La lettera

 

Il grosso rischio

Carissimo,

il rischio c’è, il più grosso rischio, si chiama "insignificanza".

Insignificanza, che è un di più del relativismo, in cui, alla fine, ognuno si dà la sua legge ed il suo giudizio. Qui, c’è il rifiuto, l’inevidenza, la caduta di ogni significato.

Dalla certezza alla complessità, e la complessità oggi è l’orfananza del pensiero, il "luogo" di un pensiero senza sponda.

È, sì, la crisi che viviamo. La crisi del pensiero, della cultura "liquida". Non ci pronunciamo. Anzi, non ci poniamo il problema.

La grande crisi. Certo, ci interessa, ci preoccupa l’abolizione del Crocifisso nelle aule scolastiche. Ci preoccupa la decisione dei Consigli d’Istituto di non fare più il presepe...

Ci preoccupa, certo, tutto questo. Ma ci preoccupa di più il cambio di mentalità, di cultura, la visione della vita che, senza accorgercene, è entrata nel pensiero, nell’essere, nei comportamenti di oggi.

Una cultura, una visione della vita, un modo di essere, di vivere, che è pagano. Bene e male... non si sa più, e non si vuol sapere quali siano i confini. Tutto è insignificante. Ecco, ci preoccupa l’assenza di una "questione", l’assenza di un soggetto capace di domanda, di interrogazione, di se stesso, della storia, del mondo.

Manca, cioè, oggi, non solo la certezza, ma anche la ricerca, il bisogno di interrogarsi.

È la responsabilità che abbiamo. Che ci chiede provocazione, dubbio, fede.

No, non ci si può rassegnare a morire. Volere un senso, cercare un senso, dare un senso alla vita, avere il dubbio, il sospetto di un "oltre", di un dopo, di Qualcuno!

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 14 maggio, 2019