studi  
 

P. Gabriele Rossi fam

Madre Speranza di Gesù

 

Questa serie di articoli per evidenziare, in un modo assolutamente essenziale e schematico, quanto di più esemplare e di più importante Madre Speranza ha vissuto e ha realizzato. Vengono offerti brevi spunti di riflessione, tratti soprattutto dai suoi insegnamenti scritti e orali e dalle diverse testimonianze del processo di canonizzazione.

 

 

8. Il perdono e l’amore verso i nemici

«E il secondo è questo:

"Amerai il prossimo tuo come te stesso".

Non c’è altro comandamento

più importante di questi» (Mc 12,31)

  1. Si sa che l’amore verso Dio non può mai essere separato dall’amore verso il prossimo (cf. 1 Gv 4,20); e che la forma più alta di amore al prossimo è precisamente quella che si rivolge ai propri nemici (cf. Lc 6,32-36).

  2. Parlando qui di nemici, intendiamo tutte quelle persone che, in modo più o meno grave e cosciente, hanno ostacolato il cammino di Madre Speranza. Si pensi in particolare: alle immancabili gelosie patite nel precedente Istituto Claretiano; alla grave opposizione e intromissione prodotta da diversi Ecclesiastici in Spagna negli anni 1935-1940; al doppio avvelenamento con arsenico subito a Bilbao nel novembre del 1939 e nel gennaio del 1940; alle gravissime accuse fatte pervenire sul suo conto al Santo Uffizio negli anni 1938-1940; e al nuovo tentativo di insubordinazione e di spaccatura interna verificatosi ancora in Spagna negli anni 1960-1965.

  3. Salva restando in ogni caso la giusta fermezza per il bene della Congregazione, Madre Speranza, davanti a situazioni così dolorose, ha innanzitutto evitato di cadere nella spirale del rancore e della vendetta. In questo senso: ha interceduto generosamente presso il Signore perché perdonasse quanti avevano tramato simili macchinazioni; e ha vigilato severamente sulle sue Comunità perché si evitasse qualsiasi commento malevolo o istintivo.

  4. Ma, oltre a ciò, Madre Speranza è anche giunta a scusare profondamente tutti i suoi denigratori e persecutori, dichiarando che andavano considerati come veri e propri benefattori della sua persona e della sua Opera. Infatti, per loro mezzo e a loro insaputa, era stato il Signore stesso a guidare tutti gli avvenimenti verso un esito finale quanto mai utile e provvidenziale.

  5. La benevolenza di Madre Speranza nei confronti dei suoi nemici, non si è limitata a sentimenti interni o a valutazioni esterne, ma si è anche tradotta in preghiere di suffragio in occasione della morte di qualcuno di loro.

 

8a. Il perdono nella crisi del 1940

«Non condannate e non sarete condannati;

perdonate e vi sarà perdonato» (Lc 6,37)

Durante gli anni 1935-1940, su istigazione di persone esterne alla Congregazione delle Ancelle (in particolare, di qualche Sacerdote e di qualche Vescovo), si è prodotta: una profonda spaccatura interna, culminata con l’uscita delle Suore ribelli; e un’aspra campagna denigratoria nei confronti della Madre Fondatrice, culminata con la sentenza sospensiva del Santo Uffizio del 18 marzo 1941.

  • «Mi dici, Gesù mio, di accettare per tuo amore il nuovo calice. Con la tua grazia, io sono disposta a soffrire con gioia tutto ciò che vuoi mandarmi, o permetti che mi facciano... Dammi però molta carità; e aiutami a piegare la mia superbia che mi dà molta guerra, perché pretende farmi retrocedere davanti alla lotta... Tu già sai che spesso la mia natura si ribella al vedere che l’odio implacabile si scaglia contro di me; che l’invidia desidera farmi scomparire; che le lingue fanno a pezzi la mia reputazione; e che persone di alta dignità mi perseguitano». 1

  • «Mi dici, Gesù mio, che sarai nemico dei miei nemici e che affliggerai quanti mi affliggono. Ma io ti prego, Padre di amore e di misericordia: perdona, dimentica e non tenere in conto, perché sono accecati. Dimentica, Gesù mio, tutto il male che pretendono farmi; e considera invece tutto il bene che hanno reso alla mia povera anima. Essi infatti, con i loro imbrogli e le loro calunnie, mi hanno unita maggiormente a Te... Così ti prego di perdonarli e di avere compassione di tutti. Me lo concederai, Gesù mio? Io non desidero altro che sentire da Te che perdoni i miei nemici; perché, con il cuore pieno del tuo amore, non desidero altro che il perdono per tutti coloro che ti hanno offeso con questa persecuzione». 2

