ROBERTO LANZA

 

"Le lectio divine della
Madre Speranza…

… Figlio, i tuoi peccati
ti sono perdonati!"

Care figlie, consideriamo oggi il povero paralitico guarito da Gesù. Con questa guarigione Gesù ci manifesta la sua bontà, la sua potenza e la sua gloria. La bontà perché, vedendo la fede di quegli uomini, disse al paralitico: Confida, figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati», e donò così all’infermo più di quello che aveva chiesto; gli donò cioè con il perdono dei peccati anche la salute dell’anima.1

Nelle opere della Madre Speranza, che sono raccolte nella collezione che familiarmente chiamiamo EL PAN DE NUESTRA CASA, troviamo anche dei commenti che ella ha elaborato su alcuni brani di vangelo. È veramente impressionante leggere queste piccole "lectio divine" della Madre Speranza, una lettura che non può fare a meno di notare la "freschezza" spirituale che aveva, la sua confidenza con le scritture, la sua totale padronanza del messaggio evangelico alla luce del Carisma dell’Amore Misericordioso. Piccole meditazioni evangeliche con le quali la Madre, non ha soltanto confrontato la sua esistenza, ma che sono servite per dare "voce" ai molteplici riferimenti carismatici dell’Amore Misericordioso.

La scena evangelica che ci apprestiamo a meditare si svolge a Cafarnao, probabilmente in casa di Pietro, una gran folla è accorsa e si accalca per entrare, all’interno, infatti, sta parlando Gesù, un nuovo predicatore che scaccia demoni e guarisce malati. Il racconto del vangelo descrive il soggetto ed il protagonista dell’avvenimento: un paralitico.  Il Vangelo non ci dice molto di lui, ma sappiamo qualcosa dei suoi amici che hanno una grande fede in Gesù, il loro intervento è fondamentale per la guarigione del paralitico.  Poi, Gesù compie il miracolo, ma non come la gente forse si aspettava, non dice, come in altre occasioni: "Lo voglio, guarisci!", usa invece un’espressione devastante per quel tempo: "Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati." 

Dobbiamo entrare nella mentalità di quell’epoca per capire il grande gesto che Gesù ha compiuto, infatti, i peccatori per essere perdonati dovevano passare attraverso un rituale ben preciso, ma Gesù non solo perdona i peccati, ma li cancella senza richiedere nessuna delle azioni che la legge prescriveva per ottenere il perdono. È questa è un’azione che compete soltanto a Dio, così come scriveva anche la Madre Speranza. Il messaggio è chiaro: i nostri peccati ci paralizzano, e per poter essere liberati dalla paralisi, c’è un passo fondamentale da compiere, la loro remissione. Possiamo immaginare lo svolgimento della scena: la meraviglia è generale, alcuni guardano l’apertura nel tetto, altri si chiedono perché Gesù non compia un miracolo, altri ancora pensano in cuore loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" Hanno ragione, infatti, solo Dio può rimettere i peccati e qui tocchiamo con mano quella "tensione" che porterà alla condanna di Gesù e alla sua morte. Gesù vede molto al di là del paralitico e del suo corpo "bloccato", vede sensi di colpa, rassegnazione, pessimismo, rabbia verso la vita. Vede una folla irrazionale, quasi "stregata" dai miracoli compiuti da Lui in quei giorni, gente bramosa di gesti straordinari, memorabili.

Vede infine i giudizi degli scribi, seduti in prima fila, venuti appositamente per ascoltarlo e valutarlo. Gesù percepisce tutto questo e decide che è giunta l’ora di tirare fuori "l’asso dalla manica", si rivolge alla folla ammutolita e spiega le sue parole: "Cosa è più facile: dire al paralitico: ti sono rimessi i peccati, o dire: alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino, disse al paralitico, alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò…". L’intento del miracolo a questo punto appare chiaro, Gesù vuole dare degli "indizi" sulla sua identità e sulla sua missione, Egli sa bene che solo Dio può perdonare i peccati, ma vuole provocare negli interlocutori che sono presenti la domanda: chi è costui?

