ROBERTO LANZA

Lo scrittore René Bazin racconta di essere entrato una domenica in Chiesa. Il sacerdote stava commentando la Parola di Dio a dei fanciulli: era il racconto della passione e c’era una grande commozione nel cuore di tutti. Chiese: “Se noi fossimo stati al posto di Giuda, vedendo Gesù morire con tanto amore, che avremmo fatto?”. Il più piccolo dei presenti chiese di parlare: “Io, se fossi stato al posto di Giuda, anziché disperarmi, sarei corso da Gesù, gli avrei gettato le braccia al collo e gli avrei gridato: Gesù, perdonami!”.

Sembrano parole difficili da comprendere quelle riportate all’inizio di questa breve riflessione, parole complesse perché molto lontane dal nostro pensare e dal nostro modo di intendere il perdono. Noi spesso conosciamo un "perdono" fondato sulla base di una giustizia centrata sullo scambio e sul calcolo, una giustizia prettamente distributiva: "Occhio per occhio, dente per dente." Per questo ci risulta faticoso credere che anche Giuda, il traditore di Gesù, possa avere ricevuto o meno il perdono di Dio. Da sempre, molti teologi e molti studiosi, hanno cercato di risolvere il mistero del tradimento di Giuda nei confronti di Gesù, soprattutto portando come "prova" il fatto che la sua storia si inserisce pienamente nel compimento del progetto di Dio sull’umanità. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica in rapporto alla condanna a morte di Gesù: "il linguaggio biblico non significa che quelli che hanno "consegnato" Gesù siano stati solo esecutori passivi di una vicenda scritta in precedenza da Dio"1. Questo perché Dio ha stabilito il suo disegno eterno di "predestinazione" includendovi la "risposta libera di ogni uomo alla sua grazia"2. In questa ottica, Maria, la madre di Gesù, ne è un altro luminoso esempio e la stessa morte in croce di Gesù non può essere vista come un "destino prestabilito" che ha pesato sulle spalle del Figlio di Dio fatto uomo. I racconti della passione attestano una libertà umana autentica e piena di Gesù che vive l’obbedienza al Padre in ogni istante della sua vita "fino alla morte e alla morte di croce". Pertanto, anche nella storia di Giuda dobbiamo riconoscere e vedere una dinamica di libertà in rapporto alla volontà di Dio; comunque il suo tradimento rimane, in ogni caso, un mistero.

In questa ottica, Maria, la madre di Gesù, ne è un altro luminoso esempio e la stessa morte in croce di Gesù non può essere vista come un “destino prestabilito” che ha pesato sulle spalle del Figlio di Dio fatto uomo.

Tuttavia la domanda che dovremmo porci, partendo proprio dalla vicenda esistenziale di Giuda e che molti di noi si sono chiesti almeno una volta nella vita, è questa: Dio può davvero perdonare tutto? Può aver perdonato anche Giuda autore di un "peccato" gravissimo? Sant’Ambrogio scrive: "Il servo ha tradito il suo Signore; il discepolo, il suo maestro; l’eletto apostolo, il suo creatore"3. Quindi il vero problema da affrontare è se esistono peccati così gravi che non possono essere perdonati. Ciò nonostante, in questa sede, credo che non sia tanto importante affrontare problematiche di Teologia Morale o di altra natura dottrinale, ma nell’ottica del nostro carisma a me piace sottolineare che la Madre Speranza ripeteva spesso: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro; l’uomo il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre ed una tenera Madre"4.

 

Cosa racchiude l’espressione l’uomo il più perverso?

Sappiamo benissimo che la nostra Spiritualità si ispira al Crocifisso dell’Amore Misericordioso che è l’espressione più solenne del nostro carisma. Ci presenta il Cristo nel momento supremo del dolore fisico della morte, ma nella regale serenità di Colui che innalzato da terra vuole attirare tutti a sé con la forza dell’amore. Rappresenta Gesù ancora vivente che supplica il Padre: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno"5. Ma in quelle condizioni, dopo quegli avvenimenti, davanti a quegli uomini colpevoli di averne chiesto la condanna e di avere tanto infierito contro di lui, chi avrebbe immaginato che quelle parole sarebbero uscite dalle labbra di Gesù? Chi, nel pieno del tormento, avrebbe saputo elevare la prima delle sue preghiere a favore di altri, anziché di sé stesso? La sua supplica non è stata elevata genericamente "per gli altri", ma addirittura per i suoi nemici più crudeli. Gesù non solo ha perdonato, ma chiede il perdono del Padre per coloro che lo hanno messo a morte, e quindi anche per noi tutti.

 

Da dove nasce questo perdono universale?

