DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P. Ireneo Martín fam

Gennaio 2013

 

Voce del Santuario

 

"Beati gli operatori di pace"

Un nuovo anno si apre davanti a noi! Un anno di attese e di speranze, giorni nuovi da vivere nella consapevolezza serena che la propria vita è nelle mani del Buon Gesù, che nel periodo natalizio abbiamo contemplato Bambino tra le braccia della Madre. Egli benedice i nostri giorni e la nostra vita e ci invita ad essere operatori e costruttori di pace, che Lui ci dona e di cui abbiamo bisogno, noi, le nostre famiglie, la nostra società , il mondo intero.

Quando ci è consegnato qualcosa di molto bello, importante e, soprattutto, capace di trasmettere vita, come il tempo da valorizzare, è inevitabile sentire che il dono porta con sé la responsabilità non solo di conservarlo bene, ma di farlo crescere.

«Beati gli operatori di pace»: è il richiamo ad una delle Beatitudini evangeliche (Mt. 5,9), ripresa da papa Benedetto XVI come tema al suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2013. Anche questo messaggio, come i precedenti indirizzati da questo pontefice, pone l’accento sulle responsabilità personali di ciascuno di noi nel compito di costruire tra gli uomini una cultura di pace.

L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio. La pace non è un sogno, non è un’utopia. Ogni persona e comunità, religiosa, civile, educativa e culturale, sono chiamate a operare per la pace.

Il Santo Padre sottolinea la complessità della tematica, dimostrando che dalle scelte di pace di tutti e singoli gli operatori di pace dipende in ultima analisi l’instaurarsi nel mondo di una cultura della pace. All’interno di questa, una speciale responsabilità viene individuata per i governanti e gli Stati che debbono impegnarsi nella garanzia dei diritti, in particolare il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa e nella instaurazione di un ordine mondiale più giusto, anche attraverso una autorità mondiale capace di assicurare un governo effettivo nelle relazioni internazionali, in particolare oggi nel difficile campo della finanza internazionale.

In altre parole l’insegnamento del Romano Pontefice intende sottolineare l’unità della problematica e il suo radicamento etico. Nel cuore dell’uomo peccatore, ma redento, si situano l’origine e la chiave di tutti i problemi sociali ed anche la stessa possibilità della loro soluzione.

L’Anno della Fede è incominciato. È una grande occasione che il Santo Padre Benedetto XVI ci regala per ritornare alle nostre radici più vere: il nostro essere "figli amati" e continuamente custoditi dal Padre del Cielo, che nella persona del Suo Figlio Gesù ci fa incontrare il volto Misericordioso del Padre, il calore del Suo abbraccio di pace.

In questo anno nuovo, vorrei quindi lanciarmi in una nuova avventura di dialogo, condivisione e sostegno reciproco, perché il cammino di fede che si farà in questo Santuario ci renda sempre più gioiosi e grati di appartenere a Cristo, alla Sua Chiesa, alla Famiglia dell’Amore Misericordioso e ci permetta di essere luce per la vita di tanti pellegrini. Auguri a tutti, quindi, e... buon cammino, insieme.

Capodanno in famiglia

Continua con tanto entusiasmo e passione la bella tradizione del Capodanno in famiglia al Santuario dell’Amore Misericordioso.

E’ stata punto di riferimento la consueta Santa Messa di mezzanotte del 31 dicembre presieduta dal P. Aurelio Pérez nel Santuario dell’Amore Misericordioso con la partecipazione di molti pellegrini e di un gruppo consistente di famiglie provenienti da tante parti d’Italia per il capodanno in Famiglia. L’incontro organizzato dal Centro Pastorale del Santuario sul tema "F@miglie... nella rete!" è stato vissuto come esperienza gioiosa e formativa con la presenza della Dott.ssa Pensavalli e del Dott. Alberico Mattiacci e per le canzoni dell’incombustibile D. Giosi Cento. Alla fine tutti, piccoli e grandi, sono stati impigliati nella rete… dell’Amore Misericordioso, per ripartire in questo Anno Nuovo con la rete piena… di @ccoglienza, @micizia,@more.

