Roberto Lanza
Madre Speranza di Gesù
Una vita per la GLORIA DI DIO
1.Introduzione
Se potessimo avere la possibilità di condurre una piccola inchiesta e chiedere alle persone su cosa significhi "Gloria di Dio", nel linguaggio cristiano, sono sicuro che le risposte potrebbero risultare, forse, incerte e confuse. C’è, infatti, chi pensa che, quando si parla di gloria, si stia facendo riferimento a qualcosa di profano, ossia che si stia concependo un paragone a qualche gloria nazionale legato allo sport o a qualcosa di simile. Oppure, ancora meglio, che si stia tentando un "aggancio", più o meno convinto, al mondo divino, senza però andare in profondità al significato vero e proprio e a quello che può rappresentare. Forse il problema reale è che l’accostamento del vocabolo "gloria", al nome di Dio, potrebbe suscitare serie riserve e non poche perplessità.
Il termine gloria, intende "essere famoso", ossia la gloria è il risultato di chi fa molto "rumore", che attira l’attenzione su di sé, fino ad ottenere una popolarità molto vasta, riconosciuta e apprezzata. Si tratta di intenderla come un riconoscimento da parte degli altri, ottenuta con ogni strumento che permetta di essere o stare al centro dell’attenzione, è la ricerca di successo da raggiungere con qualsiasi mezzo. È ancora la fama che può accompagnare chi è molto potente o occupa posti di importanza, una notorietà che però può essere riconosciuta, anche a coloro che hanno lavorato per cercare nuove condizioni di vita o per quelli che, con il loro lavoro, hanno reso un servizio all’umanità. Spesso la si afferma e viene riconosciuta dopo la scomparsa della persona a cui la storia successiva tributerà prestigio e gratitudine.
Queste sono sicuramente le prime e più immediate definizioni del termine gloria e di quello che più o meno la società intende oggi. Da tutto questo, allora, potrebbero nascere alcune domande: "Ma Dio è un Dio che avrebbe bisogno del tributo del nostro omaggio? In questo scenario, se si leggono attentamente gli scritti della Madre Speranza, si può osservare, non solo il ripetersi continuo di questa parola o comunque di tale "concetto", ma soprattutto si può notare un impostazione totalmente diversa di quello che può significare il ricercare costantemente la Gloria di Dio.
Più precisamente, nei suoi scritti, il riferimento alla Gloria di Dio, è presente circa 191 volte (senza contare poi le varie circolari, lettere o discorsi verbali), ed è così suddiviso:
Consigli pratici (1941) 3 volte
Diario (1927-1962) 82 volte
Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) 57 volte
Le Mortificazioni (1955) 11 volte
La Passione (1943) 18 volte
Libro delle Usanze fam (1954) 4 volte
Nel 25º anniversario della fondazione delle aam (1955) 10 volte
Riflessioni (1949) 6 volte
Si capisce, quindi, che, per la Madre Speranza, questo ricercare continuamente la Gloria di Dio nelle sue azioni, sia un "qualcosa" di molto presente, di molto essenziale, di molto importante. Ma cosa significa veramente Gloria di Dio? Cosa si intende quando parliamo di Gloria di Dio?
Come è possibile, per noi semplici creature, riuscire a comprendere e riflettere sull’assoluta potenza e Gloria di Dio? E ancora, quale significato assume, la Gloria di Dio, nel carisma dell’Amore Misericordioso e nella vita della Madre Speranza? La Madre diceva continuamente: "La nostra maggiore preoccupazione sia di cercare in tutto la gloria di Dio" 1.
2. La "Gloria di Dio" alla luce del Carisma dell’Amore Misericordioso
Perché la Madre Speranza nei suoi scritti sottolinea, continuamente, che è nostro compito fondamentale, in ogni azione che compiamo, ricercare sempre la Gloria di Dio?
