ROBERTO LANZA

 

"In cammino verso il Giubileo

…Dio è Padre di Speranza…!"

"In verità in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il figlio lo fa."1

Molti libri e molti articoli che sono stati scritti hanno continuamente messo in rilievo il ruolo profetico della Madre Speranza. Così come è anche vero che con il trascorrere degli anni comprendiamo sempre meglio il Carisma dell’Amore Misericordioso, abbiamo la possibilità di approfondirlo, di conoscerlo, di incarnarlo nella nostra vita e più ci immergiamo nel suo "tesoro" di misericordia e più ci rendiamo conto della grande figura e dell’ampia missione che Dio ha affidato a Madre Speranza. Ultimamente, ripensando anche ai tempi che stiamo vivendo e all’attualità sempre maggiore dell’Amore Misericordioso, mi piace pensare a questo compito profetico della Madre, in una prospettiva diversa, ossia vedo tutta la missione e l’opera della Madre come una grande profezia per il nostro tempo: l’iniziativa di un Dio per richiamarci all’Amore Misericordioso.

 

Ma chi è un Profeta? Cosa intendiamo quando ci riferiamo ad una Profezia?

Il termine profeta deriva dal greco prophetes, che significa "colui che annuncia qualcosa." La preposizione pro ha un significato temporale, ossia colui che annuncia qualcosa prima che avvenga, ma può avere anche un significato spaziale: "Colui che annuncia qualcosa davanti al popolo, o all’individuo." In ebraico, la cosa si fa più interessante, perché il termine prophetes traduce l’ebraico nabi, parola che è in relazione al verbo "chiamare." Il significato completo del termine in ebraico sarebbe dunque: "il chiamato da Dio a un particolare ministero."

 

I profeti hanno sempre avuto un posto centrale nella storia e nell’economia della salvezza, ciò che essi annunciano con la parola, lo vivono e lo testimoniano in maniera efficace. I profeti sono essenzialmente "messaggeri" e "predicatori", perciò il loro messaggio è strettamente collegato alle situazioni e ai problemi dell’epoca storica in cui vivono. Tante volte abbiamo ribadito, anche in precedenti scritti, che quando parliamo del carisma dell’Amore Misericordioso, non ci troviamo davanti ad una profezia o un’affermazione di veggenza che prevede il futuro, bensì riflettiamo su un messaggio che è necessario per capire il tempo che stiamo vivendo, è questa la perenne "freschezza profetica", se cosi la vogliamo definire, del nostro carisma. Le Scritture ci attestano che quando il popolo di Israele era in crisi, Dio rispondeva inviando i suoi profeti per guidare, consolare, consigliare. Anche oggi Dio risponde mandando i santi, testimoni che ci indichino nuove vie di speranza! I "Profeti" sono la risposta di Dio alle nostre domande, ai nostri problemi, alla nostra disperazione.

 

Con questa riflessione vorrei, essenzialmente rispondere ad una domanda: in una società come la nostra, che cosa può comunicarci la vita della Beata Madre Speranza?

Quale Profezia è possibile oggi, in un mondo che sta crollando inesorabilmente? L’Amore Misericordioso può essere per noi cristiani del terzo millennio, davvero un annuncio di salvezza?

La risposta è SI, perché oggi nel mondo c’è bisogno di annunciare una nuova "sapienza": quella del Padre Misericordioso.

 

Tuttavia, per chi ha fatto esperienza di un padre troppo autoritario ed inflessibile, o indifferente, o addirittura assente, non è facile pensare con serenità a Dio come Padre e abbandonarsi a Lui con fiducia. Così come è diventato abbastanza usuale sentire parlare, della nostra società, come una società senza padri, e di fatto è un elemento drammatico se si pensa che anche molti filosofi del nostro tempo hanno confermato tale "impostazione." Il filosofo Zygmunt Bauman, per esempio, definiva la nostra società come una convivenza "liquida", dove l’individualismo sfrenato ha reso fragile ogni struttura sociale privandola di ogni punto di riferimento. Tutto si dissolve in una sorta di liquidità e le uniche soluzioni per l’individuo, senza punti di riferimento, sono l’apparire a tutti costi. La nostra è davvero una società senza PADRE, ed è difficile trovare qualcosa o qualcuno che riscaldi il cuore e dia senso alla vita.

 

Ci vuole un Padre per questa società di oggi, e quando capiremo che di questo Padre ognuno di noi deve essere responsabile su questa terra?

 

Occorre un Padre, un Padre per quest’uomo di oggi che soffre, che non conosce l’amore, che non comprende i suoi limiti, che non ha più speranza nel cuore. Un Dio che è Padre, è amore infinito, è tenerezza immensa che si china su di noi, figli deboli, bisognosi di tutto: "Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso coloro che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere."2 Ed è proprio questa nostra piccolezza, la nostra debole natura umana, la nostra fragilità che diventa un richiamo alla misericordia di Dio, perché manifesti la sua grandezza e tenerezza di Padre aiutandoci e perdonandoci. Il mondo degli uomini potrà diventare "sempre più umano", solo quando in tutti i nostri ambiti, introdurremo la figura di un Dio che è Padre. Un Padre che è vicino all’umanità che soffre, un Padre dal cuore tenero, che non si arrende dinanzi all’ingratitudine dei suoi figli ed è sempre disposto al perdono, e questa umanità non troverà mai pace finché non si rivolgerà con speranza e fiducia in questo Padre: "Mostraci il Padre."3

 

Ma cosa significa per noi, oggi, vivere questa speranza?