Incontro EAM-FAM

Dal 2 al 4 gennaio 2013 si è celebrato il tradizionale incontro EAM-FAM di superiori-re e formatori-trici dell’area europea sul tema: "La sfida della nuova evangelizzazione per la Famiglia dell’Amore Misericordioso". Il primo giorno Mons. Chiaretti, vescovo emerito di Perugia, ha illustrato con molta saggezza ed esperienza il tema: "Orientamenti del Magistero e del recente Sinodo per la nuova evangelizzazione". Ne è seguito un dialogo di ulteriore approfondimento con il relatore.

Ci sono state poi testimonianze e verifiche per gruppi su come la nuova evangelizzazione interpella noi Famiglia dell’Amore Misericordioso e come ci prepariamo ad affrontarla.

Il 4 gennaio nella mattinata la Prof.ssa Rosanna Virgili ha esordito con accenti stimolanti sul tema "L’anno di misericordia del Signore" ( Lc. 4; Is. 61). Infine P. Aurelio Pérez ha parlato sul mandato della venerabile Madre Speranza di Gesù: "Far conoscere agli uomini di tutto il mondo l’Amore e la Misericordia del Signore". Il tutto si è svolto in un clima di famiglia nel contesto del tempo natalizio.

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

"Quel che il Signore esige da noi": queste parole del Profeta Michea sono state il filo conduttore dell’edizione 2013 nell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, iniziato il 18 gennaio e finito nella festa della Conversione di S. Paolo, 25 gennaio.

Sin dall’alba del suo Pontificato, Benedetto XVI ha posto il dialogo ecumenico tra le priorità del suo ministero e in molte circostanze le sue parole hanno espresso con forza l’auspicio che tutti i credenti in Cristo ritrovino l’unità della prima ora della Chiesa. A questo proposito ricordiamo alcune affermazioni del Pontefice.

L’unità della Chiesa nasce a poche ore dalla sua apparente fine. Nasce nel Cenacolo con quella splendida, intensa preghiera di Gesù che affida al Padre gli Apostoli e sembra distrutta di lì a poco quando l’autore della preghiera pende crocifisso sul Golgota. Tra il Getsemani e il Calvario gli Apostoli rinnegano, fuggono, si danno per vinti. E in quel loro disperdersi sembra annidarsi il segno di ciò che, nei secoli avvenire, sarà della comunità cristiana incapace di restare unita come il suo Artefice l’aveva pensata e benedetta.

Riflettendo sui primi anni del cristianesimo, Benedetto XVI notò in una occasione l’intervento cui fu costretto San Paolo già ai tempi dei primi fedeli corinzi. Nell’Angelus, il 23 gennaio 2011 affermava il Papa: "L’Apostolo, infatti, aveva saputo che nella comunità cristiana di Corinto erano nate discordie e divisioni; perciò, con grande fermezza, aggiunge: ‘È forse diviso il Cristo?’ (1,13). Così dicendo, egli afferma che ogni divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore, che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia".

L"offesa a Cristo", messa più volte in risalto dal Papa, è la divisione tra i cristiani come uno schermo che non lascia trasparire appieno la presenza di Dio al resto dell’umanità.

Nell’Udienza generale, il 23 gennaio 2008 ribadiva ancora una volta il Papa: "Il mondo soffre per l’assenza di Dio, ha desiderio di conoscere il volto misericordioso di Dio. Ma come potrebbero e possono, gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo mostrare realmente a questo mondo, che ne ha bisogno, il volto di Dio, il volto di Cristo".

E il primo e più immediato modo di testimoniare l’unità tra cristiani divisi è quello di pregare assieme: "La preghiera, insiste ancora il Papa, è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo". Preghiera, certo, ma non solo, per non essere cembali squillanti. Ci vuole anche l’azione, quella della carità ed è ciò che Benedetto XVI ha sempre auspicato nel dialogo ecumenico: affiancare alla preghiera comunitaria anche dei gesti concreti di condivisa solidarietà.

