ROBERTO LANZA

 

"Figlie mie, donarsi a Dio significa abbandonare in Lui la nostra anima, il corpo, le potenze e le aspirazioni, i nostri sentimenti, i desideri, i timori e le speranze, riservando per noi soltanto il desiderio intenso di amarlo." (El pan 17, 25-32)

(Madre Speranza di Gesù)

 

Alle 9,34 del giorno 31 dicembre 2022 il Papa emerito Benedetto XVI°, lasciava per sempre questa terra per ritornare alla casa del Padre. Le ultime parole del Papa emerito sono state raccolte nel cuore della notte da un infermiere; erano circa le 3 della mattina del 31 dicembre, alcune ore prima della morte. "Benedetto XVI°, racconta commosso il suo segretario, il vescovo Georg Gänswein, con un filo di voce, ma in modo ben distinguibile, ha detto, in italiano: Signore ti amo!’ Io in quel momento non c’ero, ma l’infermiere me l’ha raccontato poco dopo. Sono state le sue ultime parole comprensibili, perché successivamente non è stato più grado di esprimersi."

 

"Signore ti amo!", parole che esprimono, non solo un programma di una vita intera vissuta al servizio del Signore e della Chiesa, ma quasi il finale di un vero e proprio testamento spirituale. Sembra paradossale, ma sarebbe la risposta che, alla fine della vita, ognuno di noi dovrebbe essere in grado di dare a Gesù. Eppure, almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha sicuramente sentito quella domanda di fede fatta da Gesù sul lago di Tiberiade: "Mi ami tu"?

 

Che cosa è l’amore? Cosa significa amare?

Credo che per l’uomo di oggi, che sistematicamente sperimenta i fallimenti di ciò che chiama amore, diventa sempre più difficile porsi simili domande; eppure, solo nella misura in cui è capace di dare una risposta all’amore di Dio, sarà in grado di affrontare la domanda sul senso, non solo del proprio agire, ma soprattutto sulla conoscenza del proprio essere più profondo.

Tutti noi abbiamo fatto nella vita delle esperienze importanti, abbiamo vissuto la comunione con il Signore, metteteci pure quello che volete, ma la domanda che risuona è sempre la stessa: chi è il Signore per te? Perché per radicarti in Cristo non bastano le grandi esperienze, non basta il vivere i sacramenti in continuazione, i ritiri spirituali, ci vuol qualcosa d’altro; perché tutte queste cose sono importanti, sono fondamentali, ma quella cosa che in questo momento centra di più è proprio il tuo cuore. Dio parla alla nostra vita e ci vuole bene per quello che siamo e per chi siamo, non per quello che realizziamo. In fondo, c’è un unico modo per vivere il rapporto con Cristo ed è la modalità di una storia d’amore, non ce n’è un altro, e non si può vivere il nostro rapporto con il Signore se non con la forma di un rapporto d’amore.

 

Una verità a cui pensiamo poco è che a Gesù non interessa né giudicare né assolvere; per Lui nessun uomo coincide con i suoi peccati, né con le tante notti senza frutto, ma un uomo vale quanto vale il suo cuore. Davvero misera è la santità pensata solo come assenza di peccato: santità è rinnovare la passione per Cristo!

 

Vi sono giorni in cui vorremmo otturare le nostre orecchie: la domanda di Gesù se lo amiamo ci è insopportabile. Essa è davvero intollerabile per colui che non ha mai sperimentato l’amore umano, per chi esperimenta solo l’ab­bandono, o le ferite ricevute dai nostri rapporti interpersonali. A volte quella domanda ci appare come una condanna poiché per amare non basta un atto della volontà.

 

Lo sappiamo abbastanza?

