ROBERTO LANZA

 

Davvero nessuno può negare che viviamo in un’era che anche illustri filosofi e studiosi hanno ormai battezzato come il tempo del coronavirus, quasi a caratterizzare in maniera indelebile un passaggio della nostra vita. Questo "stress" esistenziale ci ha reso più vulnerabili e più deboli, la sensazione è quella di vivere in una casa che trema e sente di essere fondata sulla sabbia. Questa pandemia del Covid-19, ha risvegliato nel nostro cuore vecchie e nuove paure: quella di ammalarci, di morire, di andare incontro a qualcosa che non possiamo controllare, di non poter soccorrere i nostri cari, di essere soli a combattere. Quest’anno l’annuncio della Pasqua di Risurrezione ci raggiunge mentre come comunità e come "famiglia" umana siamo ancora immersi nella "via della Croce" e nelle cadute a terra di Gesù, sfinito dal peso della croce, vediamo riflessa la stanchezza e lo sfinimento di tanti nostri fratelli e sorelle.

A che punto è la nostra fede nel tempo della pandemia? E se anche quest’anno non sarà celebrata la Pasqua, chi ci darà il coraggio di portare la speranza nei cuori di chi è più spaventato? Chi ci darà la Grazia di rimanere saldi e fiduciosi anche in mezzo alla tempesta?

Sono solo alcune delle domande che sentiamo ormai dire dalla nostra gente in merito al problema del coronavirus che ha profondamente disorientato tutto il nostro vivere. Davanti a situazioni che sembrano chiaramente ingiuste e senza senso, e di fronte alle quali ci sentiamo davvero impotenti, sorge in modo naturale la domanda su come Dio può permettere fatti simili.

 

La sofferenza suscita la domanda di senso!

Ma una cosa è certa: la nostra fede non ci fa dei privilegiati fuori dal mondo, noi "soffriamo" con il mondo, condividendo il suo dolore, ma viviamo questa situazione nella speranza, sapendo che, nel Cristo, "le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende"1. Noi non siamo onnipotenti, nonostante i progressi della scienza e della medicina, la nostra vita non dipende solo da noi, la nostra fragilità è segno evidente del limite umano. Infine, l’esperienza della nostra debolezza ci insegna e ci costringe a mettere nel giusto ordine le cose che contano davvero: "Dio non permetterebbe mai un male se non fosse sufficientemente potente per trarre da quel male un bene maggiore"2. Dio ha fatto qualcosa per risolvere il problema del male, e ha fatto precisamente la cosa più drammatica ma più efficace che potesse fare, donandoci il suo Figlio perché morisse per darci la vita.

Con Gesù, volto concreto della misericordia del Padre, è entrata nella storia una "Presenza di salvezza" che ci permette di guardare in faccia le nostre sofferenze. Dio non vuole il male e le sofferenze, ma che nella nostra vita si manifesti il suo amore, anche quando costa e ci inchioda alla croce.

Persino il "problema" è progetto di una crescita: una crescita di consapevolezza! 

Anche nelle ore di maggior dubbio e di difficoltà, dovremmo ricordarci che esiste un progetto di resurrezione dietro le nostre vite e che tutto si iscrive in un disegno di Dio previsto da tutta l’eternità, in cui ogni "elemento" della nostra vita, lieto o triste che sia, trova il proprio posto ed il proprio senso. Grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici o scientifiche previsioni. La nostra speranza è in Dio, non nel senso di una generica religiosità, o di un fatalismo "rivestito" di fede. La novità del cristianesimo è questa: la fede non fa sparire la malattia, il dolore o le prove; neanche tacita le tante domande. La fede è una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; un’angolazione che ci aiuta a vedere come "tutto" può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco.

E allora quale Pasqua celebreremo? La Madre Speranza ci indica la risposta: "Quanto mi ha impressionato questo!"

