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P. Aurelio Pérez, superiore generale fam |
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"Una fede viva"
(seguito)
La fede illuminava tutte le sue azioni
Secondo i testimoni, tutte le azioni della Venerabile erano illuminate dalla fede. La fede era la causa, il movente che la spingeva ad agire, che dava senso alle sue imprese. Era anche la luce che la guidava e la aiutava ad interpretare tutti gli avvenimenti della vita. «La Serva di Dio - dichiara Suor Ana Mendiola - era animata dalla fede in tutte le sue azioni. Tutto riferiva a Lui, niente a se stessa»12.
«La fede - aggiunge Madre Sagrario Echeverría - ha animato la vita della Madre in tutti i suoi atti»13, è quella che «ha fatto dominare alla Madre gli istinti della natura, immolandosi momento per momento con l’aiuto della Grazia»14.
Suor Nieves Incháurraga può testimoniare:
«sono stata a fianco della Serva di Dio nella sua vita ordinaria. Nei momenti di gioia e soprattutto nei momenti di dolore e posso dire che in ogni momento della sua vita [...] è stata sempre per me oggetto di grande ammirazione perché vedevo che tutte le sue azioni erano sempre ispirate ad un motivo soprannaturale»15.
Madre Speranza nella sua lunga vita incontrò numerosissimi contrasti e difficoltà per portare a compimento quella missione che il Signore le aveva affidato. Tra i lavori che più la impegnarono ci fu certamente la costruzione del Santuario dell’Amore Misericordioso e delle opere annesse. In questo tempo, non le fu risparmiata alcuna sofferenza, acuita anche dall’incomprensione di alcuni suoi figli e figlie. A proposito di questo, il Card. Poletti evidenzia quello che a suo avviso spinse e sostenne la Venerabile in una così impegnativa impresa:
«Queste opere, ho potuto arguire da alcuni brevi accenni di conversazione, ella le ha realizzate con profonda fede, con grande semplicità, come un’anima che obbedisce solo alla volontà di Dio, intuita in se stessa, nel suo amore alla Chiesa, nella sua profonda misericordia per i peccatori»16.
Anche Padre Maximiano Lucas, afferma:
«La virtù che maggiormente contraddistingueva la Madre era una fede incrollabile che la spingeva a compiere le opere più eroiche fidando nell’aiuto e nell’onnipotenza di Dio»17.
Madre Mediatrice Berdini sottolinea che nella Serva di Dio non c’era quel fatalismo che tutto aspetta dall’alto, ma un impegno molto forte che le permise di arrivare «al vertice della fede»:
«la Madre non era affatto rassegnata, ma era arrivata al vertice della sua fede, abbandonando se stessa e le sue opere nelle mani di Dio, pronta al sacrificio totale di se stessa e della sua opera»18.
Il cammino di progressiva "immersione nella fede", cioè in Dio
La fede di Madre Speranza era così viva e presente in lei da farla vivere immersa nel mondo soprannaturale, al cospetto di Dio.
I testimoni esprimono questo concetto affermando che ella viveva sempre «alla presenza di Dio»19.
Lo stesso esprime Madre Pace Larrión:
«A mio avviso è sempre vissuta immersa nella fede in Dio; in tutto vedeva la mano di Dio, per questo non si è mai ribellata di fronte alle ingiustizie, calunnie, critiche, contrarietà, ma diceva: "Tutto passa per le mani del nostro Buon Padre che lo permette per il nostro migliore bene"»20.
Secondo Padre Arsenio Ambrogi, «la Madre era veramente una preghiera vivente. Il suo sguardo ormai era fisso in Dio, nel suo Signore, e nulla di nulla riusciva a distrarla»21. La preghiera era segno della sua fede.
Ma anche per lei, la fede è stata un cammino. Molte volte Madre Speranza ha chiesto a Dio la grazia di raggiungere quell’«habitus» che Lui desiderava da lei. Già nel Natale del 1940, scriveva:
«Il Bambino Divino mi ha chiesto di sforzarmi a pensare di più a Lui, perché il mio cuore e la mia mente siano fissi in Lui e niente né nessuno mi distolgano da Lui»22.
Questo desiderio di Gesù diventava in lei preghiera:
«Gesù mio, davvero non posso dirti che non sono io che vivo, ma Dio vive in me, poiché il mio cuore e la mia mente non sono stati sempre fissi in Te»23.
«Gesù mio, desidero solo correggere il mio comportamento, così d’ora in poi, aiutata da Te, cercherò di testimoniare la purezza della mia fede con lo sguardo rivolto verso di Te»24.
In questo graduale cammino, esprime nei suoi scritti la meraviglia e l’amore che va nascendo nel suo cuore e oltre alla preghiera, chiede aiuto a colui che guidava la sua anima:
«Non so che dirle, Padre mio, solo che ogni giorno mi sembra di essere immersa in una specie di letargo e che, senza rendermene conto, il mio sguardo, la mente e il cuore si fissano nel Buon Gesù e resto come immersa in Lui, senza accorgermi di ciò che accade intorno a me, né di compiere i miei doveri e cammino per casa senza preoccuparmi, come prima, di osservare ciò che stanno facendo i figli e le figlie»25.
