Festa del Santuario

P. Ireneo Martín FAM

 

 

Omelia del Card.
Gualtiero Bassetti
Festa dell’Amore Misericordioso,
Collevalenza,
Domenica 29 settembre 2024

Cari vescovi Mario e Domenico, cari figli e figlie dell’Amore Misericordioso, cari fratelli e sorelle,

in questa domenica di fine settembre facciamo particolare memoria dell’esperienza del perdono del Signore, guardando, qui nel santuario di Collevalenza, il volto soave di Gesù Amore Misericordioso; volto sereno, amorevole e paterno.

Non minaccioso come quello di un giudice severo, ma compassionevole come quello di un padre pieno di bontà, di un padre che fin dalla fanciullezza di ogni uomo si china su di lui per nutrirlo, educarlo, sostenerlo, proteggerlo.

 

Il profeta Osea, nella prima lettura, ripropone l’immagine del Signore come quella di un padre misericordioso, che si pente del male minacciato di fronte alle malvagità del figlio che sbaglia gravemente e si allontana da Lui.

Dice il Profeta Osea: "Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione… sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira". Queste parole anticipano profeticamente ciò che Gesù rivela nella parabola del "figliol prodigo": "Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò" (Lc 15,20). Qui, Antico e Nuovo Testamento si toccano e si compenetrano; l’immagine del Padre, di Dio ricco di misericordia, si manifesta pienamente in Gesù.

 

Con semplicità di linguaggio, possiamo dunque affermare che il compito di ogni cristiano è quello di testimoniare l’amore come via di salvezza e liberazione dell’uomo, schiavo di tante passioni che lo rendono pauroso e dubbioso. Spesso si ha paura di amare, di essere amati e, soprattutto, non abbiamo la forza di testimoniare l’Amore ogni giorno, con la gioia nel cuore di chi incontra il Signore e trova forza e coraggio per combattere e vincere la banalità e, talvolta, lo squallore del quotidiano. Il coraggio vero ce l’ha dimostrato Gesù, che, durante la sua vita e nella sua attività pubblica, ha parlato dell’Amore e ha vissuto nell’Amore, fino alla fine.

 

L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci parla di come questo Amore può essere concretizzato in molteplici comportamenti che vanno dalla pazienza quotidiana fino al "tutto credere, tutto sperare, tutto scusare".

 

Il racconto del Vangelo di Giovanni è particolarmente espressivo: "Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine…". Al termine della sua vita su questa terra Gesù lascia ai suoi discepoli un gesto concreto di servizio e di umiltà che riassume tutta la sua vita come testimonianza concreta di Amore divino incarnato: lavare i piedi dell’altro come ha fatto Lui stesso.

Questo ci aiuta a cogliere il vero senso dell’eucaristia: Gesù si dona a noi con il Suo Corpo e il Suo Sangue. E così tutto acquista il suo senso più pieno se ci porta a metterci in ginocchio di fronte all’altro per lavarne i piedi, cioè accoglierlo, servirlo e amarlo profondamente. E chi è capace di lavare i piedi dell’altro, vedendo in lui un figlio, un fratello o una sorella, senza neppure saperlo, già sta incontrando il Signore.

 

Quante volte, cari fratelli e sorelle, anche Madre Speranza ha rinnovato questi gesti di amore, chinandosi sugli altri, accarezzando i malati, stringendo tante persone sofferenti e lontane dal Signore, in cerca di salute e di pace.

In fondo, anche questo grande santuario è il frutto dell’Amore di Dio, passato attraverso l’opera della Madre. Qui non si viene tanto per ammirare la bellezza dell’arte, pure presente, ma si viene per riacquistare la bellezza perduta, la purezza dell’anima appannata a causa del peccato e si viene volentieri perché ci si sente accolti, prima di tutto, da Gesù Amore Misericordioso, che, come il Padre descritto dal profeta Osea "freme nel suo intimo di compassione" per tutti gli uomini.

 

Ormai, alle porte del primo Giubileo del terzo millennio cristiano, è nostro compito rinnovare l’annuncio salvifico dell’amore di Dio per tutta l’umanità. È da questo annuncio, da questa certezza dell’amore del Padre e della sua misericordia che si fonda la speranza per ogni vita e per un mondo migliore. Anche se dall’esperienza quotidiana di questi ultimi anni sembra prevalere, in molti parti del mondo, l’odio, la violenza e la guerra, la fede in Dio ci insegna e ci invita a non disperare e a guardare al futuro, nonostante tutto, con l’audacia della speranza! È quello che ci ha ricordato papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo: "La speranza non cede nelle difficoltà se la viviamo nella fede e nella carità".

 

Ad andare avanti in questo mondo travagliato non ci aiuta la certezza della supremazia militare, della superiorità economica o tecnologica. A guardare al futuro con speranza ci aiuta solo la certezza della misericordia di Dio; l’umile consapevolezza che la storia degli uomini e del mondo è nelle mani del Padre ricco di Misericordia. Di fronte alla drammatica situazione dei missili sovietici a Cuba, negli anni Sessanta, con il rischio concreto di un conflitto nucleare, si racconta che Madre Speranza abbia detto, che "Dio ha in mano anche il cuore dei folli". Dinanzi a questa follia della guerra, che sta travolgendo il mondo intero, noi vogliamo pregare intensamente per la pace, come ha fatto Papa Francesco, anche in questi giorni, nel cuore dell’antica Europa.

 

Chiediamo pure noi, oggi al Signore, da questo grande santuario, che la forza della sua Misericordia apra le porte di un anno giubilare carico di speranza, di fiducia e di pace, grandi doni di Dio offerti alla responsabilità di ogni uomo. Amen!

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ultimo aggiornamento 18 ottobre, 2024