ROBERTO LANZA

“Sia fatta la tua volontà anche se mi fa soffrire, anche se non la capisco e anche se non la vedo.” (Madre Speranza)

 

Non è sempre facile avere fede, soprattutto quando nella vita si presentano situazioni complesse che ci mettono alla prova. Le prove della vita possono rivelarsi talmente forti da frenare il nostro cammino di fede fino al punto quasi di farci fare dei passi indietro. Nonostante gli sforzi e l’impegno nel progredire umanamente e spiritualmente, in queste occasioni abbiamo la sensazione che stiamo regredendo fino al punto di partenza. Davanti alla prova vengono in mente tante domande, prima fra tutte: Perché proprio a me? 

 

La risposta alla domanda "PERCHÉ?" comincia dal riconoscere che la vita è così, ed è segnata da difficoltà e sofferenza; non bisogna cercare spiegazioni perché a certo male e dolore non c’è risposta e non c’è un senso da scoprire. Certe cose sono più grandi di noi, poiché la vita non la controlliamo nel bene e nel male e non ha senso torturarsi chiedendosi: perché mi è capitato questo? E ancora qualcuno potrebbe dire: "Ma perché il Signore non ha evitato tutto ciò?".

 

A livello personale e per esperienza diretta che vivo in questo momento, sto imparando un diverso approccio e che suggerisco umilmente proponendo qualche altra domanda, ad esempio "Che cosa vuole Dio che io faccia in mezzo a questa prova?", oppure "C’è qualcosa che io devo imparare da ciò che Dio permet­te?". Queste domande devono spingere ogni figlio di Dio, che si trova nella prova, all’azione: "Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla"1.

 

Le prove che affrontiamo nella nostra vita di credenti sono svariate, ossia possono essere di tanti tipi diversi. Ma la caratteristica che tutte le prove hanno in comune è che sono prove della nostra fede.

 

Cosa intendiamo per "prova la nostra fede", o anche chiamata la prova del nove o l’esame di maturità?

 

Quando parliamo di una prova nella fede stiamo parlando di qualcosa, di un problema o di una difficoltà in cui non vediamo la risposta. Vuol dire non vedere la presenza di Dio in quella situazione tanto da dubitare del suo amore. Se vedessimo la risposta o la soluzione a quella "situazione particolare", allora non servirebbe più la fede.

 

Faccio un esempio attuale.

Se ho una bolletta da pagare, e so che la prossima settimana mi arriva lo stipendio, allora, non dovrò esercitare la "fede" perché so già in che modo riceverò i soldi per pagare la bolletta. Al contrario, se ho una bolletta da pagare, e non ho uno stipendio per pagarla, o se la bolletta è più "salata" di quanto io mi possa permettere di pagare, allora, non vedo la risposta alla mia situazione. In casi simili e più oggettivi e senza semplificare troppo quando non ho soluzioni, la mia fede viene messa alla prova.

Ricordate quale fu la prova più grande per Abramo?

 

Egli aveva aspettato per anni un figlio, il figlio che Dio gli aveva promesso e finalmente, in età avanzata, arrivò il figlio così tanto desiderato. Tuttavia, quando Isacco era ancora giovane, Dio comandò ad Abramo di prenderlo e di camminare con lui per tre giorni, per poi offrirlo in sacrificio su una montagna che Dio gli avrebbe indicato. Ricordiamo che Dio aveva promesso ad Abramo che tramite suo figlio Isacco Dio avrebbe provveduto un grande popolo, e che tramite Isacco Dio avrebbe benedetto il mondo intero.

 

Allora, come poteva Abramo credere a queste promesse di Dio, se doveva offrire Isacco come olocausto?