Durante questo ottavario abbiamo sovente accennato all’India, alle lotte sopportate dai Dalits e allo stesso tempo al loro di coraggio di sperare. Vi era una borgata presso la stazione vicino a Bangalore che era abitata da numerosi Dalits e da altre "classi umili" che erano lavoratori emigranti da Tamilnadu venuti per costruire la ferrovia al tempo dell’indipendenza indiana.

Dopo che fu minacciata di evacuazione dalla compagnia ferroviaria nei primi degli anni ’80, la comunità si organizzò in modo tale da essere in grado di trovare una nuova terra e costruire nuove fisse dimore per quasi mille persone.

La comunità Dalit e gli altri si sono trasferiti nelle loro nuove case nel 2011, case pagate da loro stessi. Questo non è che uno degli esempi di lotta contro l’ingiustizia, portata avanti con grande speranza, che merita di essere ricordata.

Anche il nostro compito dell’unità fra i cristiani, che deve essere ancora raggiunta, avviene nella speranza e nella lotta. Esso è radicato nella speranza che la preghiera di Gesù, che noi siamo una cosa sola, sarà esaudita nei tempi voluti dal Signore e con la sua grazia.

L’unità è dono di Dio. È nel riconoscimento dell’unico Battesimo che noi già sperimentiamo, quali amici di Gesù, il dono dell’unità. Questo si fonda sulla convinzione che Dio chiama ciascuno di noi a lavorare per l’unità e che ogni nostro sforzo verrà valorizzato da Dio se abbiamo lo stesso atteggiamento dell’apostolo Paolo: "Rivolgetevi a Dio, diceva, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo". Camminare verso l’unità dei cristiani esige che operiamo umilmente con Dio nella preghiera e nella speranza.

Esperienza e rinnovamento spirituale

L’inverno è un tempo opportuno per guardare con serenità alla nostra vita di consacrati al Signore. Le nostre consorelle, le Ancelle dell’Amore Misericordioso, scelgono questo periodo per partecipare a corsi di Esercizi spirituali. A questo secondo corso, con una cinquantina di persone consacrate, animato da P. Enrique Arana sul tema della fede, hanno partecipato anche 33 giovani consorelle.

Questo gruppo di suore giovani, provenienti da diverse nazioni, è il futuro della Congregazione e sotto la guida della Superiora Generale, Madre Speranza Montecchiani, la sua Vicaria Madre Mediatrice ed altre formatrici si è radunato per una verifica e una rivitalizzazione vocazionale dal 18 gennaio all’11 febbraio.

Le giornate si alternano tra lodi, preghiere, meditazioni, adorazioni, testimonianze, lectio divina, riflessioni e Celebrazioni Eucaristiche.

L’esperienza maturata nel corso di questi ultimi anni ha fatto comprendere alle organizzatrici che questo appuntamento costituisce una tappa importante nella vita e nel cammino di rinnovamento spirituale di queste consorelle.

L’esperienza di rinnovamento e di formazione prevede un itinerario specifico per queste giovani suore: poter essere presenza e testimonianza nel cuore della Chiesa, nella Famiglia dell’Amore Misericordioso, nella Congregazione e dovunque con il carisma che la Venerabile Madre Speranza ha trasmesso: l’annuncio dell’Amore Misericordioso.

In questo clima spirituale e comunitario l’invito di Gesù "Vieni e seguimi" può essere accolto e rafforzato con generosità non solo da queste giovani suore ma da altre giovani pronte ad accogliere il seme della vocazione.

Gruppi di pellegrini

Molti gruppi di Roma – Roma (parr. Spinaceto) – Isola della Scala - Biassotto (Mb) - Cori (LT) – Fiesole (FI) – Associazione Gruppo Speranza (Fermo) - Camperisti (Italia) - Napoli – Umbria (Gruppo di preghiera M. Speranza).

Foto di gruppo

Lago Trasimeno (Perugia)

Casalecchio (Bologna)

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ultimo aggiornamento 15 febbraio, 2013