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Vangelo e santità laicale
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Pier Giorgio Frassati
la santità giovane
santi ci dicono che la vera urgenza per noi è lasciarci raggiungere dalla grazia, lasciarci condurre in quell’habitat spirituale nel quale fioriscono pensieri e propositi che portano la firma di Dio. La santità è ciò per cui esistiamo, è il grande dono messo a nostra disposizione, è lo spazio in cui capiamo veramente chi siamo. Ed è bello che questo ce lo ricordano pure i giovani santi. Uno fra questi è Pier Giorgio Frassati. Il padre Alfredo, laureato in legge, si era dedicato alla carriera giornalistica tanto che nel 1895 rilevò la redazione del quotidiano Gazzetta Piemontese che nell’anno successivo avrà la testata "La Stampa" e nel 1920 ne diverrà direttore. Fu stretto amico del ministro Giovanni Giolitti. Alfredo sposerà nel 1898 la cugina Adelaide Ametis che fu una pittrice apprezzata, tanto che nella biennale di Venezia una delle sue opere venne acquistata da Re Vittorio Emanuele III.
I
La vita coniugale dei coniugi Frassati, purtroppo, non andò bene poiché non mancarono mai litigi e contrasti nella loro vita di coppia. Dal loro matrimonio nacquero i due figli: Pier Giorgio e Luciana. Quest’ultima più piccola di un anno del fratello morì nel 2007, all’età 105 anni. L’educazione ricevuta in casa fu piuttosto rigida poiché nella famiglia vigeva un duro sistema di regole e di doveri.
Quando Pier Giorgio a Torino cominciò a frequentare il liceo, guidato dai Gesuiti, qui ricevette una buona spiritualità cristiana. Si iscrisse poi alla facoltà di ingegneria meccanica con il desiderio di volersi specializzare in mineraria proprio perché sentiva la necessità di volere aiutare nella loro condizione di lavoro i minatori. Ma non vi riuscì poiché Pier Giorgio morì improvvisamente il 4 luglio 1925, dopo aver solamente sostenuto due materie della sospirata laurea. Nel 2001 però fu insignito della laurea "ad honorem", alla memoria .
Chi era Pier Giorgio Frassati (6 aprile 1901 – 4 luglio 1925)? Nasce a Torino il 6 aprile 1901; un ragazzo molto vivace e solare, innamorato della montagna, manifestazione del suo cammino ascetico "verso l’alto". E fu qui nella montagna che conobbe Laura Hidalgo, una ragazza orfana e di modeste origini sociali. Pur innamorato di questa non le manifestò il suo sentimento per non turbarla, sapendo che i suoi familiari non avrebbero accettato mai di avere come consorte qualcuna che non fosse della loro stessa prestigiosa provenienza sociale. Ed evitò ciò per non creare ulteriori tensioni che vi erano già tra i suoi genitori.
Il 18 maggio 1924 Pier Giorgio, durante una gita fatta insieme ai suoi più cari amici fonda la "Compagnia o Società dei Tipi Loschi", associazione caratterizzata da un sano spirito d’amicizia e d’allegria, fondata sul vincolo della preghiera e della fede. Ha fatto parte della Fuci e del Partito Popolare di don Luigi Sturzo; fu il giovane che praticava generosamente la carità ai poveri e ai bisognosi. Un giorno alla sorella Luciana che lo aveva visto senza denaro le disse: "Aiutare ai bisognosi è aiutare Gesù".
In famiglia non compresero chi fosse veramente Pier Giorgio per il fatto che da appartenente ad una famiglia alto-borghese non prendeva parte alla vita mondana del suo stesso ceto, preferendo andare in chiesa o a far visita ai poveri e agli ammalati. E fu probabilmente in una di queste visite che Pier Giorgio ha contratto una meningite fulminante, o una poliomielite che lo portò nell’arco di una settimana alla morte. Fu propriamente tre giorni prima della morte, mentre moriva la nonna materna, che i genitori compresero la gravità delle condizioni del figlio. Aveva detto ad un amico:"Il giorno della mia morte sarà il più bello della mia vita"; aveva 24 anni.