Un richiamo costante, ricorrente, basti pensare, per esempio, alla "domanda" della Novena all’Amore Misericordioso: […] Per il tuo amore e la tua misericordia perdona le mie colpe; e anche se indegno di ottenere ciò che ti domando, esaudisci pienamente i miei desideri se è per la tua gloria e per il bene della mia anima. Qual’era l’intento della Madre? Cosa voleva trasmetterci? E soprattutto cosa c’entra il messaggio dell’Amore Misericordioso, nel grande pensiero della Gloria di Dio? Come abbiamo già detto, in molti suoi scritti la Madre Speranza evidenzia l’importanza di dare Gloria a Dio. Non è proprio possibile riportarli tutti, pertanto ne indico soltanto alcuni passaggi:
– Roma 20 giugno 1942 - Gesù mio, la mia pena è grande vedendo che tu ancora ti degni di venire da me per conversare e mendicare il mio amore, mentre io perdo tempo pensando a cose che non ti piacciono e, con mio grande dolore, manco di carità con giudizi temerari, nonostante il mio proposito di santificarmi per la tua gloria e di fare o compiere quello che tu vuoi da me. Che pena, Gesù mio!
– Gesù mio, sai che non voglio altro che amarti, soffrire e già da molto tempo, desidero solo la tua gloria. Aiutami a darti sempre quello che mi chiedi, poiché il mio unico desiderio è piacere a te.
– Fà, Gesù mio, che cerchi solo la tua gloria, dimenticandomi completamente di me stessa.
"Fare tutto per la Gloria di Dio", vuol dire che, tutto quello che facciamo e compiamo, deve avere l’ottica e il fine di onorare Dio, solo così facendo il Signore viene Glorificato. Per ogni cosa che ci proponiamo di fare,dovremmo sempre chiederci: "in quale modo questa azione glorifica Dio?". Ma il carisma dell’Amore Misericordioso e principalmente la profonda esperienza spirituale che la Madre Speranza ha vissuto con Gesù, portano con sé una nuova base teologica, e più di ogni altra cosa, di un nuovo significato del concetto di Gloria di Dio.
In particolare, per confermare questa "novità", ho "scelto" di evidenziare tre brani degli scritti della Madre, perché specialmente in questi pensieri, troviamo questo elemento "nuovo" di cui stiamo parlando: "Fà, Gesù mio, che la mia anima si unisca così strettamente alla tua, da formare un solo cuore e un’anima sola. Dio mio, col tuo aiuto, voglio santificare la mia anima per darti gloria e santificare le anime che vorrai affidarmi". E ancora: "Così è fatto Gesù, padre mio! Egli per me ha sofferto così tanto, da morire nudo su una croce, calunniato, disprezzato, prostrato e tra i peggiori insulti. Potrei negargli il mio amore? Non cercherò piuttosto la sua gloria, costi quello che costi? Non sarò tutta per Lui come Lui è tutto per me?" 2.
Ma il brano più toccante e più emozionante e se volete più chiaro e significativo, in questo senso è questo: "Siamo chiamate alla dignità di figlie di Dio, a vivere la sua stessa vita. Dio, figlie mie, ha voluto la nostra unione con Lui. In questa unione si realizzano la sua gloria e la nostra felicità 3.
Analizzando profondamente, quello che ha scritto la Madre Speranza, mi pare di cogliere, quindi, una nuova impostazione "teologica" che definisce meglio il concetto di Gloria di Dio. Mi sembra di capire che la Madre era su una linea diversa, ella è partita da un altro riferimento, quando cerca di "spiegare" in cosa consiste la Gloria di Dio. In questi passaggi, che abbiamo evidenziato, appare molto chiaramente che la Madre cerca di rapportare e collegare la Gloria di Dio, alla nostra identità più profonda, a quella che è la nostra vocazione eterna, al fine principale per il quale siamo stati creati.
È come se la Madre avesse coniugato un "collegamento", è come se avesse individuato un legame irresistibile che racchiudesse tutto il significato della Gloria di Dio per noi, e l’espressione che la Madre usa è: "unione con Dio", siamo stati creati per ricevere la vita divina in noi.