In genere quando una persona resta "impressionata" da qualche evento, sperimenta quasi sempre sentimenti simili alla meraviglia, ma anche all’emozione di qualcosa che colpisce profondamente il cuore e l’anima: "Quanto mi ha impressionato questo fatto, Padre mio!" Espressione di una "rivelazione" che le sono entrate direttamente nel cuore, che le hanno aperto e dischiuso orizzonti infiniti, che le hanno cambiato davvero la vita. Una meraviglia che l’ha segnata fortemente e le ha dato una nuova consapevolezza: "Gesù mi ama; mi ha pensato da tutta l’eternità e mi ha amato con amore speciale"3. Dio ci ha rivelato un amore donato gratuitamente; un amore che non pretende nulla in cambio. Una visione molto chiara alla Madre Speranza che così scriveva: "[…] Questo è un mistero che scuote la mia superbia: vedere un Dio abbassarsi fino all’uomo e noi che abbiamo l’ardire di non dargli quel poco che ci chiede"4. Stupirsi, commuoversi e meravigliarsi, è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. Una meraviglia che ha vissuto anche il popolo ebreo quando ha "santificato" la sua Pasqua, un rito che non celebrava soltanto il passaggio del Mar Rosso, nella convulsa notte dell’esodo, ma era il segno di un cammino più profondo, l’avvenimento di una liberazione più intensa: dalla schiavitù alla libertà.

Una Pasqua davvero difficile, forse come quella che stiamo vivendo noi nel tempo della pandemia!

Si, perché la schiavitù ha sempre un suo fascino: è l’attrattiva delle pentole piene di carne e di cipolle, meglio il passato che saper gestire la propria libertà da figli di Dio redenti e servire il Signore. Per il popolo eletto questo significò fare Pasqua: celebrare un rito, ma soprattutto compiere un passaggio: "Perché ci hai fatto uscire dall’Egitto?"

 

Allora cosa dobbiamo fare?

Mai come in questo momento ci è richiesto di fare quello che fu chiesto al popolo ebreo e allo stesso Cristo: compiere un passaggio, un passaggio nuovo e diverso, non un passaggio da un luogo all’altro, ma da un modo di vivere a un altro, da un uomo vecchio ad uno nuovo, al vivere per il Padre. La croce è solo un passaggio è un passaggio al PADRE. Cristo ha fatto Pasqua, è passato al Padre, si è abbandonato al Padre!

Il bambino che dà la mano al papà è l’immagine che rappresenta nel modo più vero l’atteggiamento dell’abbandono, il bambino non ha paura, non ha preoccupazioni per il domani, non domanda di capire tutto, perché il papà già sa, il bambino non chiede al proprio papà se ha provveduto al pane del giorno seguente; egli sa infatti che certe cose non occorre dirle al papà. Così io lascio la mia vita alla preoccupazione del Padre: Egli sa già il perché di ogni avvenimento, conosce il vero significato di ogni nostra situazione, il Padre conosce i miei bisogni, e quello che avrò domani.

 

Nemmeno al Padre occorre dirle certe cose!

Quando la vita non ti sorride, quando tutto è buio intorno a te, quando gridi a Dio e non hai risposta alla tua preghiera, quando ti senti arido, quando pensi che non vale più la pena di vivere, quando tutto viene giù, allora vedrai lo splendore della Resurrezione del Cristo nella tua vita: "Per mezzo della risurrezione, l’Eterno Padre ricompensa l’umiliazione del suo Figlio, con una gloria immensa; i suoi patimenti, con gioie indicibili; e il suo annientamento, con una signoria assoluta"5.

 

Ci stupiamo ancora di tutta questa grazia anche oggi nel tempo del Covid?

Noi tutti sappiamo chi siamo e come siamo fatti, sappiamo bene che nonostante le nostre debolezze ed i nostri fallimenti, Dio ha versato il Suo sangue sulla nostra vita. Come potremmo rispondergli in altro modo se non con espressioni di incessante e continua gratitudine? Come è possibile, non sapere quello che Gesù fece sul Calvario, e non esplodere in una riconoscenza gioiosa e dirompente quando abbiamo visto la pietra del suo sepolcro rotolata via?

 

È la Pasqua del Signore!