  • «Soffro molto, Gesù mio, nel vedermi separata dalle mie amate Figlie e privata della consolazione di poterle guidare, consigliare, correggere ed istruire. Però, con il cuore trapassato dal dolore e insieme traboccante di giubilo per queste tribolazioni che ti compiaci di inviarmi, io esclamerò con molta frequenza: "Gesù mio, in Te ho posto ogni mio tesoro e ogni mia speranza!". Mi dici, Gesù mio, che desideri vedermi afflitta da grandi sofferenze per avere la soddisfazione di trovarmi degna del tuo amore; e perché io ti dia la più sfavillante testimonianza della mia fede nelle tue promesse, insieme con la prova della mia fedeltà e della mia fortezza. Dammi, Gesù mio, il tuo amore e poi fa’ quello che vuoi!». 3

  • «Figlie mie, non è molto che una di voi mi chiedeva: "Perché le opere di zelo debbono essere così perseguitate? E la nostra stessa opera, con la quale noi non pretendiamo altro che fare il bene nell’esercizio della carità, perché deve essere trattata in questo modo?". E’ fuori dubbio che le opere di zelo e tutto ciò che è per la gloria di Gesù deve necessariamente portare il sigillo della contraddizione. E molte volte gli ostacoli e le contrarietà vengono proprio da dove, umanamente parlando, uno dovrebbe attendersi un aiuto... Non critichiamo però le persone che ci presentano il calice amaro, perché esse sono gli strumenti di cui Gesù stesso si serve; e davanti a Lui, piuttosto che demeritare, penso che avranno un merito. Facciamo in modo che non passi neppure un giorno senza che abbiamo pregato fervorosamente per tutti quelli che pensiamo ci hanno ferito». 4

 

8b. Il perdono nella crisi del 1965

«Benedite coloro che vi perseguitano:

benedite e non maledite» (Rm 12,14)

Durante gli anni 1960-1965, sempre su istigazione di persone esterne alla Congregazione delle Ancelle e in concomitanza con la realizzazione dell’Opera di Collevalenza, si è prodotta una forte contestazione delle scelte operative della Madre Fondatrice, culminata con l’uscita di un folto numero di Suore dissidenti e con il fallimento del loro tentativo di dar vita a una nuova fondazione religiosa.

  • «Signore, ricordati che l’apostolo Pietro, che ti amava moltissimo e che era capace di qualunque cosa pur di difenderti, fu il primo a rinnegarti... E Tu lo hai perdonato. Perché oggi – Giovedì Santo, giorno di perdono – non dovresti perdonare anche queste Figlie mie e dimenticarti di tutto? Perché non mi dici che le perdoni e che posso stare tranquilla, in quanto non hai più nulla contro di loro? Guardale, Signore, come hai guardato Pietro: perché se lui ti rinnegò per paura, le mie Figlie lo hanno fatto per essere state addottrinate da un tuo Ministro, il quale – come un Giuda – si è permesso di riempire la loro testa di tante cose che realmente io avrei potuto commettere se Tu non mi avessi assistito e se non fossi Tu a guidare la barca delle due Congregazioni. Signore, questo è il giorno del perdono: e io non ti lascerò in pace fino a quando non mi dici che non ti ricordi più di quanto queste Figlie hanno pensato, detto e fatto. Tu dichiari che perdoni, dimentichi e non tieni in conto: questo è il momento, Signore!... Oggi, giorno del Giovedì Santo, di nuovo te lo ripeto: perdona queste Figlie mie; e perdona questo Ministro tuo, per causa del quale (si è creata) questa situazione». 5

  • «Questa notte e anche questa mattina nella Messa, ho chiesto al Buon Gesù con forte insistenza che aiuti tutti i miei Figli e tutte le mie Figlie, affinché possano risuscitare con Lui a una vita di unione e di carità, lasciando come Lazzaro nel sepolcro le bende che lo legavano e gli impedivano di camminare. Se al leggere questa Circolare c’è ancora tra le mie Figlie fedeli qualcuna che è turbata o accecata, non si angusti oltre e non pensi più che questa Madre ha qualcosa contro di lei. Il Signore ha permesso tutto questo per sofferenza loro e mia. E così chiedo che – come Lazzaro – si alzino e ricorrano a un santo Sacerdote, perché tolga loro i legami che ancora le opprime. Pregate tutti e tutte affinché questa vostra Madre ricavi dalla prova ciò che il Buon Gesù desidera; e che Lui mi conceda la fortuna di non perdere nessun’altra Figlia; e quelle che oggi debbo contare come perse per me, che abbia la fortuna di poterle vedere ancora per dare a tutte loro un abbraccio di madre. E’ ciò che tanto desidera questa povera creatura». 6

