La festa liturgica della Vergine del Monte Carmelo è stata istituita dalla Chiesa per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a San Simone Stock, a quel tempo priore generale dell’Ordine Carmelitano. In questa visione la Santa Vergine consegna uno scapolare in tessuto e rivela i privilegi spirituali connessi al suo utilizzo. La stessa festa del 16 luglio, nata in Inghilterra nel XIV secolo per celebrare la protezione e i benefici di Maria, è divenuta ben presto la festa dell’intero Carmelo ed è popolarmente conosciuta come la festa dello Scapolare.

 

L’apparizione al profeta Elia sul Monte Carmelo

Nel Primo Libro dei Re si racconta che il profeta Elia radunò una comunità di uomini sul monte Carmelo (in aramaico "giardino"), con lo scopo di difendere la purezza della fede in Dio dagli attacchi dei sacerdoti di Baal. Secondo la tradizione si afferma che sul Monte Carmelo, la Sacra Famiglia di Nazareth avrebbe sostato tornando dall’Egitto e sulla scia di questi eventi, col tempo, in questo monte santo si impiantarono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio.

Nel 1154 circa, si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo che era giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame alla Santa Vergine. La regola carmelitana, approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III, prescriveva veglie notturne, digiuno e astinenza rigorosi, la pratica della povertà e del silenzio.

Le notizie sulla vita di san Simone Stock (1165 - 1265) sono scarse. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote. Intorno al 1247, già avanti negli anni, venne scelto come sesto priore generale dell’Ordine. Si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante: papa Innocenzo IV, nel 1251, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.

 

La Madonna del Carmine, tra le devozioni più antiche e più amate

Il culto della Madonna del Carmine è dunque uno dei più antichi della cristianità e secondo l’iconografia popolare, la Madonna del Carmelo non tiene in braccio Gesù, ma distende le braccia in avanti offrendo lo Scapolare. L’immagine fa riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251: la Madonna si mostra a san Simone Stock, consegnandogli lo Scapolare, segno dell’essere rivestiti della grazia di Dio e dei suoi doni.

Nel tempo, le Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine e il favore dei papi, che le hanno arricchite di privilegi spirituali, ne hanno aumentato la devozione tra il popolo. 

Nel 1623, un decreto della Congregazione dell’Indice riconosceva ufficialmente la "Tradizione del Sabato" (Privilegio Sabatino), ossia l’aiuto che la Beata Vergine del Carmelo dà in questo giorno ai suoi devoti morti in grazia di Dio per il raggiungimento immediato della pienezza dell’amore divino. Nel corso del tempo il magistero dei pontefici e della Chiesa ha accettato, purificato e corretto le implicazioni e il senso teologico del Privilegio Sabatino. In realtà le Promesse confermano e sottolineano ciò che la fede cristiana ha da sempre affermato: chi vive secondo gli impegni battesimali, morirà nella piena comunione con Dio, nella sua Grazia e giungerà presto a godere l’abbraccio misericordioso del Padre.

In particolare a Roma le origini del culto, ancora oggi molto sentito, risalgono al 1535. In quell’anno, alcuni marinai corsi trovarono in prossimità della foce del Tevere, nella zona di Fiumicino, la statua della Madonna del Carmine, che venne subito trasportata a Ripa Grande e collocata nella chiesa di S. Crisogono. Da allora, la Vergine dello Scapolare (altro appellativo per la Vergine del Carmelo) fu detta «de Noantri» o «Fiumarola», in ricordo del luogo dove venne rinvenuta.

La statua della Madonna del Carmelo attualmente è conservata nella chiesa di S. Agata a Trastevere. Come risulta dall’iconografia classica, non tiene il Bambino in braccio, ma rivolge le braccia verso il basso ed è vestita da terziaria carmelitana. Esposto nelle teche della chiesa, c’è il ricchissimo corredo di abiti di seta e la collezione comprende anche alcune corone d’argento e di metallo usate nella processione e decorate con gemme preziose. 

Tutti poi conoscono la grande devozione di San Giovanni Paolo II per la Vergine Maria del Carmine, tanto che scrisse anche una preghiera del quale riportiamo uno stralcio: "Riconcilia i fratelli in un abbraccio fraterno, che spariscano gli odi e i rancori, che si superino le divisioni e le barriere, che si appianino i conflitti e si rimarginino le ferite."

