ROBERTO LANZA

 

“[…] vicino a questo laboratorio ci sarà la più grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso, Casa per ammalati e pellegrini, Casa del Clero, il Noviziato delle mie Ancelle, il Seminario dei miei Figli dell’Amore Misericordioso...” (Diario di Madre Speranza 14 Maggio 1949)

 

Alcune pagine dell’Antico Testamento descrivono la tenda dell’incontro, detta anche "tabernacolo", come un’ampia tenda eretta dagli Israeliti secondo il disegno consegnato da Dio a Mosè sul Sinai. Era posta al centro dell’accampamento, e intorno ad essa si trovavano le tende dei Leviti, una delle tribù di Israele, particolarmente addetta al culto divino. Gli israeliti sarebbero stati testimoni della più grande rivelazione della gloria di Dio e avrebbero udito la sua voce.

 

Un’esperienza entusiasmante!

Il Sinai sarebbe diventato il primo santuario per Israele e questa esperienza sarebbe continuata tramite la costruzione del tabernacolo, Dio disse a Mosè: "E mi facciano un santuario perch’io abiti in mezzo a loro"1. Tramite il santuario Dio assicurava a Israele la sua santa presenza, in questo modo Dio comunicava la preziosa verità di un Dio sempre presente, che vuole vivere con il suo popolo. Il santuario, infatti, è la testimonianza più "credibile" dell’amore e della presenza di Dio. Egli aveva dato un appuntamento agli israeliti, aveva ordinato a Mosè di condurre il popolo al Sinai, per incontrarlo su quella montagna. Il verbo tradotto con "incontrare" deriva dall’ebraico ya’ad e in italiano potrebbe essere tradotto con "mostrarsi, avere un appuntamento". Gli israeliti sapevano dove incontrare Dio, per loro il Signore era una persona con cui era possibile fissare un appuntamento. Potevano recarsi nel luogo in cui Dio aveva stabilito la sua dimora per incontrarsi con loro: la "tenda dell’incontro."

 

Davvero un concetto meraviglioso!

Tuttavia ogni fedele che entra nella casa di Dio, dovrebbe rivivere nel suo cuore le stesse parole riportate nei salmi: ossia vedere "il volto misericordioso" di Dio e contemplare la sua potenza: "Cosí nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria"2, "…al risveglio mi sazierò della tua presenza."3 Questi nostri tempi, caratterizzati dal covid-19, ci hanno fatto un pò dimenticare che la fede non è trasmessa con il DNA genetico umano, ma ciascuno di noi, è chiamato, in qualche modo nella propria esistenza, ad andare incontro a Dio e realizzare un’intima comunione con Lui. Non dovremmo, pertanto, meravigliarci più di tanto se la gente non va più in Chiesa, ma piuttosto del fatto che chi la "frequenta" lo fa senza chiedersi le vere motivazioni; forse più per condizionamenti di carattere "sociale" che non per un’autentica scelta di fede e di vita.

La ricerca di Dio non è priva di ambiguità, spesso si riduce ad una semplice ricerca di emozioni e talvolta ad una fuga dalla "mediocrità" della vita quotidiana. I santuari, invece, sono delle preziosissime occasioni di crescita spirituale e di conversione personale, sono i luoghi "prediletti" della grazia che permettono un autentico incontro con Dio, sono i luoghi della memoria dell’azione potente di Dio nella storia, nella nostra vita che è all’origine della fede di ciascuno di noi. Così la Chiesa si pronuncia sulla definizione "con il nome di santuario si intendono la chiesa o altro luogo sacro ove i fedeli, per un peculiare motivo di pietà, si recano numerosi in pellegrinaggio con l’approvazione dell’Ordinario del luogo"4. Il santuario, nella Chiesa proclama che Dio è entrato nella storia e continua a camminare insieme all’uomo nella storia.

Nel santuario, l’incontro con il Dio vivente, è proposto attraverso l’esperienza vivificante del Mistero proclamato, celebrato e vissuto: "nei santuari si offrano ai fedeli con maggior abbondanza i mezzi della salvezza, annunziando con diligenza la parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia e della penitenza, come pure coltivando le sane forme della pietà popolare"5. Così, i santuari sono come pietre miliari che orientano il cammino dei figli di Dio sulla terra, promuovendo l’esperienza di convocazione, incontro e costruzione della comunità ecclesiale. Riflettere, perciò, sulla natura e la funzione di un santuario può contribuire in maniera efficace ad accogliere e vivere il grande dono di riconciliazione, di misericordia e di vita nuova che la Chiesa offre continuamente a tutti gli uomini. Il santuario è il luogo della permanente attualizzazione dell’amore di Dio, che ha messo la Sua tenda in mezzo a noi6.

Dopo questa necessaria premessa, risulta forse più facile capire meglio l’originalità del messaggio racchiuso nel santuario dell’Amore Misericordioso, una "missione" comunicata direttamente dal buon Gesù alla Madre Speranza e che abbiamo evidenziato all’inizio di questa riflessione nella sua pagina del diario. Il Santuario dell’Amore Misericordioso, quindi, dove Dio aspetta l’uomo, un esperienza di amore totale, gratificante, libero, un luogo dove ripetere: "Ricordiamo o Dio la tua misericordia dentro il tuo tempio"7; qui dove c’era un "roccolo" per gli uccelli ora c’è il "roccolo" della misericordia, una casa dove Dio Padre richiama gli uomini con lo spasimo del suo amore misericordioso, qui in questa casa dove possiamo udire la voce "Come stai Figlio?"

(Continua)


1 Es. 25,8

2 Salmi 63, (62), 3

3 Salmi 17 (16), 15).

4 Diritto Canonico, canone 1230

5 Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, Documento Il santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente, 8 maggio 1999

6 Gv. 1,14

7 Sal. 48,10

 

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ultimo aggiornamento 20 ottobre, 2020