Il Cristo non obbliga mai ad amarlo, ma Lui, il Vivente, rimane al fianco di ciascuno, come un povero e per usare un’espressione della Madre Speranza, come un mendicante d’amore, mendicante senza pretese. Il suo amore è presenza, non di un solo istante, ma di sempre. Quell’amore d’eternità apre un aldilà al nostro vivere e senza quell’aldilà, l’uomo non avrebbe più speranza. Di fronte a tanto amore, la nostra risposta concreta non può essere fuggitiva, per un periodo soltanto, con la possibilità di ritornare sulle nostre decisioni in seguito. La nostra risposta non può neppure essere uno sforzo della volontà; taluni vi si infrangerebbero: essa è innanzitutto un abbandonarsi. Quando è il momento di rischiare per amore che si vede se credi, se sei davvero cristiano, quando è tutto garantito, sicuro, facile, quando hai sempre un’edizione riveduta e corretta della volontà di Dio non sei in relazione vera con il Signore. Dio è uno che chiede tutto e se tu non rischi, se non giochi la tua vita, se non metti alla prova Dio non saprai mai chi è, non l’avrai mai incontrato. La vita è un’avventura meravigliosa, è un buttarsi in Dio che è un fuoco divorante, ma perché abbiamo ancora paura di Dio?

 

Caro fratello con Dio ci si gioca tutto, guarda al crocifisso questo è il suo modo di relazionarsi: dare tutto, non tiene niente per sé, tutto quello che ha potuto dare l’ha dato. Noi siamo sempre impauriti dal futuro, non stiamo sempre a difenderci, ci difenderà l’amore di Dio perché noi valiamo la vita di Dio, valiamo il suo sacrificio. Le relazioni del Signore sono passionali, sono fatte di fuoco e sai perché bisogna prendere sul serio Dio? Perché Lui prende sul serio te, prende sul serio ognuno di noi, prende sul serio ogni uomo che cammina su questa terra.

 

Non possiamo essere radicati nel Signore se questo Signore non diventa l’amore della nostra vita!

 

L’unico modo di avere un rapporto con Cristo è una storia di amore autentica, non porteremo frutto nella nostra vita, in nessuna vocazione, avremo la vita arida se non sarà radicata nel Signore, perché tutto ciò che potremo realizzare nella nostra vita è destinato ad essere mangiato dalla tignola e dalla ruggine, "ma chi perderà la propria vita nel mio nome la troverà." Il Signore non ha mai domandato nulla per non dare molto, molto, molto di più; avere una vita "traboccante" è il desiderio di tutti, ma la mia vita diventa realizzata solo quando è davvero saldamente agganciata a quel Dio che mi ama in una maniera spettacolare, al punto di venirmi incontro, di adattarsi a quell’amore povero che tante volte so dare a Lui ma indicandomi la strada di un amore autentico, perché in una storia d’amore, in una vera storia d’amore, l’amore cresce non si consuma. È chiaro che non saremo capaci di amare il Signore come Lui ama noi, ma ricordiamoci che in una vera storia d’amore tra due persone l’amore che si ha dopo cinquant’anni non è nemmeno paragonabile a quello del primo giorno di matrimonio, sarà sempre più intenso perché alimentato e imperniato di esperienza, di maturità, di vissuto, che l’hanno trasformato e irrobustito.

E il nostro carisma? Cosa dice?

 

Una visione esistenziale che nella Madre Speranza si è davvero concretizzata, leggiamo così nei suoi scritti: "La perfezione consiste nell’amore e nel sacrificio. E chi di noi, con la grazia di Dio, non potrà realizzarli?"1 Così come continuamente ripeteva ai Padri e alle Suore che, il loro stato di Ancelle e Figli dell’Amore Misericordioso, doveva essere di un sacrificio di amore offerto a Dio per la sua Gloria. Se potessimo davvero ritornare indietro nel tempo e se avessimo la possibilità di intervistare la Madre Speranza, su questo argomento, credo che risponderebbe in questo modo: "Gesù per me è tutto. Tutto perché non c’è nulla al di fuori di Lui. Gesù per me è l’Amore, è la manifestazione della misericordia, l’incarnazione dell’Amore Misericordioso." La Madre Speranza, ha vissuto tutta la sua esistenza con questo unico obiettivo, ossia quello di arrivare a possedere tutto e quel "tutto", per lei, è sempre stato, solo e soltanto vivere l’amore di Gesù.

