pastorale familiare

Cristina Righi

 

LA STRADA
È IL PERCORSO
PER LA META (1)

Questo mese ed il prossimo, siamo felici di condividere con voi un articolo "di famiglia", scritto con la vita dalle famiglie che hanno partecipato all’iniziativa organizzata a Collevalenza in occasione della festa liturgica della Sacra Famiglia di Nazareth. In quell’occasione vari rappresentanti della Famiglia dell’Amore Misericordioso - Ancelle, Figli e Laici – hanno fatto famiglia con le famiglie, in un clima di festa e condivisione.

Abbiamo affidato a Cristina Righi il compito di narrarci la bellezza del camminare insieme.

Marina Berardi

Sono passati ormai diversi giorni dal bellissimo ritiro per famiglie che ci ha fatto camminare insieme dal 27 al 29 dicembre 2019 al Santuario dell’Amore Misericordioso.

Si, mi piace chiamarlo così, e ripetere "Amore Misericordioso" tante volte perché questo è il punto fondamentale: avere un cuore misero che decide di amare sempre e comunque!

Anche se i giorni sono passati non possiamo dimenticare le grazie ricevute per aver camminato insieme a tante meravigliose famiglie, guardati e accompagnati dalla presenza del Signore e della nostra cara Madre Speranza.

Abbiamo fatto strada insieme e siamo arrivati ad un punto delle nostre vite, certi che, l’obbiettivo è guardare dritti alla meta.

Giorgio ed io siamo stati chiamati dal Signore, attraverso Marina, a rendere il nostro contributo ma, ovviamente, noi abbiamo ricevuto più di tutti perché ci siamo nutriti della presenza degli altri.

Vorrei infatti riflettere sulla bellezza della Chiesa.

Quando ci si muove dal proprio luogo di residenza, animati magari dal ristorare la propria anima in un luogo "Santo", ci si mette in viaggio, ci si scomoda, per così dire, e si punta sulle proprie forze anche con fatica. Ad esempio chi ha bambini deve preparare un bagaglio maggiore, deve fare i conti con le necessità dei piccoli, anche qualche malanno di stagione. Se una mamma si concentrasse solo sull’impegno delle valigie, sulle mille cose che potrebbero servire (e forse non serviranno neppure), del fatto spesso che i mariti accettano un po’ controvoglia di partecipare ai ritiri (forse viceversa ma in percentuale minore), sul "sarà caldo, sarà freddo, cosa mangeremo, come vestiremo ecc., ecc.", sarebbe complicatissimo mettersi in viaggio e lo scoraggiamento avrebbe la meglio. Per non parlare poi delle fatiche lavorative di un papà che, proprio a ridosso della fine dell’anno, vorrebbe godersi un meritato riposo animato, magari, dal desiderio di guardare la partita più decisiva del campionato di calcio o quegli hobby che più aggradano.

Insomma, chi più ne ha più ne metta ma, quando ci si accinge a compiere il viaggio per vivere anche il più meraviglioso ritiro spirituale, ci saranno mille miliardi di impedimenti perché tutto possa scivolare liscio come l’olio.

Penso sarà capitato a molti, di sentire altri, di non aver potuto partecipare, per tanti piccoli inconvenienti dell’ultimo minuto, ad eventi di carattere spirituale. Meno probabile che ciò accada, ad esempio, se abbiamo già pagato un biglietto, magari anche costoso, per una delle più belle rappresentazioni teatrali. Li ci andiamo di sicuro!

Come mai questo accade? Perché dinanzi alle cose dello spirito siamo sempre tanto ostacolati?

"Voi oggi siete prossimi

a dar battaglia ai vostri nemici;

il vostro cuore non venga meno;

non temete, non vi smarrite

e non vi spaventate dinanzi a loro,

perché il Signore vostro Dio cammina con voi

per combattere per voi

contro i vostri nemici e per salvarvi" (Dt 20,3-4)

Ecco mi viene in aiuto questa parola del Deuteronomio ed è molto chiaro che, se non è Dio a camminare con noi, difficilmente i nostri viaggi, partiranno con le marce giuste e assai facilmente i nostri nemici si adopereranno al massimo per dissuaderci.

Il ritrovarci a Collevalenza per vivere questo ritiro ci ha dato appunto l’immagine di cosa significa essere Chiesa. Essa non è l’edificio in muratura, più o meno bella, più o meno grande, più o meno antica.

La Chiesa che sgorga dal costato di Cristo è fatta di noi, le pietre vive!

Quando ad esempio raggiungiamo un monastero di suore Clarisse, noi siamo Chiesa perché, le sorelle, che sono dentro al loro convento, ci aspettano, ci accolgono e parlano e pregano con noi.

Ecco la Chiesa che si unisce attraverso le varie forme di vita spirituale.

Quando ci si muove per vivere un ritiro tra famiglie siamo Chiesa.

Siamo quelle pietre vive che vogliono donarsi e ricevere affinché le nostre vite possano migliorare reciprocamente.

Quanto sarebbe bello spargere la voce ai quattro venti ed invitare tutti, tutte le pietre vive che vediamo camminare intorno a noi per dire: venite, andiamo a fare Chiesa insieme, per riconoscerci ed esprimere ciò che siamo e per cui siamo stati creati: prodigi e progetti di Dio!

E così si parte per raggiungere il luogo designato per compiere un po’ di strada insieme.

Ebbene sì, noi l’abbiamo fatto, insieme a tutte quelle coppie e famiglie che Dio ha scelto per essere proprio lì, in quei giorni, ad ascoltare ciò che Lui ha ispirato.

Porzione di Chiesa, proveniente da tante parti d’ Italia e dall’estero.

La gente di Chiesa non sceglie il palcoscenico ma preferisce il tabernacolo, soprattutto quello della propria vita, o meglio, della chiamata per cui si è stati eletti.

Noi sposi siamo il "tabernacolo della presenza di Dio" in quanto Sacramento, ma questo accade già nell’essere suoi figli in quanto battezzati, perché il primo matrimonio ė appunto con Gesù.

Così, le pietre vive, tabernacoli della presenza di Dio, si ritrovano insieme con le loro storie, così come sono, anche nelle situazioni più ferite, nei drammi di una vita che ci ha condotto a scelte non sempre facili, agli sposi felici, a coloro che hanno subìto la piaga della separazione, a quelli il cui coniuge è già in cielo ad attendere, quelli che erano da soli, tutti. Insomma gente della vita ordinaria.

Siamo partiti proprio da questa ordinarietà, per la quale Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, sono stati beatificati da S. Giovanni Paolo II come la prima coppia di Sposi. Loro, con la fede, hanno reso, straordinario l’ordinario della vita fatto di piccole cose quotidiane.

Giorgio ed io ci siamo "raccontati" alle coppie partendo dal nostro concreto che è passato dalle tenebre alla luce e abbiamo consegnato le "armi spirituali" affinché tutte le strade possano condurre dall’IO al "NOI" che è, il primo figlio da generare nel matrimonio. Ecco perché abbiamo scritto un libro dal titolo "NOI, STORIA DI UNA CHIESA DOMESTICA".

(continua)

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ultimo aggiornamento 14 febbraio, 2020