 

La fede di Abramo fu duramente provata, Egli non aveva ancora alcun segno visibile che Dio avrebbe salvato la vita di Isacco, però, per fede, credeva che Dio avrebbe comunque mantenuto la sua parola. Ecco questo è un esempio di prova della fede, questa è la PROVA del nove, l’esame di maturità che, prima o poi, ci aspetta. Quante volte abbiamo gridato a Dio chiedendo aiuto: "Fino a quando, o SIGNORE, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Guarda, rispondimi, o SIGNORE, mio Dio!"2. Quello che mi colpisce in questo salmo non è la prova, ma è la risposta che darà Davide, vedeva i problemi, senza vedere la soluzione, ma nonostante tutto questo, aveva fede in Dio: "Quanto a me, io confido nella tua bontà; il mio cuore gioirà per la tua salvezza; io canterò al SIGNORE perché m’ha fatto del bene"3. Durante questa prova, Davide non aveva alcun segno chiaro della presenza di Dio, però, aveva le promesse di Dio!

 

Spesso, nelle prove, manchiamo di saggezza, perché dimentichiamo la sovranità di Dio, e scordiamo che Dio ha il completo controllo della nostra situazione.

 

Sono altre le domande che dobbiamo avere il coraggio di fare!

 

Come sto affrontando un problema, una prova o una situazione dolorosa? Mi trovo a combattere contro l’amarezza, il risentimento, il rancore o mi sto "coccolando" nell’autocommiserazione? Oppure mi affido sempre di più al Signore con una forte fede e un profondo senso di sottomissione e umiltà? La nostra risposta rivelerà a che punto è la nostra fede reale: la prova delle fede serve a me, non a Dio, che già conosce ogni cosa di me!

 

Cosa significa, allora, fidarsi di Dio?

Vuol dire soprattutto accettare che si realizzi la sua volontà, nella certezza che la sua salvezza può giungere a noi, a volte in modo diverso dalle nostre aspettative. Dio vuole il meglio per noi, è una verità della quale non possiamo dubitare neanche per un istante! Anche nella vita dei figli di Dio si abbattono delle tempeste che sembrano portare disastri ma che, se affrontate e vissute con il Signore, si rivelano importanti per la nostra vita. Dio non è spettatore delle tragedie umane, ma partecipe; non è osservatore del dolore, ma compagno nel nostro cammino: "Mi dici, Gesù mio, che debbo essere triturata da grandi sofferenze per diventare degna del tuo amore e per darti la più autentica prova di fede nelle tue promesse; mi dici che vuoi provare la mia fedeltà e fortezza. Dammi il tuo amore, Gesù mio, e chiedimi quello che vuoi"4. L’obbedienza, Dio la vuole per farci crescere nella santità: "Cristo imparò l’obbedienza dalle cose che patì"5. Dio non "permetterebbe" mai un male se non fosse sufficientemente potente per trarre da quel "male" un bene maggiore, perché nella sua pedagogia non tutto ha una spiegazione, ma tutto ha un proposito. La sua volontà, anche se spesso è indecifrabile, è "utile" per la nostra vita, e ogni cosa che ci accade, pur se ci costa comprenderla, ha un senso all’interno del suo progetto.

 

Questo amore di Dio ha trasformato la storia umana in storia della salvezza, perché l’Amore Misericordioso di Dio deriva da una promessa eterna: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò"6.

 

Esiste sempre un momento in cui la fede viene messa a durissima prova, dove tutto sembra essere sbagliato, ma è in quei momenti che impariamo a credere davvero. Sì, proprio quelli che "portano frutto", conoscono anche il momento della potatura. Questo non vuol dire che Dio manda dolori e sofferenze ai suoi figli "migliori" per provarli o purificarli. No, non è in questo il senso; il Signore non ha bisogno di intervenire con le sofferenze per migliorare i suoi figli. La verità è molto più profonda: la vita spirituale è sempre un itinerario o, se si vuole, una crescita, ma non è mai né scontata né naturale, e non è un progresso univoco. Ognuno di noi ha l’esperienza della crescita in se stesso di frutti buoni insieme ad abitudini egoistiche, ad atteggiamenti freddi a pensieri malevoli, a spinte di invidia e di orgoglio.