 

Un amore perfetto, che pensa solo a dare, non per interesse, ma a donare tutto per amore. Dio ci ha creati per amarci, non per essere da noi amato, non ci ha creati per aumentare la propria gloria, ma solo per riversare su di noi la sua vita divina. Siamo stati creati per amare Dio, e per vivere un rapporto profondo, essenziale con Lui, questa è l’unica vita e la sola ragione che vale da vivere. Per lei, tutto era occasione e opportunità affinché, il proprio essere più profondo, si unisse in maniera indelebile al cuore misericordioso di Dio. Così sottolineava la Madre Speranza: "Ricordiamo che Gesù prima infiamma il cuore, poi la nostra volontà e il desiderio di amarlo appassionatamente. Questi pensieri sono un tormento per l’anima innamorata, cioè per quelle anime che hanno la grazia di amarlo, ma che vogliono amarlo molto di più e ne se sentono incapaci. L’anima innamorata di Gesù desidera ardentemente fare il bene, aiutare i fratelli e si sforza di mortificarsi e incoraggia gli altri."2

 

Perché siamo convinti di questo?

Perché Dio ci ama per primo! E quando ogni persona si accorge di questo grande, forte e personale amore di Dio, allora non può che rispondere per Amore. RISPONDERE ALL’AMORE si può: "Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi."3 Dio ci ama in maniera disinteressata, la misericordia di Dio è gratuita e questo "regalo" è il segno essenziale dell’amore e il sigillo di appartenenza al Signore, essa ci fa come lui, servi per amore: "Gesù è amore e l’amore è fuoco che consuma è dinamico; e come il fuoco se non trasforma in brace, se non brucia non è fuoco, così l’amore: se non è operoso, se non passa per la sofferenza, se non si immola non è amore."4

 

Una certezza carismatica che l’ha segnata fortemente e le ha dato una nuova consapevolezza: "Cerchiamo di amare Gesù appassionatamente. Parliamo continuamente di Lui così il nostro cuore se ne innamorerà sempre di più. La persona che ama è contenta e in ogni posto vive gioiosa con Gesù. Gode continuamente la sua presenza. Si è resa conto che per amarlo non deve fare chissà che cosa, infatti, egli sta e vive dentro di lei, per cui si sente ripetere spesso: «Signore, ti amo appassionatamente e come vorrei che si rompessero i lacci di questo misero corpo per goderti definitivamente faccia a faccia!"5

 

Riconoscere Dio, come Padre, è condizione irrinunciabile per scoprire l’amore con cui Dio ci ama. Scriveva ancora la Madre Speranza nel suo Diario: "In questi momenti ho provato solo una pena, quella di sempre: vedere il buon Gesù elemosinare amore, come se non potesse vivere senza di noi. Questo è un mistero che scuote la mia superbia."6 E sempre nel suo Diario annotava: "Quale consolazione può avere Gesù dal nostro amore? Perché ci viene sempre dietro come un povero mendicante? Ogni giorno di più mi confonde la pazienza, l’amore e la carità del nostro buon Padre"7

 

Mi ami tu? Padre Misericordioso…anche se spesso io non so più se ti amo o no, tu sai tutto, tu sai che ti amo…e ho un solo desiderio: quello di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita…

 

E così sia!


1 Riflessioni (1949) (El Pan 9)

2  Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

3  Rm. 5, 8

4 Cost. EAM, Parte II, Cap.V, art. 51

5 Consigli pratici (1941) (El Pan 5)

6 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

7 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

 

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ultimo aggiornamento 09 febbraio, 2023