studi Vangelo e santità laicale a cura della Redazione
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runo Comolli, nasce a Landiona in provincia di Novara e diocesi di Vercelli il 5 ottobre 1948. A diciotto anni conosce la proposta di Azione Cattolica e rimane pienamente coinvolto per tutta la sua vita nell’impegno associativo.Bruno nella sua vita ha saputo farsi amare da qualunque persona ha incontrato, anche dagli studenti che non condividevano la sua fede e le sue idee, li ha saputi conquistare poiché ammiravano la sua coerenza e semplicità di vita. Difatti, tutto è semplice e lineare nella vita di Bruno Comolli, figlio unico di una «mamma eccezionale: spiritualmente forte, materialmente sofferente». Mamma Stella sarà la sua guida, la sua confidente, la sua prima vera educatrice.
Studia a Novara dai Salesiani, frequentando il liceo scientifico e conseguendo la maturità nel 1968: si rivela uno studente pieno di buona volontà, ma non particolarmente brillante. Perché di brillante in lui c’è soltanto una bontà eccezionale, una gioia prorompente e un’allegria contagiosa: il che non è certamente poco, soprattutto se, come nella vita di Bruno, è inserito nel contesto di una fede viva e robusta, ereditata dai genitori e coltivata dai Salesiani.
Poi, a diciotto anni, l’incontro con un prete eccezionale, il nuovo parroco di Landiona, che dedica molto tempo ai giovani e li lancia in un’esperienza forte di Azione Cattolica. In breve tempo, testimoniano oggi i ragazzi di allora, in parrocchia si registra uno stato di "benessere spirituale" e, i giovani soprattutto, hanno la sensazione che davvero «la santità sia a portata di mano».
Punta di diamante del ringiovanimento parrocchiale è appunto Bruno, che nel 1969 assume la presidenza dell’AC di Landiona e, negli anni successivi, diventa anche responsabile diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi.
Nel 1973 si laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, dove ancora una volta non si smentisce, riportando solo una votazione discreta e dando chiaramente l’impressione di volersi laureare in fretta, per tuffarsi nel lavoro.
Sono infatti altri i campi in cui Bruno si sta specializzando in quegli anni, a cominciare dai campi scuola dell’AC, dove Bruno trasferisce tutto l’entusiasmo della sua fede gioiosamente vissuta e coraggiosamente testimoniata.
Sua preoccupazione, che è poi identica a quella degli animatori di Azione Cattolica di oggi, è di riuscire ad aiutare, soprattutto i giovanissimi, «a conservare il frutto dei campi estivi» una volta rientrati ciascuno nella propria realtà parrocchiale.
«Solo ponendoci al servizio di questi ragazzi, solo parlando loro di Gesù e mantenendoci a nostra volta per loro di esempio»: è la conclusione cui Bruno approda, sostenuto da un profondo dialogo con Gesù Sacramentato prolungato in un colloquio sempre più intimo. Le testimonianze degli amici concordano nel riferire che questo non è un proclama, ma una realtà che Bruno cerca di vivere nell’impegno di ogni giorno.
Nel 1974 una scelta perfettamente in linea con la sua passione di educatore: chiede ed ottiene di insegnare Religione nelle scuole statali. L’Ufficio Catechistico di Milano gli affida la scuola più "terribile", quella che nessuno vuole, perché ancora vi serpeggiano code contestatrici e si registrano rigurgiti anticlericali.
Lo accolgono infatti con strafottenza, indifferenza e sospetto: Bruno però conquista i giovani uno ad uno con la sua fermezza e soprattutto con il suo amore. Li chiama ciascuno per nome, conosce le loro storie, condivide i loro problemi e quando può li aiuta: un professore così, prima si fa ascoltare (difatti in classe non si stente più volare una mosca), poi si fa amare. Dicono di volergli bene per la sua coerenza, lo ascoltano volentieri perché è autentico.
Bruno accoglie la sfida di insegnare in quella scuola con il sorriso dei forti e ci è riuscito, perché ha intuito il segreto dell’arte educativa; ha compreso la differenza della pedagogia cristiana che non è un’astratta proposta di valori ma una pedagogia del modello. Sta qui infatti la marcia in più dell’educatore afferrato da Cristo. In poche parole Bruno ha saputo dare un volto all’educatore cristiano con la gioia della testimonianza pasquale.
La sera del 14 febbraio 1978, mentre rientra a casa da scuola, è investito sulle strisce pedonali e muore il giorno successivo in ospedale. Al funerale ragazzi e colleghi lo piangono come uno di famiglia.
«Bruno non diceva ogni momento Signore, Signore, ma la sua pienezza di vita e la gioia, sempre trasparente (dicevano) che il motivo della sua esistenza era Lui, era giorno dopo giorno annuncio e missione per tutti. Quello che ha colpito al primo istante la mia persona era che Bruno aveva una forte tensione: quella di rendere il suo giudizio sulle cose il giudizio di Dio», così scrive uno dei suoi allievi.
Mons. Albino Mensa, Arcivescovo di Vercelli, ha affermato di lui: «laureato in scienze politiche, Bruno ha scelto "la più alta politica", la scuola di religione"; non ha scelto di insegnare discipline difese dall’arma del voto; ha voluto insegnare religione in uno degli Istituti più terribili di Milano. Ha scelto la barricata più debole, più contestata, più snobbata».
La Diocesi di Vercelli, ottenuto il trasferimento della competenza del tribunale ecclesiastico (in quanto Bruno è morto nella diocesi di Milano) e il nulla osta da parte della Santa Sede il 26 giugno 2010, ha seguito la fase diocesana della sua Causa di Beatificazione, aperta il 15 febbraio 2015 (37°anniversario della sua morte) e conclusa il 5 marzo 2017.
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ultimo aggiornamento
11 dicembre, 2024