 

Le prove e le difficoltà non sono mai fine a sé stesse, vengono perché possiamo portare "più frutto". Gesù ci promette che se rimaniamo nel suo amore e le sue parole rimangono in noi, potremo chiedere quello che vogliamo e ci sarà dato, daremo gloria al Padre, avremo la pienezza della gioia; vale la pena affidarsi alle mani esperte del Padre e lasciarsi lavorare da Lui. Tuttavia, il non cercare risposte non vuol dire che mi rassegno al dolore, ma che vado oltre, per cercare l’esserci di Dio, la sua presenza e lo avverto non solo andando da Lui nella preghiera, ma restando ancorato alla vita, alla forza creativa della vita dove si manifesta la forza creativa di Dio. Quando si è nel dolore non bisogna cercarne il senso o il perché, ma cercare Dio e basta!

 

Caro fratello, ti sembra un discorso cinico? Ti sembra un discorso che sta facendo un matto?

 

No, chi ti scrive è uno che sta attraversando il calvario, ma lo sta facendo nella certezza che Dio è un Padre che mi vuole per se stesso, che ha a cuore la singolarità della mia vita e del mio cammino. Egli ha in mano la mia vita come storia irripetibile, unica e io sono certo di stare nel Suo cuore.

 

Dio è nostro Padre, è Amore Misericordioso, buono e premuroso, che ama stare con i suoi figli. Ogni uomo che soffre, è un uomo solo, e proprio perché smarrito, diventa "di Dio", appartiene a Dio. Uno, uno solo di noi, è sufficiente a mettere Dio in cammino, a muovere le sue "viscere" materne. Il Signore non finisce mai di pensare a noi, il suo amore veglia continuamente sulla nostra vita, e quando ci troviamo davanti a problemi o avversità, il modo per non essere scoraggiati è di meditare sulla cura misericordiosa che Dio ha per noi. È importante rammentare chi è Dio, ricordare la sua opera di salvezza per noi e richiamare alla mente, come ha fatto Abramo, le promesse che ci ha lasciato.

 

Diceva la Madre Speranza: "Dammi, Gesù mio, una fede viva per sopportare con gioia quanto tu permetti e aiutami a compiere, nella pace, tutto quello che mi chiedi"7. La fede pensata secondo il nostro carisma significa vivere pienamente e completamente un abbandono fiducioso in Dio. Non è sempre un comportamento facile quello dell’abbandono, significa avere un cuore di figlio fiducioso proprio quando verrebbe voglia di "mollare tutto". La Madre Speranza, invece, ci ha spiegato molto bene che la fiducia in Dio non è una convinzione psicologica, è molto di più, più che una idea è una forza: è la potenza di Dio che ci prende e ci stringe in un rapporto di amore con Lui. La fede viva di cui parla la Madre è proprio questo lasciarci prendere e coinvolgere dall’amore totale di Dio, è lasciare fino in fondo che Dio sia quello che è, mi sia PADRE.

 

Caro fratello, il mio Dio è il Dio dell’impossibile!

Si, è vero non voglio mentirti e farti vedere che sono un eroe, sono abbattuto, ma non sono sconfitto, sono nella prova, ma resto in piedi, sono nella sofferenza, ma non sono disperato, sono vivo. Devo restare ancorato alla vita perché lì si manifesta la potenza di Dio che agisce anche là dove sembra esserci soltanto il male, il buio.

 

E sai perché?

...perché credo con tutto me stesso nelle promesse di Dio per la mia vita... perché credo che dove non arriverà la mia mano e il mio cuore... arriverà la mano e il cuore dell’Amore Misericordioso!

 

…auguro per te la stessa preghiera!


1 Gc. 1, 2-4

2 Salmo 13

3 Salmo 13

4 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

5 Eb. 5,8

6 Is. 49, 15

7 Diario (1927-1962) El Pan 18

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ultimo aggiornamento 03 novembre, 2022