In cammino con il Sinodo dei Giovani

 

 

 

2.
Adamo, dove sei

                    Sac. Angelo Spilla  

In cammino con il sinodo dei giovani. Manteniamo l’amicizia con i giovani. È assai importante. Lo devono in primo luogo i genitori con i propri figli, è chiamata anche la Chiesa a questo nella sua opera evangelizzatrice. È necessario coinvolgerli alla riscoperta della Parola di Dio. Per far scoprire loro il ruolo di protagonisti e farli crescere nella fede, ognuno con i suoi talenti, i suoi problemi, le sue attese e aspirazioni. E tendere a toccare le coscienze. Con la Parola di Dio in mano e crescere gradualmente, magari inseriti in una comunità che frequenta la parrocchia.

Le riflessioni che seguono partono da alcune figure tratte dalla Bibbia. Ci servono non solo per conoscerle ma anche per evidenziare la propria personalità, caratteristiche, lati positivi e negativi.

Ognuno percorrendo la propria personale strada impara a crescere attraverso prove, errori, tentazioni. E diventare per il mondo giovanile odierno modelli esemplari. Per riscoprirci in quale di ognuno di questi, in quale archetipo ci rispecchiamo e trovare la forza, anche tra le debolezze e i lati d’ombra, per arrivare a divenire uomini e scoprire la bellezza alla vita della fede.

La prima figura su cui mi soffermo è Adamo, per iniziare con l’uomo in generale.

La Bibbia ci offre due racconti sulla creazione dell’uomo. Si tratta di due racconti diversi tra loro e composti in epoche molto differenti, che dicono cose molto simili. Li troviamo entrambi nel Libro della Genesi. Il primo testo risale al 500 a.C. ed è il secondo in ordine cronologico; viene chiamato "eloista" perché Dio viene chiamato "Elohim" (= gli altissimi; Dio è più alto di tutti gli altri) (Gn 1,1–2,3). Il secondo testo, che è quello più antico, viene chiamato "yavista" perché Dio viene chiamato "Yahvèh" ("colui che è") (Gn2,4-24).

Non ci sono contraddizioni nei due racconti perché mentre Genesi 1 racconta i "sei giorni della creazione" ed il settimo di riposo, Genesi 2 focalizza, invece, solo un giorno della creazione, il sesto giorno nel quale Dio crea l’uomo. Un semplice approccio letterario dove viene descritto prima un evento in modo generale e poi in modo specifico.

E’ interessante fare alcune considerazioni alla luce di questi due testi biblici. Mi soffermo qui solamente sul secondo racconto della creazione, quello più antico. Prendo in esame la figura di Adamo. Questi originariamente non è l’uomo maschio, ma l’uomo in generale. Dio ha formato l’uomo dal fango della terra (Adamo deriva da "Adama"; in ebraico: terreno, terra). Toviamo un legame, quindi, tra Adamo e la terra; è preso dalla terra e ritornerà alla terra. Ma il racconto ci dice pure che Dio soffia nelle narici di Adamo, vi aggiunge il respiro vitale (cf Gn 2,7).

Nonostante Dio affida all’uomo un giardino, si accorge che l’uomo si sente solo. Ed ecco che prima crea gli animali e li conduce all’uomo, dando ad essi un nome. Alla fine, per dargli un ausilio che corrispondesse all’uomo, Dio dalla costola di Adamo forma una donna, ed ecco finalmente di essa dice Adamo:"Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna (in ebraico:"ischah") perché dall’uomo (in ebraico:"isch") è stata tolta"(Gn 2,23). Poi il testo continua dicendo che l’uomo lascerà padre e madre e si legherà alla sua donna ed essi saranno una sola carne. Entrambi erano nudi e non si vergognavano.

L’uomo è relazionato alla donna; l’uomo ha desiderio della donna ed entrambi formano un’interiore unità; trova la sua interezza solo quando entra in relazione con la donna. C’è unità ed appartenenza reciproca. L’uomo diventa interamente uomo solo se riconosce la donna uguale in dignità e valore.

