Il tuo Spirito Madre

a cura di P. Mario Gialletti fam

— Ripresentiamo pensieri della Madre, tratti dai suoi scritti —

La Madre parla della sua esperienza mistica

nei suoi scritti nel dicembre 1953 - marzo 1954

NEL SUO DIARIO, da dicembre 1953 a marzo 1954, la Madre descrive e riflette ampiamente, direi sorprendentemente, nel Diario la sua vita intima, cosa che non ha fatto con tanta profusione e con tanto dettaglio né prima né dopo questi mesi. La Madre descrive quasi ogni giorno nel suo Diario in questi mesi il suo stato spirituale, le sue difficoltà, la sua gioia, i suoi sentimenti, i suoi dolori e ciò che Dio sta facendo in lei.

Riproponiamo - in diversi numeri di questa nostra Rivista - il commento, preparato da un nostro confratello di Spagna, a queste preziose pagine.

(seguito 3)

§.4 Esperienza mistica della Madre: esperienza di pace

Finalmente il 24 gennaio, «quando le suore vanno alle 6 e 1/2 alla Cappella per fare la Via Crucis, la troviamo estasiata davanti all’ultima stazione. Toccano la Cappella alle 7 meno un quarto arrivano gli Apostolini e i Padri e lei non si accorge di nulla; un attimo prima di venire tutti la M. Mª Esperanza si è avvicinata alla Madre e l’ha sentita dire: «No te alontanes Gesù perché se tu te alontanas che sarà delle due barche della Congregazione, affonderanno».

La Madre cosi racconta i suoi sentimenti e la sua allegria in questa estasi. "Collevalenza 27 gennaio 1954 - Questa sera che gioia ho sperimentato! Sono andata a fare la via crucis e all’ultima stazione ho avuto la consolazione di vedere per un momentino il buon Gesù. Quanto è buono, padre mio! Dimenticando quanto l’ho fatto soffrire, per un istante ha sollevato il velo che in questi giorni lo copriva e si è lasciato vedere. Amorosamente mi ha rimproverato per il tempo che ho perso in questi giorni rimuginando tante stupidaggini che mi hanno rubato il tempo della meditazione, mi hanno turbato e amareggiato il cuore.

Con la sua visita la mia anima è più temprata nel fuoco dell’amore, forse perché ho provato nuovamente la soavità della sua presenza. Con questa bella visione, padre mio, mi sembra che si sia realizzato tra Gesù e me, come una fusione delle due volontà in una sola, toccando a me la sorte di adattare la mia alla sua e, in conseguenza, mi ha detto che debbo avere con Lui una grande e affettuosa sottomissione a tutte le situazioni che Lui disporrà, felici o dolorose e ad ogni genere di umiliazioni e tribolazioni. Ossia, padre mio, secondo il buon Gesù, la mia volontà deve restare indifferente a tutto, tranne alla mia santificazione che devo desiderare e cercare ardentemente, ma sempre in conformità alla sua divina volontà e per la sua gloria. Non debbo più cercare il piacere di vederlo e di ascoltare la sua dolce voce, ma solo quello che Lui vuole e più gradisce. Padre mio, preghi perché, aiutata dal buon Gesù, possa fare sempre la sua divina volontà e allontanarmi da tutto ciò che mi impedisce l’unione con Dio. Sia certo, che la stessa cosa la chiedo per lei"42.

Il desiderio ardente di amare Dio in mezzo a questi problemi produce in lei degli effetti che essa percepisce come alterazioni anche fisiche e psicologiche e i dolori che sta soffrendo per non vederlo, pensando che l’abbia offeso, hanno su di lei un impatto spirituale travolgente. Lascio che ce lo racconti lei stessa.

"Collevalenza 28 gennaio 1954 - Padre mio, debbo confessarle che, nonostante la visione di ieri e il desiderio di dare al buon Gesù quanto mi chiede, costi quello che costi, non so che mi succede. Certo è che la notte di ieri e la giornata d’oggi, le ho trascorse in modo molto strano: mi sembra di essere quasi in letargo e appena mi rendo conto di quello che dico e faccio e questo anche se non sono distratta, poiché non vedo il buon Gesù.

