Il tuo Spirito Madre a cura di P. Mario Gialletti fam
«Resta con noi, Signore!»
G
esù appare ai due discepoli che, per timore dei giudei, uscivano da Gerusalemme diretti ad Emmaus, per consolarli e riunirli agli altri e perché parlavano di Lui. Appare loro da viandante. Non lo riconoscono perché la tristezza non permette loro di accorgersi che è il Signore. Poco a poco sono guidati a riconoscerlo.Per mettere a nudo la loro infedeltà, Gesù chiede che cosa fosse successo, ed essi gli rispondono: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?», e, credendolo un viandante gli parlano di Gesù elogiandolo dicendo che era profeta potente in opere e parole davanti a Dio e agli uomini. Dimostrano però di avere un limitato concetto della sua divinità nel dire: «Noi speravamo che avrebbe salvato Israele».
Gesù li chiama sciocchi e tardi di cuore, non per sdegno ma per compassione e per liberarli dalla loro ignoranza; camminando spiega il senso delle scritture, illumina la loro mente e infiamma di amore il loro cuore.
Come ascoltano attoniti la parola di Gesù! E guidati da essa vanno comprendendo l’altissimo mistero della Redenzione e sperimentano un grande fervore nell’intimo del loro cuore! Non ardevano forse anche i nostri cuori, quando Gesù ci venne incontro nel cammino della vita per chiamarci alla vita religiosa e per stare con Lui?
Giunti a Emmaus, Gesù fa come se voglia andare oltre, ed essi che già si sentono infiammati d’amore verso quel pellegrino, lo invitano a restare dicendo: «Rimani con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli si fa pregare un poco, pur volendo restare con loro, per insegnarci che, nonostante sia suo desiderio, non rimane se non lo invitiamo con insistenza.
Seduto a mensa, Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro. Essi lo riconoscono nello spezzare il pane, da come lo fa e dall’amore con cui compie questi gesti. Ma il Signore improvvisamente scompare per mostrarci che le sue visite in questa vita sono fugaci.
Che intensità raggiunge l’amore dei due discepoli mentre riconoscono Gesù nell’atto di spezzare il pane! Se Gesù non fosse scomparso dalla loro vista nell’istante in cui si fa riconoscere, chissà cosa sarebbe accaduto! Che momenti di profonda intimità provano i due fortunati discepoli!
Per questo corrono a Gerusalemme a portare la notizia della Resurrezione del Maestro - vincitore della morte - e comunicano a tutti il fuoco che arde in loro.
Anche noi faremmo lo stesso se veramente amassimo il Maestro. Accenderemmo questo fuoco d’amore nelle anime e correremmo a cercare quelli che disgraziatamente non lo conoscono e non lo amano.
Ma come potremo infiammare d’amore gli altri se non abbiamo questa fiamma? Che pena! E tuttavia qualcuno oserà dire che se avesse avuto la fortuna di vedere Gesù e di ascoltare la sua dolce voce, lo amerebbe meglio e con ben altro ardore correrebbe ad infiammare gli altri.
Chi parla così non capisce che siamo molto più fortunati dei discepoli di Emmaus, perché abbiamo la grazia di avere continuamente in noi il buon Gesù. Egli non si allontana da noi un solo istante, né lascia mai vuoti i nostri tabernacoli; e nonostante ciò non ci doniamo totalmente a Lui.
Ditemi perché non ci consegniamo alle più profonde espressioni dell’amore? Perché non siamo persuasi che l’Eucaristia è la dolce e potente calamita di quelli che credono. Infatti lì, nella presenza reale di Gesù, sono riunite la verità, la giustizia e la felicità; tre cose che l’uomo, essere razionale e mortale, non può non amare con tutto se stesso.
Nell’Eucaristia è presente la Verità, il compendio di tutta la rivelazione, il Rivelatore in persona. Colui che ha detto: «Io sono la verità» è lì presente con la potenza di un sole eterno che tutto rischiara con la sua luce.
L’Eucaristia acceca l’incredulo e illumina il credente; avviciniamoci a Gesù e saremo illuminati. Nell’Eucaristia sta la giustizia, cioè la santità. È chiamata «Santissimo» perché racchiude il Santo dei santi. Riguardo alla felicità posso testimoniarvi che non ne esiste una più grande sulla terra di quella di unirsi al buon Gesù in un abbraccio eucaristico.
Come si accendono le fiamme dell’amore nella comunione! Lì è dove l’anima dice a Dio: «Amore mio, troppo tardi ti ho conosciuto! Troppo tardi e tiepidamente sono arrivata ad amarti, mio Sposo!».
«Resta con noi, Signore!»
Se da queste letture per gli esercizi ricavate un raggio di luce, attribuitelo a Colui che è luce senza tenebre. (La Madre nel 1943, El Pan 7, 585-599)
Madre Esperanza de Jesús, EAM
L’Eucaristia acceca l’incredulo e illumina il credente; avviciniamoci a Gesù e saremo illuminati. Nell’Eucaristia sta la giustizia, cioè la santità. È chiamata «Santissimo» perché racchiude il Santo dei santi. Riguardo alla felicità posso testimoniarvi che non ne esiste una più grande sulla terra di quella di unirsi al buon Gesù in un abbraccio eucaristico.
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ultimo aggiornamento
08 maggio, 2021