ROBERTO LANZA
"Credo che Gesù, chiamandoci ad essere membri della famiglia dell’Amore Misericordioso, ci abbia detto: «desidero vederti correre nel cammino della santità con l’esercizio della carità e il sacrificio.1
"A
ndate anche voi nella mia vigna": la chiamata universale a lavorare nella vigna del Signore non riguarda soltanto i ministri ordinati, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo. Il fenomeno dell’aggregarsi dei laici tra loro è venuto ad assumere caratteri di particolare varietà e vivacità dopo il Concilio Vaticano II, infatti si è visto il nascere e il diffondersi di molteplici forme aggregative: associazioni, gruppi, comunità, movimenti; potremmo addirittura parlare, rispetto al passato, di una nuova stagione aggregativa dei laici.
Quale, dunque, la loro missione oggi nella Chiesa?
È ormai riconosciuto da tutti che la Chiesa richiede, oggi più che mai, un nuovo, inedito e determinato protagonismo dei laici. Soprattutto perché i laici per vocazione sono chiamati a "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio". La modalità peculiare del fedele laico è allora quella di vivere insieme, come comunità, la sequela del Signore dentro il secolo, ossia dentro il mondo delle realtà terrene e dentro la realtà dell’intrecciarsi delle relazioni umane che formano il tessuto della società. Con questa vocazione specifica del laico, la Chiesa si fa, in modo singolare, presente nel "mondo", senza essere del "mondo", per partecipare come strumento indispensabile all’universale salvezza. Una vocazione specifica per un compito specifico e insostituibile: quello di rendere presente il vangelo, con il suo evento di salvezza, dentro l’ordinaria e feriale vita comune agli uomini e alle donne di tutti i tempi. In una società in cui la Chiesa deve muoversi come un unico corpo, è anche attraverso la testimonianza dei laici che è possibile raggiungere e comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo.
Quello che viviamo oggi è finalmente, (e forse) il tempo opportuno per rimettere in moto e ridare slancio all’ora dei laici2. Ci sono tutte le premesse perché questo possa finalmente avvenire: laici chiamati ad essere, a diventare, "maturi e corresponsabili" e non solo collaborativi.
Tuttavia, oggi più che mai, i laici, devono prendere sul serio la loro formazione cristiana, perché nei tempi odierni non è più possibile rimanere "bambini" nella fede e accontentarsi del catechismo appreso nell’infanzia. È necessario approfondire, con umile fatica, la conoscenza della nostra fede. Ci troviamo di fronte a un dato di fatto incontestabile: non esiste più una "società cristiana" nella quale avveniva una trasmissione quasi automatica della fede da una generazione all’altra.
E non è certo la formazione acquisita in occasione della "prima comunione" o della "cresima" che può rispondere a questa nuova esigenza di evangelizzazione. Così come è importante liberarsi dalla "mentalità gerarchica" ancora oggi diffusamente presente nella Chiesa. "L’organizzazione gerarchica" nella Chiesa costituisce un servizio necessario, come garanzia alla fedeltà apostolica, ma non deve mai comportare quella sorta di sottomissione e dipendenza spesso imposta ai laici e altrettanto spesso accettata dai laici stessi come una, in fondo comoda, rinuncia alla propria responsabilità (clericalismo passivo).
Quindi, detto questo, quale il passaggio da compiere?
Spesso si parla di complementarità delle due vocazioni, ma per descrivere questa relazione con un termine molto più ricco e dinamico dovremmo preferire il termine: reciprocità. Complementarità, significa che una parte completa ciò che manca all’altra, l’immagine dell’incastro rappresenta bene questo concetto. Reciprocità, vuole dire invece che, non solo ogni singola parte integra ciò che manca all’altra, ma ogni parte aiuta l’altra ad essere di più "se stessa". Questo concetto diventa semplice e chiaro se pensiamo, per esempio, alle relazioni dentro la vita di coppia e nella famiglia. Se anche i laici appartengono alla Chiesa, vuol dire che i rapporti tra Clero e laici devono essere impostati secondo i più evidenti criteri di corresponsabilità, di comunione, di stima, di aiuto reciproco, di valorizzazione, di fiducia. Dice il Concilio: "L’apostolato dei laici e il ministero pastorale si completano a vicenda". Ciò significa che nel servire la Chiesa i laici devono assumere "il fine apostolico nella sua globalità", in uno stile che il papa emerito Benedetto XVI° definiva di "operosa corresponsabilità" con i propri pastori.
