Omelia del Card. Gualtiero Bassetti nel 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza. 31 maggio 2020.
Fratelli e sorelle carissimi,
con gioia ed emozione, celebro questa santa Eucaristia al Santuario dell’Amore Misericordioso, per pregare Dio e chiedere, per intercessione dei Santi di cui è ricca la terra umbra, la fine della terribile epidemia che ha sconvolto il mondo, provocando decine di migliaia di morti in Italia, in Spagna, e in tanti altri paesi. È stato ed è ancora, in vaste zone della terra, un vero flagello, che ha messo a dura prova le nostre comunità civili e religiose; che ha trasformato i nostri ospedali in centri di soccorso ed emergenza. Molte famiglie sono state coinvolte dalla morte o dal contagio dei familiari. La paura ha pervaso i cuori di milioni di persone.
Anche la vita delle parrocchie e delle comunità cristiane è stata travolta; i mezzi della comunicazione sociale ci hanno aiutato a restare uniti e solidali. Dopo mesi di privazione anche della santa messa con il popolo, ora siamo qui, in questo Santuario, caro alla memoria di tutta la comunità regionale e oltre. Chiediamo stasera a Gesù, Amore Misericordioso, la guarigione per i malati, la completa remissione per tutti i contagiati, la beatitudine eterna per i morti. Lo chiediamo al Dio della Misericordia, anche per intercessione della beata Speranza di Gesù, fondatrice di questo santuario e delle famiglie dell’Amore Misericordioso, nel giorno in cui cade il sesto anniversario della sua beatificazione, che avvenne proprio qui, nel piazzale antistante, alla presenza di decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo.
Riviviamo stasera quel giorno di giubilo, mentre celebriamo la Solennità di Pentecoste. Il dono dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio, che sana e che salva. Abbiamo ascoltato, dagli Atti degli Apostoli, il celebre episodio della comparsa nel Cenacolo di lingue di fuoco, accompagnate da un fragore imponente. Le fiammelle poi si divisero per posarsi sul capo degli apostoli, riuniti in quella stanza, angosciati e pavidi. Alla vista di quel fuoco, insieme al tremore, cominciarono a sperimentare una consolazione straordinaria. La paura si trasformò piano piano in ritrovata sicurezza: si fece strada nel loro cuore il desiderio di vincere il timore della persecuzione e farsi annunciatori di una nuova storia di salvezza.
Lo Spirito mette nel cuore dei credenti un’energia misteriosa. Tocca a noi alimentarla, diffonderla, perché anche tanti nostri fratelli e sorelle vengano accesi dall’amore di Dio. La Pentecoste ci invita ad essere missionari della gioia, ad abbandonare le sicurezze dei nostri orizzonti limitati per annunciare il Vangelo, la bella notizia della resurrezione, a tutte le "periferie del mondo", come ci ricorda sempre Papa Francesco.
Stasera chiediamo in particolare allo Spirito, Signore della vita, di scendere con forza sulle nostre comunità, sulle nostre città, nei luoghi di cura e di sofferenza, sulle case degli uomini e delle donne di tutto il mondo, e nelle situazioni di chi non ha casa e non ha affetti o persone care che si prendono cura di loro. Vieni, Spirito Santo, che guarisci da ogni male, che salvi dalla morte e liberi da ogni malattia. Vieni, Spirito Santo, con il tuo fuoco purificatore, «sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore». Libera l’umanità tutta dalla sofferenza e dal dolore!
Noi sappiamo che il Signore Gesù, asceso al Cielo, è sempre vivo e operante in mezzo a noi proprio per mezzo di questo Spirito, effuso sugli apostoli e sulla Chiesa lungo i secoli. Egli non ci abbandona mai e dona senso alla nostra missione. Sono ancora attuali alcune espressioni di san Paolo VI per la Pentecoste del 1965: «È Cristo, che continua se stesso nell’umanità da Lui vivificata di Spirito Santo; è la sua Chiesa, che passa nel tempo e si estende nel mondo; incontra uomini mortali ed infonde in essi una scintilla di gloriosa immortalità; li incontra agitati, infelici e corrosi dal peccato, e li rigenera in letizia e in santità; li incontra viandanti folli e sperduti nel deserto e nel crepuscolo della vita presente, e li raduna, li allinea, li rimette sopra un cammino, che sa la sua meta e non conosce stanchezza» (6 giugno 1965).
Come non cogliere in queste brevi espressioni tutto il senso del nostro impegno nel mondo. In esse traspare la vita, piena di generosa testimonianza, di Madre Speranza. Ella, nel mistero della donazione completa al Signore, è stata arsa dal fuoco dell’amore; lo Spirito Santo l’ha modellata perché fosse segno del Cristo, sofferente ma anche risorto e vicino a ogni uomo. Nella vicenda biografica della Madre di Collevalenza cogliamo i segni dei grandi sconvolgimenti umani: guerre, povertà, tribolazioni. Ma, come lo stesso nome da religiosa ci dice, la sua fu un’esistenza consacrata alla "speranza": speranza del perdono, della vittoria del bene, del trionfo della misericordia di Dio «più grande di ogni male, che è nell’uomo e nel mondo» (Giovanni Paolo II, Collevalenza, 22 novembre 1981).
Madre Speranza, con umile docilità, si è aperta all’azione dello Spirito; lo ha accolto nel suo essere più intimo, lasciandosi portare per le vie del mondo, donandosi senza misura. Ha avuto anche la grazia di poter infondere lo spirito ricevuto nel cuore di tanti figli e figlie, nel cuore di tanta gente che a lei si è avvicinata. Era convinta che la forza dello Spirito di Dio potesse trasformare ogni cosa, soprattutto le anime. Farle uscire dal torpore dell’inerzia e del peccato verso una vita fervorosa di gioia e di santità.
La Madre, laboriosissima oltre che attivamente contemplativa, ci ha lasciato molti segni e molte opere che ci parlano in continuazione dell’amore efficace di Dio. Ci ha lasciato questo santuario, ove la grazia è pronta a trasformare ogni vita in opera d’amore. Per divina ispirazione, ci ha lasciato l’acqua e le piscine dove possono bagnarsi i malati nel corpo e nello spirito. Fanno ancora impressione – e quanto sono attuali – le parole della preghiera incisa vicino alla fonte: «Signor mio e Dio mio, per il tuo amore e per la tua misericordia, guarisci noi che siamo tuoi figli da ogni malattia, specialmente da quelle che la scienza umana non riesce a curare; e fa’ che, con il tuo aiuto, conserviamo sempre pura la nostra anima da ogni peccato grave».
Preghiamo stasera il Dio della Misericordia, affinché, anche per l’intercessione di Madre Speranza, venga ancora in nostro soccorso. Ci aiuti in questo tempo di grande sofferenza, con il mondo che geme per la paura e per l’epidemia. Il Signore ci liberi per sempre da questo morbo. Sia egli il medico del corpo e dell’anima, specie per le persone povere, che in tante zone del mondo sono sole e abbandonate. Madre Speranza, con la sua premura materna, scuota il cuore di Gesù, come faceva tante volte per chiedere le grazie per i bisognosi. Scuota il cuore amorevole di Gesù perché ci doni pace, salute e salvezza eterna. Amen!
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ultimo aggiornamento
23 giugno, 2020