Omelia di Mons. Ivan Maffeis, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
nel 40mo anniversario di Madre Speranza
Collevalenza, 12 febbraio 2023

 

 

"Se il chicco di grano caduto in terra non muore…".

Gesù pronuncia queste parole in risposta a una richiesta precisa. A Gerusalemme per la festa della Pasqua ebraica erano saliti anche tanti pagani, alcuni dei quali avevano chiesto ai discepoli di poter vedere Gesù. Erano pellegrini greci, insoddisfatti di una sapienza puramente umana e dalle proposte senza respiro del mondo. Questi uomini in cerca della verità, mossi dalla sete di una vita buona, piena, significativa, sono forse la fotografia più aderente alla realtà del nostro tempo, attraversato da stanchezze e disillusioni, ma nel contempo abitato da una profonda nostalgia di Dio, della sua luce, della sua pace.

 

Dove incontrarlo questo Dio? Dove poterne far esperienza?

La risposta offerta da Gesù rimanda al mistero della Croce: è lui, infatti, il chicco di grano, che accetta di fare della sua vita quel pane spezzato, quel vino versato "per voi e per tutti", che si rinnoverà tra poco sull’altare e che ci fa Chiesa.

La logica del chicco di grano, il mistero di Gesù crocifisso e risorto, segna anche il cammino dei suoi, il cammino dei Santi, il cammino di Madre Speranza; il cammino di quanti, con la loro vita donata sono divenuti – in lui e grazie a lui – segno e strumento della sua vita fra gli uomini.

"Il buon Gesù mi ha chiesto di rivelare a tutti che Egli ama ogni uomo e che l’uomo più perverso, più abbandonato e miserabile è amato da Dio con una infinita tenerezza", scrive nel suo Diario Madre Speranza, apostola dell’Amore misericordioso.

Paradossalmente, per essere all’altezza di questa missione non servono doti straordinarie di sapienza umana, di potere o di nobiltà; ce lo ha ricordato l’apostolo Paolo: "quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti…".

È una logica – la logica della grazia che incontra la libertà della persona – che non stentiamo a riconoscere in Madre Speranza. Nelle pagine del Diario, il Signore le dice: "Mai devi dimenticare che io mi sono sempre servito dei mezzi più insignificanti e piccoli per fare cose grandi e meravigliose… Così, voglio servirmi di te come alimento e sostegno di molte anime… così che possano darmi molta gloria in questo Santuario, con il soave profumo del sacrificio, dell’orazione, della rinuncia e con il continuo esercizio della carità e dell’amore ai più bisognosi".

Qual è, dunque, il segreto dei santi? Quale via hanno percorso per essere a loro volta chicco di grano che porta frutto? Il punto di partenza, suggerisce il Siracide, è il timore del Signore. Ben quattro volte l’autore del testo sacro si è rivolto a noi dicendoci: "Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia… Voi che temete il Signore, confidate in lui… Voi che temete il Signore, sperate nella misericordia... Voi che temete il Signore, amatelo…".

Il timore del Signore non ha nulla a che vedere con la paura. È piuttosto vivere ogni attimo alla sua presenza, affidati e sostenuti dalla sua Provvidenza, fino a ordinare il resto – tutto il resto – a partire dall’amore. Questo santo timore ha plasmato la vita di Madre Speranza. Nel solco di Santa Teresa di Gesù Bambino, poteva perciò rivolgersi così a Gesù: "Signore, chi è che ti ama più di me? Non per egoismo, ma per darti tutto ciò che ti aspetti da me, io voglio amarti più di chiunque".

C’è un’altra preziosa indicazione nelle parole del Siracide: "Considerate le generazioni passate e riflettete…": quanto è prezioso questo far memoria! Un far memoria che non significa fermarsi a rievocare un evento, ormai lontano nel tempo. Certo, c’è anche questo; oggi ci porta a celebrare i 40 anni della morte di Madre Speranza. Ma la memoria non si risolve in uno sguardo retrospettivo: la memoria porta luce sul nostro presente, diventa la chiave con cui interpretare il nostro tempo e la nostra vita, diventa l’eredità che ci fa ricchi. I beni lasciatici in dono da Madre Speranza ce li presenta lei stessa nel Testamento: "una fede viva nell’Eterno Padre, nel suo divin Figlio, nello Spirito Santo, nel santo Vangelo, nella santa Eucaristia, nel trionfo della Risurrezione e della gloria del buon Gesù e in tutto quanto insegna la nostra santa madre Chiesa… Una ferma speranza, una carità ardente…", vissuta nell’umiltà, nell’obbedienza e nell’amore vicendevole.

Questa rimane per tutti la via per spogliarsi del proprio egoismo, di quell’io ripiegato su se stesso che, quando pretende di vivere per sé, condanna il seme – cioè la vita – alla sterilità. La via percorsa con fedeltà da Madre Speranza porta, invece, ad essere suoi, ad appartenere al Signore, a perdersi in lui per ritrovarsi in lui, nel mistero della sua Croce e della sua Resurrezione, fino a fiorire della sua stessa vita.

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ultimo aggiornamento 20 marzo, 2023