Dio vuole salvare tutti gli uomini, per questo Cristo è morto per tutti, quel sangue di Cristo contenuto nel calice che gli apostoli quella sera bevvero è di per sé quello stesso sangue che il giorno seguente sarà “sparso” sulla croce per la redenzione dell’intera umanità.

"Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, che è per voi", sono le parole eucaristiche di Gesù, costituiscono il memoriale del suo sacrificio, la testimonianza della sua morte in croce vissuta per amore. Dio vuole salvare tutti gli uomini, per questo Cristo è morto per tutti, quel sangue di Cristo contenuto nel calice che gli apostoli quella sera bevvero è di per sé quello stesso sangue che il giorno seguente sarà "sparso" sulla croce per la redenzione dell’intera umanità, è il sacrificio di Dio offerto una volta per tutte fino alla fine dei tempi. Tutti gli uomini, ciascuno nella concretezza del proprio io, nel bene e nel male, sono dunque compresi potenzialmente e, anzi, si direbbe intenzionalmente nella preghiera di Gesù al Padre: "Perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Le Scritture non dicono: "Se qualcuno è giusto", bensì: "Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il Giusto"6.

 

Il Vangelo ci dona questa convinzione: dall’alto della croce è nata la parola "misericordia"!

Per questo a me piace vedere Giuda soprattutto sullo sfondo del racconto giovanneo della cena prima della passione. L’evangelista per esprimere il desiderio del Signore di vivere fino in fondo la sua vocazione al dono della vita, riporta queste parole: "li amò sino alla fine". Succeda quel che succeda, Lui non ci molla, lava i piedi di tutti: di Pietro che rinnega, di Giuda che tradisce, di noi così "altalenanti" nei suoi confronti. Dio c’è sempre, e sulla sua fedeltà, possiamo ripartire, riprendere ad amare, fidarci. Per questo mi interessa pensare che con queste parole Gesù abbia liberato Giuda dal peso del suo tradimento, come se gli dicesse: "Tu hai deciso e sei responsabile di quello che hai deciso di fare. Ma adesso, che la tua decisione è presa, io te ne libero dal peso, perché ti amo lo stesso".

 

Quel sangue prezioso è versato anche per Giuda! Questo è l’Amore Misericordioso di Dio!

La riconoscenza ci mette nel giusto atteggiamento ed è un grande aiuto nella vita spirituale, chi non è riconoscente cade nell’egoismo e nell’orgoglio, mentre chi è grato è liberato da queste tentazioni

In Dio non ci sono preferenze e se anche ci fossero sono per l’uomo peccatore, per chi si sente debole, solo, affranto: Dio ha redento e salvato tutti o niente e nessuno. Dal carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana scaturisce questo atteggiamento di Dio, ognuno di noi è sacro a Dio; davvero nell’Amore Misericordioso il cuore di Dio e il cuore dell’uomo si sono toccati. Tutto questo non significa che siamo chiamati alla deresponsabilizzazione delle nostre azioni, tanto Dio perdona tutto, ma vuol dire fare esperienza della vera identità di Dio. Tale aspetto carismatico è talmente consolante che la Madre Speranza diceva: "Se alla fine della mia vita dovessi essere giudicata dal mio papà terreno avrei paura! Non ho paura di essere giudicata da Dio: è un Padre così buono, comprensivo, misericordioso!". Scrive ancora la Madre Speranza: "Dio insegue mendicando il nostro amore, pur dopo averci visto camminare per tutta una vita mossi solo dal turbinio delle passioni più vergognose! Anche nel momento che lo stiamo offendendo, volge, si, il suo sguardo da un’altra parte, ma non si allontana da noi e non ci abbandona. Ci tende ancora la mano per aiutarci ad uscire da quella febbre che ci consuma, ci perdona e ci invita a seguirlo di nuovo con amore più forte". La logica dell’Amore Misericordioso non si rassegna a stare senza l’uomo, anzi lo ama ancora prima del suo ravvedimento e del suo pentimento.

L’Amore Misericordioso è così: "[..] e che l’uomo più malvagio, il più abbandonato è da Lui amato con immensa tenerezza ed Egli è per lui un padre e una tenera Madre"7. Il peso di un tradimento, per un pentito, è enorme, e nel caso di Giuda Iscariota, il suo suicidio, denota quanto sia stato pesante per lui continuare a vivere. Ogni uomo che soffre, è un uomo solo, e proprio perché smarrito, diventa "di Dio", appartiene a Dio, Egli non può lasciarlo solo ed abbandonato, perché è "carne della sua carne." Il Santo Padre Francesco nell’udienza del 24 aprile 2019 evidenziava queste precise parole: "Dio perdona tutto e perdona sempre, non c’è peccato che Lui non perdoni" e nell’angelus del 17 settembre del 2017 affermava: "il perdono non nega il torto subito, ma riconosce che l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è sempre più grande del male che commette".