Significa riconoscere che, nonostante le difficoltà e le sfide che incontriamo, non siamo soli. Dio è con noi come un Padre premuroso che cammina accanto a noi, che ci solleva quando cadiamo, che ci conforta nelle nostre sofferenze. Eccolo il Padre: "Se voi, dunque, che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano."4

 

Solo di questo abbiamo bisogno!

Tutto il "mistero" della nostra fede si riassume qui, in questa paro­la: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre. Chiamare Dio con il nome di "Padre" ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui. Madre Speranza era completamente immersa in questa paternità: "Persuadiamoci che per elevare il nostro cuore a Dio e ravvivare in noi il desiderio di santificarci, non ci sono necessarie tante considerazioni; deve bastarci la convinzione che Dio è nostro Padre."5 Un’esperienza talmente profonda che la Madre si esprimeva in questo modo: "Se qualche volta si cade, si sbaglia, non abbiate paura, andate subito dal Signore. Perché se ci dovesse giudicare nostro padre potremmo avere paura, ma del Signore non c’è da temere."6

 

Fratello mio, se hai avuto la grazia di sentirti amato dall’Amore, se hai avuto il dono di credere di essere preceduto e atteso da un Padre che ha contato perfino i capelli del tuo capo, se hai ricevuto la grazia di avvertire che la tua esistenza è sorretta dalle sue mani sicure e di percepire che Egli, il creatore onnipotente, ti pensa, ti segue e ha tracciato una strada appositamente per te, allora come fai a non fidarti di questo Padre? Un Padre che è felice se vede i figli contenti, che si sente vivo per i figli, che ripone la sua felicità nei figli che crescono, che cerca, con tutti i modi la maniera di confortarli, di aiutarli, che li segue, che anticipa le loro richieste, con amore instancabile, come se non riesca, addirittura, ad essere felice senza di loro. Dio è come quel Padre che esce due volte di casa: prima, per incontrare il figlio perduto, poi, per rivolgersi con parole accorate al fratello maggiore. E tutte due le volte sottolinea: "Bisognava far festa, perché questo figlio era perduto ed è stato ritrovato."

 

Un Dio troppo fragile? Un Padre troppo debole?

Dio è Padre, ci ha rivelato Gesù, ma non alla maniera umana, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come Dio: buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo "amare." Tuttavia, avere Dio come Padre non vuole però dire che la nostra vita di "figli" sarà senza difficoltà, al cristiano non è risparmiata la "fatica" della santità. Dio ci vuole modellare, ci vuole plasmare, ma noi spesso siamo troppo duri di cuore, ci ribelliamo alla Sua volontà, impedendo alla forza dello Spirito Santo di togliere le impurità della nostra vita e così facendo non gli permettiamo di fare di noi dei credenti veramente "consacrati", dei vasi per la Sua gloria. Il lavoro da fare è faticoso, perché l’argilla estratta è piena di scorie e di grumi che la rendono dura e difficile da modellare: "[…] poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, tu, o Eterno, sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome…"7 "Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla, noi tutti siamo opera delle tue mani."8

 

Davanti alle situazioni più difficili e dolorose, quando sembra che Dio non senta, non dobbiamo temere di affidare a Lui tutto il peso che portiamo nel nostro cuore, non dobbiamo avere paura di gridare a Lui la nostra sofferenza, dobbiamo essere convinti che Dio è vicino, anche se apparentemente tace. Dio sta "urlando" alla sua Chiesa che il suo Amore Misericordioso serve per fare esperienza della sua paternità. In questo grido, Dio infonde speranza, ricordandoci che attraverso la sua misericordia possiamo trovare sempre una nuova possibilità, un nuovo inizio, e la promessa di un futuro pieno di luce e redenzione.

 

Dio vuole essere Padre! Che bella differenza rispetto al Dio di altre religioni e di certi filosofi!

 

Un Padre, un vero Padre, non si nasconde, Egli ama in perdita, senza cercare il proprio successo o vantaggio e il suo unico interesse è quello di essere Padre, di vivere fino in fondo la propria paternità. Egli testimonia con la sua vita che ha generato dei figli e che li ama fino al sacrificio estremo. Un padre infonde speranza, illuminando il cammino dei suoi figli con la fiducia nel futuro e la certezza che, nonostante le difficoltà, ci sarà sempre un domani migliore.

 

Così è Dio per noi!

Fratello mio, che tu possa sperimentare la profonda libertà che nasce dalla speranza nel suo abbraccio infinito…possa la tua vita essere illuminata dalla luce del suo amore, e ogni passo del tuo cammino risuonare della sua dolce presenza…ti auguro con tutto il cuore che tu possa percorrere sempre i sentieri di un Padre che si chiama Amore Misericordioso!


1 Gv. 5, 19-23

2 Salmo 103

3 Gv. 14,8

4 Mt. 7,11

5 Anniversario della fondazione delle aam (1955) (El Pan 15)

6 Esortazioni (1959-1971) (El Pan 21)

7 Is. 63,16

8 Is. 64, 7-8

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ultimo aggiornamento 13 agosto, 2024