esperienze Paolo Risso
Il Miracolo Eucaristico di Bolsena
Prodigio eucaristico
In breve, la storia. Nel 1263 – cioè, 750 anni fa, un sacerdote, Pietro da Praga, si era recato a Roma in pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Nel viaggio di ritorno si fermò a celebrare la Messa a Bolsena (Viterbo) sulla tomba di S. Cristina. Era tormentato dai dubbi circa la Presenza reale di Gesù, nostro Signore, nella SS.ma Eucaristia.
Quando celebrava la S. Messa, ritornava con assillante insistenza l’interrogativo: "Ma per le parole consacratorie, «Questo è il mio Corpo… Questo è il mio Sangue…», davvero si fa presente Gesù, l’Uomo-Dio, in quest’Ostia e in questo Vino del calice?".
Quella mattina a Bolsena, celebrando la S. Messa, con l’impegno di allontanare ogni dubbio, Padre Pietro non vide più tra le mani un’Ostia bianca, ma carne viva che lasciava scorrere sul corporane delle gocce di sangue, che usciva dall’Ostia e bagnava il corporale…
Sconvolto, il sacerdote depose l’Ostia miracolosa nel calice, la ricoprì con il velo e riportò tutto in sacrestia. Era profondamente impressionato, pensando che il fatto prodigioso fosse un rimprovero o un castigo per la sua incredulità, comunque, un grandissimo aiuto dategli da Gesù stesso, per confermarlo nella fede eucaristica.
Non desiderava altro che confessare la sua mancanza di fede e ottenere il perdono di Dio. Corse dallo stesso Sommo Pontefice, Urbano IV, che in quei giorni risiedeva per qualche tempo nella vicina Orvieto. Si inginocchiò davanti a lui e gli narrò l’accaduto, chiedendo perdono per i suoi dubbi. Rivelò così il prodigio al Vicario di Cristo, ottenne da lui il perdono riprese il viaggio e non si sentì più parlare di lui.
"Corpus Domini"
Papa Urbano IV, rimase assai toccato dentro dal resoconto di Pietro da Praga. Volle condurre subito una seria inchiesta sul fatto straordinario e ordinò che tutto ciò che era legato al prodigio fosse portato a Orvieto.
Inviò a Bolsena il Vescovo Giacomo Maltraga, accompagnato da eminenti teologi – tra i quali, si dice, lo stesso san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura – per verificare quanto era accaduto. Urbano si rese conto che il prodigio era vero e reale. Quando seppe che i suoi inviati erano di ritorno, andò loro incontro, seguito dai suoi collaboratori.
Dalle mani del Vescovo Maltraga prese nelle sue il "miracoloso corporale" intriso del sangue di Gesù e lo portò egli stesso in processione sino a Orvieto, dove lo mostrò al popolo che lo attendeva in preghiera.
Secondo le prescrizioni, Urbano IV volle che l’Ostia del prodigio, come pure il corporale e i lini macchiati del Sangue divino, fossero chiusi in una ricca custodia e collocati in luogo nascosto. Ma da quel giorno, la devozione dei fedeli si manifestò in maniera crescente verso Gesù Eucaristico e il prodigio da Lui compiuto.
Il Papa – che al secolo si chiamava Jacques Pantaleón ed era stato canonico arcidiacono a Liegi, dove aveva raccolto le confidenze di Gesù alla Beata Giuliana di Mont-Cornillon che era riuscita a far istituire la festa del Corpus Domini, in quella diocesi – l’11 agosto 1264, ruppe ogni indugio e spinto dalla generale attesa dei fedeli, con la Bolla Transiturus, estendeva a partire dal 1265 la solennità del Corpus Domini a tutta la Chiesa, con abbondanza di frutti spirituali e di ogni grazia di santificazione per le anime. Urbano era un’anima eucaristica fin dalla sua giovinezza, ma il miracolo di Bolsena lo spinse a compiere quel gesto di fede e di amore al Signore "ascoso sotto mistici veli", offerto in sacrificio al Padre e dato in cibo agli uomini.
Quindi incaricò i sommi Teologi del tempo, Maestro Tommaso d’Aquino e Maestro Bonaventura, di scrivere l’ufficiatura per la solennità. Alla sua presenza, Tommaso lesse per primo l’Ufficio da lui scritto e… apparve tanto bello e sublime, che Bonaventura stracciò il suo sotto la cocolla e invitò il Papa a approvare quello di Tommaso. Come avvenne e si recita ancora oggi nel Breviario, con i bellissimi inni Lauda, Sion Salvatorem e Adoro Te devote, le antifone e le letture.
Sarà Papa Giovanni XXII (Jacques Duèse, 1316-1334), dalla sua residenza in Avignone a istituire, per la solennità del Corpus Domini, la bellissima "processione teoforica", in cui Gesù Eucaristico è portato dal sacerdote in mezzo a popolazioni che lo adorano, per le vie di paesi e città.
Verso la fine del XIX secolo, l’Ottocento illuminista e positivista, sarà una donna dal cuore ardente, Emilia Tamisier, a spingere Papa Leone XIII a instituire i Congressi eucaristici, locali, nazionali e mondiali, in cui ancora oggi, nonostante le tenebre dense della negazione e dell’ateismo, gente senza numero si prostra davanti alla candida Ostia in cui Gesù, l’Uomo-Dio, è presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, Lui vivo e vero offerto al Padre in sacrificio di adorazione e di espiazione e per la salvezza del mondo, nella Santa Messa, come sul Calvario.
"Consacrami, Gesù"
Tra il 2013 e il 2014, viviamo come "un giubileo", 750 anni dal miracolo eucaristico di Gesù a Bolsena, tra le mani di P. Pietro da Praga, e dalla Bolla Transiturus con cui Papa Urbano IV volle per tutta la Chiesa la solennità del Corpus Domini, oggi solennità del Corpo e del Sangue del Signore.
Ci saranno incontri, convegni, commemorazioni. Ma ciò che importa è che noi, laici e sacerdoti, ritroviamo il fervore e l’ardore della fede, dell’amore e dell’adorazione a Gesù Eucaristico. Nel mondo, ci sono i potenti della terra, come Obama, Putin, la Merckel, Hollande e tutti gli altri… ma di loro non ce n’è uno "di ruolo", sono tutti precari, passano tutti veloci, dopo pochi anni di clamore.
Sull’altare, a ogni Messa e nel tabernacolo, nascosto sotto i veli dell’Ostia consacrata, c’è il Re dei re, Colui che non passa mai, Gesù, il nostro Redentore, il Dominatore dei secoli, l’unico Salvatore del mondo, l’Amico più grande che abbiamo, Colui che oggi è nostro Cibo, nostra Pane di vita, e domani sarà il nostro Giudice.
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ultimo aggiornamento
13 gennaio, 2015