ROBERTO LANZA

 

"Nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito Santo, scrivo ai miei amati figli e alle mie amate figlie questo Testamento."

Spesso ho avuto l’opportunità di leggere il testamento spirituale della Madre Speranza; tuttavia, devo ammettere la mia superficialità e presunzione: non ho mai veramente apprezzato la sua profondità, non mi sono mai soffermato a riflettere con il cuore sulle parole scritte in quelle pagine. Forse è anche vero che, nelle nostre meditazioni carismatiche, ci siamo concentrati su altri suoi «scritti» forse più immediati, trascurando un po’ questo testamento. Forse lo abbiamo fatto per evitare di affrontare definitivamente la consapevolezza della sua partenza da questa terra, quasi per timore di riaprire la ferita dolorosa. Il testamento spirituale della Madre Speranza rappresenta, invece, non solo la manifestazione più bella della sua volontà di disporre dei «beni» ricevuti dal buon Dio, ma credo sia anche l’opera più sublime ed elevata, che evidenzia in modo più chiaro tutte le certezze carismatiche dell’Amore Misericordioso.

 

È veramente commovente percepire l’affetto con cui la Madre Speranza benedice i suoi figli e le sue figlie, trasmettendo loro le sue ultime volontà. Il testamento spirituale della Madre Speranza si rivela come uno degli scritti più profondamente connessi al cuore del nostro carisma; esso vibra in modo unico. In queste poche righe, troviamo il culmine della "teologia" dell’Amore Misericordioso, e la Madre ha tracciato in maniera indelebile le linee pratiche per raggiungere la santità, la perfezione della carità evangelica. Ma quale chiave di lettura dovremmo adottare per approfondire le parole testamentarie lasciateci dalla Madre Speranza? Qual è l’impianto, non solo teologico, ma soprattutto carismatico su cui si basa l’intero suo testamento spirituale?

 

Non c’è dubbio che davanti a queste pagine scritte dalla Madre Speranza, ci troviamo di fronte alla vera essenza del nostro carisma, al vertice più originale della spiritualità dell’Amore Misericordioso, ossia quello di rimanere nell’Amore Misericordioso di Cristo, dimorare nella sua misericordia, esistere nella e della sua grazia, vivere un rapporto filiale, vero, autentico con il buon Gesù, infine conoscere Dio come un Padre. E’ come se la Madre Speranza, con queste parole, abbia voluto lasciarci un programma di vita molto preciso e trasparente, ossia quello di chiarire, giorno dopo giorno, la nostra appartenenza. Sappiamo che in termini "giuridici", per una persona, fare testamento significhi disporre, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutto il suo patrimonio e di tutti i suoi beni, ed è l’unico strumento possibile per poter decidere dei propri beni dopo la morte. Quindi gli elementi fondamentali e conseguenti che scaturiscono da questa manifestazione di volontà, è che ci sia un’eredità da trasmettere e che ci siano dei beneficiari ai quali l’eredità stessa sia destinata.

 

Ma cosa significa essere eredi?

Nell’antichità, ed in particolare durante la civiltà romana, quando qualche bambino veniva adottato da una nuova famiglia, secondo la legge, veniva considerato come una nuova persona, a tal punto che qualsiasi debito o obbligo proveniente dal suo vecchio nucleo famigliare veniva cancellato.

Anche noi siamo stati "adottati" da Dio pagando un costo elevatissimo e siamo diventate "nuove creature": "Se siamo con Cristo figli di Dio, siamo anche eredi con Lui, eredi di Dio."

 

La promessa di Dio alla sua Chiesa è quella di essere erede e coerede di Cristo!

