Il tuo Spirito Madre a cura di P. Mario Gialletti fam
Madre Speranza, Maestra di preghiera
S
empre con lo sguardo rivolto al crocifisso dell’Amore Misericordioso, dinanzi al quale la Madre normalmente pregava di giorno e di notte, riflettiamo su alcune caratteristiche della sua preghiera.
1. Preghiera come scuola di speranza.
L’espressione è di Papa Benedetto in Spe salvi. "Nella preghiera, scrive il pontefice, l’uomo deve imparare che non può chiedere le cose superficiali e comode che allontanano da Dio. Deve purificare i suoi desideri e le sue speranze. Deve liberarsi dalle menzogne segrete con cui inganna sé stesso" (n 33).
La Madre non ha mai chiesto vita facile per se stessa; ha pregato per gli altri, anche per i suoi persecutori, per i sacerdoti, i poveri. Pe sé chiedeva di crescere nella fede viva, nella speranza certa e nella carità ardente. Nell’unione col buon Gesù affrontava tutte le difficoltà con grande fiducia. La preghiera le ha fatto superare scoraggiamento e tristezza nei momenti critici personali, della Famiglia religiosa, della Chiesa e del mondo. Improntava i suoi atteggiamenti alla fiducia nell’Amore Misericordioso che tutto volge al bene, chiamandoci alla conversione. Sempre lieti nella speranza per testimoniarla a tutti (cf. Const. Fam. art. 14). La Madre ha creduto, ha sperato e ha ottenuto un’infinità di grazie.
Poco prima della professione perpetua, il 30 maggio 1942, fa questa stupenda preghiera: "Di nuovo, Gesù mio, consegno la mia anima al tuo Spirito perché tu possa crescere in me, certa che, se non ti disturbo, entrerai in me, crescerai e ti diffonderai nel mio cuore, lo ungerai e profumerai con il balsamo d’amore che solo tu sai preparare, per lasciare l’anima assorta in te. Profuma, Gesù mio, il mio cuore con quell’essenza spirituale con la quale tu stesso sei unto, con quel tuo balsamo d’amore che fa sgorgare dal cuore parole cariche di amore per Te.
Fa, Gesù mio, che la mia anima esca da me per entrare in te e nella fornace del tuo divino amore sia purificata da ogni impurità, diventi incandescente, ardente e disponibile alle tue divine ispirazioni. Illuminata da te, brilli sempre del vivo splendore del tuo amore, illuminando quanti mi avvicinano. Fa’, Gesù mio, che il mio cuore sia simile al tuo".
La preghiera da una parte presuppone la fiducia in Gesù, dall’altra rafforza la speranza e l’abbandono in Lui che ci ascolta sempre, sia che ci conceda quello che chiediamo, sia che ci dia quello che crede meglio per noi. Così ci fa superare le paure e fa crescere la speranza. Affidandoci anche a Maria Mediatrice che facilita l’unione con Gesù. "Fa’ Gesù mio, che il mio cuore sia attirato da Te come il ferro dalla calamita, finché la morte non mi unisca per sempre a Te. Mentre cammino in questo esilio cresca in me la speranza, virtù teologale che mi faccia desiderare Te solo come unico sommo bene. La mia speranza sia solo il desiderio di possederTi eternamente con la visione e l’amore senza limiti" (Diario, n. 1225).
2. La preghiera, fatta principalmente con il cuore, ci trasforma.
Dio è Padre e quindi ci rivolgiamo a Lui con confidenza filiale. Gesù è il nostro Amico, il Fratello/Primogenito, lo Sposo, perfino "figlio" (cf Mt 12,50). Pregare "cuore a cuore", come Mosé che parlava con Dio "faccia a faccia, come uno parla col proprio amico" (cf Es 24,9-17; 33,7-23; 34,1-10. 28-35). "In Mosé, che sta sulla cima del monte faccia a faccia con Dio e si fa intercessore presso il suo popolo e offre se stesso ("cancellami pure se ci abbandoni"), i Padri della Chiesa hanno visto una prefigurazione di Cristo, che sull’alta cima della croce sta davanti a Dio, non solo come Amico ma come Figlio che si fa "cancellare" con la sua morte e diventa, come dice Paolo, peccato, ossia porta su di sé i nostri peccati per salvare noi" (Papa Benedetto, 1° giugno 2011).
Per Madre Speranza la preghiera è principalmente affettiva: nella profonda comunione con Gesù la nostra vita si conforma al Suo cuore misericordioso fino a sentirci rivestiti della Sua bontà e della Sua misericordia, diventando noi stessi "capaci di assorbire e annientare tutte le malvagità" (Cost Fam, n 55). Così la preghiera ci converte, ci trasforma, ci fa diventare veri figli dell’Amore Misericordioso che ricevono in dono i pensieri e i sentimenti di Gesù e mettono da parte i propri (cf Padre nostro)
"Questa notte l’ho passata distratta fino alle cinque. Quanto è buono Gesù! Per un po’ di affetto che gli do, Egli mi inebria del suo amore… Mi dice che nella preghiera io non perda tempo in ragionamenti ma in affetti, perché così l’anima facilmente si eleva con amorosi desideri a Dio per amarlo continuamente e supplicarlo ardentemente di aiutare le anime consacrate, specialmente i sacerdoti e coloro che hanno avuto la disgrazia di offenderlo" (Diario, n. 1284).
