La Novena di Natale è un momento di preghiera che per tradizione ancora molte parrocchie vivono, non è una preghiera ufficiale della Chiesa; è una celebrazione popolare che lungo i secoli ha affiancato la liturgia, diventando parte importante del percorso verso il Natale.

La Novena costituisce un momento significativo per le comunità cristiane: per i giovani e gli anziani, per ogni fedele è un invito a fermarsi e attendere in preghiera la nascita di Gesù dando spazio al canto, ai segni, alla riflessione, ma soprattutto alla Parola di Dio. Si celebra nei nove giorni precedenti la solennità del Natale, dal 16 al 24 dicembre.

La Novena di Natale ha una tradizione molto antica; il suo nome deriva dal fatto che viene celebrata nove giorni prima del Natale di Gesù. Fino al Concilio Vaticano II si celebrava in latino, poi il Concilio ha sollecitato le traduzioni nelle diverse lingue. Le novene «si sono sviluppate nella pietà occidentale del Medioevo e dell’epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i Santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della Bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano» (J. Castellano).

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel Direttorio su pietà popolare e liturgia (2002) la descrive molto bene al n. 103: «La novena del Natale è sorta per comunicare ai fedeli le ricchezze di una Liturgia alla quale essi non avevano facile accesso. La novena natalizia ha svolto effettivamente una funzione salutare e può continuare ancora a svolgerla. Tuttavia nel nostro tempo, in cui è stata resa più agevole la partecipazione del popolo alle celebrazioni liturgiche, sarà auspicabile che nei giorni 17-23 dicembre sia solennizzata la celebrazione dei Vespri con le "antifone maggiori" e i fedeli siano invitati a parteciparvi. Tale celebrazione, prima o dopo della quale potranno essere valorizzati alcuni elementi cari alla pietà popolare, costituirebbe un’eccellente "novena del Natale" pienamente liturgica e attenta alle esigenze della pietà popolare. All’interno della celebrazione dei Vespri si possono sviluppare alcuni elementi già previsti (es. omelia, uso dell’incenso, adattamento delle intercessioni)».

In alcuni luoghi questa celebrazione avviene mentre è ancora notte, prima delle luci dell’alba; in molti altri posti si compie di sera, dopo il tramonto. La collocazione temporale di questa celebrazione porta già in sé il significato più profondo della stessa novena: tempo di veglia e di attesa vigilante del sorgere della luce, che per noi credenti è Cristo. Gesù viene come "luce nuova all’orizzonte del mondo" e "risplende su tutta la nostra vita" (Mercoledì dopo l’Epifania). Possiamo celebrare il Natale solo se ci lasciamo "avvolgere da questa nuova luce", ed essa "rifulge nel nostro spirito" e "risplende nelle nostre opere" (Messa dell’aurora).

Lo sviluppo di tale devozione si è ampliato con San Francesco d’Assisi, che ha molto incoraggiato la devozione al Dio Bambino, quando nell’anno 1224 celebrò un devoto e pittoresco Natale a Greccio. Storicamente però gli inizi di questa devozione si riscontrano già ai tempi del Concilio di Toledo del 694, in cui questa pratica si menziona per la prima volta, e nel XVII secolo la devozione comincia a diffondersi ampiamente anche fuori dalla Spagna. La forma che è entrata nella tradizione sino ai giorni nostri risale al Natale del 1720, quando a Torino, nella Chiesa dell’Immacolata, esordì con la struttura liturgica accuratamente elaborata da padre Vacchetta, sacerdote vincenziano morto in odore di santità.

 

Il significato della Novena di Natale

Le profezie della nascita di Gesù sono tratte da brani dell’Antico Testamento e particolarmente dal profeta Isaia. In esse è espresso non solo il profondo desiderio messianico che Dio si faccia presente sulla terra, ma in maniera espressiva viene cantata la supplica per la venuta di Gesù, l’eterno Presente nella storia degli uomini. Varie sono le metafore che alimentano la gioia dell’attesa nella Novena: Gesù verrà come luce, come pace, come rugiada, come dolcezza, come novità, come re potente, come dominatore universale, come bambino, come Signore giusto. La Novena vuole suscitare quindi un atteggiamento di fede profonda nel credente: imparare ad adorare in spirito e verità il Signore che viene.

Il primo senso della Novena di Natale è di tipo simbolico; tale preghiera è infatti frutto della tradizione e ispirata al tempo in cui gli Apostoli pregarono incessantemente con Maria, nel Cenacolo, per tutti i nove giorni dopo l’Ascensione del Signore Gesù al cielo, fino alla discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. L’ingresso nella Novena di Natale rimanda anche ad un senso mistagogico dell’attesa: un gesto di affezione in cui la Chiesa si stringe a Maria per contemplare il mistero dell’Incarnazione del Verbo. 

 

Il valore spirituale della Novena

È un tempo di ringraziamento e di adorazione all’Onnipotente che si è fatto conoscibile, Salvatore di ogni uomo ed anche un tempo di invocazione e di preparazione, affinché l’umanità non manchi di accogliere il Verbo di Dio che si è fatto uomo nel grembo verginale di Maria.

