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l mese di settembre è uno dei mesi nel quale ricorrono diverse memorie mariane e tra queste è annoverata quella del 24 settembre, giorno nel quale si ricorda Nostra Signora della Mercede, fonte della grazia di liberare dalla schiavitù, infatti il temine "mercede" di origine spagnola, derivante dal latino "merces", significa appunto ricompensa gratuita, grazia.
La storia
La Beata Vergine Maria è considerata a tutti gli effetti l’ispiratrice della fondazione, da parte di san Pietro Nolasco (1180-1245), dell’antico Ordine della Mercede; il titolo con cui viene onorata è strettamente correlato alla storia di quest’Ordine, che da lei prese la denominazione.
S. Pietro Nolasco nacque a Mais Saintes Puellas (Tolosa, Francia) verso il 1180 e fin da adolescente si stabilì con la famiglia a Barcellona in Spagna. La prima notizia della sua presenza a Barcellona si ha nel 1203, quando profondamente addolorato nel vedere lo stato miserevole dei cristiani fatti schiavi dai Mori, padroni allora di gran parte della Spagna, egli si trasformò in mercante, per insinuarsi facilmente tra i maomettani ed a Valenza liberò con suo denaro trecento schiavi. Esaurite le sue ricchezze, si unì ad altri generosi e nobili giovani, per raccogliere offerte e quindi ripetere ogni anno il riscatto di gruppi di schiavi; ma per quanta solerzia impiegassero in questa meritoria opera, vedevano il numero degli schiavi aumentare sempre più. Comunque già in precedenza vari re e ordini militari si erano occupati del riscatto degli schiavi, in Francia per esempio era sorto l’Ordine dei Trinitari che se ne interessava, ma molto limitatamente, mentre gli ordini militari si erano presto estinti.
La situazione degli schiavi, trasportati nei Paesi arabi dai musulmani, era diventata angosciante per Pietro Nolasco e i suoi compagni, che nei quindici anni trascorsi, avevano operato altri cinque grandi riscatti detti "redenzioni" per migliaia di cristiani. Pietro ad un certo punto valutò la possibilità di ritirarsi a vita contemplativa, sentendosi impotente ad arginare la situazione, alimentata in continuazione dai Mori di Spagna. E in una di queste veglie di preghiera, la notte fra il 1° e il 2 agosto 1218, la Vergine Maria gli ispirò, illuminando la sua intelligenza, di fondare un Ordine religioso che si dedicasse alle opere di misericordia e specialmente alla redenzione degli schiavi, anche a costo della propria vita.
Dopo averne parlato con il giovane re d’Aragona, Giacomo I e con il vescovo di Barcellona, Berenguer, il 10 agosto 1218, Pietro Nolasco costituì ufficialmente il nuovo "Ordine Religioso Redentore", nella cattedrale di Santa Croce di Barcellona, prendendo la Regola di S. Agostino. Inoltre il vescovo consegnò ai giovani laici del gruppo, la veste di lana bianca in omaggio alla purezza della Vergine Maria, sotto il cui patrocinio sorgeva l’Ordine; re Giacomo I consegnò loro lo scudo del suo regno d’Aragona come distintivo (quattro sbarre rosse in campo oro) e il vescovo autorizzò di poter portare sopra l’abito la Croce, segno della sua cattedrale.
In quel memorabile giorno il re Giacomo I il Conquistatore (1208-1276) regnante dal 1213, donò all’Ordine l’Ospedale di S. Eulalia in Barcellona, che divenne il primo convento dei religiosi (che erano tutti laici, compreso Pietro Nolasco), fungendo anche come casa d’accoglienza per gli schiavi liberati e sede delle opere di misericordia a favore degli infermi e poveri. Sotto la guida del fondatore, si mise in moto un’organizzazione a favore della libertà dei cristiani messi in schiavitù, che oltre ad aver persa la libertà, erano in pericolo per le pressioni e sofferenze inflitte, di abiurare la propria fede e passare all’islamismo.
La ‘redenzione’ avveniva con il pagamento di un riscatto in denaro o altri generi, fatto al padrone mediante una terza persona, la somma variava secondo l’età, le condizioni sociali, economiche e fisiche di coloro che erano stati riscattati. Il denaro veniva raccolto dai religiosi con il contributo di ogni ceto sociale dell’epoca, compreso le famiglie che avevano qualche loro componente schiavo in terra araba, vittima delle scorrerie saracene che funestarono dall’inizio del XIII secolo, le coste di Spagna, Francia, Sardegna, Sicilia e Italia Meridionale.
Le ‘redenzioni’ venivano accuratamente preparate, precedute da una cerimonia religiosa prima dell’imbarco; le spedizioni erano dense di pericoli, per i pirati che infestavano il Mediterraneo, i naufragi frequenti, la possibilità di un tradimento degli arabi, che impadronitisi del denaro, trattenevano anche i Mercedari come schiavi, in attesa di un altro riscatto. Innumerevoli furono i religiosi che incontrarono la morte anche atroce, nell’espletare queste missioni redentrici; si calcola che con questo sistema siano stati liberati circa 52.000 schiavi cristiani nei primi 130 anni della costituzione dell’Ordine Religioso. Al ritorno positivo delle spedizioni, veniva cantato in cattedrale un solenne Te Deum di ringraziamento, unitamente agli schiavi liberati.
