Festa del Santuario |
S.E. Gualtiero Bassetti |
Omelia del
Card.
Gualtiero Bassetti
a Collevalenza
il 30 settembre 2022
C
arissimi, ringrazio per l’invito che mi avete rivolto a presiedere l’eucaristia al Santuario dell’Amore Misericordioso, nel giorno anniversario della nascita della Beata Madre Speranza, al secolo María Josefa Alhama Valera, nata a Santomera in Spagna 129 anni fa. Come sapete, veniva da una famiglia poverissima. Allevata a casa del parroco, fin da bambina fu attratta dalle cose di Dio, in primo luogo dalla santa Eucaristia, che riuscì a ricevere furtivamente, prima ancora della preparazione alla Prima Comunione.Il Signore è intervenuto misteriosamente nella vita di questa donna, che fin da giovane è voluta entrare in convento per dedicarsi a Gesù e al prossimo. Gli anni della sua vita religiosa, negli Istituti di cui ha fatto parte, sono stati un crescendo di impegno nel servizio alla comunità, di dedizione ai più poveri, ma, soprattutto, un crescendo nella vita spirituale e soprannaturale, che l’ha portata ad essere una delle più grandi mistiche del secolo scorso.
Il suo messaggio, se vogliamo, è molto semplice, ma, allo stesso tempo, grandioso e, per la sua epoca, persino rivoluzionario. Si può riassumere i un concetto, da lei riaffermato molte volte: «Il buon Gesù mi ha detto che io devo arrivare a far sì che gli uomini lo conoscano non come un padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un padre buono che cerca con tutti i mezzo di confortare, aiutare e far felici i suoi figli, e che li segue e li cerca con un amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro».
Un’idea semplice, quanto straordinaria, e altrettanto vera. Dio prova un amore incondizionato, quasi struggente per tutti gli uomini, senza distinzioni. Lo ha ricordato qualche tempo fa anche Papa Francesco: «Siamo stati salvati gratuitamente. La salvezza è gratis. È il gesto gratuito di misericordia di Dio nei nostri confronti. Sacramentalmente questo accade il giorno del nostro Battesimo; ma anche coloro che non sono battezzati ricevono la misericordia di Dio sempre, perché Dio è lì, aspetta, aspetta che si aprano le porte dei cuori. Si avvicina, mi permetto di dire, ci carezza con la sua misericordia.
Una verità che forse si discostava un poco dalla mentalità preconciliare (quella nella quale si era formata madre Speranza), quando il Cristo tendeva a essere presentato piuttosto come giudice nella predicazione, nella meditazione e, certamente, anche dell’arte. E questo da secoli, salvo, presenze profetiche come i santi. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura: la storia della salvezza è fortemente segnata dalla presenza di un Dio pieno di amore e di misericordia, che si pone in cerca degli uomini con ogni mezzo. Che bello aver ascoltato ancora una volta dal Libro del Siracide le confortanti parole: «Quanti temete il Signore, aspettate la sua misericordia; non deviate per non cadere. Voi che temete il Signore, sperate i suoi benefici, la felicità eterna e la misericordia».
Il nostro Dio è misericordioso, «perdona i nostri peccati e salva al momento della tribolazione; la sua ricompensa è un dono eterno e gioioso». Non ci sono parole più consolanti. Tutti noi ci sentiamo racchiusi in questo amore eterno di Dio, che ci ha voluti per la sua gloria, anzi direi per la sua stessa gioia. Non è una visione onirica, illusoria, consolatoria, ma una profonda verità, che invita tutti gli uomini alla speranza, non solo in una vita meravigliosa presso Dio, ma anche in un mondo più giusto, fraterno e solidale.
Madre Speranza ha steso la sua vita per ricordare a tutti questa antica verità su Dio. Lo ha fatto con il suo insegnamento e con le sue opere, tra le quali spicca questo santuario per la sua qualità ammirevole, quasi avveniristica, che costituisce un singolare richiamo al mondo; lo ha fatto con la sua vita, consumandosi ogni giorno per le sue figlie e i suoi figli, ma anche per tanta povera gente che ha visto in lei un segno della presenza misericordioso di Dio su questa terra. Consapevole di perdere la propria vita, si è spesa per gli altri, come il Signore le suggeriva in segreto.
Essa è il chicco di grano che, caduto in terra, muore, ma produce molto frutto. L’immagine evangelica ben si addice alla vita della nostra Beata. Come chicco si è macerata in una vita di rinuncia e di povertà, ma come il chicco di grano che si scioglie nella terra ha prodotto molto frutto. Un frutto di santità e di carità, che tutti ammiriamo.
Mi dicono che il celebre architetto Julio Lafuente, richiesto di realizzare qui nella cripta il sepolcro di Madre Speranza, si ispirò proprio a questa pagina del Vangelo di Giovanni. La tomba della Madre è avvolta dalla terra (il pavimento del santuario) e, come il chicco che si trasforma in spiga di grano, fa alzare la terra, la fermenta e la vivacizza. È il germoglio della vita eterna, che non è un isolamento beato, ma vita, partecipe delle realtà di Dio come pure delle vicende di questo mondo. Madre Speranza resta (in qualche modo) presente tra noi e con il suo spirito ancora agisce, spargendo ovunque i semi della misericordia di Dio.
Carissimi, accanto a questi segni di presenza, sono grato al Signore di poter celebrare in questo tempio-basilica che Lui stesso, attraverso la Madre, ha voluto, come potente richiamo del suo amore, e che Madre Speranza ha realizzato tra mille difficoltà.
Da questo luogo privilegiato della presenza del Padre chiediamo pace per questo nostro mondo così tribolato.
Chiediamo unità per la Chiesa, chiediamo perdono per tutti noi.
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ultimo aggiornamento
12 ottobre, 2022