Mi sembra un messaggio assai attuale da offrire particolarmente ai giovani alla luce del sinodo dei giovani. Ma seguiamo il racconto biblico che ci dice pure che essi erano nudi e non si vergognavano l’uno davanti all’altra. Cioè si rispettano, si amano e si mostrano reciprocamente. Non si impongono l’uno all’altra e non si accusano reciprocamente. Solo dopo il peccato originale, dopo che la donna mangia del frutto proibito, si aprono gli occhi di ambedue e conobbero di essere nudi, per cui si cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. E fuggirono dalla presenza del Signore nascondendosi in mezzo agli alberi del giardino. L’uomo così perde il suo stato paradisiaco e comincia a riconoscere i suoi lati di luce e di ombra, distinguendo il bene dal male.

Dio a questo punto interpella Adamo:"Dove sei?" (Gn 3,9). E questi:"Ti ho sentito venire nel giardino, allora ho avuto paura, e mi sono nascosto". Adamo ha dunque paura di mostrarsi così come è. L’uomo che si nasconde davanti a Dio, non sopporta la propria verità davanti a lui. Avere vergogna è il timore di mostrarsi come si è; e un aspetto essenziale della vergogna è la vergogna sessuale. Ci si protegge davanti agli sguardi bramosi degli altri. La vergogna è anche espressione del fatto che non ci si accetta come si è e di conseguenza ci si nasconde davanti a Dio, agli altri e a se stessi.

Per diventare uomini bisogna imparare ad affrontare la propria sessualità in modo giusto e ciò passa attraverso processi di apprendimento, che includono a volte anche sbagli ed errori.

Jan Vanier, filosofo cattolico canadese, teologo e umanitario, fondatore de "L’Arche", una federazione internazionale di comunità per persone con disabilità dello sviluppo e coloro che vi assistono, afferma:"praticamente ognuno nella società occidentale se ne va in giro con due sofferenze di fondo: con una sessualità distorta, disturbata, e con un recondito problema di autorità". I due problemi sono reciprocamente connessi in quanto molti uomini non sono stati introdotti dai loro padri nel loro essere uomini nella maniera dovuta, non sanno come potere fare i conti con la loro sessualità e da qui non hanno costruito alcuna relazione reale col padre.

Con questa ferita paterna si hanno sempre problemi di autorità. Per questo è importante confrontarsi criticamente con la propria identità sessuale. Questo è un presupposto decisivo per accettarsi come persona.

Nel paradiso terrestre Adamo ed Eva non si vergognavano della loro nudità l’uno davanti all’altra. Solo dopo il peccato originale, ci dice la Bibbia, che essi riconoscono di essere nudi. E per paura si nascondono davanti a Dio. Ed ecco la domanda:"dove sei?".

Ancora oggi Dio rivolge questa domanda a noi:Dove sei? Ti accetti come sei? Dove sono i tuoi pensieri?. Dobbiamo smettere di nasconderci e prendiamo sul serio queste domande per diventare veramente uomini. Non attribuiamo la colpa agli altri, come nel caso di Adamo nei confronti di Eva, per negare la propria colpevolezza. Questo creerebbe una frattura nella relazione con la donna.

E questo segna la storia della lotta tra i sessi, che attraversa i secoli.

Particolarmente i giovani vengano educati al pudore, alla castità e all’amicizia. Ce lo ricorda la "Familiaris consortio" di san Giovanni Paolo II quando dice che "la sessualità è una ricchezza di tutta la persona – corpo, sentimento e anima – e manifesta il suo intimo significato nel portare la persona al dono di sé nell’amare"(37).

È necessario che questa dimensione della vita umana venga evangelizzata dalla luce del Signore e del vangelo.

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ultimo aggiornamento 29 ottobre, 2018