S t u d i

P. Aurelio Pérez fam

Fammi a misura  del tuo cuore!

 

In questo mese di giugno, per tradizione dedicato al Sacro Cuore di Gesù, condivido con voi alcune riflessioni e sentimenti suggeriti da un’altra piccola ma densa espressione della Novena all’Amore Misericordioso di Madre Speranza. La troviamo nella preghiera finale del 4° giorno: "Signore, abbi misericordia di me, e rendi il mio cuore simile al tuo!". Se nel mese di maggio scorso chiedevamo alla Vergine Maria di farci da Madre, con la stessa delicatezza e cura premurosa con cui aveva fatto crescere Gesù, penso che chiedere al Signore di riprodurre in noi gli stessi sentimenti del suo cuore dovrebbe essere l’aspirazione massima della nostra vita. Dunque: "Signore, abbi misericordia di me, e rendi il mio cuore simile al tuo!". Di questa invocazione colma di fiducia vorrei sottolineare due parti.

 

1 Signore, abbi misericordia di me! È una preghiera vera perché umile e umile perché vera. La fa il pubblicano del vangelo: "O Dio, abbi pieà di me peccatore!" (Lc 18, 13); la rivolge Pietro a Gesù, dopo la pesca miracolosa: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!" (Lc 5, 8), e riceve, per tutta risposta, la grande chiamata ad essere pescatore di uomini; la fa il pellegrino russo nella sua preghiera incessante: "Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me, peccatore".

Senza questo atteggiamento che è la base della vera umiltà sarà difficile, per non dire impossibile, trovare la vera pace e la gioia serena di chi cammina dietro al Signore non perché si sente perfetto, ma perché è convinto dell’amore personale del Signore che "ama tutti senza eccezione, abita negli umili, ha pietà di tutti e nulla disprezza di quanto ha creato".

Tale atteggiamento, nella misura in cui lo coltiviamo con sincerità, fa crescere nella nostra vita un frutto molto bello, fonte di una grande pace: l’astenerci dal giudicare e condannare gli altri. Diceva acutamente Aristotele: "Solo una mente educata e formata bene può comprendere un pensiero diverso dal proprio senza necessità di accettarlo".

Il vedere il male che c’è intorno a noi è la cosa più istintiva che facciamo, anche senza rendercene conto. E siccome il male, i difetti e i limiti effettivamente ci sono e ci saranno sempre, il giudizio e la condanna scattano di conseguenza, e dal Papa in giù il nostro giudizio non risparmia nessuno... Coloro che studiano le dinamiche profonde della nostra psiche sottolineano un fatto molto frequente: quando giudichiamo gli altri non ci accorgiamo di star giudicando noi stessi. Gli altri ci fanno da specchio.

Ecco perché Gesù, quando presenta le condizioni per diventare misericordiosi come il Padre, dice: "Non giudicate, non condannate, perdonate, date!" (Lc 6, 36-37). E solo quando onestamente cercheremo di vedere la trave che c’è nel nostro occhio, e con la grazia di Dio ci impegneremo a toglierla, saremo meno preoccupati e ansiosi nel cercare ed evidenziare le pagliuzze negli occhi degli altri, e all’occasione ci vedremo meglio per aiutarli a toglierle (cf Mt 7, 1-5).

Ci aiuta ad acquistare questo atteggiamento la convinzione di ciò che Gesù stesso ha ripetuto a Madre Speranza varie volte: "Gesù mi dice di ricordarmi che Lui ama molto più le anime che piene di difetti si sforzano e lottano per essere come le vuole, e che l’uomo più malvagio, il più abbandonato e miserevole è da Lui amato con immensa tenerezza ed Egli è per lui un padre e una tenera madre e vuole che il mio cuore assomigli al suo" (El Pan 18, Diario, 1192).

Queste ultime parole di Madre Speranza ci aprono alla seconda richiesta di questa breve preghiera. Ma è impensabile capire o far diventare preghiera la seconda parte bypassando la prima. In altre parole: la condizione necessaria per chiedere un cuore misericordioso come quello del Signore è quella di aver sentito la nostra miseria abbracciata dalla sua misericordia.

