ROBERTO LANZA

 

"Dio nel cuore dell’uomo:

scoprire il vero significato del Natale"

"Care figlie, si avvicinano le feste di Natale e credo che, come sempre, vi starete preparando a ricevere nei vostri cuori il divino Bambino". (Madre Speranza di Gesù)

Il Natale, una celebrazione che illumina il cuore dell’umanità, non è semplicemente una festività di luci e doni, è il momento in cui Dio, incarnandosi, ha deciso di donare all’uomo la sua essenza divina, permettendo a ogni essere umano di diventare figlio di Dio. Questa straordinaria verità ci ricorda che siamo immersi nella stessa natura di quel Padre che ci ha creati e posti al centro dell’universo.

Il Prologo di Giovanni, un passaggio fondamentale del Vangelo, ci introduce a questa profonda riflessione. Giovanni inizia così: "Fin dall’inizio, prima ancora di creare il mondo, Dio aveva un progetto." Questo progetto, un pensiero che stava molto a cuore a Dio, è stato concepito prima della creazione del mondo stesso. Dio aveva sempre in mente un piano, un progetto che rappresentava l’essenza del suo amore per l’umanità. Giovanni prosegue: "In principio c’era questo progetto". Con queste parole, ci vuole far comprendere quanto questo progetto fosse centrale nel cuore di Dio, in altre parole, prima ancora di dare forma all’universo, Dio aveva già pensato a un piano d’amore per l’uomo. La straordinaria rivelazione che ci offre Giovanni è che "un Dio era questo progetto", tradotto abitualmente come "e il Verbo era Dio".

Il progetto di Dio non si limita alla creazione dell’uomo in carne e ossa, ma mira a innalzarlo alla stessa condizione divina, questo è il cuore del Natale! Dio vuole che l’umanità raggiunga la pienezza della condizione divina, è una "rivelazione" incredibile e, purtroppo, spesso sottovalutato e mal compreso da molti di noi. Giovanni ci presenta un Dio talmente innamorato dell’umanità che desidera elevare l’uomo alla sua stessa natura divina, questo è il significato profondo del Natale: la realizzazione di un progetto divino che vede l’uomo come destinatario di un amore eterno e sconfinato. Natale è il momento di risvegliare nei nostri cuori la consapevolezza di essere figli di Dio, amati infinitamente, e di vivere con gratitudine e impegno questa realtà straordinaria.

Tuttavia, essere consapevoli di questo momento significa svegliarsi dal sonno dell’indifferenza e prendere coscienza della realtà e della responsabilità che derivano dalla nascita di Cristo nella storia dell’uomo. E’ pur vero che troppo spesso, nel nostro tempo, l’attesa del Natale è vissuta con superficialità, le luci, i banchetti, e i regali sovrastano la profonda spiritualità di questa festività. Si tende a preparare più la festa materiale che accogliere il "Festeggiato" nel proprio cuore, e così, il bambino Gesù, abbandonato nella mangiatoia, non ha la possibilità di crescere nel cuore dell’uomo e innalzarlo a creatura celeste.

"Non c’era posto per loro nell’albergo..." queste parole dell’evangelista Giovanni ci ricordano come, sin dall’inizio, il mondo abbia faticato a trovare spazio per il Bambino Gesù, ma non soffermiamoci sul significato letterale di quell’albergo. Gli studiosi hanno già dibattuto su cosa rappresenti esattamente. Il punto cruciale è che, mentre Gesù si è accontentato di una mangiatoia, oggi lo abbiamo "sloggiato" persino da lì.

Al posto del Bambino, abbiamo messo noi stessi! Dio viene escluso quando fingiamo di accoglierlo!

