"Care figlie, consideriamo oggi la guarigione che Gesù operò nella figlia della Cananea. La Cananea è l’esempio della preghiera perfetta, della fede e della speranza"1.
S
ono parole davvero importanti, quelle della Madre Speranza, con le quali inizia il commento a questa pagina di vangelo, soprattutto in questo tempo di grande incertezza e sofferenza a causa del Covid-19. La Scrittura ci presenta un Gesù molto severo, ai limiti dell’insensibilità, a tal punto che gli stessi discepoli devono intervenire, almeno per placare la donna che li sta seguendo e che porta con sé il suo dramma. Gesù si trova nel territorio di Tiro e Sidone e una donna cananea si aggrappa a Lui, sulla base della sua fama di guaritore, implorando un suo intervento per la figlia malata. Gesù ignora questa richiesta reagendo con un gelido "no": "Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele", ma la sua freddezza, sia pure motivata, non scoraggia la donna che gli urla: "Signore, aiutami!".E qui forse il nostro "scandalo" raggiunge il punto più alto quando Gesù replica in modo sferzante: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini." Ma quando il cuore di una madre soffre per la sua creatura, non conosce offese o limiti, e la risposta della donna è davvero coraggiosa: "E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni." Possiamo osare a pensare che anche per Gesù quella risposta è stata una lezione per così dire di fede: "Donna, davvero grande è la tua fede!"
Cosa vuole comunicarci oggi l’Amore Misericordioso? Quale verità ci viene data per poter vivere al meglio questi giorni ancora così sofferenti?
La fede pensata secondo il nostro carisma non è soltanto rispondere alla rivelazione della misericordia, ed entrare così alla vita di comunione con Dio, ma vivere pienamente e completamente un abbandono fiducioso in Dio.
Ecco il centro carismatico di questo vangelo, una provocazione che come abbiamo detto la Madre non si lascia sfuggire, lo aveva detto all’inizio, ma ora lo completa e lo definisce in maniera determinante: "La Cananea tornata a casa trovò la figlia guarita e libera dal demonio. Figlie mie, da questo episodio vediamo le condizioni che deve avere la preghiera per essere perfetta ed esaminiamo come è stata la nostra fino ad ora. Le condizioni di una preghiera perfetta sono: fede, umiltà, fiducia, pietà e perseveranza". Fede, umiltà, fiducia, pietà e perseveranza sono le "armi" necessarie per fare esperienza dell’Amore Misericordioso. La fede pensata secondo il nostro carisma non è soltanto rispondere alla rivelazione della misericordia, ed entrare così alla vita di comunione con Dio, ma vivere pienamente e completamente un abbandono fiducioso in Dio.
Tuttavia, non è sempre un atteggiamento facile quello dell’abbandono, è impegno a tenere un cuore di figlio fiducioso proprio quando verrebbe voglia di "mollare tutto" e prendere iniziative al di fuori della volontà di Dio o di quello che Lui, nella sua infinita sapienza, ha pensato per noi. Se è vero tutto questo, se è vero questo abbandono fiducioso, allora esiste un comportamento se volete "carismatico" che dobbiamo imparare da questo brano evangelico, ossia che non ci si può arrendere nella richiesta, non ci si può fermare alla prima preghiera, al primo grido, al primo urlo, bisogna perseverare sino a che il miracolo non sia stato strappato.
Spesso ci scoraggiamo nel nostro cammino di relazione con Dio, alterniamo momenti di pace, di crescita più o meno importanti, con altri di stagnazione, a cui segue la noia, l’inaridimento e, di frequente, il regredire e la distruzione, almeno in parte, di quanto forse abbiamo "conquistato" prima. Come è stato per questa pandemia a volte sperimentiamo, quello che succede quando sulle rive di un torrente, arriva l’ondata di piena, che distrugge e porta via quanto incontra sul suo cammino. E poi si affacciano sempre le stesse domande che non fanno altro che alimentare lo scoraggiamento: A che serve pregare? Tanto Dio ha cose più importanti… figurati se pensa a me? Perché mi dovrebbe esaudire, tanto sarò sempre lo stesso, piena di difetti, limiti e colpevolezze! Forse ha ragione chi dice che il più grande nostro peccato è l’orgoglio, che desidera soltanto la nostra autosufficienza, ma è altrettanto vero che noi "domandiamo e non riceviamo, perché domandiamo male"2.