In questo Dio sentito come Padre, Sposo, Figlio, Madre Speranza si "immerse" e "perse" tutta se stessa, fino a lasciare completamente nel le sue mani ciò che aveva di più caro.
«San Tommaso, in una immagine ardita ma non nuova [...] afferma che "con la fede l’anima cristiana si stringe a Dio come in un matrimonio"»26.
Il rapporto di Madre Speranza con il «Buen Jesús» appare, proprio, come quello di una sposa che condivide con il suo Sposo le preoccupazioni e le difficoltà di ogni giorno, la sollecitudine per i figli, la cura dei poveri accolti. Era certa che il suo Cuore di Padre si sarebbe mosso a compassione per i suoi figli:
«Caratteristica della Madre era l’estrema confidenza che aveva nel Signore che lei chiamava "el Buen Jesús". Ci parlava come si parlerebbe ad uno Sposo, anzi qualche volta [...] giungeva a chiamarlo: "Figlio mio!"»27.
Una religiosa che assistette ad un dialogo tra la Venerabile e Gesù, ricorda:
«La Madre [...] diceva che lei era uno straccio e che l’umiltà di Gesù la lasciava confusa, diceva: "Figlio mio, mi confonde la tua umiltà". [...]
Mi colpiva molto la confidenza della Madre con Gesù, mentre era in estasi. Un giorno disse queste parole: "Io sono una zingara, sì, ma Tu Figlio mio non sei stato mai economo e non sai quanto costano le cose... No, Signore, la terra no, quello che mi manca è danaro per pagare... Ah, Signore!"»28.Il Card. Eduardo Pironio, eminente personalità ecclesiastica, dichiara le sue impressioni su questa donna «semplice» e «contemplativa»:
«L’impressione fattami dal breve incontro con Madre Speranza è stata molto profonda per me. Ho ammirato in lei la donna interiore e contemplativa. Gli occhi penetravano veramente il cuore. Una grande semplicità. [...] per me, il più grande dono e la più grande grazia, fu l’incontro semplice e diretto con una persona che trasmetteva il Signore.
Posso dire veramente che in lei si irradiava questa esperienza dell’Amore Misericordioso, che per me è uno dei cardini più profondi della vita spirituale e cristiana. Mi ha lasciato questo senso di preghiera contemplativa e di coraggio, fondato sull’Amore Misericordioso»29.
Fede come intimità personale con Dio
La consapevolezza del suo nulla, di aver ricevuto tutto come dono, unita alla certezza di essere amata da Dio in modo singolare, portarono Madre Speranza ad un rap porto unico e personale con Lui.
La sua fiducia ed il suo abbandono nascevano dall’aver fatto esperienza di essere figlia di un Padre «che la amava e le voleva bene»30.
Il Dio che Madre Speranza incontrò non era un «Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli» ma, al contrario, un
«Padre Buono che cerca il modo di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro»31.
Quale non fu il suo stupore, la sua meraviglia, tanto che confidò al suo padre spirituale:
«Quanto mi ha impressionato tutto questo, Padre mio!»32.
Sì, Dio le si è manifestato come un padre che cerca in ogni modo la salvezza dei suoi figli e che ha una particolare predilezione per coloro che sono più bisognosi di amore e di misericordia:
«Lui ama tutte le anime allo stesso modo, [...] - scrive nel 1928 – se esiste qualche differenza, consiste nell’amare maggiormente quelle anime che, pur cariche di difetti, si sforzano e lottano per essere come Lui desidera, [...] l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile, è amato da Lui con una tenerezza immensa»33.
(segue)
12 Summ., teste 7, p. 122, 77-78.
13 Summ., teste 48, p. 500, 77-81.
14 Ibid.
15 Summ., teste 8, p. 142, 77-78.
16 Summ., teste 68, p. 589, 3.
17 Summ., teste 26, p. 362, 130-132.
18 Summ., teste 31, p. 395, 75.
19 Summ., teste 12, p. 185, 87.
20 Summ., teste 22, p. 303, 77-97.
21 Summ., teste 13, p. 207, 133.
22 Diario, 24.12.1927, Summ., p. 725, n. 4.23 Diario, 2.16.1940, Summ., p. 730, n. 16.
24 Diario, 12.11.1942, Summ., p. 746, n. 69.
25 Diario, 30.1.1954, Summ., p. 789, n. 166.
26 D. Tettamanzi, Dizionario Enciclopedico di Teologia Morale, Ed. Paoline, 1976 fede, p. 418.
27 Summ., teste 31, pp. 395-396, 77-81.
Summ., teste 22, p. 337, 133-137.29 Summ., teste 44, p. 467.
30 Summ., teste 87, p. 677, 86.
31 Diario, 5.11.1927, Summ., p. 725, n. 2.
Diario, 5.11.1927, Summ., p. 725, n. 2.33 Diario, 19.2.1928, Summ., p. 727, n. 9.
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ultimo aggiornamento
15 febbraio, 2013