La Novena, inoltre, riscopre nell’Antico Testamento le profezie della Nascita di Gesù, nelle quali è espresso il profondo anelito messianico dell’umanità in attesa di Cristo, centro e riferimento di tutto l’anno liturgico.

Egli, con la venuta sulla terra, conferma l’eterna sua presenza nella storia degli uomini e nell’invocare questo avvento, cantiamo con forza e gioia: "Venite adoriamo il Re Signore che sta per venire!".

Poi ci sono le sette Antifone Maggiori, o antifone "O" proprio perché ciascuna di esse comincia con l’invocazione "O". Queste antifone le troviamo sia nel versetto alleluiatico della liturgia di quei giorni, ma anche e soprattutto come antifona al Magnificat dei Vespri, di questi sette giorni, che, alla fine dell’Avvento, precedono la solennità del Natale. Il testo di queste antifone ha origini antiche e se vengono prese nel loro testo originale, il latino, possiamo notare come mettendo insieme le prime lettere delle antifone, dopo la "O" e leggendole al contrario, cioè dal 23 al 17, viene fuori un acrostico molto significativo, cioè: "Ero Cras", che in italiano vuol dire: "Sarò domani". Ma oltre a questo, altra caratteristica delle antifone maggiori è il ripetersi, antifona dopo antifona, a metà del testo, dell’imperativo esortativo "vieni"; questa richiesta incessante che proprio in questi giorni deve farsi sempre più intensa.

La Novena di Natale, nella sua semplicità ci aiuta a non dimenticare è che Gesù verrà, sta per venire, a noi spetta far crescere questo desiderio di attesa; un’attesa che ovviamente non deve essere passiva, ma deve essere ricca di fervore, di meraviglia, di novità per accogliere Colui che vuole venire a regnare nei nostri cuori.

 

La Vergine dell’Aspettazione

L’Avvento ed in particolare la Novena di Natale, sono tempi mariani, nel quale noi per mezzo della Vergine Maria ci prepariamo ad accogliere la grazia della piissima venuta di Gesù Salvatore.

La Novena di Natale è legata alla devozione dell’Aspettazione della Santissima Vergine Maria, una memoria che deve la sua origine al 10° Concilio di Toledo, nel 656.

A motivo del fatto che la gioiosa solennità dell’Annunciazione, il 25 marzo, cadeva in pieno tempo di Passione, i vescovi di Spagna spostarono questa grande festa al 18 dicembre, celebrando sia l’Annunciazione che la Divina Maternità della Beata Vergine Maria. Successivamente, il rito mozarabico di Toledo si incontrerà con il rito romano e la festa del 25 marzo troverà il suo posto in Spagna. Tuttavia, la devozione dei fedeli era così grande che la Chiesa istituì, il 18 dicembre, otto giorni prima di Natale, una nuova festa intitolata "Aspettazione del parto della Beata Vergine", in ricordo dell’Annunciazione, e serviva anche come preparazione alla Natività.

È anche chiamata festa di Nostra Signora della "O", o Festa della "O", per via delle Antifone maggiori che la Chiesa inizia a cantare tutti i giorni dal 17 dicembre fino alla vigilia di Natale (secondo Dom Prosper Guéranger, Institutions Liturgiques).

Aspettazione significa attesa. In effetti, sono due ad aspettare. L’Immacolata attende il suo Dio, il suo divin Figlio. Lo aspetta in pace e gioia. La Vergine Maria è veramente benedetta nella sua attesa. Più di tutti i profeti, desidera quest’ora di liberazione, più dei Re dell’Antico e del Nuovo Testamento, vuole dare suo Figlio, il suo Salvatore, al mondo desolato. Lei anela con tutto il suo spirito all’ora in cui Lui, il Signore e il Maestro, aprirà le sue porte: «Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte eterne, ed entri il re della gloria» (Salmo 23).

Ma anche il Signore Gesù sta aspettando dall’altra parte della porta. Sta aspettando la sua ora come dirà tante volte: «La mia ora non è ancora arrivata!». Con quali infiniti desideri sospira, langue nel grembo vergine dell’Immacolata. Colui che è senza tempo, è diventato prigioniero d’amore nel corpo Immacolato di Maria, in attesa di venire al mondo nella carne.

Durante questa trepida attesa, quale preghiera, quali sospiri escono continuamente dal Cuore Immacolato della Vergine Santissima! Ecco quelli che la Chiesa dei primi secoli ci ha trasmesso in questo tempo di attesa: «O Saggezza, O Adonai, O Rampollo di Iesse, O Chiave di Davide, O Oriente, O Re dell’Universo, O Emmanuele! Vieni!»

Questa "O", che segna il vocativo, è usata per la chiamata e per l’introduzione alla preghiera e alla supplica. Segna anche lo stupore, l’ammirazione e il dolore. Lo stupore della sorpresa che una Vergine possa partorire senza dolore, l’ammirazione degli angeli e di San Giuseppe davanti all’alto mistero della Grazia e infine il gemito dei figli di Adamo che giacciono nelle tenebre della morte.

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ultimo aggiornamento 14 gennaio, 2025