono dimesso, ma quella che manifesta un certo modo di essere, uno stile di personalità che sa unire bontà e fermezza, tenerezza e fortezza, come soleva ripetere Madre Speranza per definire un carattere umanamente maturo.
Papa Francesco, nella citata Lettera apostolica al Capitolo IV ci presenta 5 caratteristiche della santità che secondo lui sono importanti nel mondo attuale. La prima di tutte porta questo titolo: "Sopportazione, pazienza e mitezza". È interessante. Mi chiedo perché l’ha messa per prima, e trovo la risposta in quello che lui dice su queste caratteristiche come antidoto, medicina, per alcune malattie particolarmente evidenti nel nostro tempo: la prima di queste malattie è – secondo il Papa – "l’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita" (n. 111). Ci riconosciamo?
Scrive il Papa:
112. La prima di queste grandi caratteristiche è rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene… «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31)… Sulla base di tale solidità interiore, la testimonianza di santità, nel nostro mondo accelerato, volubile e aggressivo, è fatta di pazienza e costanza nel bene…
113. San Paolo invitava i cristiani di Roma a non rendere «a nessuno male per male» (Rm 12,17), a non voler farsi giustizia da sé stessi (cfr v. 19) e a non lasciarsi vincere dal male, ma a vincere il male con il bene (cfr v. 21). Questo atteggiamento non è segno di debolezza ma della vera forza, perché Dio stesso «è lento all’ira, ma grande nella potenza» (Na 1,3)…
118. L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni. Senza di esse non c’è umiltà né santità. Se tu non sei capace di sopportare e offrire alcune umiliazioni non sei umile e non sei sulla via della santità. La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via. L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo…
È masochismo questo? Assolutamente no, anzi è, paradossalmente, fonte di una gioia unica che viene dallo Spirito Santo: "Per questa ragione gli Apostoli, dopo l’umiliazione, erano «lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù» (At 5,41)." (n. 118).
Questo ci introduce nel secondo tratto che vogliamo contemplare nel volto di Gesù: la gioia.
(continua)
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ultimo aggiornamento
15 giugno, 2018