 

Lo scapolare che libera dalle pene del Purgatorio

San Simone Stock, ha avuto il compito dal Cielo di propagare la devozione della Madonna del Carmelo e per la Vergine ha composto un bellissimo inno, il Flos Carmeli. La Madonna assicura a questo santo che quanti fossero morti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». La consacrazione alla Vergine, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a compiere la volontà del Signore.

Molti fedeli indossano lo Scapolare del Carmelo e tanti lo conoscono per averlo visto sulle spalle di qualche persona. Molti però si domandano il senso di quest’oggetto, che richiama alla ferma volontà di vivere gli impegni battesimali e l’amore verso Maria.

Le origini dello Scapolare affondano le radici nell’uso medievale di rivestire dell’abito religioso o di parte di esso chi desiderasse condividere i benefici spirituali di un ordine, seguendone la spiritualità. Quest’uso, evidentemente legato alla mentalità medievale assai più concreta della nostra, si è diffuso in tutto il mondo cristiano, anche nei secoli successivi.

Lo Scapolare, o "Abitino", è composto da due pezzi di stoffa marrone legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da cui il nome).

Nato come parte dell’abbigliamento dei contadini e poi dei religiosi, era in pratica un grembiule usato per non sporcare l’abito. Ben presto, per i Carmelitani, è diventato il simbolo della protezione materna di Maria, quasi la sintesi di tutti i benefici da lei ottenuti, perciò è stato considerato parte essenziale dell’abito. Inizialmente però, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca, considerata il "segno esterno" dell’abito, ma non lo Scapolare, perché, altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate a tutti gli effetti. Con l’andar del tempo la proibizione cadde e lo Scapolare fu dato a tutti, soprattutto nella sua forma ridotta.

Due elementi hanno contribuito in modo decisivo all’affermazione dell’Abitino come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i devoti: la promessa della morte in stato di grazia, legata alla visione di S. Simone Stock, e quella della pronta liberazione dalle pene del Purgatorio.

 

Rivalutiamo i segni della devozione popolare

Nel tempo storico che stiamo vivendo, forse siamo giunti ad un punto in cui è possibile tentare un recupero di questa devozione. Non si tratta infatti di riportare in auge un oggetto ormai lontano dalla sensibilità comune, ma di rivitalizzare i contenuti validi della pietà popolare cosicché ancora oggi questi segni esteriori diventano un’occasione di santificazione e di vita realmente e profondamente cristiana.

Oggi è dunque necessario tenere in considerazione alcuni temi centrali, legati da sempre allo Scapolare: la comunione con Dio, la consacrazione a Lui attraverso Maria, il valore "sacramentale" e quello escatologico dell’Abitino.

Lo Scapolare è infatti un "sacramentale", cioè un segno che ricorda e attua una realtà spirituale secondo la misura di fede di chi lo indossa. È segno di affiliazione ad un ordine religioso cristocentrico e mariano, dunque indica l’appartenenza e la condivisione di quella spiritualità, poiché la santità è desiderio di sperimentare costantemente la pienezza della comunione divina.

Così pure l’Abitino, segno di consacrazione a Maria, esprime la nostra volontà di camminare con Maria quale Madre della Speranza, accompagnati e sorretti dalla sua mano materna, verso la pienezza di comunione, ossia verso la "vetta del monte, che è il Signore Gesù".

Lo Scapolare infine è anche il segno della protezione e della difesa che Maria opera nella vita di ogni suo fedele figlio e proprio perché è un "sacramentale", ci ricorda e ci aiuta a crescere nel personale rapporto con Maria, Madre di Gesù e della Chiesa.

Le promesse tradizionalmente legate allo Scapolare sono da considerare nel loro indubbio valore escatologico: siamo incamminati verso un futuro di comunione, di pace e di gloria, che va però costruito giorno dopo giorno nell’oggi della vita e intessuto di sacrificio, preghiera continua e carità operosa e attenta.

Lo Scapolare, allora inteso in quest’ottica non sarà una forma di sterile e sorpassata devozione, ma una modalità attualissima di vivere e annunciare il Vangelo della misericordia.

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ultimo aggiornamento 13 agosto, 2024