Anche alla Madre Speranza non è sfuggito questo quadro iniziale che abbiamo rappresentato: "Questo ammalato con i piedi e le mani rattrappite rappresenta la tiepidezza dell’anima, la quale non ha stabili i piedi degli affetti per poter camminare e neppure può operare. La fede, infatti, se impedita a muoversi da sola, cerca chi la porti e, non potendo entrare nella casa e presentarsi a Gesù perché la guarisca, cerca chi la faccia passare attraverso il tetto, dato che non vuole rimandare la guarigione ad un’altra occasione."2 Solo approfondendo bene il testo evangelico ed il commento della Madre che ci possiamo rendere conto come questo racconto evidenzia anche un altro messaggio, ancora più importante: non solo Gesù rivela la sua natura divina, ma dice anche qualcosa di importante sul Dio che Egli incarna e che vuole rivelare. Questo Dio, che Gesù mostra e svela, è un Dio che "perdona", non è vendicativo, non è minaccioso, è un Padre, è l’Amore Misericordioso.

La conferma di questa impostazione è molto bene evidenziata dalla Madre nel suo commento: "La bontà perché, vedendo la fede di quegli uomini, disse al paralitico: Confida, figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati." Si manifestò così la sua potenza perché, mentre gli scribi e i farisei mormoravano del fatto che aveva detto al paralitico "ti sono perdonati i tuoi peccati", ritenendolo una bestemmia, dato che il perdono dei peccati è opera solo di Dio, Egli dimostra loro che può perdonare i peccati e che pertanto è Dio. Le Scritture più volte evidenziano questo atteggiamento di Dio: il peccato è "perdonato", "cancellato"3, "espiato"4, "gettato dietro le spalle."5 Dice ad esempio il Salmo 103: "Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie,6 "Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono."7 Non dobbiamo mai sottovalutare l’importanza del sacramento della riconciliazione, in cui riceviamo il perdono divino e la grazia di ricominciare una nuova vita.

 

Non siamo forse ancora in presenza dell’Amore Misericordioso?

È il 5 novembre del 1927, Madre Speranza così parla di Dio: "un Padre che non tiene in conto, perdona e dimentica, che è un Padre, non un giudice severo, che è un Padre santo, saggio e bello, che sta aspettando il figlio prodigo per abbracciarlo". Le mani di Dio sorreggono, stringono, danno vigore e nello stesso tempo confortano, consolano, accarezzano, sono mani di padre e di madre nello stesso tempo: "Sforziamoci di far capire ai fratelli che Gesù è per tutti un Padre buono, che ci ama di amore infinito, senza distinzioni."8 Il peccato ha spezzato il rapporto personale d’amore con Dio; tuttavia, esso non ci ha tolto la possibilità dell’esperienza di Dio, ma, paradossalmente, ci ha aperto uno spazio privilegiato per questa stessa esperienza. Nel momento del perdono, mentre si misura l’abisso del peccato, ancor più si fa l’esperienza dell’abisso della misericordia che lo inghiotte, e del peccato non rimane che una piccola pietra che sprofonda nell’oceano dell’amore di Dio. Come il medico combatte la malattia perché ama il malato, così Dio odia il peccato perché ama il peccatore.