E allora cosa dobbiamo fare?
"Ma lei, invece di perdersi d’animo[..]", così la Madre presentava l’atteggiamento della donna Cananea di fronte al "rifiuto" di Gesù, un comportamento che non si ferma alla prima difficoltà, ma che va oltre, che supera lo spazio del tempo terreno per incontrarsi su un altro piano: quello dell’incontro con un Dio che è Padre. "Vorrei far notare che la preghiera della Madre era della vera zingara, cioè insistente e impertinente. Non era impertinenza blasfema ed offensiva, ma affettuosa e confidenziale. L’amore di chi prega sa dare contenuti e coloriture inedite"3. così Padre Gino Capponi evidenziava in maniera chiara una delle caratteristiche più importanti del modo di vivere il rapporto con Dio da parte della Madre Speranza.
Vorrei far notare che la preghiera della Madre era della vera zingara, cioè insistente e impertinente. Non era impertinenza blasfema ed offensiva, ma affettuosa e confidenziale.
Il nostro carisma, ci ha spiegato molto bene che la fiducia in Dio non è una convinzione, è molto di più. Significa accettare Dio proprio come Egli è, ossia accoglierlo e riconoscerlo come un Padre. La fede è proprio questo lasciarci prendere e coinvolgere dall’amore totale di Dio, è lasciare fino in fondo che Dio sia quello che è, mi sia Padre. Ecco perché non dobbiamo scandalizzarci quando a volte dobbiamo "chiedere con insistenza", perché se per me Dio è proprio Padre, è normale, è vero, è innegabile che quando gli chiedo qualcosa che è conforme alla sua volontà, non ho finito nemmeno di esprimerlo che già sono stato esaudito, un papà fa così: l’Amore Misericordioso si comporta così.
Dio desidera essere "invocato" con insistenza e senza stancarsi, Egli vuole la "dimostrazione" della nostra fiducia e della nostra fede. Il nostro carisma ci insegna che la perseveranza nella preghiera è possibile soltanto quando si ha fiducia di essere esauditi da Dio; è soprattutto per mancanza di fiducia che si smette di pregare. Gesù, con la sua vita, ci ha spiegato molto bene, l’importanza della tenacia nel chiedere a Dio a costo di apparire inopportuni. Non dobbiamo "disarmarci" se la risposta di Dio non viene immediatamente, perché è per il nostro bene che non viene subito.
A noi tocca solo insistere, dimostrare che amiamo Dio sopra ogni cosa, Egli attende solo questo, e la prima grazia ottenuta è proprio questo "silenzio" di Dio, perché causa certamente in noi un aumento di fede, proprio come è successo alla donna cananea. Per questo vuole che la nostra preghiera sia insistente, persistente, senza sosta, incessante, senza alcuna interruzione. L’insistenza è la vita della preghiera, il suo esaudimento è proprio nella sua non arrendevolezza.
La scrittura, non ci dice forse la stessa cosa?
"Dal profondo a te grido, o Signore".
"Signore, ascolta la mia voce".
"Signore, ascolta il mio lamento".
"Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
"Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
"Guarda, rispondimi, Signore mio Dio".
"E canti al Signore che mi ha beneficato".
Il Signore non ci insegna ad essere inopportuni, ma ad insistere, a non arrendersi, a non mollare mai la "presa". Nel Diario la Madre spesso annota proprio questo principio divino: "Dopo aver insistito tanto, mi ha lasciata senza che ottenessi alcun risultato, causando in me un enorme sconforto che mi ha fatto scoppiare in un gran pianto e in una grande pena, non tanto perché non mi ha concesso quello che chiedevo, ma perché temevo di averlo infastidito, importunandolo con qualcosa che non era di suo gradimento e così mi ha lasciata sola e non so se tornerà"4.
Una pedagogia molto lontana da noi.