Vivere consapevolmente della nostra condizione non solo di "figli", ma anche di "eredi", arricchisce la nostra fede e conferma il nostro status di esseri amati e generati da Dio, e in Cristo Gesù, redenti dalle tenebre della nostra storia. Essere eredi non è un privilegio automatico alla nascita; la Madre Speranza, attraverso il suo testamento, ci ha chiaramente indicato che si diventa eredi solo quando riconosciamo e accettiamo profondamente la nostra relazione con Dio. Si diventa "eredi" solo abbracciando la consapevolezza della nostra dipendenza dalla misericordia divina, riconoscendo la nostra debolezza e sentendo la necessità di condividere la nostra esistenza con il Padre che ci ama fino al sacrificio estremo. La Madre Speranza ha messo in luce che l’eredità non consiste solo nell’acquisizione di "beni", ma piuttosto nell’entrare in una relazione essenziale e profonda con Dio. Significa vivere appieno il richiamo alla nostra identità, alle nostre "origini", andando oltre una connessione casuale o superficiale.

 

Ma molte volte noi siamo eredi "distratti", che dimostrano, continuamente, di ignorare l’essenza più profonda e più nobile della nostra eredità e ci comportiamo non in maniera degna della nostra condizione. Anche il Codice civile delle nostre leggi stabilisce che l’indegnità, non consente il diritto a succedere e quindi di acquisire i privilegi ereditari, andando così incontro ad una vera e propria esclusione dai benefici testamentari. Ci sono ancora troppi cristiani che hanno paura dell’eredità che il Cristo ci ha lasciato da vivere, perché sentono soltanto il peso e la fatica del vivere quotidiano, e non sanno più gustare e vivere pienamente la grazia di essere vicini a Gesù. A volte abbiamo la continua tentazione di voler essere troppo padroni di noi stessi e non umili figli di Dio.

 

Ma, allora, qual è questa eredità che tutti noi abbiamo ricevuto e che la Madre Speranza, nel suo Testamento, dichiara addirittura "preziosa"? Qual è questo patrimonio che ci è stato dato gratuitamente e senza nessun merito?

 

Come figli di Dio, abbiamo ricevuto un’eredità grande, gloriosa: "Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità."1 L’eredità che ci è stata consegnata comprende i doni dell’intelligenza e del cuore, i compiti e le possibilità di operare nella Chiesa, nella famiglia, nella comunità e nel mondo. Questi sono i doni del battesimo, attraverso il quale siamo affidati a Dio. Rappresentano la Parola di Dio, che è alla base della nostra vita di fede e continua a nutrirla costantemente. Sono la fede, la Chiesa, l’Eucaristia e, senza dubbio, per noi in modo particolare, il dono di aver conosciuto Dio come Amore Misericordioso e di viverne appieno la ricchezza. L’eredità che abbiamo ricevuto include anche il Vangelo, al quale siamo chiamati ad accogliere con gratitudine e a proclamare agli altri. È l’amore di Dio per noi: siamo persone amate da Dio, oggetto della sua gratuità e fiducia, e quindi persone rese capaci di amare e di essere amate. La nostra eredità è un tesoro che ci rende partecipi della storia dell’amore divino, chiamati a custodirla con gratitudine e a condividerla generosamente con gli altri.

 

Come finire, allora queste riflessioni?

Sicuramente con le stesse parole con le quali la Madre Speranza ha terminato il suo testamento: "Fa, Gesù mio, che nell’ora della morte tutti i figli e le figlie, pieni di amore e di fiducia, possano dire ciò che io ti dico in questo momento, confidando nella tua carità e misericordia: Padre mio, nelle tue mani affido il mio spirito"2 Quello stesso Spirito che, subito dopo la sua morte, si chiedeva continuamente al Signore che restasse tra i figli e le figlie: "Il tuo Spirito o Madre, lasciaci il tuo Spirito." Sono parole che Padre Gino Capponi, a quel tempo Superiore Generale, pronunciò davanti alla Madre nei suoi ultimi attimi di vita. E’ il rivivere l’esperienza dei Profeti, la trasmissione dello Spirito per continuare la missione ricevuta da Dio: "Elia prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull’asciutto. Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: "Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te". Eliseo rispose: Due terzi del tuo spirito diventino miei."3

 

