Festa del Santuario S.E. Gualtiero Sigismondi
Omelia di
Mons Gualtiero Sigismondi
Vescovo di Orvieto-Todi
Giovedì 26 settembre 2024
Giornata SacerdotaleT
ra l’invio dei discepoli (cf. Lc 9,1-6) e il loro ritorno (cf. Lc 9,10-11), l’evangelista Luca colloca l’inciso su Erode (cf. Lc 9,7-9). Le parole e i gesti del Maestro e dei suoi discepoli giungono fino al palazzo del tetrarca, abitato da un uomo assetato di potere e divorato dalla lussuria: "Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare" (Lc 9,7). L’apostolo Giacomo avverte che il verbo "akouo", che significa "ascoltare", non basta per fissare lo sguardo sulla parola di Dio (cf. Gc 1,21-25): si illude di ascoltarla chi non la mette in pratica, accogliendola con docilità, custodendola e meditandola nel cuore. Quello di Erode è un "sentire" senza lasciarsi interpellare dalle notizie ricevute, riguardanti i segni compiuti dai Dodici, che per lui sono fatti di cronaca. Del resto, alla voce del Battista egli ha fatto le orecchie da mercante; sebbene temesse Giovanni e vigilasse su di lui, "sapendolo giusto e santo", e benché lo "ascoltasse volentieri" non riusciva ad andare oltre la soglia della perplessità (cf. Mc 6,20). Egli, per non perdere la faccia, ha soffocato la voce del Precursore, "amico dello Sposo" (cf. Gv 3,29), ma il senso di colpa non gli darà pace: "Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?" (Lc 9,99).Il Signore non vuole essere conosciuto per sentito dire: questa è la ragione per cui Luca pone la figura di Erode tra l’invio missionario degli apostoli e il loro ritorno, in cui raccontano a Gesù "tutto quello che avevano fatto" (Lc 9,10). È interessante osservare che l’espressione "cercava di vederlo" (Lc 9,9), con cui Luca ritrae Erode, è la stessa con la quale egli presenta Zaccheo: "Cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura" (Lc 19,3). Entrambi cercano di vedere Gesù, provocati dalla sete di infinito che inquieta il cuore umano, ma il loro punto di vista è diverso. Erode cerca di vedere Gesù ma, sopraffatto dai rimorsi e accecato dalla curiosità, non si lascia penetrare dalla "spada a doppio taglio della parola di Dio" (cf. Eb 4,12). Zaccheo, al contrario, disidratato oltre che dissipato dalla ricchezza, folgorato dallo sguardo di Gesù che intende fermarsi a casa sua (cf. Lc 19,5), non rinuncia ad accordare la mente all’orecchio del cuore e arriva ad accogliere la Parola con docilità (cf. Gc 1,21), oltre che con gioia (cf. Lc 8,13).
Carissimi fratelli nel ministero ordinato, "vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2): quanto dice Qoélet si addirebbe anche a noi se, come confessano i Dodici, "lasciassimo da parte la parola di Dio" e "trascurassimo la preghiera e il servizio della Parola" (cf. At 6,2-4). Parafrasando il testo di Qoélet, letto in sinossi con il n° 25 della Dei Verbum, si potrebbe osare dire: "Quale vantaggio viene" a chi attende legittimamente al ministero della Parola, "per tutta la fatica con cui si affanna" sotto il sole dell’insuccesso o dell’incomprensione, se dimenticasse di "conservare un contatto continuo con le Scritture, mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé"?
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ultimo aggiornamento
18 ottobre, 2024