studi Vangelo e santità laicale

Sac. Angelo Spilla, fam

 

Vangelo e santità laicale

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GIORGIO
LA PIRA,
IL “SINDACO SANTO”

 

È san Giovanni Paolo II che nell’Enciclica Sollecitudo rei socialis, sottolineando il ruolo dei laici, richiama la scelta del bene comune nell’assunzione dei valori assoluti: "Perciò, è sperabile che quanti, in una misura o l’altra, sono responsabili di una "vita più umana" verso i propri simili, ispirati o no da una fede religiosa, si rendano pienamente conto dell’urgente necessità di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali, che definiscono i rapporti di ogni uomo con se stesso, col prossimo, con le comunità umane, anche le più lontane, e con la natura, in virtù di valori superiori, come il bene comune, o, per riprendere la felice espressione dell’Enciclica Populorum Progressio, il pieno sviluppo «di tutto l’uomo e di tutti gli uomini»" (n.38)

E nel presentare alcune di queste figure laicali, cristiane, che particolarmente nel nostro paese d’Italia negli anni recenti trascorsi si sono impegnati nel testimoniare la fede cristiana, desiderio anche richiamare l’inizio della Costituzione Conciliare Gaudium et spes quando richiama questo compito, che è innanzitutto della Chiesa, nel farci solidali con tutto ciò che vive il genere umano: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (n.1).

Come suonano belle queste parole e come ci colpiscono positivamente.

A richiamo di ciò presento una figura di laico che tanto ha inciso nel nostro tempo. Si tratta di un testimone della storia vissuto nel secolo scorso: Giorgio La Pira (1904 – 1977). Nato in Sicilia, a Pozzallo (RG) ma vissuto a Firenze dove ha ricoperto diverse attività di politico, sindaco, professore universitario, laico impegnato nella Chiesa, frequenta la Fuci, terziario domenicano e francescano, operatore di pace nel mondo. Dal 1928 ha fatto parte dell’Istituto secolare dei missionari della regalità, fondato da padre Agostino Gemelli nell’ambito dell’Università Cattolica, pronunciando i voti di povertà, castità e obbedienza.

Arriva a Firenze nel 1924 come studente di Diritto romano, di cui diverrà poi professore. Nella Pasqua del 1924, annotò sulla prima pagina dei suoi Digesta Iustiniani di avere ricevuto l’Eucarestia, richiamando, poi, più volte questa data come quella della sua "conversione".

Nel 1946 viene eletto all’Assemblea costituente, dove svolge un ruolo di primo piano, contribuendo alla stesura dei primi articoli della Costituzione italiana. Due anni dopo, eletto deputato nelle liste della Democrazia Cristiana come indipendente, entrò nel governo nel Ministero del Lavoro con Fanfani. Non si iscriverà mai al partito. Così dichiarava: "La mia unica tessera è il battesimo". Fu eletto sindaco di Firenze nel 1951, carica che ricoprirà, con brevi interruzioni, fino al 1965.

Ed è qui, particolarmente a Firenze, che con energia prende la difesa dei più deboli della sua città, i senza casa, i diritti dei lavoratori. Nel 1934 sempre a Firenze fonda, per i più poveri, l’Opera del pane di San Procolo, dove ogni domenica radunava tutta la gente povera per renderla partecipe alla santa eucarestia e alla condivisione del cibo materiale.

Promosse i "Convegni per la pace e la civiltà cristiana" ove parteciparono uomini di cultura di tutto il mondo. Creò pure i "Colloqui mediterranei", raccogliendo al dialogo ebrei, cristiani e musulmani. Nel 1959 si recò in Russia dando corpo a quel ponte di preghiera, unità e pace tra Oriente e Occidente, fondato sulla profezia e le promesse di Fatima. Si fece pure pellegrino di pace recandosi negli Stati Uniti, nel 1964, per la legge sui diritti civili delle minoranze etniche e nell’anno seguente in Vietnam, incontrando personalmente Ho Ci Min per chiedere la pace. Ebbe rapporti personali con numerosi Capi di Stato dell’epoca promuovendo sempre i diritti della persona e la pace nel mondo. Annunciava a tutti che il mondo era entrato in un’epoca nuova e che la guerra non avrebbe avuto più senso, che bisognava cambiare strutturalmente il sistema economico mondiale per metterlo in grado di rispondere alla promozione economica, sociale e culturale di tutti i popoli in via di sviluppo.

Era questo Giorgio La Pira, il "sindaco santo" di Firenze, che dal momento della riscoperta dei valori della fede, trascorreva molto tempo alla preghiera, come anche allo studio. Fu sempre legato alle monache di clausura, informandole e coinvolgendole nelle sue molteplici iniziative attraverso la preghiera.

Due sono stati, dunque, i suoi principali obbiettivi: la protezione dei più deboli e la lotta contro la guerra. Leggiamo dai suoi scritti: "Abbiamo una missione trasformante da compiere: dobbiamo mutare – quanto è possibile – le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio… Il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori, ma necessariamente attori dei più vasti drammi umani".

Muore a Firenze il 5 novembre 1977. La sua tomba si trova nella basilica di San Marco a Firenze. Il 5 luglio 2018 Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile.

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ultimo aggiornamento 09 gennaio, 2020