Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù
 

 

Una vita ispirata alla fede

Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti

Omelia alla Messa del 10 febbraio 2019
(Is 6,1-2a.3-8 ; 1 Cor 15, 1-11 ; Lc, 5,1-11)

"Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca".

Non oso immaginare le risate furtive della gente e lo sbigottimento del povero Simone che si sente chiamato in causa così a bruciapelo. Ma come si permette Gesù che è solo il figlio di un falegname di dare istruzioni ad un pescatore incallito come Pietro, ancorché fallito dopo una notte inutile di pesca? Accade così anche a noi: quando siamo già "sotto ad un treno" compare un pazzo che si incarica di farci ritornare proprio sul nostro fallimento. Pietro, preso per stanchezza o per disperazione, finisce per assecondare il Maestro. Certo Gesù non gli era estraneo; aveva appena conosciuto il suo carisma e, perfino, il suo tatto taumaturgico. Alla fine cede e si lascia condurre da parole umanamente insensate. Credere comincia da questa capitolazione: quando ci rendiamo conto che i nostri schemi mentali, le nostre chiusure, i nostri parametri di giudizio non reggono la vita, che è complessa e pure infida. Duc in altum! equivale ad "andare più a fondo". La fede è la dimensione della profondità che oggi è censurata dal fatto che il mondo è piatto, come i televisori di ultima generazione. Madre Speranza spiazzava continuamente l’interlocutore perché la sua logica non era ispirata al semplice buon senso, ma alla fede che introduce un punto di vista altro rispetto all’altezza, alla lunghezza e alla larghezza, cioè alla profondità.

"Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano". L’incredibile si compie. Pietro non sa più se ridere o piangere, visto che la barca sta per essere capovolta dal peso del pesce pescato. Tant’è! Dio capovolge la vita quando Lo si lascia agire. E Pietro comprende che sarà ancora pescatore, ma non più per sottrarre al mare i pesci che muoiono, ma per sorprendere gli uomini e liberarli da tutto quello che li opprime, in nome del Vangelo. Cosa è oggi evangelizzare? Non è fare proselitismo, ma è capovolgere il nostro sguardo sulla realtà. Vedere le cose non dal nostro piccolo angolo visuale, ma a partire da Dio. Tutto cambia se c’è Dio! Noi siamo dentro ad una prigione che è il presente e non andiamo né indietro né avanti. Siamo fermi. Dio è l’orizzonte che ci spinge e attrae. Madre Speranza ha autenticato il suo nome perché era aperta al futuro e non si attardava mai a volgersi indietro, ma spingeva sempre in avanti. Altro che retrotopia! Il suo sguardo fu quello di una visionaria.

"Signore, allontanati da me perché sono un peccatore!". L’esclamazione di Pietro descrive lo scarto tra l’uomo e Dio. Abbiamo perduto il senso dell’alterità di Dio, perché pensiamo che tutto sia a nostra misura, mentre la realtà è a misura di Dio. Questo sentirsi "l’ombelico del mondo" non è solo una regressione psicologica, ma pure una deviazione esistenziale perché ci fa insensibili a quello che ha tutto generato. Madre Speranza fu Madre perché seppe generare uomini e donne che condividendo il suo ideale di vita hanno deciso di incarnare il Vangelo nella forma dell’accoglienza specialmente dei poveri e dei giovani. La fede non è mai se stessa se non genera questa ‘traditio’ dell’amore che consiste nell’aprire la strada alle nuove generazioni. Come si ricava dalle parole di un credente dei nostri giorni: "Proprio quando uno s’immagina di non essere più in grado di proseguire il cammino con Dio, perché è troppo difficile, ecco che la vicinanza di Dio, la fedeltà di Dio, la forza di Dio diventano la sua consolazione e il suo soccorso. Solo allora noi sappiamo che è Dio e qual è il senso della nostra vita" (D. Bonoheffer).

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ultimo aggiornamento 12 marzo, 2019