Per noi, a differenza di Lui, l’unico modo per aver accesso al cuore nuovo, secondo Dio, è quello di aver preso atto, umilmente, che il nostro cuore è malvagio, egoista, impuro, orgoglioso, falso, violento, ipocrita, davvero miserevole... tutt’altro che misericordioso... e averne chiesto sinceramente perdono, affidandoci alla sua misericordia senza limiti.

 

2 Ecco allora la seconda richiesta: Rendi il mio cuore simile al tuo. Chi ha bevuto alla sorgente della misericordia, e ha sperimentato l’amore del Signore verso la propria miseria, comprende che non c’è cosa più importante nella vita che dissetarsi continuamente a quest’acqua, e fare in modo che tutti facciano questa esperienza. Papa Francesco direbbe: "misericordiati, diventiamo misericordiosi!". É questa la grazia da desiderare e chiedere. Il testo originale in spagnolo credo abbia una sfumatura più profonda: Hazme a la medida de tu corazón! (si può tradurre letteralmente: Fammi a misura del tuo cuore!). Non è davvero una misura piccola quella dell’amore infinito di Dio manifestato in Gesù. San Paolo, che lo aveva sperimentato in prima persona, chiedeva per i suoi solo questo:

"Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio". (Ef 3, 17-19).

 

Sappiamo che il cuore secondo le Sante Scritture non è solo la sede degli affetti, ma indica tutte le facoltà superiori dell’essere umano: la mente o il pensiero, gli affetti o sentimenti, la volontà che liberamente prende decisioni e le trasforma in azione.

Avere la grazia di un cuore nuovo, che si va avvicinando alla misura del cuore di Dio, significa che i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre parole, le nostre azioni, si vanno conformando a quelli di Gesù. S. Gregorio di Nissa scrive:

 

"Tre sono gli elementi che manifestano e distinguono la vita del cristiano: l’azione, la parola e il pensiero. Primo fra questi è il pensiero, al secondo posto viene la parola che dischiude e manifesta con vocaboli ciò che è stato concepito col pensiero. Dopo, in terzo luogo, si colloca l’azione, che traduce nei fatti quello che è stato pensato...

E che altro, dunque, dovrebbe fare colui che è stato reso degno del grande nome di Cristo, se non esplorare diligentemente ogni suo pensiero, parola e azione, e vedere se ognuno di essi tenda a Cristo oppure se ne allontani?

In molti modi si può fare questo importante esame. Infatti tutto ciò che si fa o si pensa o si dice, sotto la spinta di qualche mala passione, questo non si accorda affatto con Cristo, ma porta piuttosto il marchio e l’impronta del nemico, il quale mescola alla perla preziosa del cuore il fango di vili cupidigie per appannare e deformare il limpido splendore della perla.

Ciò che invece è libero e puro da ogni sordida voglia, questo è certamente indirizzato all’autore e principe della pace, Cristo. Chi attinge e deriva da lui, come da una sorgente pura e incorrotta, i sentimenti e gli affetti del suo cuore, presenterà, con il suo principio e la sua origine, tale somiglianza quale può aver con la sua sorgente l’acqua, che scorre nel ruscello o brilla nell’anfora." («L’ideale perfetto del cristiano», PG 46, 283-286)

 

Ancora Madre Speranza scrive in proposito: "Io paragono l’amore di Gesù al cuore umano che manda il sangue fino alle estremità del corpo portando la vita anche agli organi più piccoli. I palpiti dell’Amore Misericordioso fanno altrettanto. Il cuore di Gesù batte con amore immenso per tutti gli uomini. Batte per le anime tiepide, per i peccatori, per le anime sante e quelle fervorose, per gli infedeli e gli eretici; batte per i moribondi e le anime del Purgatorio; per le anime beate che sono da Lui glorificate nel cielo. Così, figli miei, deve essere un cuore cristiano" (El Pan 2, 68-69).

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ultimo aggiornamento 09 luglio, 2021