Ma torniamo alla nostra riflessione originaria chiedendoci: chi sono veramente i laici dell’Amore Misericordioso?
La Chiesa, con la promulgazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale "Vita Consecrata", ha aperto una via di più stretta comunione e collaborazione tra le Congregazioni religiose e gli altri membri del popolo di Dio: "Una espressione significativa di partecipazione laicale alle ricchezze della vita consacrata è l’adesione di fedeli laici ai vari Istituti nella nuova forma dei cosiddetti "membri associati"3.
Sono persone che condividono insieme alla Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso il grande dono di grazia con il quale Dio ha voluto manifestare un particolare aspetto della sua realtà divina: il suo volto misericordioso. Il carisma di ciascuna famiglia religiosa è il modo particolare con il quale i suoi membri sono chiamati a seguire Cristo. Tra i molti carismi suscitati dallo Spirito Santo nella Chiesa, quello dell’Amore Misericordioso riunisce tutti quei membri del Popolo di Dio: religiosi, religiose, sacerdoti e laici che si riconoscono chiamati alla sequela di Cristo Amore Misericordioso sulle orme di Madre Speranza di Gesù e che quindi hanno scelto di vivere la propria vita di battezzati alla luce del Carisma dell’Amore Misericordioso. I laici associati sono un dono suscitato dallo Spirito che evidenzia, nel nostro oggi, una modalità nuova e diversa con cui può essere vissuto il Carisma dell’Amore Misericordioso: la modalità della laicità. Il loro fine è di favorire la santità della vita cristiana nei laici e di coinvolgerli più attivamente nella diffusione del regno di Dio nel mondo, secondo le indicazioni del Magistero della Chiesa, alla luce della spiritualità dell’Amore Misericordioso.
"Esistono" per aiutare le persone a raggiungere la santità cristiana attraverso l’esperienza del carisma dell’Amore Misericordioso4. Una comunità di laici, quindi, che secondo la loro condizione vogliono condividere l’insegnamento evangelico alla luce del Carisma di Dio Amore Misericordioso, per raggiungere uno scopo: quello della santità. Il loro Regolamento all’Art. 1 evidenzia: "Possono far parte dell’Associazione i laici che si sentono chiamati da Dio a vivere la spiritualità dell’Amore Misericordioso in modo determinante". I "laici associati", a loro è affidata la missione di divenire presenza di misericordia negli ambiti più difficili della nostra società, soprattutto là dove le tenebre avvolgono la vita dell’uomo e gli impediscono di conoscere la verità. La "regola" e la vita dei Laici dell’Amore Misericordioso è questa: osservare il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo alla luce del Carisma dell’Amore Misericordioso secondo l’esempio di Madre Speranza di Gesù, la quale del Cristo fece l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini.
Anche le due Congregazioni religiose dell’Amore Misericordioso riconoscono che è segno dei tempi riscoprire che i religiosi e i laici sono chiamati a vivere l’annuncio del vangelo nelle loro specifiche vocazioni, condividendo la stessa vocazione alla santità, per testimoniare il volto di una Chiesa che vuole comunicare e rendere visibile la misericordia. Esse sono consapevoli che i Laici dell’Amore Misericordioso:
– sono un dono del Signore, alla Chiesa e alla Famiglia religiosa.
– sono un segno dei tempi nella Chiesa.
– sono uno stimolo ad approfondire e trasmettere il carisma.
– sono collaboratori preziosi nella missione e nelle opere dell’Istituto religioso.
