In cammino con il Sinodo dei Giovani

 

 

3.

Ad immagine e somiglianza con Dio nel nostro rapporto con il creato

                    Sac. Angelo Spilla  

Una lettura la facciamo ancora sui primi capitoli del libro della Genesi per un messaggio da dare ai giovani. Mi soffermo sul primo capitolo che ci presenta il racconto della creazione, cronologicamente posteriore rispetto al capitolo secondo.

Questo primo capitolo si apre con il racconto della creazione mettendo al sesto giorno la creazione dell’uomo:"Allora Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame… Dio creò l’uomo, a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò"(Gn 1,26-27).

L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Ai giovani cosa dice questa espressione biblica?

Vorrei offrire due interpretazioni. La prima in ordine al rapporto che l’uomo ha con il creato; secondariamente il rapporto tra la natura una e trina di Dio e la natura maschile e femminile dell’uomo.

Mi soffermo qui sul primo aspetto: il rapporto tra l’uomo e il creato.

Nel primo capitolo della Genesi, il racconto culmina nella creazione dell’umanità (’adam) a cui il creatore affida una missione di dominio:"E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra" (Gn 1,26).

È molto illuminante questo insegnamento riguardante la creazione dell’uomo. Da questo testo scaturisce il carattere personale del rapporto tra Dio e l’uomo.

Al riguardo, merita una speciale attenzione l’interpretazione di Barth. Questi legge nel binomio, immagine - somiglianza, una analogia tra Dio e l’uomo.

L’essere immagine si esplicita nella somiglianza: nell’essere fatto capace di somigliarsi a Dio, di diventare come lui. L’analogia è suggerita dal fatto che l’uomo è l’essere capace del rapporto io - tu.

Ma vediamo più da vicino questo versetto 26 del primo capitolo della Genesi che può prestarsi a falsa interpretazione.

In che cosa consiste l’essere umano immagine di Dio? Nell’essere il proprietario del mondo o nell’avere il poter di dominio su ogni altra creature del mondo vegetale, animale e minerale?

Per un’esatta risposta occorre andare a rileggere i versetti precedenti a questo passo biblico. Qui il mondo appare in un modo ben preciso.

Il testo precisa che Dio quando inizia a creare il cielo e la terra, la terra era vaga e vuota; all’inizio c’era l’oscuro caos delle acque primordiali ed era impossibile ogni tipo di vita.

Dio inizia con il dominare queste forze di morte imponendo loro un limite per creare le condizioni di vita. Quindi separa la luce dalle tenebre, divide il caos dalle acque, fa apparire la terra ferma separandola dal mare.

In questo modo gli elementi negativi non vengono aboliti o soppressi dall’atto creatore, ma sono dominati attraverso la mite potenza della parola divina. Questo ordine armonioso dell’universo è il segno del dominio di Dio sul caos e sulle forze di morte. Questa immagine di Dio non ha niente a che fare con la potenza assoluta. Qui viene sottolineata, invece, la mitezza.

Dio domina tramite la parola, senza fare violenza. Questo permette la vita. E ci dice, poi, il brano biblico che ne esce un mondo armonioso, insieme ordinato e brulicante di vita.

Poi Dio si ritira per fare spazio. E crea l’uomo. Pronunciando dieci parole, Dio realizza otto opere in sei giorni. E ogni sera si meraviglia per il bene e il bello creato. Come ci dovrebbe far riflettere il fatto che Dio si rallegri di ciò che non è lui.

Ed eccoci, quindi, al passo che riguarda la creazione dell’uomo:"Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".

In che senso l’uomo, creato ad immagine di Dio, è chiamato a dominare? Come? L’immagine di Dio è quella di Colui che dona per la felicità altrui. Non ha nulla a che fare vedere con l’atteggiamento di spadroneggiare, perché questo non corrisponde all’immagine di Dio.

Dio si ritira, se così possiamo dire, per assegnare a noi un compito, quello di diventare creatore del proprio mondo tramite l’esercizio del suo dominio. Un esercizio fatto con mitezza e dando spazio alla vita dell’altro. Il dono fattoci da Dio richiede, per colui che lo riceve, un invito a prolungare il gesto del dono, condividendolo.

Nell’atto di donazione della terra si manifesta la vera immagine di Dio.

E da qui, come conseguenza, comprendiamo cosa significa l’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Dio è colui che dona per la felicità altrui. Ecco la vocazione dell’uomo, creato ad immagine di Dio: saper donare, condividere il creato.

Anche Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ ce la ricorda particolarmente quando dice:" È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a "coltivare e custodire " il giardino del mondo" (67).

È l’invito ad assumere la propria responsabilità di fronte al creato per essere anche noi creatori di un mondo umano tramite la mite potenza nella parola di Dio.

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2018