P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Fino alla fine del mondo

Tutto per Amore

 

Caro amico, cara amica,

il 20 dicembre, una ragazza di quattordici anni mi ha fatto conoscere il programma della fine del mondo che girava su facebook.

Nell’inviarmi il messaggio commentava: "Che cavolate… almeno spero!".

Devo confessare che, se anche non mi sfiorava l’idea che ci potesse essere qualcosa di fondato in tutto questo, ero perplessa, pervasa da un vago senso di timore.

Una cosa è certa: la fine del mondo, di questo nostro caro vecchio mondo, ci sarà, prima o poi.

Da piccola desideravo vederla, questa fine. Frutto della fantasia per fuggire la morte.

Sorella morte: vecchia signora che mette tanta paura!

Che occhi avrà, secondo te?

Per tutti la morte ha uno sguardo, recita la poesia di Cesare Pavese.

Ricordo le parole bellissime di Don Tonino Bello, a Collevalenza, in occasione della Festa di Cristo Re, tanti anni fa.

Con la sua voce rauca e piena di calore, raccontava la storia di Samarcanda, la famosa canzone di Roberto Vecchioni.

Ridere, ridere, ridere ancora,

ora la guerra paura non fa…

La cantavo con la mia migliore amica, a quattordici anni…

Senza capire.

Don Tonino mi aprì gli occhi: la Morte guarda stupita un soldato che avrebbe dovuto rapire due giorni dopo, a Samarcanda, un luogo lontanissimo, impossibile da raggiungere in così poco tempo. Il soldato interpreta quello sguardo come cattivo e scappa via, lontano da quegli occhi, ma per l’appunto, con il cavallo più veloce del vento, giungerà puntuale all’appuntamento che voleva evitare ad ogni costo.

Quante volte pensi di fuggire la morte e invece le vai incontro!

Sei a Gerusalemme, città della vita, e vuoi andare a Babilonia – così interpretava Don Tonino i nomi delle città – città della confusione, della perdizione, della morte.

Sei già a casa, ma non ti senti a casa.

Tutto questo parlare della fine del mondo, in fondo, è un modo per esorcizzare sorella morte, che senza alcuna malizia, resta stupita delle nostre fughe insensate.

Il 21 dicembre è passato, la fine del mondo non è sopraggiunta e continui a vivere come niente fosse.

Mi trovo spesso a scrutare i miei sentimenti e pensieri, quelli degli altri. Spesso per evitare di soffrire preferiamo non pensare! Accontentarci. Lasciar perdere.

Sì, alla base della paura, anche della mia, c’è la pigrizia.

L’indifferenza. La superficialità.

Sorella morte ti mette con le spalle al muro, ti costringe ad andare a fondo.

L’appuntamento, anche se non lo sai, è già fissato.

Come andare a fondo e così trovarsi meno impreparati all’appuntamento?

Quante cose inutili, quanti rapporti ambigui, quante parole sprecate!

Ma anche: quanta pazienza, quanto amore, quanta gioia vengono alla luce se la tua vita ha un orizzonte. Un limite che circoscrive l’infinito.

Non pensi perché hai paura del limite. Ma il limite è benedetto da Dio.

Lui stesso sceglie di avere un limite.

E il suo limite non è la morte, ma la vita.

La vita, che ha una sua dimensione temporale ed una eterna.

Questa ancora ti sfugge, non la afferri, non ne comprendi spesso il valore.

Ti manca lo sguardo della fede.

Nel programma della fine del mondo che girava su facebook manca lo sguardo della fede.

Non solo, direi che mancano anche gli occhi stupiti di sorella Morte!

Il timore serio della morte ha prodotto capolavori dell’uomo e della donna di ieri!

Perché allora oggi vanno in giro cose di così cattivo gusto?

Se il mondo finisse davvero, avresti tempo di osservare un minuto di silenzio, di vedere una partita Brasile contro tutti, di abbuffarti e guardare i fuochi d’artificio, come era scritto nel programma?

Vorrei immaginare con te e per te una fine diversa da quella.

E in quel giorno avverrà che la squilla, senza far troppo rumore, sveglierà ogni coscienza.

Tutti vedremo il cuore di tutti, compreso il nostro e non ci farà paura.

Vedremo il bene in tutto il suo splendore.

Anche il male sarà illuminato, così da poterlo purificare, come quando per togliere le spine conficcate nella carne, devi far luce sulla ferita.

Magari, sì, ci sarà la processione degli Angeli, dei Martiri, di Tutti i Santi, ma non avranno l’aria trionfante, come allo stadio.

Uomini e donne come noi, non extraterrestri, senza poteri straordinari… Hanno solo la forza di vedere il dritto del ricamo, quello che al rovescio sembra senza colori, così contorto ed insignificante. Hanno la vista giusta, ormai, quella che aiuta a sorridere nel dolore, a soffrire con gioia.

Umilmente ci porgeranno le mani per portarci lì insieme a loro, nel Regno che già ora abbiamo sperimentato.

La pace non è il termine dell’angoscia, ma qualcosa di nuovo che ci sorprenderà infinitamente.

L’inno che canteremo all’unisono non sarà Autostrada per l’inferno, ma Alla porta del Paradiso.

E magari, una volta accordate le voci, il cantico dell’Agnello.

Quando si spalancherà la porta, un Bambino ci correrà incontro e non sappiamo come, ma a tutti verrà in braccio!

Quando sarà venuto, noi lo riconosceremo, perché è sempre con noi.

E noi saremo sempre con Lui.

Come sposi novelli e felici.

Come madre o padre che abbraccia il suo bambino.

Sarà dolce ritrovarsi e perdersi nel suo abbraccio!

Sorella morte avrà i suoi occhi e non avremo più paura.

Anzi, come la sua Mamma, anche noi lo porteremo in braccio per aiutarlo a guardare sereno il suo destino di morte, di vita…

Vivere, vivere, vivere ancora

ora la morte paura non fa!

Auguro a te e a me di vivere l’appuntamento immancabile con la Vita, in tutta la sua pienezza.

Tutti i giorni. Fino alla fine del mondo.

Salute e pace!

sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 15 gennaio, 2013