  • «L’intenzione di queste Consorelle non è mai stata di fare del male, ma del bene; e il Signore le ricompenserà. Io avevo bisogno che il Signore mi presentasse una simile amarezza in questa Santa Quaresima (del 1965). Dato che in questi momenti non posso fare penitenze speciali, almeno posso offrire al Signore questo grande dispiacere. Questo è il concime di cui deve alimentarsi la Congregazione: la sofferenza e il dolore... Cosicché, Figlie mie, non scandalizzatevi, ma chiedete al Signore che queste Consorelle possano resuscitare con Lui; e che non abbiano a soffrire per quello che è successo e che sta succedendo. Sono sorelle nostre. E al loro posto, noi che avremmo fatto? Forse, peggio; molto peggio!». 7

 

8c. La misteriosa utilità delle prove

«Manifesta al Signore la tua via:

egli compirà la sua opera» (Sal 36,5)

Dovendo commentare queste diverse vicende per motivi formativi, Madre Speranza le ha sempre qualificate come vere e proprie permissioni del Signore, le quali – a prezzo di non poco dolore – erano destinate a generare effetti positivi non solo a livello individuale per le persone coinvolte, ma anche e soprattutto a livello collettivo per l’intera Famiglia Religiosa dell’Amore Misericordioso.

  • «Figlie mie, dobbiamo dire al Signore: "Se Tu vuoi che la nostra Congregazione passi per questa nuova prova, Ecce Ancilla Domini, che venga, ma Tu aiutaci". Però non mettiamoci a giudicare se una Consorella si è comportata in un modo, o se l’altra si è comportata in un altro... Adesso esse sono accecate. E perché mai? Perché il Signore l’ha permesso: un po’ sicuramente per la sofferenza mia di oggi e per quella di queste Figlie un domani; ma soprattutto perché la Congregazione, purificata nel crogiolo del dolore, cresca e si fortifichi...». 8

  • «Io mi ricordo quando nell’anno 1940 soffrimmo la prima grande persecuzione, mossa da un’altra Figlia molto amata la quale, umanamente parlando, disse tanti spropositi verso questa creatura. Ma per fortuna io non li avevo commessi, perché il Signore non mi aveva mai lasciato dalla sua mano. Ora, tutto questo fu la causa per la quale io entrassi nientemeno che nel Sacro Tribunale di nostra Santa Madre la Chiesa, il Santo Uffizio. E perché questa vile creatura dovette entrare in quel Tribunale? Solo perché il Signore lo permise: affinché la Congregazione si consolidasse con profonde radici; affinché il Santo Uffizio, Tribunale molto serio e scrupoloso nel condannare o nell’assolvere, si rendesse conto che questa era una Congregazione che il Signore voleva e che quindi doveva andare avanti; e affinché io potessi rimanere fuori dalla mia Patria, nella quale non avrei potuto certo realizzare tutto ciò che ho realizzato qui. Questo significa che, per vie così contorte, quella Figlia che pensava di causarci un grandissimo male ha prodotto invece un grandissimo bene (a tutta la nostra Famiglia Religiosa)...». 9

  • «(Le Consorelle implicate in questa nuova tormenta) io le amo più di prima e per loro prego più di prima. E supplico il Signore in questo modo: "Signore, fa’ che queste Figlie arrivino a causarmi tutto il dispiacere che Tu credi opportuno e che facciano tutto ciò che Tu credi conveniente per il bene della Congregazione e della Chiesa. Però che l’anima di nessuna di loro abbia a perdere nulla davanti a Te e che nessuna di loro abbia un giorno a dover soffrire!". Così io supplico il Signore e allo stesso modo dovete pregare anche voi...». 10

  • «Considerando con attenzione tutti gli avvenimenti, si può dire che la crisi degli anni 1935-1940 ha permesso a Madre Speranza di essere conosciuta più direttamente dalle più alte Gerarchie della Chiesa. Questo poi ha influito positivamente non solo sull’approvazione della sua Congregazione femminile (1942), ma anche sulla fondazione della sua Congregazione maschile (1951) e sulla realizzazione del Santuario di Collevalenza (1951-1973). Per quanto riguarda invece la crisi degli anni 1960-1965, si può dire che essa ha confermato l’importanza degli indirizzi apostolici che la Madre Fondatrice ha assunto dal 1951 in poi». 11


1 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 27 giugno 1941 (n. 651; 653).

2 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 16 settembre 1941 (n. 655-657).

3 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 22 settembre 1941 (n. 658-659).

4 MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1941 (n. 156-157; 160).

5 MADRE SPERANZA ALHAMA, Preghiere in estasi, 15 aprile 1965 (n. 328-329; 335).

6 MADRE SPERANZA ALHAMA, Circolari, 18 aprile 1965 (n. 766-768).

7 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 18 aprile 1965 (n. 378).

8 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 18 aprile 1965 (n. 371-372).

9 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 18 aprile 1965 (n. 375).

10 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 18 aprile 1965 (n. 376).

11 Nota redazionale.

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ultimo aggiornamento 20 maggio, 2013