La sua breve ma intensa esistenza ha lasciato una grande traccia di santità. Per certi versi rappresenta il figlio dei nostri giorni, figli del consumismo, ma che ben si san distaccare però dalla vita agiata per dedicarsi agli ultimi, sapendo vivere lo straordinario nell’ordinario. Il tutto alla luce della fede cristiana.
L’entrata all’Istituto Sociale dei padri Gesuiti fu per Pier Giorgio assai decisa. Padre Lombardi gli aveva consigliato la comunione quotidiana assieme al rosario. A 17 anni comincia a far parte della Conferenza di San Vincenzo e a 21 anni entra nel Terz’ordine di San Domenico. L’amore verso il Signore gli faceva dire, parlando dei poveri: "Io che ho avuto da Dio tante cose sono sempre rimasto così neghittoso, così cattivo, mentre loro, che non sono stati privilegiati come me, sono infinitamente migliori di me".
Alfredo Frassati, grande uomo politico, senatore e ambasciatore in Germania, di fronte alla bara del figlio "ribelle" vede affluire migliaia e migliaia di persone e di poveri della Torino semplice e umile. Proprio da qui, questo padre comincia a scoprire la vera identità del figlio, la sua grandezza umana e spirituale.
Qualche anno dopo la morte di Pier Giorgio, mons. Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, poi divenuto Papa san Paolo VI, che precedentemente era stato assistente della Fuci, ha ricordato così il giovane torinese, nel 1959, durante la prolusione del congresso della Fuci a Torino: "C’è qualcuno che qui ch’io vedo e non si vede … eppure è presente", cercando in Pier Giorgio "il volto di uno studente bello e vigoroso, di cui in questi anni la gioventù nostra ha studiato i lineamenti e meditato la virile bontà, un modello di fratello ideale". Quest’altro evento ha segnato pure il percorso e l’avvicinamento del senatore Alfredo Frassati alla Chiesa e la sua profonda devozione a mons. Montini.
Anche Giuseppe Lazzati nel 50° anniversario della nascita di Pier Giorgio così lo ha descritto: "Straniti gli uomini, a partire dai suoi parenti, vedranno questo giovane a cui nulla sembrava mancare per essere campione di mondanità… trascinare per le vie di Torino carretti pieni di masserizie dei poveri in cerca di casa e passare sudato sotto il carico di grossi pacchi anche male confezionati, ed entrare nelle case più squallide dove spesso miseria e vizio si danno la mano".
Da alcuni amici Pier Giorgio veniva chiamato "il facchino degli sfruttati", tanto da inventare per lui la sigla "FIT": "Frassati Impresa Trasporti". Propriamente un giovane che aveva capito che fare la carità significava donare se stesso, alla luce del vangelo.
È stato pure un giovane tanto devoto della Madonna tanto da recitare ogni giorno il rosario, che portava sempre nel taschino della giacca, non esitando a tirarlo fuori in qualsiasi momento per pregare, anche in tram o sul treno, persino per strada:"Il mio testamento – diceva, mostrando la corona del rosario – lo porto sempre in tasca". Sulla sua scrivania alla sua morte, accanto ai testi universitari, erano aperti l’Ufficio della Madonna e la vita di S. Caterina da Siena.
Ai suoi funerali presero parte molti suoi amici, ragguardevoli personalità, ma soprattutto tantissimi poveri, quelli che lui aveva aiutato. Per la prima volta i suoi familiari capirono, vedendolo tanto amato, dove e come aveva vissuto Pier Giorgio, tanto che lo stesso padre in quella circostanza ebbe a dire: "Io non conosco mio figlio".
Pier Giorgio è stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990, indicandolo come modello di santità per la gioventù e quale uomo delle beatitudini, aggiungendo pure: "un alpinista…tremendo".
Dal cimitero di Pollone le sue reliquie sono state traslate alla Cattedrale di Torino. La festa liturgica ricorre il 4 luglio, nel giorno della sua nascita al cielo. Pier Giorgio è patrono delle confraternite, dei giovani di Azione Cattolica e, nello Stato della Città del Vaticano, è stato eretto patrono del Gruppo Allievi dell’Associazione Ss. Pietro e Paolo, già Guardia Palatina d’onore di Sua Santità.
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ultimo aggiornamento
08 maggio, 2021