Padre mio, oggi mi sento come prigioniera di un amore forte per Dio che mi lascia senza forze. Mi sembra di essere dentro un terribile fuoco o un’ebbrezza che pare mi consumino. Questo mi accade senza che faccia alcuno sforzo nella meditazione. Desidero unicamente stare sola col buon Gesù e che arrivi la notte per restare vicino al tabernacolo senza ascoltare nessuno e lì, sola con Lui, in una dolce quiete, trascorrere la notte, dovendo fare un grande sforzo per ritirarmi. Sapesse, padre mio, quanto soffro sentendo parlare o gridare nelle ricreazioni e che violenza devo sostenere persino a stare con lei, poiché in questo stato non desidero altro che rimanere sola nella mia cella. Questa è la ragione per la quale, in questi giorni, me ne vado lasciando tutti soli.

Che spiegazione dare a tutto questo, padre mio? Sarà forse una tentazione del diavolo perché smetta di assistere i figli e le figlie? Padre mio, per carità, chieda al buon Gesù le faccia capire se questo che mi succede lo vuole Lui, oppure no, e, in tal caso, mi aiuti ad uscire da questo letargo"43.

"Collevalenza 30 gennaio 1954 - Non so che dirle, padre mio, mi sembra di essere ogni giorno più assorta in questo letargo e, senza rendermi conto, lo sguardo, la mente e il cuore si fissano nel buon Gesù, rimanendo come immersa in Lui, senza curarmi di quello che succede attorno a me, né adempiere i miei doveri, camminando per casa senza preoccuparmi - a mio parere - di vedere, come prima ,cosa fanno i figli e le figlie.

Padre mio, vivo imbevuta nelle dolcezze che produce l’amore, oppure in una «trappola» che mi ha teso il diavolo, perché io trascuri i miei doveri, diminuendo la vigilanza e l’attenzione per i figli e le figlie, così che lui possa indurli a fare quanto non dovrebbero? Che orrore, padre mio, questo non lo voglio!

Chieda al buon Gesù, che le faccia conoscere se questo che mi succede, senza alcun mio sforzo e non vedendolo, è cosa sua o no. E qualunque ne sia la causa, mi tratti secondo le ispirazioni del Signore, riportandomi al mio stato normale di preghiera, vigilanza e dolore. Però gli chieda anche che il mio cuore arda sempre del suo amore e il suo volto sia sempre impresso nella mia mente e in tutto il mio essere, come rimase impresso nel panno della Veronica, senza cancellarsi mai più"44.

 

§.5 Perché questa purificazione

A questo punto ci chiediamo, spinti da una curiosità che ben poco comprende queste cose: perché Dio permette questo dolore, tormento, tristezza, afflizione, tristezza, e angoscia spirituale nella Madre che vive in quelle altezze di amore esclusivo per Dio? Qual è lo scopo di questo testo? La madre non ci dice nulla al riguardo. Lo subisce, lo offre e si abbandona nelle mani di Dio. Possiamo intuirlo alla luce del magistero di santa Teresa di Gesù.

Santa Teresa dice che l’anima, arrivata a questo punto dell’amore, è entrata in «terra sacra». «L’anima è già ferita dall’amore dello Sposo e cerca più spazio per stare da sola e per rimuovere tutto ciò che può, secondo il suo stato, che può impedirle questa solitudine. Quella vista è così scolpita nell’anima, che tutto il suo desiderio è di goderne di nuovo»45. Questo dolore purificatore porta il mistico a «cercare più posto per stare solo» "con Dio, a morire a tutto ciò che non è amore di Dio, a rimuovere tutto ciò che può ostacolarlo in questa solitudine e tutto il suo desiderio consiste nel «rallegrarsi in lui»

Questa dolorosa esperienza che la Madre ha vissuto ha un volto che abbraccia due sfaccettature: quella della purificazione e dell’esperienza di Dio, dell’amore per Lui, per vivere definitivamente l’amore sponsale pieno con Dio. La purificazione e l’esperienza di Dio avvengono attraverso quell’esperienza dolorosa della «ferita» dell’amore nel cuore46. Non è pietà, non riguarda il corpo. È una dolorosa ferita di fuoco che ferisce il cuore, prodotta da una strana scintilla di origine divina, o da una freccia conficcata nella parte più viva delle viscere e che lascia nella ricerca di sé una «ferita» dell’assenza di Dio.

