La lettera

 

Il volto della fede

Carissimo,

parliamo, scriviamo, ma ogni parola è "contro" di noi, ogni parola accusa me, la mia distanza, la mia paura.

Così, scrivevo, tempo addietro, "La violenza di Cristo", e mi riferivo al messaggio del Regno che pose Cristo in conflitto mortale con il suo tempo. Recentemente, mi domandavo che cosa potesse significare il Natale per chi soffre, per le famiglie esposte alle gravi questioni della vita, e citavo la "Parola del Vescovo / Vi auguro un brutto Natale".

Adesso, mi sgomenta una verità che ho letto e che è rivelazione: "Il volto di Dio incomincia dal volto dell’altro".

Dio presente nell’uomo, la verità inimmaginabile, imprevedibile, di un Dio che viene sulla terra, che decide di "decadere" dalla sua situazione di Dio. Fuori dal tempo e dallo spazio, inaccessibile, inconcepibile, un Dio che nasce dal grembo di una ragazza, pronto a condividere i giorni dell’uomo, le vicende del mondo.

L’Onnipotente che diventa vulnerabile, irreparabile impotenza, infinita debolezza, che segna la sua traccia sul volto di ogni uomo sfigurato, sfregiato dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia.

Il volto di Dio che "incomincia" dal volto dei fratelli. É questa identificazione che va fatta, questo lasciarci coinvolgere in ciò che sul volto dell’uomo si manifesta. Qui, Dio ha posto l’impronta della sua essenza.

Decisivo, prorompente il monito di sant’Agostino: "Il corpo di Cristo giace su tutta la terra, guai a metterci il piede di sopra, guai a calpestarlo!".

Fare crocevia di lotta, scelta di campo, denunzia, altare fra la gente, sfida, recapito delle cause, indignazione critica contro tutte le strutture ingiuste, voce delle nuove povertà, delle tante sofferenze che gemono nei sepolcri, accorgerci del volto di Cristo che incrocia la carne di ogni uomo povero, debole.

È la fede che ci interpella, che ci accusa!

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 15 febbraio, 2013