E uno scrollarsi di dosso le mille catene che ci tengono schiavi e metterci in cammino verso la "vera identità", del nostro essere figli di Dio. Forse ancora molti di noi pensano che il cristianesimo appartenga al passato, come se avesse perduto qualsiasi possibilità di dire una parola di salvezza all’uomo di oggi. Tutto il cristianesimo si riassume in queste parole: "Cristo è risorto", è la notizia più importante della Storia, quella che ha cambiato il corso di ogni evento. "Il Signore è risorto", questo è il grande annuncio che dobbiamo dare al mondo. È un annuncio di gioia e di speranza all’umanità, soprattutto in questo periodo in cui sembriamo tutti finiti in un sepolcro di morte.

Spesso mi domando se si è compreso davvero la forza dirompente di questo passaggio: la morte è stata definitivamente sconfitta, ha lasciato spazio alla vita eterna che comincia già qui e ora. Anche noi risorgeremo e il nostro vecchio corpo corruttibile lascerà spazio al nostro nuovo corpo spirituale. Ma questa dinamica non appartiene e non avverrà soltanto alla "fine dei tempi", è continuamente presente nella nostra vita quotidiana: quante volte siamo risorti a vita nuova dopo aver toccato il fondo, quante volte ci siamo rialzati più forti di prima dopo aver subito dolori immensi, quante volte ci siamo finalmente scoperti figli di Dio, dopo aver rinnegato il nostro atteggiamento egoista ed individualista. Sono tutte situazioni esistenziali che anticipano quanto poi avverrà alla fine di tutto: un giorno anche noi saremo come LUI!

 

Quanti segni di Risurrezione abbiamo vissuto in questo tormentato periodo!

Se accetto di aprirmi a Dio e quindi di morire a ciò che mi ripiega su me stesso, allora esco dal mio egoismo e la mia vita, in quanto redenta, vive la risurrezione, che non è il ritorno alla vita di questo mondo, ma la vita piena ricreata in Dio: "Non poteva succedere diversamente, figlie mie, dato che abbiamo fatto tutto meno quello che dovevamo fare. Che cosa serve correre se non andiamo per il giusto cammino? Quanto più velocemente corriamo fuori del vero cammino, tanto più ci allontaniamo dalla meta che dobbiamo raggiungere”"6.

 

Cosa è successo nella tomba di Gesù in quella notte?

Cercare di spiegare con la nostra mente umana quell’evento è davvero presunzione, ma una cosa è certa: come poteva l’uomo pensare di chiudere in una tomba la Vita? Come era possibile chiudere tra i confini di una fredda pietra l’infinito Amore di Dio? Rimuovere la pietra che era davanti alla tomba di Gesù, era la preoccupazione delle donne del Vangelo, così come nella vita di ciascuno di noi c’è uno o più "macigni" che impediscono di camminare, alla luce di entrare per rendere belle le nostre relazioni. Tanti possono essere i "macigni" che ci appesantiscono: il coronavirus, la paura, la solitudine, la disperazione, la sofferenza, l’odio, gli affetti sbagliati, ma fare Pasqua significa proprio far rotolare via le pietre che chiudono il nostro cuore e ci tengono schiavi.

Voglio dirti grazie, immenso Dio, perché c’è sempre un "ancora", per tutto quello che si è e per quello che domani saremo. Si, voglio essere contagiato anche io dalla tua misericordia, non basterà un virus o tutto il male del mondo a farmi tacere e non basterà neppure la morte livida e il suo strascico di amarezza ad impedirmi di perdermi nelle tue mani di Padre. Sarà come incontrarti ancora per le strade della Galilea e ascoltare di nuovo il battito del tuo cuore, sarà sentire la benedizione della tua mano sulla mia vita, non sarà più la morte, ma soltanto l’incontro di un Padre con il suo figlio prediletto. Io intanto continuo a stupirmi di TE, perché è la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta… solo allora, ogni domenica mi vestirò di bianco, e solo allora, ogni giorno, vivrò con stupore il mio incontro con TE…. eterno ed infinito Amore Misericordioso…

 

… Fratello mio, so che cerchi Gesù il crocifisso …

… non è qui … È RISORTO!


1 1 Gv. 2,8

2 S. Agostino

3 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

4 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

5 La Passione 1943

6 Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

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ultimo aggiornamento 08 maggio, 2021