ricordando ...

 

P. Enrico Arana fam
(08.07.1941 – 27.07.2024)

 

Il sabato 27 luglio, quasi senza farsi notare, ci lasciava per andare alla Casa del Padre il nostro fratello P. Enrico Arana.

Mi hanno chiesto che scriva "qualche cosa" sopra la sua persona; non mi risulta facile riassumere la sua lunga vita religiosa come fam in poche righe.

È per questo che più che fare una memoria della vita di P. Enrico, voglio condividere con voi un dubbio, una certezza e gli ultimi istanti della sua vita.

Probabilmente questo ci potrà dire del P. Enrico più cose che non il semplice ricordo di alcuni dati della sua storia.

 

Un dubbio

Tutti sanno che il P. En­rico era un appassionato dello studio e del­­la riflessione degli scritti della nostra Ma­dre Esperanza. Mi ha confidato in più occasioni quanto fosse preoccupato per la situazione della Congregazione, faceva riferimento alla Madre e al suo lavoro come formatrice dei primi FAM, citava il diario della Comunità di Collevalenza e altri scritti della Madre, si chiedeva, mi chiedeva e lasciava la domanda a chiunque la volesse sentire: Che è successo? perché abbiamo perduto il fervore, il darsi, la forza… ecc. ecc… dei primi anni? Si è portato con sé la risposta. Forse tra le migliaia di pagine scritte potremo trovare qualche risposta a questo dubbio che dovrebbe essere anche il mio dubbio, il tuo dubbio e di tutta la nostra famiglia religiosa.

 

Una sicurezza

Il P. Enrico soffriva di una seria cardiopatia; già da vari anni portava impiantato un defibrillatore. In questo ultimo anno l’ho accompagnato con frequenza al controllo dell’equipe di cardiologia dell’Ospedale Infanta Leonor; era molto soddisfatto delle cure che gli facevano: aveva esperimentato anche qualche lieve miglioramento, perdita di peso, poteva camminare dentro casa anche senza bastone e fare alcune passeggiatine, senza sentirsi molto affaticato, nei dintorni della Parrocchia. In risposta alla mia insistenza che si curasse, che seguisse le indicazioni dei medici, che fosse sobrio nel mangiare, che non facesse sforzi non necessari, ecc… ecc la sua risposta era sempre la stessa: di qualche cosa si deve morire, quando Dio vorrà mi porterà via. Lo diceva con tranquillità, con sicurezza, come colui che guarda la morte in faccia, senza paura che questa arrivi, cosciente dei suoi limiti e delle sue infedeltà, però con una confidenza grande riposta nell’Amore Misericordioso.

 

Le ultime ore della sua vita

Alle otto della sera avevamo concelebrato nella Parrocchia di Santa Eulalia de Merida. Terminata la Messa, io sono sceso in casa per preparare qualche cosa per la cena. Il P. Enrico si è fermato nell’ultimo banco della Chiesa, con la braccia incrociate appoggiate sul banco; questa era una posizione molto abituale in lui.

Trascorsi cinque minuti, sento un lamento: ay!... ay!...ay!… Salgo correndo e trovo P. Enrico caduto a terra sulle scale, tre gradini prima di arrivare alla porta della casa. Era cosciente, ascoltava quello che gli dicevo; mi dava la mano e la stringeva per lasciarsi trascinare; con molto sforzo di tutti e due riuscimmo ad arrivare al pianerottolo; lo feci appoggiare alle mie ginocchia e gli dissi: "Enrico, mi puoi aiutare perché ti possa appoggiare alla parete e chiamare emergenza?

Mi guardò sorridendo, disse di no, sospirò ed è morto. Morì in pace, una esperienza dura, però non traumatica; se ne è andato con un sorriso e con la serenità di un dovere compiuto.

Grazie, Enrico, per la tua vita, per la tua vocazione, per la tua missione. Riposa in pace.

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ultimo aggiornamento 11 settembre, 2024