studi Vangelo e santità laicale

a cura della Redazione

"Benedetto sei Tu Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli" (Mt. 11, 25). Questa citazione evangelica è incisa sulla lapide della tomba di Angela Iacobellis nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini a Napoli e rispecchia pienamente la sua breve vita tutta piena di amore per Gesù.

 

Angela nacque a Roma il 16 ottobre 1948 e battezzata il 31 ottobre nella Basilica di S. Pietro; già da bambina, la sofferenza si affacciò nella sua vita; un’infiammazione acuta alla clavicola destra, con le relative cure e punture dei medici per il sondaggio, la fece soffrire enormemente, riducendola all’estremo della resistenza. Ricevette la Prima Comunione e la Cresima il 29 giugno 1955 a Napoli, dove la famiglia si era trasferita quando Angela aveva cinque anni.

 

Dalla testimonianza dei genitori, della zia Ada e di quanti l’hanno conosciuta, si profila il quadro di una bambina, che man mano che cresce, aumenta sempre più la sua fede e l’amore a Gesù Eucaristia; cosciente del grande mistero di Gesù Sacramentato, abbracciava e baciava i suoi familiari che tornavano dalla chiesa, dove avevano ricevuto la S. Comunione, perché diceva che per lei era come abbracciare Gesù.

 

Cosa rara per la sua età, la piccola Angela aveva un grande equilibrio spirituale, religioso, cristiano; leggeva il Vangelo e prediligeva la recita del S. Rosario; diceva: "Bisogna dare il primo posto a Dio". Le mete obbligatorie delle sue vacanze estive erano le basiliche di S. Francesco e di S. Chiara ad Assisi, santi per cui aveva una particolare simpatia; frequentava il convento delle clarisse di Napoli, rimanendo con le monache e con la badessa in grande amicizia, lo testimoniano le tante lettere ricevute dalla badessa, lettere che proseguirono dopo la sua morte, per dare conforto ai genitori.

 

Con il passare degli anni, ella si arricchiva sempre di più di quella grazia divina che l’ha sostenuta nel santificare la sua breve esistenza. Oltre ad un amore immenso per Gesù e Maria, Angela era devota di San Michele Arcangelo e si è sempre contraddistinta per lo sconfinato amore verso il prossimo ed una irremovibile fede. Trasferitasi con la famiglia a Napoli, nella casa dove ha vissuto fino alla sua santa morte e dove sono conservati tuttora i suoi ricordi, ha sostenuto ed incoraggiato con dolcezza i suoi famigliari e le persone che a lei si rivolgevano.

 

Angela non era una fanciulla prodigio, ma una fanciulla normalissima nei suoi affetti familiari, nella scuola, con le compagne, nei giochi, nei divertimenti della sua età. Non amava vedere soffrire il prossimo e donava a tutti una parola di conforto e di gioia, pregando tutti i giorni con infinita devozione. Agli occhi della fanciulla, infatti, le sofferenze del prossimo apparivano come se fossero le proprie, in particolare se si trattava di bambini come lei. Donava i propri giocattoli ai bimbi poveri, così come supplicò la madre di donare gli orecchini che le avevano regalato il giorno del Battesimo. A Roma, avendo udito un missionario nel Monastero delle Suore Cappuccine nei pressi di S. Paolo, da lei frequentato, che parlava della possibilità di fare le adozioni a distanza, corse immediatamente a casa, prelevò i suoi risparmi dal salvadanaio, chiese un piccolo prestito alla madre per raggiungere la somma necessaria allo scopo e, il giorno successivo, portò il denaro per adottare due bambini, ai quali diede i nomi di Angela e Giovanni.

 

La piccola Serva di Dio si preparò con grande impegno e serietà alla Prima Comunione ed alla Santa Cresima. Era felicissima di fare fioretti, offerti a Gesù e allo Spirito Santo, come mangiare pietanze che non erano di suo gusto, cedere il posto a persone anziane nonostante fosse stanca e tanti altri piccoli sacrifici che non mancava di annotare su un quaderno. Amava ascoltare la vita dei santi e, quando la zia accusava cenni di stanchezza nel leggere, lei la abbracciava e cercava di convincerla a continuare. Una delle sue narrazioni preferite riguardava la caduta e la cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso e si infervorava nell’udire le parole dell’Arcangelo Michele: "Chi è come Dio?", parole che desiderava venissero ripetute in modo altisonante ed autorevole. Altro racconto da lei preferito era quello riguardante una bimba che, volendo sembrare più grande per poter ricevere la Comunione, si ruppe i dentini, ancora di latte, con un sasso aguzzo, per commuovere il parroco, riuscendo in pieno nell’intento.

Il giorno della Prima Comunione l’unico suo interesse fu per il suo amato Gesù e per lo Spirito Santo: l’abito e la festa rappresentavano per lei fattori secondari di minima importanza, tant’ è vero che la scelta fu operata dalla famiglia senza che lei facesse nessuna obiezione. Quel giorno incise nell’anima di Angela il nome di "Cristo" a caratteri cubitali, operando in lei una forte e continua crescita spirituale, che comunque aveva solide radici.