3. La preghiera come esperienza di perdono.
La preghiera, portandoci davanti a Gesù Amore Misericordioso crocifisso, ci fa prendere coscienza del nostro peccato, della nostra povertà, del limite e della fragilità, fino a farci toccare con mano e sperimentare, proprio in questa nostra miseria, la Sua misericordia. È questa misericordia che suscita il vero pentimento. "La conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia" (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia). La gioia del perdono che sperimentiamo nel sacramento della Riconciliazione, dalla Madre assiduamente frequentato, è esperienza dell’Amore Misericordioso capace di trasformare la tristezza del peccato nella festa di una vita nuova. Il Signore col perdono non solo cancella i peccati, ma ci da’ un cuore nuovo, pone il suo Spirito dentro di noi e ci fa vivere secondo le sue leggi (cf Ez 36,26s).
Quando abbiamo "la disgrazia di offendere il Signore non esistiamo neanche un attimo ad andare da Lui per essere perdonati e accolti dal Padre buono che ci sta aspettando con affetto... Se ci lasciamo invadere dalla sfiducia facciamo dispiacere al Signore. Le sue braccia e il suo cuore sono sempre aperti" (Come un Padre, n.6).
La Madre tantissime volte invoca perdono per se stessa, per i figli, per i sacerdoti, per tutti.
"Quanto poco ho copiato in me i tuoi insegnamenti, Gesù mio! Tu sei vissuto solo per dare gloria a tuo Padre, sei morto per compiere la sua volontà;mi hai insegnato che la vita e la morte non contano quando si tratta di darti gloria" (n. 776).
"Che pena provo, Gesù mio, nel vedermi trattata da te come una debole bambina! Per questo ti sei astenuto dal regalarmi una piccola sofferenza che da tempo mi stavi donando, sicuramente perché io avevo paura, tanta paura. Perdonami ancora una volta!" (n. 822). "Questa notte dicevo a Gesù che, nonostante il mio fermo proposito di non negargli nulla, trovo grande difficoltà a fare la sua divina volontà. Dove sono finite le delicatezze d’amore per Colui che è il mio tutto?" (n. 1203. 1205).
"In questi giorni una grande tristezza si è impossessata di me… Mi sembra di non poter resistere al mal di testa…Non so in quale maniera si potrebbero aggiustare le cose" (n. 1214s). "Che pena! Mi vedo come una malata, incapace di soffrire con generosità la più piccola cosa. Pur essendomi offerta tante volte a Gesù come vittima mi tiro indietro" (n. 1293).
"Questa notte l’ho trascorsa con una forte angoscia fino alle tre e credo così di aver disgustato il buon Gesù poiché, senza rendermi conto, sono stata a fare castelli in aria su ciò che potrebbe succedere alla Congregazione, piangevo e sospiravo affranta del dolore, finché è venuto il buon Gesù e mi sono unita a Lui" (n. 1268s).
4. Preghiera che santifica le occupazioni-preoccupazioni di ogni giorno.
La Madre portava al Signore il suo quotidiano, il lavoro, le responsabilità, le gioie e le sofferenze sue e degli altri. Così tutta la giornata era orientata a far "piacere al buon Gesù", a fare la Sua volontà. Chiedeva il suo aiuto al mattino, rimaneva in comunione con Lui tutto il giorno, lo ringraziava e gli chiedeva perdono nella meditazione e nell’esame di coscienza. Preghiera concreta e continua, rivolgendo al buon Gesù parole e sentimenti carichi di affetto sincero, vivendo ogni momento "todo por amor de NSJC".
I tantissimi commenti che la Madre ha fatto sul Vangelo rivelano quanto lei abbia messo al centro della sua vita la Parola di Dio, intesa alla luce dell’Amore Misericordioso. La preghiera raccoglie e unifica così tutta la nostra persona e "in dolce intima conversazione con Lui", scopriamo e impariamo a far nostra la Sua bontà.
"Questa notte il buon Gesù mi diceva che frequentemente dimentico il suo amore per me e che lui, vincitore del mondo e del demonio, vive sempre dentro di me come amico fedele e sposo della mia anima, chiedendomi amore e generosità in espiazione per le anime consacrate" (Diario, n. 1292).
È questo il modo con cui il Signore ci santifica, rende feconde le nostre opere e ci dà la forza di vincere ogni tentazione, comprese quelle esplicitamente diaboliche. "Ieri il tignoso è tornato a combattermi e mi ha dato molte bastonate… A prima vista ho avuto una paura terribile da non potermi calmare… Ho dimenticato che il buon Gesù non gli avrebbe permesso di torturarmi sopra le mie forze e mi sono terribilmente impaurita… Provo vergogna e pena nel vedere la mia vigliaccheria… Poi in preghiera ho visto il buon Gesù nascosto nel tabernacolo che mi aspettava per effondere su di me le sue grazie, confortarmi e consolarmi" (n. 1286s).
La preghiera ci comunica lo Spirito di Gesù per compiere la volontà del Padre, impossibile alle nostre povere forze. La domanda accorata che rivolgeva al Signore era quella di fare la Sua volontà "costi quello che costi" e che "la sua mente e il suo cuore fossero fissi in Lui". «Mi dici, Gesù mio, di ricordare che la tua presenza è base della santità… Oggi posso affermare che sono molto felice nel sentirti dire che ho acquisito la virtù che tu tanto mi chiedevi, o meglio, che tu hai infuso in me e cioè di pensarti sempre e che la mia mente e il mio cuore siano fissi in te, così che niente e nessuno mi distolga da te" (1268 ss. ed anche n. 1279).
P. Domenico Cancian fam
Collevalenza, 13.03.2024
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ultimo aggiornamento
11 maggio, 2024