Tutto per lei era occasione e opportunità affinché, il proprio essere più profondo, si unisse in maniera indelebile al cuore misericordioso di Dio. Tutto per la Gloria di Dio, era diventato per lei il cammino da seguire in ogni scelta ed in ogni azione e comportamento. Quell’unione che la Madre, spinta dal suo forte amore a Gesù e sorretta da quel grande desiderio di riceverlo nel suo cuore, raggiunse pienamente con il Signore, "rubando" la sua prima comunione, ancora bambina: "Da quel giorno cambiarono molte cose per lei: non giocava più alla corda per non molestare Gesù, che stava dentro di lei, con i suoi salti; aveva la preoccupazione di fargli costantemente compagnia, di non lasciarlo mai solo e di non dimenticarlo mai durante la giornata".4 È esperienza comune che, la vera conoscenza di qualcuno, non si limita semplicemente nell’apprendere il nome ed altri dati anagrafici utili per classificare la persona, potremmo in questo caso dire al massimo che abbiamo una conoscenza superficiale o di vista. Al contrario si conosce un uomo, quando oltre al nome siamo entrati nel suo cuore, apprendendone i sentimenti e i desideri, sapendo quello che il nostro interlocutore ama o detesta. A volte impostiamo tutta la nostra vita nella ricerca dell’autoaffermazione, a volte pensiamo di bastare a noi stessi con i nostri effimeri successi personali, a volte abbiamo messo i nostri "idoli" sopra ogni altra cosa e spesso ci ritroviamo soli e a mani vuote, e in tutto questo, spesso, dimentichiamo che la nostra più vera realizzazione può essere raggiunta soltanto se siamo uniti al Signore, come tralci alla vite, se compiamo tutto per la sua Gloria. Con Cristo, ogni cristiano, deve "rimanere" legato, coabitare insieme come il tralcio alla vite; deve avere una relazione di comunione interpersonale intensa e sponsale. "Rimanete in me e Io in voi"5: dobbiamo rimanere ed essere sempre uniti a Cristo, sempre e in ogni azione della giornata. È una cosa pesante, difficile, noiosa? È pesante, difficile e forse noioso respirare continuamente, o essere sempre sotto l’azione del sole per vivere? Non c’è nulla di più facile, di più immediato e di più naturale.
Come attualizzare?
Il nostro servizio autentico per la Gloria di Dio potrà nascere, solo e soltanto, se la nostra esperienza spirituale trova la sua radice esistenziale nella persona di Gesù, nel suo ascolto, nella nostra intima unione con Lui. La parola "Padre", che il nostro carisma è venuto a rivelarci in maniera determinante, richiama proprio questo, una presenza vicina, che apre il cuore alla fiducia, che sottrae alla solitudine. Una paternità attiva che ci cerca continuamente, che ci permette di entrare nel mistero di Dio, una comunione misteriosa, ma reale, unica e irrepetibile. A tale proposito così si esprimeva la Madre Speranza: "Figlie mie, donarsi a Dio significa abbandonare in Lui la nostra anima, il corpo, le potenze e le aspirazioni, i nostri sentimenti, i desideri, i timori e le speranze, riservando per noi soltanto il desiderio intenso di amarlo. Donarsi a Dio vuol dire, figlie mie, dimenticare noi stesse per pensare solo a Lui e dedicarci completamente alle opere che si riferiscono alla sua gloria, […]6 Anche il Decreto riguardante le sue virtù, evidenzia questa ansia della Madre di trovare a tutti i costi l’unione con Dio: […] Coltivò l’intima unione con Dio mediante la meditazione delle Sacre Scritture e delle verità eterne, la Liturgia, la fervente pietà eucaristica e mariana e l’assidua preghiera"7.
Questa, infatti, è stata la missione della Madre: quella di far conoscere un Padre, un Dio che cerca, con tutti i modi la maniera di confortare i propri figli, di aiutarli, che li segue, che anticipa le loro richieste, con amore instancabile, come se non riesca, addirittura, ad essere felice senza di loro. E’ l’aspetto più bello dell’Amore Misericordioso: "Quanto mi ha impressionato questo!"8, commentava nel suo Diario, davanti alla scoperta di questo Dio che cerca la sua creatura. Tutti gli scritti della Madre Speranza, sono in questa direzione: "Di nuovo, Gesù mio, consegno la mia anima al tuo spirito perché tu possa crescere in me, certa che, se non ti disturbo, tu mi invaderai, crescerai e ti diffonderai nel mio cuore, lo ungerai e profumerai con il balsamo d’amore che solo tu sai preparare, per lasciare l’anima assorta in te, incapace di rendersi conto di quanto accade attorno a lei"9.