Tutte le domeniche e le feste dell’anno non mancò mai alla Santa Messa e, quando la madre la svegliava nelle primissime ore del mattino affinché si recasse in chiesa, si alzava con prontezza. Durante le passeggiate, passando dinanzi a una chiesa, chiedeva di entrarvi per pregare. In estate, era spesso ospite delle Clarisse del Convento di S. Chiara, che la seguirono spiritualmente per tutti i suoi dodici anni. La sera, nessuno poteva andare a letto se prima non si recitava il Rosario e, ogni volta che udiva una campana suonare, soleva dire: "Ogni ora che suona, rivolta a Maria, dirò: Mamma mia, aiutami tu!".

 

Angela era circondata da molto affetto e, ovunque andasse, portava con sé gioia e amore. Ben presto manifestò spiccate tendenze artistiche: amava la musica, la danza e soprattutto il disegno. Infatti si divertiva a fare caricature di persone a lei care. La sua intelligenza era notata da tutti, specialmente da un professore, amico di famiglia, che a volte insegnava latino al fratello. A scuola era sempre molto brava: addirittura un insegnante, che la preparava per l’esame di ammissione alla scuola media, non volle credere che i temi della bambina fossero realmente svolti da lei.

Quando iniziò la prima media, l’insegnante d’italiano, la quale era solita dividere la classe per gruppi, affidò a lei e ad altri il compito di aiutare i ragazzi meno bravi. Angela svolse quest’impegno con molta serietà rinunciando spesso alla sua solita passeggiata con la madre per andare a casa dei compagni più bisognosi d’aiuto.

Angela non sapeva proprio nascondere il suo amore verso Gesù e la Santa Vergine, sarebbe stato per lei un grande dolore non sentirsi amata da Dio. Temeva il peccato e quando sentiva bestemmiare recitava in riparazione la "Salve Regina". Si mostrava sempre più benevola, comprensiva e caritatevole con il prossimo e continuava a crescere in bellezza fisica e spirituale, ignara che presto sarebbe giunta Sorella Morte a porre termine alla sua vita terrena.

 

A undici anni le si manifestò la leucemia; fu tenuta all’oscuro per molto tempo della gravità del male, ma lei con serenità, confortando gli altri, accettò le cure e quando capì che il suo male, pur essendo curabile non era guaribile, accettò consapevolmente la volontà di Dio senza perdere la pazienza, esprimendo tutta la sua gioia e generosità nella preghiera e nel colloquio intimo e semplice con il Signore.

 

Nel corso della malattia la piccola Angela fu portata dai genitori da Padre Pio, questo incontro sviluppò nella bambina una particolare devozione verso il Frate di Pietrelcina. La fanciulla aveva preparato un promemoria, ritrovato poi nella sua borsetta, dove elencava tutte le speranze e le promesse da confidare al Santo frate. Quest’ ultimo, dopo aver ascoltato Angela, le rispose di non scoraggiarsi, di pregare e di avere fiducia nel Signore, ma che occorreva fare la Sua Volontà. In una lettera inviata ai genitori, dopo la morte della fanciulla, San Pio da Pietrelcina confiderà a questi ultimi di aver presagito la morte dalla piccola ma, ovviamente, non avrebbe potuto confessarlo né all’interessata, né alla famiglia. Da allora, Angela prese l’abitudine di scrivere al religioso ogni dieci giorni, iniziando così una fitta corrispondenza nella quale lei che era di carattere restìo ad aprire l’animo a persone non intime, fece eccezione per la stima e fiducia che aveva riposto in lui. Fu così che San Pio da Pietrelcina divenne suo Padre Spirituale aggiungendo nella vita spirituale di Angela, un importante tassello che l’avrebbe preparata al congiungimento finale con il Signore.

 

La malattia avanzava inesorabile ed Angela progressivamente si distaccava sempre più dalle cose della sua età. La fase finale fu straziante per lei e per i suoi familiari, passava da un’analisi clinica all’altra, da una trasfusione all’altra fino a che un’occlusione intestinale complicò definitivamente la prognosi. La somministrazione di ossigeno non migliorò la situazione, verso le dieci del mattino del 27 marzo 1961, la sua anima volò al Cielo, era lunedì santo ed aveva solo dodici anni.

A seguito di numerose segnalazioni di persone, che per sua intercessione, asseriscono di aver ricevuto grazie e favori, la fama di Angela Iacobellis si è sparsa in tutta Italia. L’11 giugno del 1991, la Santa Sede concedeva il ‘nulla hosta’ e il 28 settembre dello stesso anno l’Arcivescovo di Napoli decretava l’inizio della Causa di Beatificazione.

Il 21 novembre 1997 la salma della Serva di Dio è stata traslata dalla cappella di famiglia nel cimitero di Napoli, alla chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini e la sua tomba ancora oggi è meta di continui pellegrinaggi e testimonianze di affetto e di preghiera.

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ultimo aggiornamento 18 ottobre, 2024