Festa del Santuario |
Card. Beniamino Stella |
Omelia di S. Em.za
il Card. Beniamino Stella
Nella Festa del Santuario
dell’Amore Misericordioso
Collevalenza - 25 settembre 2022
F
ratelli e sorelle carissimi, ho accolto con gioia l’invito del Rettore del Santuario a venire qui in mezzo a voi, per presiedere questa solenne celebrazione nella festa del Santuario dell’Amore Misericordioso, fondato da Madre Speranza al termine di un intenso dialogo con Gesù crocifisso e risorto, che le diceva: "Voglio servirmi di te come alimento e sostegno di molte anime, …. Per darmi molta gloria in questo Santuario, con il soave profumo del sacrificio, dell’orazione, della rinuncia e con il continuo esercizio della carità e dell’amore ai più bisognosi".Una memoria liturgica, questa, che aiuta a ravvivare il senso dello specifico carisma nel cuore di ciascuno dei suoi figli: vivere e testimoniare l’Amore Misericordioso di Dio che è «Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi il modo di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli, che li segue e cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro» (Madre Speranza).
Di tale urgenza spirituale già san Giovanni Paolo II segnalava la necessità: «La Chiesa – scrisse il Pontefice – ha la missione di annunciare la Misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona… Il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale» (Dives in Misericordia, nr 12).
Un testo che lo stesso papa Francesco riprenderà nella Bolla d’indizione per il Giubileo della Misericordia, introdotta da queste parole: «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth… Con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio» (Misericordiae Vultus – MV – Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia, nr 1).
Per ravvivare il carisma e comprendere con il cuore quanto stiamo insieme celebrando, è importante lasciarsi illuminare e guidare dalla Parola di Dio che abbiamo proclamato. La liturgia è la nostra cattedra di vita, è "fonte e culmine" del nostro essere credenti.
Il testo del Vangelo riporta l’incontro tra Pilato e Gesù durante il processo che lo porterà alla condanna a morte. In questo faccia a faccia, troviamo una sorta di scontro tra la regalità del mondo e la regalità di Gesù. Un tema, quello della regalità, che ritroviamo fin dall’inizio della vita di Gesù, quando i Maggi giungono a Gerusalemme e domandano: "Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?".
Gesù si dichiara re, ma non secondo le categorie umane. Egli è Re di amore, di umiltà, di servizio, di dono di sé. In Croce si è rivelato soprattutto quale Re di Misericordia. È il profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura, a tratteggiare il profilo della regalità di Gesù: "Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi… Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… Egli è stato trafitto per i nostri delitti… Maltrattato, si lasciò umiliare… era come agnello condotto al macello…".
Gesù è l’Agnello mansueto che si è lasciato sacrificare per salvare noi tutti. Parafrasando san Paolo nella seconda lettura: "Eravamo morti per le nostre colpe e i nostri peccati, nei quali vivevamo alla maniera di questo mondo, …Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siamo stati salvati".
Non dimentichiamo che seguire il Signore Gesù, nostro Re, a volte ci farà sentire fuori onda, quasi degli extraterrestri, non alla moda. Fisseremo allora lo sguardo sul Volto di Gesù Crocifisso e chiederemo nella preghiera di essere illuminati e sostenuti nel nostro percorso di fede e nella testimonianza della vita, dallo Spirito del Signore.
Fratelli e sorelle, la festa odierna ci permette di ravvivare in noi la gioiosa certezza che in Cristo Gesù siamo salvati non per i nostri meriti, ma per la grandezza dell’amore misericordioso del Signore: Egli è il nostro Salvatore, il nostro pastore (cfr salmo), Colui che ci guida, anche quando percorriamo la valle oscura della solitudine e della malattia, verso un cammino di consolazione e di luce interiore.
Semplicità e saggezza del cuore, e una grande umiltà interiore, sono gli atteggiamenti da assumere, per imparare a riconoscere il Signore Gesù, nostro Dio e nostro Re, e lasciarci da lui amare e perdonare. A tale riguardo, permettetemi, ancora col cuore pieno di gioia e di emozione, di citare il beato Albino Luciano, papa Giovanni Paolo I, mio conterraneo, beatificato il 4 settembre scorso, che diceva: "Siamo tutti poveri peccatori… ma nessun peccato è troppo grande, davvero nessuno è più grande, della misericordia sconfinata del Signore".
È a partire da questo infinito amore misericordioso che possiamo allora riconoscerci "Fratelli tutti", usando la felice espressione con la quale papa Francesco ha voluto intitolare l’enciclica dedicata alla fraternità umana. Una fraternità che non deve ridursi a slogan ad effetto, ma che chiede di farsi storia di vicinanza e vita di carità nel nostro quotidiano, a livello personale, ecclesiale e sociale.
Si comprende meglio in questo orizzonte, il Cammino sinodale che la Chiesa italiana e la Chiesa tutta sta vivendo su sollecitazione del nostro Papa, che scrive: "A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni… Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito" (Riflessione per l’inizio dele percorso sinodale, 9 ottobre 2021).
Attraverso questa esperienza di grazia la Chiesa desidera mostrare che c’è un cammino di vita e di condivisione, per scoprire e coltivare insieme una dimensione della vita, con le sue luci e le sue ombre, che è la fraternità, è il camminare insieme, prima nell’ascolto, che non è un semplice "sentire" con le orecchie, ma un’esperienza spirituale che permette di accompagnarci insieme, lasciandoci coinvolgere mutuamente nella mente e nel cuore, come buoni samaritani dell’altro fratello e sorella (cfr Lc 10,25ss).
Ma questo atteggiamento di sollecitudine fraterna non è possibile se non viene alimentato e animato dalla Misericordia di Dio. Se il cuore umano non è pacificato, se i nostri sguardi non sono purificati, se il nostro linguaggio non è umile e mite… il camminare insieme, l’ascoltarsi con bontà e mitezza di cuore diventa difficile, perché ostacolato dal rancore e dall’invidia. L’annuncio e l’esperienza del ricevere e del dare la Misericordia rappresentano quindi il cuore stesso del vivere la fraternità nella Chiesa.
Vorrei anche dire a questa Famiglia, dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, il grazie della Chiesa, perché all’ombra di questo Santuario ci siete, e operate, generosi e instancabili, come discepoli e apostoli della misericordia!
Grazie per il vostro impegno nella Chiesa e per la Chiesa. Il carisma che il Signore ha suscitato e che voi custodite e coltivate risplenda sempre di più. La Chiesa e la società tutta hanno bisogno, direi hanno urgenza, di sentire che Dio è Misericordia e che nella Misericordia di Dio tutto diventa possibile, possibile soprattutto l’avventura della santità cristiana dei discepoli del Maestro Gesù.
E quando ci sentiamo smarriti, stanchi, confusi… non temiamo di trovare rifugio nel suo Cuore Misericordioso. La Porta del suo cuore è sempre aperta ed accogliente.
A questo Cuore misericordioso torniamo spesso e sempre, confidando a Gesù quanto ci opprime ed incatena lo spirito. Ritorniamo sempre con cuore umile e docile, come è quello risanato dall’Amore di Dio, che è Padre e Madre.
Con quell’originale e felice parola coniata da papa Francesco: "misericordiato", diciamo: Signore Gesù, tu che sei Misericordia del Padre, misericordiami! Tu che sei Amore perfetto, misericordiami! Tu che sei Speranza certa, misericordiami! Tu che sei Pazienza infinita, misericordiami! Signore Gesù, misericordiami, affinché diventi anch’io misericordioso, come il Padre del Cielo.
Amen.
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ultimo aggiornamento
12 ottobre, 2022