La nostra vocazione è: Vita di unione con Dio. Vivere uniti a Dio, sempre ed in modo esclusivo, sempre e prima di tutto e in tutto e in ogni istante e nella quotidianità.
Non è sempre un atteggiamento facile questo, è un impegno costante a tenere un cuore di figlio fiducioso, proprio quando verrebbe voglia di "mollare tutto" e di prendere iniziative al di fuori della volontà di Dio o di quello che Lui, nella sua infinita sapienza, ha pensato per noi. La vera vita cristiana, consiste nella comunione attiva con Dio, tutta la nostra esistenza deve essere protesa verso la luce dell’unione con Dio, per vivere fino in fondo la piena conoscenza del Signore: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi"10.
Il nostro carisma è fortemente caratterizzato da questi elementi, è come osservare una formula matematica in cui gli addendi possono essere interscambiati, senza alterare il risultato finale. Secondo la Madre Speranza, noi dobbiamo compiere ogni cosa per accrescere la Gloria di Dio, e più ricerchiamo tale Gloria e maggiormente siamo in comunione con Dio, e più siamo in comunione con Dio e uniti a Lui e più siamo facilitati nel compiere la sua volontà. Ma si può cambiare tranquillamente questa "sequenza", possiamo anche affermare che si ha la capacità di ricercare costantemente la volontà di Dio, per la nostra vita, attraverso una maggiore unione intima con il Buon Gesù, per la maggior Gloria sua. Oppure possiamo dire che la nostra unione con il Signore ci spinge nel ricercare la sua Gloria, che si manifesta attraverso il compiersi del suo volere pensato per ciascuno di noi.
Ecco, quindi, come il "cerchio" del nostro carisma si chiude e si perfeziona: Gloria di Dio, Unione con Dio, Volontà di Dio, sono i principi costituenti della nostra spiritualità e in tutti gli avvenimenti e gli atteggiamenti che hanno caratterizzato la vita di Madre Speranza, fin dalla sua infanzia, questi sono stati i fili conduttori di uno stile di vita radicalmente evangelico. Così scriveva la Madre Speranza a tale riguardo: "Gesù mio, oggi non posso dire, con sincerità, che vivo, ma non sono io che vivo, bensì il mio Dio che vive in me, poiché il mio cuore e la mia mente non sono stati sempre fissi in te"11. E ancora: Voglio, Gesù mio, che tu solo sia il movente dei miei affetti, della mia vita; che tu sia il mio tutto"12.
Cosa voleva dirci, quindi, la Madre Speranza richiamando continuamente l’attenzione su questa Gloria di Dio da ricercare continuamente? Cosa significa, allora, rendere Gloria a Dio? Nell’ottica del nostro carisma, significa rendere a Dio ciò che è di Dio, restituirgli quella somiglianza che ci ha donato, e c’è un solo modo per restituirla: viverla per la sua Gloria. Per la Madre il segreto della Gloria di Dio, è di sceglierlo con tutto il cuore, offrire a lui tutta la giornata, e poi in tutti i suoi momenti vedere Gesù nel prossimo: Gesù mio, desidero restare unita a te e fare tutte le mie azioni unita a te, poiché tu abiti in me per santificare non solo me stessa, ma, secondo quanto mi dici, anche tutte le mie azioni e riempire di te tutte le mie facoltà".13 Unione con Dio, nel lavoro e nella ricreazione, come nella preghiera, come davanti all’eucaristia, unione di giorno come di notte, vegliando e dormendo; unione facendo sempre la volontà del Signore, nelle sofferenze e nelle umiliazioni, l’essere totalmente presi da Dio.
Se Dio è il centro della nostra esistenza, deve derivare in noi la consapevolezza e la certezza che siamo suoi, che: "in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo"14. Questa ricerca di comunione con il Buon Gesù, come era solita chiamarlo, è l’esperienza più coinvolgente e totalizzante della sua vita. Lei stessa dirà più volte nel suo Diario, che Gesù è il centro della sua esistenza.