La ricchezza del Carisma con i laici, nella vita dell’Istituto religioso, significa che la realtà dei Laici dell’Amore Misericordioso si presenta come una nuova opportunità per conoscere e approfondire la ricchezza del carisma e della spiritualità all’Amore Misericordioso a partire dalla peculiare sensibilità che questi fratelli nella fede offrono. Si tratta di una realtà e di un orizzonte ricco di promesse che dimostra come il carisma abbia una forza dinamica ed attuale capace di rinnovare e dare nuovo impulso all’esperienza di Dio nel mondo. La presenza dei Laici nella famiglia religiosa fa sperimentare la gioia che ci siano persone che si compromettono ad essere testimoni di Dio nell’ambito familiare, professionale, e lavorativo con uno stile misericordioso, aiutando e animando altre persone a scoprire nella loro vita il Dio di tenerezza e fedeltà. Nell’atto della Promessa di adesione, la loro "consacrazione laicale" trova la sua espressione più significativa. Essa è segno dell’incontro di amore tra il Signore che chiama e il "discepolo" che risponde donandosi totalmente a Lui, alla Chiesa e ai fratelli.
Essere chiamati dall’Amore Misericordioso comporta per tutti una nuova modalità di vivere la propria fede; a questi "eletti" si offre oggi la possibilità di annunciare un Dio completamente attento verso la sua creatura, la scoperta di un Dio misericordioso, per aiutarci a costruire finalmente una civiltà basata sull’amore. In virtù della loro "vocazione" conformano il loro modo di pensare e di agire a quello di Cristo, mediante una radicale conversione del cuore, in questo cammino di rinnovamento il sacramento della riconciliazione è il segno privilegiato della misericordia del Padre e sorgente di grazia.
Annunciare l’Amore Misericordioso, significa portare il lieto annuncio della salvezza a tutti gli uomini, per trasformarli nel cuore e renderli persone nuove, perché non c’è umanità nuova se prima non ci sono uomini nuovi nel cuore. Accogliere l’Amore Misericordioso di Gesù vuol dire, allora, aderire ad un "mondo nuovo", ad una nuova maniera di essere, ad un nuovo modo di vivere la vita e di interpretare gli avvenimenti che in essa accadono. Significa ancora testimoniare che, nel suo Figlio, Dio ha tanto amato il mondo, ha dato l’esistenza a tutte le cose e ci ha chiamato alla vita.
Questo è l’annuncio meraviglioso, efficace, che la Chiesa è chiamata a diffondere nel mondo: Dio ti cerca e ti ama di Amore Misericordioso!
Giovanni Paolo II° nella visita alla Parrocchia di Spinaceto ripeteva questa sorpresa nel riconoscere Dio come Padre Misericordioso diceva infatti: "Che bella parola Amore Misericordioso! E che vera parola! L’Amore di Dio per il mondo, per le sue creature non può essere che misericordioso, in questo mondo ci vuole una comunità che è specialmente consapevole di quell’Amore Misericordioso che solo può aiutare l’umanità ed il mondo, la vostra vocazione è grande".
E allora si apre uno scenario meraviglioso: quello di tantissimi uomini e donne che, giorno dopo giorno, portano il "fermento del vangelo" in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro e del tempo libero, a prendere la vita sul serio e ad essere lievito buono, sale che dona sapore… quello di tantissimi uomini e donne che proprio nella vita di ogni giorno, spesso inosservati, incompresi, sconosciuti ai grandi della terra, ma guardati con amore dal Padre Misericordioso, sono gli operai instancabili che lavorano nella vigna del Signore per costruire il suo regno di misericordia: " […] i laici sono adoratori, dovunque, santamente, consacrino il mondo a Dio"5.
L’uomo di oggi ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni… laici dell’Amore Misericordioso, Dio vi custodisca!
E così sia!
1
Consigli pratici (1933) (El Pan 2)
2 “è l’ora dei laici, ma sembra che
l’orologio si sia fermato.” Papa Francesco lettera al cardinale Marc Ouellet
19 Marzo 2016.
3 VC n° 56
4 Statuto art. 1 e 2
5 Concilio Vaticano II°
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ultimo aggiornamento
03 agosto, 2022