Caratteristica eroica dei Mercedari durante le redenzioni, era quella di proporsi al posto di uno schiavo, se il denaro non bastava e rimanere prigionieri fino all’arrivo della somma dall’Europa, cosa che non sempre avveniva in tempo specie per gli agguati dei pirati, allora il religioso veniva ucciso barbaramente per vendetta.
La Vergine della Mercede, Madre di Misericordia
Gesù «è il volto della misericordia del Padre», ma questo volto è stato tessuto nel grembo della Vergine Maria. Grazie alla carne di Maria noi abbiamo il volto visibile dell’Emmanuele, il Dio con noi. La misericordia dal cuore dell’Eterno Padre, raggiunge l’uomo nella sua condizione di miseria umana grazie alle viscere virginali di Maria. La Vergine Maria è la casta dimora che accoglie e concepisce il Verbo e per questo la Chiesa orante guarda a Maria chiamandola "Madre di misericordia", come del resto cantiamo nell’antifona mariana "Salve Regina" e nell’inno "Salve, Mater misericordiae".
Per volere di Dio, Maria è il punto di incontro della comunione tra Dio e l’uomo e Gesù è il "sacramento" della misericordia di Dio, infatti Dio nella carne e nel sangue del suo Figlio ha mostrato la sua misericordia verso gli "esuli figli di Eva" e continua a manifestare questa misericordia attraverso l’azione santificante compiuta attraverso i segni sacramentali.
La celebrazione dell’Eucaristia, che attualizza e perpetua il mistero della presenza "reale" di Dio con noi, non offusca la presenza della Vergine che nell’opera di salvezza esprime il suo influsso materno e, dunque, misericordioso verso di noi. La Madre di Gesù è così indissolubilmente associata all’opera del Figlio e per questo è ricolmata di misericordia divina tanto da invocarla "Madre di misericordia".
Tra le Messe presenti nel Messale Mariano, un formulario è intitolato "Maria Vergine Regina e Madre della misericordia". Le letture di questa Messa sono concordi nell’annunciare la misericordia di Dio e il suo legame con la Vergine Maria. In particolare viene proposta la figura della Regina Ester che prega e intercede presso il suo popolo. Ester è la prefigurazione dell’umile Serva del Signore che, essendo gradita al Signore, supplica l’Onnipotenza di Dio che in Lei ha compiuto cose grandi e in tutti i secoli «di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono». Il Vangelo di questa Messa poi presenta il racconto di Cana (Gv 2,1-11): la preghiera di Maria rivolta a Gesù: «non hanno vino» non si è fermata a quelle nozze, ma continua nel tempo e la Vergine Maria svolge il suo ruolo di mediatrice in favore di noi miseri, consegnando i nostri bisogni alle mani di Cristo.
Maria si inserisce pertanto nel moto di misericordia che dal cuore del Padre, per Cristo, nello Spirito, si riversa sull’umanità e preservata dal peccato e dalla corruzione del sepolcro, è divenuta Madre e Regina di misericordia. La Liturgia dunque riconosce e proclama che "nell’eterno consiglio del suo amore", Dio stesso ci ha dato Maria come "regina clemente, madre di misericordia, dispensatrice di grazia". "Regina clemente" è il titolo descritto alla luce di quanto Maria ha ricevuto per grazia, rendendola capace accogliere chi ricorre a lei e poi "Madre di misericordia" non perché Maria elargisce il perdono dei peccati, ma perché è colei che lo rende possibile nel cuore dei figli che lo invocano da Dio. Maria infine è "Dispensatrice di grazia" poiché a motivo della sua potenza, intercede per noi presso il Figlio e ci sostiene nella nostra debolezza.
In ultimo, nell’inno "Ave maris stella" dell’VIII-IX secolo, che solitamente si canta nei Vespri della Beata Vergine Maria, risuona la supplica che noi rivolgiamo al cuore materno di Maria: "Spezza i legami agli oppressi, rendi la luce ai ciechi, scaccia da noi ogni male". La Madonna che è "Madre per tutti" offre al Padre la nostra preghiera perché la accolga benignamente.
Questo dunque è il senso del titolo mariano della Mercede, senso compreso pienamente dalla Beata Speranza di Gesù che ha voluto la Vergine della Mercede quale prima patrona della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, titolo mariano poi sostituito nel 1958 con quello di "Mediatrice". Madre Speranza sceglie di introdurre questo appellativo mariano, che in quegli anni era particolarmente invocato, per sottolineare ancora con più forza il ruolo di Maria nella storia dell’umanità minacciata da tanti mali, Lei che è "continuamente con le braccia aperte implorando dal Divin Figlio la sua misericordia e compassione per ogni bisognoso", come si recita nella supplica a Maria Mediatrice composta dalla stessa Fondatrice su ispirazione del Cielo.
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ultimo aggiornamento
18 ottobre, 2024