Non è un regalo. Sono il dolore e il pianto che lasciano ferito e trafitto il cuore, cioè la capacità di amare, il cuore. È scintilla divina, è freccia che si attacca, è dardo che ferisce la morte. «Non mettiamo la legna, ma sembra che, una volta che il fuoco è finito, ci buttano rapidamente dentro in modo che bruciamo. Non cerca l’anima che ferisce questa ferita dell’assenza del Signore, ma affonda una freccia nelle viscere e nel cuore più vivo, a volte, che l’anima non sa cosa ha o cosa vuole. Egli capisce bene che ama Dio, e che la freccia sembra portare erba per odiare se stesso per amore di questo Signore, e perderebbe volentieri la sua vita per lui. Non si può alzare il prezzo o dire il modo in cui Dio raggiunge l’anima, e il grande dolore che dà, che gli fa non conoscere se stesso; Ma questo dolore è così gustoso, che non c’è gioia nella vita che dia più contentezza. Vorrei sempre che l’anima morisse di questo male... Oh, cosa vuol dire vedere un’anima ferita!47» San Giovanni della Croce la chiamerà «la notte dello spirito».

È una prova dolorosa a cui il mistico è sottoposto dall’interno e dall’esterno: nella sua psicologia, come oscuramento e impotenza interiore, nei suoi rapporti con gli altri come incomprensione e isolamento e nel suo rapporto con Dio come assenza e impotenza, desolazione e aridità nel suo rapporto con Dio.

La cosa normale è che il mistico attraversa malattie molto gravi e non solo nel corpo. «La cosa peggiore e più difficile accade quando a queste si aggiungono crisi psicologiche: «perché decompongono l’esterno e l’interno in modo tale da spremere l’anima, che non sa cosa fare di se stessa, e prenderebbe volentieri qualsiasi martirio ... (prima) questi dolori; anche se in un estremo così grande non durano così a lungo, che alla fine Dio non dà più di quanto si possa soffrire»48.

Teresa descrive magistralmente questa situazione con tre caratteristiche:

  • Ricordo soffocante dei peccati passati

  • Aridità in mezzo al mare dell’amore

  • Oscurità nella mente e confusione nella fede, entrambe offuscate dalle «follie che il diavolo vuole rappresentargli»...,

E insomma, il motivo della notte a questo punto è in funzione di controllare e rafforzare gli occhi per entrare nella luce della nuova alba. Per raggiungere la visione sponsale bisogna fare l’attraversamento di un’area popolata da grandi desideri. Desideri che afferrano tutte le energie del mistico. Desidera arrivare, desidera «vedere Dio». Sono desideri come frecce che feriscono, frecce scagliate dall’interno, dal profondo dell’anima, frecce che «sembrano davvero trascinarsi dietro le viscere», ma che producono una «ferita gustosa e dolce», che a volte diventano scintilla incendiaria di tutta l’anima, che trasformano l’anima in un braciere di aromi fini, in grado di impregnare, uno ad uno, tutti gli strati dell’interiorità.

Sono desideri che il Signore risveglia o accende nell’anima. Si tratta «di desideri così grandi e impetuosi, che Dio dà all’anima per rallegrarlo, che mettono in pericolo di perdere la vita»49. «Come fa bene lo Sposo a desiderare!50» «Sono impulsi così delicati e sottili che provengono dall’interno stesso dell’anima51» e «la risvegliano52», così che l’anima si sente chiaramente «chiamata da Dio» e «così chiamata53». «Ha voglia di essere ferita molto gustosamente, ma non sa come o chi le fa del male54», e «non vorrebbe mai essere guarita da quella ferita55».


42 Madre, Diario 27.1.54

43 Madre, Diario, 28.1.54

44 Madre, Diario 30.1.54

45 Teresa, VI M 1, 1.

46 Es la famosa representación del Bernini en su escultura

47 Teresa, Libro de la Vida, 29, 10. Es un efecto abrasador y purificador

48 Teresa, VI M, 1, 6.

49 Ibid, VI M, título del cap 2

50 Teresa, VI M, 1, 1

51 Ibid, VI M, 1, 1

52 Ibid, VI M, 1, 2

53 Ibid, VI M, 1, 2

54 Ibid, VI M, 1, 2

55 Ibid, VI M, 1, 2

 

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ultimo aggiornamento 13 luglio, 2023