Al di fuori di questa esperienza c’è il rischio di conoscere il Signore per sentito dire, mentre la parola di Dio ci invita a provare per credere: "Gustate e vedete quant’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia."9 Per chi si sente perdonato, non c’è il rischio di pensare che il dono di grazia sia da considerare come una propria prodezza o una conquista delle sue forze, al centro della sua vita non ci sarà più sé stesso, ma Dio che perdona. Niente prodezze fatte da noi, ma solo miracoli operati dal Signore e accolti in cuori umili e totalmente aperti a Lui. Il perdono ci apre le porte della più meravigliosa esperienza di Dio, Egli è il Padre che sempre compatisce e perdona, poiché il suo cuore è infinitamente più grande del cuore dell’uomo, poiché è il cuore di Dio-Amore, di Dio-Misericordioso. Solo Dio poteva cambiare il cuore dell’uomo ed "inventare" una riconciliazione totale: "Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo."10 Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio"11, e la missione della Madre Speranza è stata essenzialmente la proclamazione di questo "Vangelo della riconciliazione." Fare esperienza dell’Amore Misericordioso di Dio significa, allora, conoscere l’amore creatore di Dio che ri-suscita, che fa ri-nascere, mettersi in piedi per ripartire, proprio come ha fatto il paralitico prendendo il suo lettuccio, scoprirsi di nuovo amato da Dio. Riconoscersi peccatori e bisognosi di misericordia, significa alzarsi, convertirsi, uscire da se stessi per andare verso Gesù, il "sacramento" del perdono del Padre.

Tutti noi siamo chiamati ogni giorno a scegliere fra il nostro egoismo e l’amore, se decidiamo per Cristo, diventeremo creature nuove, aperte alla buona novella del vangelo, responsabili verso noi stessi e verso gli altri. Se, invece, ci lasceremo dominare dal nostro modo "autonomo" di vedere la vita, non apriremo mai spiragli nel tetto, ma, solo fortificazioni che impediranno di percorrere in modo sereno il sentiero della vita. Ciò che era impossibile per noi, lo ha fatto Dio, Gesù Cristo è diventato uomo e si è identificato con noi, si è offerto come sacrificio, morendo sulla croce, per pagare la "condanna" di tutti coloro che avrebbe salvato. Questa è la "cosa nuova" dell’annuncio dell’Amore Misericordioso: Dio non condanna, Dio non giudica, Dio non castiga, ognuno di noi è perdonato, senza merito, sen­za espiazione, senza condizioni.

 

Cambiare è possibile, per tutti e sempre!

Ognuno di noi è legato a Dio da una corda, e quando commettiamo una colpa, la corda si spezza, ma non appena ritorniamo sinceramente a Dio, Egli opera subito un nodo e la corda si accorcia. Così di colpa in colpa, di pentimento in pentimento, di nodo in nodo, ci avviciniamo sempre di più a Lui, e si arriva al cuore di Dio. 

 

Chi sei, o Signore?

Sei mio Padre, con le braccia aperte, mi cerchi incessantemente, mi attendi con infinito amore... Ma io, desidero davvero essere tuo figlio?

Sì, lo voglio con tutto il cuore, perché solo così potrò trasformare la mia vita. Voglio ritrovare la libertà e la pace nel profondo del mio cuore, desidero assaporare la bellezza ineguagliabile del Tuo Amore Misericordioso. Accogliendoti come Padre, sento la speranza rinascere in me, la tua presenza mi riscalda l’anima e illumina il cammino. Con te, posso abbandonare il peso del passato, posso avvicinarmi alla vera libertà, quella che solo Tu sai donare.

Nel Tuo abbraccio trovo rifugio, nella Tua parola trovo conforto… ti prego, guida ogni mio passo, trasforma ogni mia paura in coraggio, ogni mia lacrima in gioia… con Te, desidero vivere ogni istante, perché so che nel Tuo Amore Misericordioso troverò la pienezza della vita.


1 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

2 L’Ordine delle nostre relazioni con Dio, EL PAN n°8

3 Es. 32,32

4 Isaia 6,7

5 Isaia 38,17

6 Salmo 103, versetto 3

7 Salmo 103, versetto 10 e 13

8 Consigli Pratici 1933

9 Salmo 34,9

10 Ef. 2,13 ss

11 2 Corinzi 5,20

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ultimo aggiornamento 11 settembre, 2024