Diventa un estraneo, soprattutto quando ci illudiamo di "tenerlo" in casa, adattandolo ai nostri gusti e comodità e non c’è cosa peggiore che non fargli posto: sistemarlo secondo i nostri capricci è ancora più dannoso. Ammettiamolo: l’idea di un presepio che non sia solo quello decorativo da tirare fuori una volta all’anno ci spaventa. Un presepio autentico richiede di spalancare la porta del nostro personalissimo "albergo" allo sconosciuto, al bisognoso, è un gesto che ci mette a di­sagio perché ci costringe a uscire dalla nostra zona di comfort e a confrontarci con le realtà più dure e scomode della vita. Nelle nostre case, spesso prepariamo con cura il cenone di Natale, preoccupandoci che tutto sia perfetto, dai piatti alla decorazione della tavola, eppure, quanti di noi si preoccupano di invitare qualcuno che è solo? Quanti aprono la loro casa a chi non ha nessun altro con cui condividere quel momento? Prepariamo pacchi regalo per i nostri cari, ma quanti di quei doni sono destinati a chi realmente ha bisogno?

Nel nostro cuore, il Bambino Gesù viene spesso messo da parte, nascosto dietro montagne di regali e banchetti opulenti, abbiamo costruito una celebrazione che è più incentrata su di noi e sulle nostre esigenze che su ciò che il Natale rappresenta realmente, abbiamo preso il suo posto e, invece di un’umile mangiatoia, abbiamo creato un trono dorato per le nostre vanità.

Riconosciamolo: se vogliamo vivere un Natale autentico, dobbiamo accogliere il Bambino Gesù nei nostri cuori e nelle nostre case. Questo significa aprire le porte a chi è in difficoltà, condividere il nostro tempo e le nostre risorse con chi ne ha bisogno, e non limitarci a gesti superficiali di carità. Solo così potremo veramente celebrare la nascita di Cristo, riscoprendo la gioia e la responsabilità di essere suoi discepoli. Il Natale ci chiama a rivedere le nostre priorità e a riscoprire la bellezza della semplicità. È un invito a vedere Dio negli altri, specialmente in coloro che sono più vulnerabili e meno fortunati. Aprire il nostro «albergo» interiore a chi è in difficoltà è il vero modo per accogliere il Bambino Gesù. Un presepio autentico non è solo quello che allestiamo una volta all’anno, ma quello che viviamo ogni giorno attraverso gesti di amore, accoglienza e di misericordia.

 

Questo è il vero spirito del Natale!

Mentre ci avviciniamo al Natale, siamo chiamati a riflettere su come possiamo accogliere Gesù nei nostri cuori, come ci ricorda Madre Speranza. Questo richiede una preparazione interiore, un aprirsi alla presenza di Dio nella nostra vita. Non si tratta solo di preparare le nostre case con decorazioni e regali, ma di preparare il nostro spirito attraverso la preghiera, la riconciliazione e la carità verso gli altri. La Madre Speranza era molto attenta a questo atteggiamento: "In occasione delle feste di Natale e vi immagino molto fervorose e impegnate a preparare i vostri cuori per accogliervi il Bambino Gesù. Impegniamoci perché il buon Gesù trovi i nostri cuori sempre accesi dal fuoco dell’amore".

Siamo chiamati ad uscire da noi stessi, ad abbandonare il nostro ego, l’amor proprio e il desiderio del benessere personale, è un invito a superare l’egoismo, a mettere da parte i nostri interessi personali per aprirci all’amore di Dio e degli altri. La nostra "vocazione" ci chiama a vivere in modo particolare l’amore e la misericordia di Dio. Possiamo offrire il nostro servizio agli altri, specialmente ai più bisognosi, come segno concreto dell’amore di Dio. Ogni atto di gentilezza, ogni parola di conforto, ogni gesto di aiuto è un dono prezioso che possiamo offrire al Signore. E’ il messaggio "senza tempo", che la Madre Speranza ci ha lasciato, ossia che Dio ci cerca con amore instancabile fino ad arrivare paradossalmente a non essere felice senza di noi; ci ha svelato il volto di Dio che non è quello di un giudice, ma di un Padre amorevole, che ha creato l’uomo per farlo partecipe della sua felicità, della sua stessa vita.