Nella nostra comune mentalità, quando dobbiamo redigere un testamento, crediamo che l’importante sia lasciare delle "cose", dei beni materiali, difficilmente lasciamo in eredità il nostro "spirito", quello che siamo veramente. Se invece di lasciare la casa, il conto in banca, i gioielli, tutte cose utili, ma che spesso sono motivo di discordie e di contese, imparassimo a trasmettere il nostro spirito, ossia la parte più intima di noi stessi, quello che è la nostra identità più profonda, il nostro stile di vita, il nostro modo di affrontare le situazioni, i nostri valori, i nostri sentimenti, la nostra fede, il nostro coraggio, non sarebbe forse qualcosa di più bello e di più duraturo, qualcosa che veramente ci valorizza come persone e che ci permette davvero di restare indelebili nel ricordo dei nostri cari?

 

Questo è l’ultimo dono che la Madre Speranza ci ha fatto prima di lasciarci: ha condiviso con noi il suo Spirito, la parte più intima e autentica di sé. Ha voluto lasciare a ognuno di noi il suo spirito affinché non ci sentissimo più soli e abbandonati. Questo gesto generoso è stato un atto di amore per dotare i suoi figli di una mentalità sana, fornendo loro gli strumenti per affrontare la vita con maggiore capacità e sicurezza. Parliamo spesso di vocazione, ma cosa potrebbe essere se non questa storia ininterrotta di "chiamati", che si passano fedelmente un’eredità spirituale preziosa, come una catena generazionale senza fine? È un pensiero incredibilmente bello immaginarsi come un piccolo anello di questa catena, forse apparentemente insignificante, ma con la consapevolezza di aver ricevuto tanto, in modo totalmente gratuito, e con il desiderio sincero di donare allo stesso modo.

 

Sono le stesse parole che Gesù ha detto negli ultimi istanti della sua vita, Padre ho compiuto tutto, ho fatto tutto quello che mi avevi detto, ho portato a compimento la tua volontà, ho realizzato la mia missione, per la quale sono venuto nel mondo. Ai nostri occhi possono sembrare parole tristi, malinconiche, legate ad un addio, invece, sono parole di una tenerezza profonda, di una fede insuperabile: conoscere il significato pieno della propria esistenza e il fine per il quale siamo stati creati, nessun ingegnere e nessun costruttore, potrà mai costruire una casa se non conosce prima il progetto e come mettere le fondamenta. Parole che vengono pronunciate dopo che Gesù ha chiesto al Padre di concedere il perdono a chi, in quel momento, lo stava crocifiggendo. Dio, in quel momento così drammatico, ha voluto dare all’uomo un dono ancora più grande, il per-dono che viene dal suo cuore misericordioso e solo chi ha sperimentato la misericordia sulla sua vita può capire la forza dell’Amore. Per questo siamo sicuri che anche la Madre Speranza ha voluto chiudere il suo testamento con le parole di consegna del suo spirito, perché anche lei era stata capace di perseverare nell’attesa della salvezza e di fidarsi delle promesse di Dio.

 

Beati anche noi se potessimo arrivare agli ultimi istanti della nostra vita e ripetere a Dio, con gioia e fedeltà, queste stesse parole: "tutto è compiuto, nelle tue mani consegno il mio spirito, nel tuo cuore di Padre affido tutta la mia vita",… beati noi se, in quel santo giorno, potremmo rivolgerci a Dio con la consapevolezza che siamo stati eredi coerenti e responsabili della nostra vocazione e di aver combattuto la buona battaglia della fede…….beati noi se nel nostro cuore potremmo udire la voce delicata di Dio che ci dice: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone"4

 

Sarà la ricompensa sublime della grazia, un delicato bacio dell’eternità, dove i nostri cuori danzeranno nella luce radiante del volto dell’Amore Misericordioso. Sarà come perdersi nei sentieri dorati di un tramonto eterno, dove ogni sfumatura di cielo celestiale dipingerà la bellezza di Dio…sarà la bellezza di gustare il volto dell’Amore Misericordioso per l’eternità, …e così sia.


1  Salmo 16,5-6

2 Testamento Spirituale di Madre Speranza

3 2 Re 2, 8-9

4 Mt. 25,23

 

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ultimo aggiornamento 08 marzo, 2024