"HIJOS MIOS, A SER SANTOS!"

Omelia P. Ireneo Martin Fam

Superiore Generale dei Figli dell’Amore Misericordioso

Collevalenza, 31 maggio

 

Oggi vogliamo unire la nostra voce a quella di Maria con il suo canto del Magnificat; con Lei vogliamo magnificare il Signore per M. Speranza nel 10°anniversario della sua Beatificazione, per le meraviglie che continua ad operare nella vita della Chiesa e di ciascuno di noi.

Quale grande dono di grazia è stata Madre Speranza, per la Chiesa, per Collevalenza, per tutto il mondo! La sua testimonianza continua ancora a illuminare le nostre esistenze. Qui, in questo Santuario, sentiamo ancora, viva e palpitante la sua presenza, il suo spirito.

Nella Visitazione di Maria, siamo portati a riflettere sul coraggio della sua fede. Colei che Elisabetta accoglie nella sua casa è la Vergine che "ha creduto" all’annuncio dell’Angelo che la chiamava a compiere il pellegrinaggio della fede.

Maria esplode in un canto colmo di poesia e vibrante di intensissima lode al Signore, il Magnificat. Una preghiera solenne e maestosa che parla di generazioni di potenti, di ricchi, di superbi, di umili, di affamati, ecc. Insomma un fantastico affresco di tutta la storia dell’umanità e delle sue dinamiche.

Maria canta il suo magnificat aderendo al Progetto di Dio, mettendo innanzi alla sua grandezza la nostra piccolezza.

Possiamo pensare quindi che magnificare Dio passa per le piccole cose, per i piccoli gesti, per le piccole attenzioni della nostra vita, che fanno parte della nostra santità.

Anche in Madre Speranza, come in Maria, è stata la sua particolare esperienza dell’amore di Dio a rendere la sua vita luminosa e santa.

Cari fedeli in questo giorno di festa, vorrei esporre alcuni punti essenziali, nei quali mi sembra di scorgere i tratti della santità ammirevole di Madre Speranza.

 

Un desiderio molto forte "el gran deseo de ser santa" nella sua giovinezza. Tutte le cose grandi e belle non si improvvisano, miei cari.

Parte fondamentale di questa "attività previa" del buon Dio nella prima fase della vita di Madre Speranza è stata la maturazione progressiva: "il grande desiderio di essere santa".

Lascia la sua famiglia all’età di ventuno anni con il fermo proposito di farsi santa. A sua madre che la invitava a ritardare il suo ingresso nel convento di Villena, le Figlie del Calvario, rispose: "Mamma, domani è la festa di S.Teresa ed io, che aspiro a diventare una grande santa, vorrei che mi aiutasse a seguire il Signore come ha fatto lei…".

È interessante notare che la grande attrazione di Santa Teresa d’Avila su Maria Josefa era collegata al fatto che Teresa "non aveva paura di nulla". Era come la donna forte della Bibbia: "Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore…" (Pr. 31,10-13).

La Madre esprimeva così questo desiderio anni più tardi: "La santità consiste nel vivere immerse in Dio e Lui in noi, prima desiderandolo poi raggiungendolo" (Consejos prácticos, 1933).

 

Una santità fondata nel "Buon Gesù".

E’ il 5 novembre del 1927: "… Lui mi ha detto, commenta la Madre, che io devo fare in modo che gli uomini lo conoscano, non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con tutti i mezzi il modo di confortare, aiutare e far felici i suoi figli, e che li segue e li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro».

 

Una santità unita alla croce del Signore: "passione di amore".

La croce come scuola di amore e di sapienza per compiere la volontà di Dio. L’abbracciare la croce: "La scienza dell’amore si apprende nel dolore"; "Gesù mio, ho un grande desiderio di santificarmi, "costi quel che costi".

 

Santità come misericordia verso i più miseri.

Gesù ci chiede di porre Dio al primo posto e di considerare i poveri come nostri fratelli: "diventano gli interessi più cari del Buon Gesù, i nostri maestri, verso i quali siamo debitori di amore e di aiuto".

 

Santità come amore verso i sacerdoti diocesani, "il suo amato clero". La ‘passione’ di Madre Speranza verso tutti i sacerdoti… si offre vittima al Signore per loro.

 

In fine, una santità come amore che accoglie e intercede.

L’ultimo trentennio della vita di M. Speranza l’ha trascorso a Collevalenza. Durante questo periodo il suo programma di vita: "Per loro pago io, Signore", in un amore che prega e si dona fino alla fine.

"Hijos mios, a ser santos! (Figli miei ad essere santi). In Paradiso non voglio essere sola…"

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ultimo aggiornamento 13 luglio, 2024