Ecco la bellezza del nostro carisma, ci esorta a scoprire la nostra vocazione più autentica: quella di imparare a riconoscere la volontà di Dio nella nostra vita. Scopriamo, infatti, che, nell’autenticità della nostra preghiera, non obblighiamo Dio ai nostri voleri o gusti, ma siamo noi che cambiamo per aderire alla sua volontà. In questo senso la preghiera nella fede deve essere intesa come insistente, in quanto l’insistenza non è "scocciatura", ma preghiera dello Spirito che agisce in noi, che prega per noi. La nostra preghiera sarà autentica solo se è perseverante perché Dio non lo si "gettona"! Il cuore impara a "contattarlo" per qualunque necessità nella consapevolezza che Egli è l’Amore Misericordioso: "Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!"5
La nostra preghiera qualche volta deve essere come quella della donna cananea: un grido tanto forte che sovrasti il rumore del mondo che c’è in noi ed intorno a noi.
Pregarlo ogni giorno, anzi in ogni momento è il "respiro" che conta e ci fa vivere!
Pregare in questo modo significa toccare il cuore misericordioso di Dio e di vederlo "faccia a faccia". La nostra preghiera qualche volta deve essere come quella della donna cananea: un grido tanto forte che sovrasti il rumore del mondo che c’è in noi ed intorno a noi. Chi entra in questa dimensione ha scoperto di essere immensamente amato da Dio e sente perciò il desiderio di comunicare con Lui, vivendo la propria preghiera, non tanto come un "domandare", ma soprattutto come un "rispondere", perché prima di tutto è Dio che è alla ricerca dell’uomo. All’inizio della preghiera c’è sempre un desiderio di Dio; anzi, il primo attore della preghiera in noi è Dio, è Lui che ci attira a sé. Dio vuole che io preghi, è Lui che mi comincia a provocare.
Io sono atteso da Lui! Che meraviglia! L’Onnipotente, il Creatore dell’universo, attende ed elemosina il mio amore! Ma non ti vengono i brividi e non ti tremano le gambe dall’emozione?
Anche Papa Francesco è su questa direzione: "La nostra preghiera deve essere coraggiosa, non tiepida, se vogliamo non solo ottenere le grazie necessarie ma soprattutto, attraverso essa, conoscere il Signore. Se lo chiediamo, sarà lui stesso a portarci la sua grazia"6. Quando preghiamo dobbiamo avere chiaro che il Signore ci ascolta, dobbiamo avere il coraggio di bussare alla sua porta con insistenza, perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e chi bussa sarà aperto. Ecco perché non bisogna "stancarsi mai", la perseveranza nella preghiera non è tanto l’insistenza nella domanda, quanto l’ostinazione di fidarci di Dio.
E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa. Fratello mio, non mettere la chiave della tua felicità nella tasca di qualcun altro, mettila nel cuore dell’Amore Misericordioso e sarai vaccinato per sempre!
Per questo la Madre Speranza poteva osare e addirittura "negoziare" con il Signore e anche diventare inopportuna; attraverso la preghiera continua, seppe offrire al buon Gesù la lavagna pulita della sua anima sulla quale l’Amore Misericordioso disegnò i tratti indelebili ed incancellabili del suo volto: "Ricordiamo che, per essere esaudite, le nostre domande devono sempre avere questa condizione: la maggior gloria di Dio"7. Non dobbiamo restare inquieti né scoraggiati, se Dio Padre sembra tardare, dobbiamo preoccuparci piuttosto della nostra fede, e cosa c’è di peggio se non perdere proprio la fede in Dio Padre.
E questa è la mia preghiera per te oggi… caro fratello, dove non trovi una soluzione in piedi, la trovi in ginocchio pregando il Padre celeste. Ti sembrerà strano, ma a volte, l’ora di Dio sembra giungere proprio nel momento in cui non ce la facciamo più. Noi non siamo mai soli, nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia alla nostra vita.
A me piace pensare che Dio il giorno che ci ha dato la vita abbia inciso sulle pareti della nostra anima queste parole: "Tu sei il figlio che amo. Tu sei il mio bambino". E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa. Fratello mio, non mettere la chiave della tua felicità nella tasca di qualcun altro, mettila nel cuore dell’Amore Misericordioso e sarai vaccinato per sempre!
1 L'Ordine delle nostre relazioni con Dio, EL PAN 8
2 Gc. 4,3
3 Profili Di Madre Speranza n° 3 – Immersa nella fede
4 Diario (1927-1962) (El Pan 18)
5 Lc. 11, 11-13
6 Omelia Santa Messa in S. Marta – 10 Ottobre 2013
7 El Pan 7, 553-569
![]() |
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
09 luglio, 2021