 

Noi gli apparteniamo, per questo non ci abbandona mai!

Quando una persona è scoraggiata, non ha la gioia, non sente la pace, si sente debole per agire o reagire. Forse il male peggiore che lo scoraggiamento produce è che ti ostacola dal camminare nella strada giusta, perché sembra troppo difficile, e perciò, come conseguenza, cammini nella strada sbagliata.

La Madre era fermamente convinta di questa impostazione: "Il peccato deve farci soffrire molto perché offende Gesù. Dobbiamo odiarlo e detestarlo, ma senza abbandonarci alla tristezza e allo scoraggiamento, dato che l’offeso è nostro Padre e il suo Cuore Misericordioso ci perdona e ci ama"8. Quando una persona è scoraggiata, non ha la gioia, non sente la pace, si sente debole per agire o reagire. Forse il male peggiore che lo scoraggiamento produce è che ti ostacola dal camminare nella strada giusta, perché sembra troppo difficile, e perciò, come conseguenza, cammini nella strada sbagliata. I nostri peccati possono scoraggiarci tantissimo, essi ci fanno toccare con mano il nostro fallimento, e tutto ci fa pensare che sembra difficile ottenere il perdono, che sia impossibile poter tornare a Dio e camminare come avremmo dovuto fare prima.

 

Il Figlio prodigo, non ha ragionato forse allo stesso modo?

La prima condizione della salvezza è dunque la coscienza che nessuno di noi è giusto per se stesso e che se proprio vogliamo sapere qual è la nostra posizione davanti a Dio, l’unica verità è questa: siamo dei peccatori perdonati e redenti. Qualunque altra convinzione a questo riguardo su noi stessi non corrisponde alla verità. Dobbiamo sempre ricordare che la ricchezza della grazia, dono di Dio, è un tesoro da custodire in "vasi di creta", perché sia chiara la straordinaria misericordia di Dio, di cui nessuno si può appropriare, magari per il proprio "curriculum di opere buone" o di pellegrinaggi fatti a piedi. Per quanto il nostro peccato possa essere grande, più grande è il sacrificio di Cristo, e il perdono che possiamo ricevere gratuitamente in Lui: "dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata"9.

 

In Cristo c’è perdono, c’è salvezza, nel sangue di Cristo c’è la vita!

Mi hanno sempre tanto colpito quelle parole scritte nel romanzo dei fratelli Karamazov: "Volete castigare tremendamente, severamente un uomo, ma al fine di salvarlo e di rigenerare la sua anima per sempre? Schiacciatelo con la vostra misericordia, mostrategli l’amore, ed egli maledirà il suo operato. Quest’anima si dilaterà, sarà schiacciata dal rimorso e dall’infinito debito che d’ora in poi le starà dinanzi"10.

 

Chi di noi, almeno in un istante della propria vita, non è stato Giuda?

Povero Giuda, forse non hai capito che il più grande dei peccati, non è stato quello di "vendere" il Cristo; ma quello di disperare. Tuttavia io faccio difficoltà a non pensare che anche per te, la misericordia di Dio, sia stata abbondante e piena. Quella parola "amico", che ti ha pronunciato il Signore mentre lo baciavi per tradirlo, io faccio fatica a non pensare che forse, nell’ultimo istante della tua esistenza non possa avere riempito il baratro della tua disperazione. Ma siamo proprio così sicuri che il primo apostolo, che è entrato in Paradiso insieme al buon ladrone, non sia proprio Giuda?

La dannazione resta sempre una tragica possibilità per chi muore nell’impenitenza finale, tuttavia nella fede possiamo sperare per tutti, senza togliere le responsabilità di ognuno. In questa speranza, nella preghiera più grande che le è stata affidata, l’eucaristia, la Chiesa continua a intercedere per tutti i defunti, perché possano incontrare il volto del Cristo misericordioso. Signore aiutaci a credere che la tua misericordia stia universalmente preparando una vita più felice per tutti… ti supplichiamo, ricordati di tutti, Signore, sempre, abbi pietà di tutti. Questa sarà la vera vittoria, questo sarà l’annuncio della vera gioia: "... rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nel cielo"11, perché sono impressi nel cuore dell’Amore Misericordioso di Dio!

E così sia!


1 CCC 599

2 CCC 600

3 In Le, libro X, n. 63.

4 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

5 Lc. 23,34

6 1 Gv. 2,1

7 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

8 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

9 Rm. 5,20

10 Letture per Esercizi Spirituali: La Passione (1943) (El Pan 7)

11 Lc. 10, 20

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 23 marzo, 2020