Ripercorrendo tutto il suo cammino e leggendo con attenzione i suoi scritti, appare chiaramente che il Signore ha volutamente portato la Madre ad una simile unione con Lui, per prepararla alla missione che l’attendeva, ossia quella di annunciare la Gloria dell’Amore Misericordioso. Nella Positio troviamo delle testimonianze davvero belle a tale riguardo, così si esprimeva l’ingegner Calogero Benedetti:"Posso dire che la vera "Architetta" è stata lei, che interveniva con passione e con amore, manifestando il suo desiderio che il Santuario fosse il più grande e il più bello possibile e di venisse un faro di luce per la gloria di Dio e per attirare le anime"15. E ancora il card. Ugo Poletti affermava: "E’ mia ferma convinzione che di lei si dicessero cose esaltate da una ammirazione che poteva anche esagerare; in realtà, conosciuta da vicino, era una donna di fede che viveva giorno per giorno la realtà della sua vita dedicata alla gloria di Dio, all’esaltazione della misericordia di Gesù e alla salvezza delle anime"16.
Ma a questo punto del nostro cammino, c’è anche un’altra dimensione che dobbiamo approfondire. La Madre nel brano iniziale che abbiamo voluto analizzare, quando spiega i motivi per i quali il Signore ha voluto la nostra unione con Lui, non parla solo di gloria, ma anche di felicità: "In questa unione si realizzano la sua gloria e la nostra felicità"17.
Perché il Signore ci cerca con amore instancabile, perché ci insegue, perché ci ama alla follia? La risposta è ancora una volta, nel nostro carisma ed è sempre quella: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro; l’uomo il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre ed una tenera Madre"18.
Dio vuole rendere felici i propri figli: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena"19.
La vita cristiana è vita nella gioia, servire Dio, servire gli altri, servire la Chiesa, dà gioia. La gioia dell’uomo, quella vera, è una sola: entrare in comunione con il suo Dio, immergersi nella sua vita, partecipare della sua carità, misericordia, compassione. La vita di Dio diventa nostra, la Gloria di Dio è la nostra gioia. Ecco cosa è la felicità! Lo scopo supremo dell’uomo è glorificare Dio e gioire in Lui per sempre! La gioia più grande per Dio è riuscire, nel tempo della nostra vita, a riconoscerci suoi figli e a praticare ciò che Lui, nella sua dolcissima misericordia, ci invita a compiere. E ricercare la Gloria di Dio vuol dire anche raggiungere la nostra piena felicità. Ci avete mai pensato?
Anche per Madre Speranza, il cuore del vangelo è la rivelazione dell’Amore Misericordioso del Cristo; da qui nasce la gioia per l’amore di questo Padre che cerca instancabilmente ogni uomo, che vuole confortare, aiutare, far felici i propri figli. Il Signore non finisce mai di pensare a noi, il suo amore vigila continuamente sulla nostra vita, Egli non si arrende, non si stanca neanche quando siamo lontani da Lui, è sempre pronto a tendere la mano e rialzarci. L’uomo è stato creato da Dio per essere felice, perché Dio, creandoci per essere felici, ha messo nel cuore di ciascun uomo un suo seme, un seme che fa parte della pienezza della nostra umanità e che va nutrito e coltivato. Dio è la felicità dell’uomo. Gesù dona la gioia, la gioia vera, la gioia piena. Il cristianesimo è la religione della gioia, la felicità di sentirsi amati e di poter amare, sentirsi cercati, redenti, questo causa gioia. Potremmo riassumere e concentrare tutto il messaggio dell’Amore Misericordioso in questa unica definizione: l’incontro con il Signore, con il suo messaggio liberante ci dona gioia, ci dona serenità e ci fa sentire felici di essere a questo mondo, ci dona la gioia di avere un Padre che non può stare senza di noi.
15 Proc.-Dep., teste 68, p. 1965, 3.
Proc- Dep. teste 69, p. 589-590, 3. Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8) Carisma di fondazione dell’Amore Misericordioso Gv. 15, 11
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ultimo aggiornamento
13 gennaio, 2015