Il Signore non smette mai di pensare a noi; il Suo amore veglia costantemente sulla nostra vita. Anche quando siamo lontani da Lui, Egli non si arrende né si stanca, ed è sempre pronto a tenderci la mano e rialzarci. Prendiamo consapevolezza di questo amore, del nostro valore agli occhi di Dio: un Dio che ci cerca e desidera donarci tutto Se stesso, anche se noi non lo chiediamo. La Sua misericordia è sempre presente e operativa, anche quando non ce ne rendiamo conto. Dio ci ama ed usa misericordia soprattutto in senso materno, lo lega all’uomo lo stesso rapporto che unisce la madre ad un figlio, una relazione unica, forte, un amore particolare. In questo modo Dio ci ama con il cuore di un padre e di una madre che sono attaccati visceralmente al proprio figlio e i frutti di un tale amore fedele e misericordioso saranno naturalmente il perdono, il desiderio instancabile di rimettere l’uomo in uno "stato di grazia", di rendergli la speranza nell’avvenire, in una salvezza sempre possibile.

Gesù è venuto sulla nostra terra per rivelare questa verità di misericordia, quella di un Padre che è accoglienza, misericordia, il Dio che Gesù ci ha rivelato è un Padre, il cui amore per gli uomini è misericordioso ed incondizionato, ma per capire qualcosa di quest’amore bisogna comportarsi da figli. Riconoscere Dio, come Padre, è condizione irrinunciabile per scoprire l’amore con cui Dio ci ama. Un Dio che rimane fedele al suo patto di amore anche di fronte alle infedeltà dell’uomo: è la storia della salvezza, un Dio che sceglie, perdona, rimane fedele al suo popolo nonostante i tradimenti. La misericordia è il modo e l’ambito in cui si manifesta l’amore di Dio, ne costituisce la dimensione essenziale. C’è un Dio, che dall’eternità, è in continua ricerca della sua creatura, c’è un progetto d’amore tra Dio e l’uomo.

Fratello caro, ma non ti vengono i brividi? Ma non senti gioia nel tuo cuore? Non ti rendi conto che c’è un Dio che ti cerca e che ti pensa dall’eternità: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" Pensa a questo: prima ancora che esistessi, Dio già ti conosceva, non sei un’anima persa nel vasto universo, ma sei stato pensato e voluto da Dio. Ogni tua fibra, ogni tuo pensiero, ogni tuo sogno è conosciuto da Lui, non solo ti conosceva, ma ti aveva già consacrato, destinato a una vita piena di significato e di amore.

 

Sì, è vero!

Proclamiamolo con tutto il cuore: è nato a Betlemme, Gesù, il Cristo, il Messia, il Salvatore, l’Emmanuele, il Verbo incarnato, il Principe della Pace, il Re dei Re, il Buon Pastore, la Luce del mondo, il Redentore, il Santo dei Santi!

Non temere, caro fratello, il Natale porta una lieta novella: Dio è disceso in questo mondo travagliato e ci ha dato la speranza, verrà il giorno in cui le tue fatiche si allevieranno, le tue preoccupazioni si dissolveranno e una pace duratura regnerà nella tua vita…sarà come un giardino che sboccia in una primavera senza fine, dove l’Amore Misericordioso verrà a passeggiare con te ogni sera, portandoti serenità e gioia. Dio cammina accanto a te, come un amico fidato, pronto a condividere ogni momento, a sostenerti in ogni difficoltà… lascia che questa verità tocchi profondamente la tua anima… il Natale non è solo una festa, ma una promessa di Amore Misericordioso eterno.

Auguri di cuore! Che la gioia del Natale ti accompagni sempre. E così sia!

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 14 gennaio, 2025